Titolo: Jinping e la telefonata immediata (a sorpresa) a Trump: troviamo il . . . Inserito da: Admin - Novembre 08, 2024, 06:14:31 pm Xi Jinping e la telefonata immediata (a sorpresa) a Trump: troviamo il modo di andare d’accordo
«Per avvantaggiare entrambi e il resto del mondo» Lorenzo Lamperti 07 novembre 2024 Aggiornato alle 10:48 06:02 PECHINO. Meno di 24 ore. È il tempo trascorso tra il momento in cui Donald Trump ha dichiarato vittoria alle elezioni presidenziali americane e la telefonata di congratulazioni del presidente cinese Xi Jinping. Una mossa in parte inattesa, soprattutto nelle tempistiche, che segnala un cambio di marcia netto della diplomazia post elettorale di Pechino. Nel 2020, complice anche il risultato più incerto e le minacce di ricorsi legali dello stesso Trump, trascorsero otto giorni prima che il ministero degli Esteri cinese fece le sue congratulazioni a Joe Biden. Passarono invece tre settimane prima che lo stesso Xi inviò un messaggio di complimenti, senza però alzare la cornetta. La prima telefonata tra Xi e Biden arrivò solamente a febbraio 2021, due settimane dopo l'insediamento. la Cina Pechino stretta tra il timore dell’asse Donald-Putin e la speranza di una guerra commerciale degli Usa all’Ue Lorenzo Lamperti Nel breve comunicato del governo cinese, si legge che Xi ha esortato i due Paesi "a trovare il modo giusto per andare d'accordo nella nuova era, in modo da avvantaggiare entrambi e il resto del mondo". Da tempo, infatti, Xi descrive le relazioni tra Pechino e Washington come le più importanti per gli equilibri internazionali. Il leader cinese, come spesso accade, ha insistito sul tasto della cooperazione: "La storia insegna che la Cina e gli Stati Uniti guadagnano dalla cooperazione e perdono dal confronto, ha affermato Xi, sottolineando che un rapporto Cina-Usa stabile, solido e sostenibile. Questa relazione serve gli interessi condivisi dei due paesi e soddisfa le aspirazioni della comunità internazionale", ha detto Xi, che ha poi espresso la speranza che le due parti "sostengano i principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti". La richiesta, come sempre, è quella di accettare il modello politico e di sviluppo della Cina, che Xi vuole vedere equiparato al sistema democratico americano e occidentale. Al di là del contenuto del messaggio, è assai interessante provare a capire il perché Xi abbia deciso di giocare d'anticipo. La sensazione è che questa telefonata lasci intravedere un punto fondamentale della possibile strategia cinese di gestione del Trump bis: la promozione del rapporto personale tra i due leader. D'altronde, lo stesso tycoon ha più volte sbandierato la sua presunta amicizia con Xi, di cui ha ripetuto più volte di ammirare lo stile duro di governo con cui riesce a gestire quasi un miliardo e mezzo di cinesi. In realtà, al termine del suo primo mandato Trump ha lasciato un'eredità piuttosto ostile alla Cina. Sul fronte commerciale ha lanciato la guerra dei dazi, avviando una serie di dure restrizioni alla catena di approvvigionamento delle tecnologie sensibili. Ha messo nel mirino Huawei. È durante il suo mandato che fu arrestata Meng Wanzhou, la figlia del fondatore del colosso di Shenzhen. Un evento che ancora oggi in Cina viene considerato il vero punto di svolta nelle relazioni con gli Stati Uniti e con l'Occidente, il momento in cui il Partito comunista ha capito che Washington non aveva solo intenzione di riequilibrare la bilancia commerciale, ma di fermare la sua ascesa. Non solo. Trump ha anche addossato la colpa della sua sconfitta alle elezioni del 2020 proprio alla Cina e alla pandemia di Covid-19, che lui anche di recente ha definito ancora "virus cinese". Con questo quadro, sembrerebbe sensato attendersi il peggio sulle relazioni bilaterali. E invece, allo stesso tempo, già in quel quadriennio Xi ottenne qualche parziale concessione grazie agli scambi bilaterali. La dirigenza politica di Pechino considera Trump soprattutto un uomo d'affari, in parte slegato dalle logiche politico-diplomatiche che guidano gli altri leader, a partire da Biden. Questo, nell'ottica cinese, rappresenta un'opportunità per provare a raggiungere accordi personali. Ecco, proprio il tentativo di coltivare un rapporto a due potrebbe significare che Xi mira a solleticare l'ego da "dealmaker" di cui Trump si è sempre vantato. Non a caso, i vicini asiatici della Cina temono molto questa dinamica, in parte ripetuta e ripetibile anche nei rapporti fra il tycoon e il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un. Senza scordare che, per trattare con Trump, la Cina ha ora a disposizione anche il rapporto privilegiato con Elon Musk, che nel Paese asiatico ha enormi interessi con la sua Tesla. Il contropiede di Xi potrebbe anche mirare a scongiurare possibili colpi di testa di Trump durante la fase di transizione che precede il suo insediamento a gennaio. Nel 2016, il leader repubblicano accettò la telefonata di complimenti di Tsai Ing-wen, allora presidente di Taiwan. Si trattò di una mossa senza precedenti, visto che Washington e Taipei non hanno rapporti diplomatici ufficiali dal 1979. Secondo Bloomberg, il nuovo leader taiwanese Lai Ching-te, che Pechino considera un "secessionista radicale", mira a ripetere quella telefonata di otto anni fa. L'ufficio presidenziale ha negato il tentativo, e a La Stampa risultano delle difficoltà nei contatti col team di Trump durante i mesi della campagna elettorale. Ma Xi sa bene che dal prossimo presidente degli Stati Uniti ci si possono aspettare mosse a sorpresa. Alzando la cornetta ha voluto provare subito a riannodare un filo la cui destinazione resta ancora difficile da prevedere. DA - https://www.lastampa.it/esteri/2024/11/07/news/xi_jinping_e_la_telefonata_immediata_a_sorpresa_a_trump_troviamo_il_modo_di_andare_d_accordo_per_avvantaggiare_entrambi_e-14785052/?ref=LSHA-BH-P3-S3-T1 |