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Forum Pubblico => IL MONDO DEL LAVORO, UN DIVERSO CAPITALISMO, L'ECONOMIA, LA FINANZA, LA PERSONA. => Discussione aperta da: Admin - Ottobre 12, 2024, 05:53:54 pm



Titolo: Allevamenti e peste suina africana.
Inserito da: Admin - Ottobre 12, 2024, 05:53:54 pm
In questi giorni è stato reso pubblico un video di Giulia Innocenzi (vedi sotto), autrice del docufilm Food for profit, che denuncia la situazione rilevata in due allevamenti intensivi di maiali in Emilia-Romagna all’interno della zona rossa, in cui sono stati riscontrati focolai di peste suina africana. Le immagini mostrano topi che scorrazzano su carcasse di maiali, piccoli suini morti e altri animali che vivono in condizioni di sovraffollamento con un livello igienico inaccettabile. Nel video, Innocenzi ricorda come topi, insetti e scarafaggi siano potenziali vettori della peste suina, e che la presenza di carcasse di suinetti abbandonate all’esterno del capannone costituisca un serio problema di biosicurezza.

Allevamenti e peste suina africana
Il sovraffollamento potrebbe essere causato dall’impossibilità di trasportare i suinetti di un mese in altri allevamenti causata dal blocco della movimentazione degli animali, deciso dal Commissario straordinario alla peste suina africana (PSA) Giovanni Filippini, per arginare l’epidemia. Il divieto di spostamenti è necessario, ma diventa una criticità, perché i nuovi nati necessitano di spazio che non c’è, visto che i suinetti che hanno già raggiunto il mese di vita non possono essere ceduti agli allevamenti e aumentano ogni giorno di peso. In questa situazione le condizioni di vita diventano così molto critiche e le immagini della giornalista lo mostrano.

L’antecedente
“Ho visto situazioni analoghe e anche molto più gravi in Olanda nel 1997-98 a seguito di una grave epidemia di peste suina classica. In quel periodo ero responsabile delle malattie dei suini alla Commissione Europea – precisa Alberto Laddomada, uno dei responsabili dell’eradicazione delle peste suina in Sardegna. – Questi problemi sono del tutto prevedibili quando vengono stabilite le zone rosse e, ovviamente, scatta il divieto di movimentazione dei maiali per arginare la peste suina. La nuova ordinanza commissariale – prosegue Laddomada – dovrebbe aiutare a risolverle i problemi evidenziati nel filmato, ma intanto l’impatto mediatico è enorme. Purtroppo è l’ennesima dimostrazione dei tanti aspetti che non hanno funzionato in materia di prevenzione e controllo della peste suina”.
Negli allevamenti di suini si sta sviluppando una situazione di sovraffollamento causata del blocco della movimentazione degli animali
In effetti esiste una nuova ordinanza del commissario Filippini per autorizzare la movimentazione degli animali nei casi critici, ma solo dopo accurati controlli che garantiscono l’assoluta assenza del virus nei suinetti. Le riprese dell’inchiesta di Giulia Innocenzi sono state fatte a metà settembre, qualche giorno prima dell’ordinanza, e rappresentano un costo finora nascosto del contrasto alla peste suina.

La caccia
La notizia che invece i media non diffondono è un’altra e questo silenzio è scandaloso. Dal 4 ottobre 2024 il commissario straordinario Filippini, l’unico che ha dimostrato una certa competenza rispetto ai due precedenti commissari, ha vietato la caccia al cinghiale in tutte le zone II e III in cui sia stata evidenziata la presenza del virus nei cinghiali o nei suini domestici. Si tratta, nel solo nord Italia, di oltre 16 mila km quadrati. Un’area che spazia dalle province di Vercelli e Novara in Piemonte a quelle di La Spezia in Liguria e Massa Carrara in Toscana. Ma il provvedimento interessa anche alcune zone del Lazio, della Campania e della Calabria.
Il provvedimento che Andrea Mazzatenta (docente di fisiologia all’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara e docente di Psicobiologia e psicologia animale all’Università degli Studi di Teramo) aveva definito necessario per arginare l’epidemia in un’intervista rilasciata a Il Fatto Alimentare 30 mesi fa. Invece il divieto alla caccia è diventato operativo adesso. Le parole dell’ordinanza non lasciano spazio a dubbi. “È vietata l’attività venatoria collettiva con più di 3 operatori e con più di 3 cani verso qualsiasi specie e l’attività venatoria nei confronti della specie cinghiale di qualsiasi tipologia”.
La cattiva gestione dell’emergenza rischia di fare saltare la filiera del prosciutto di Parma

Coldiretti e i cacciatori
Insomma, gli oltre 30 comunicati di Coldiretti diramati negli ultimi due anni che inneggiano alla caccia e all’eliminazione dei cinghiali come fattore decisivo per arginare la peste suina (dimenticando di avvertire i suoi aderenti di adottare misure di biosicurezza negli allevamenti), vengono sbugiardati e ridicolizzati. La principale associazione di categoria in Italia ha dimostrato di non capire nulla di un problema molto serio. Il rischio è che salti l’intera filiera del prosciutto di Parma. Oppure ancora una volta la lobby dei cacciatori è stata più forte del buon senso delle istituzioni.
Anche le dichiarazioni del ministro Lollobrigida che invita all’abbattimento, e le scelte di vari ministri di costituire una speciale squadra dell’esercito per affiancare i cacciatori nell’abbattimento dei cinghiali risultano inadeguate se non addirittura dannose stando alla nuova ordinanza del commissario. Insomma, Filippini, insediato da poco più di un mese, sa come affrontare l’epidemia e ha preso decisioni che mettono in serio imbarazzo Coldiretti e i ministri. Il motivo dello stop alla caccia è che i cinghiali sono animali stanziali. Quando vengono cacciati scappano, diventano nomadi e trasportano il virus in altre zone come poi è avvenuto dal gennaio 2022.
La notizia del divieto di caccia evidenzia quanto sia negativo il lavoro di lobbisti come il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, e mostra l’ingenuità del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida (che in molte scelte svolge il ruolo di megafono di Coldiretti). Il divieto è comunque passato sottotraccia, come se fosse una delle tante decisioni riservate ai cacciatori. In realtà è un atto decisivo, insieme all’obbligo delle misure di biosicurezza da adottare negli allevamenti, per tentare di arginare l’epidemia, che ormai si è diffusa in otto regioni italiane.

Da - https://ilfattoalimentare.it/peste-suina-allevamenti-al-collasso-divieto-di-caccia.html