Titolo: FULVIO MILONE - DI PIETRO "Prodi ne approfitti e cambi il governo" Inserito da: Admin - Gennaio 20, 2008, 04:40:24 pm 20/1/2008 (8:11) - INTERVISTA AD ANTONIO DI PIETRO
"Prodi ne approfitti e cambi il governo" «C’è un clima da bollettini giudiziari che mi ricorda il ’92» FULVIO MILONE ROMA Un no e un avvertimento. Il no è al voto alla Camera sulle «esternazioni» dell’ex ministro Mastella contro i giudici dopo che si è ritrovato nel mirino della procura di S. Maria Capua Vetere. L’avvertimento, il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro sembra lanciarlo al presidente del Consiglio: «Come ha già detto Prodi, martedì dovrà essere votata solo la relazione sullo stato della giustizia presentata dall’ex Guardasigilli, che di quell’argomento avrebbe dovuto parlare se non fosse stato coinvolto in vicende giudiziarie personali». Ministro, e se dovesse prevalere il diktat dell’Udeur che vuole l’approvazione con un ordine del giorno sul j’accuse di Mastella contro le «procure ostili»? «Non credo che ci sarà una votazione su qualcosa di diverso dalla relazione che abbiamo approvato. Sul punto siamo molto chiari: il discorso dell’ex ministro lo interpretiamo come uno sfogo personale di una persona emotivamente coinvolta, non certo come espressione della politica giudiziaria del governo. Ripeto: escludo che ci sarà un voto che non sia riferito a quanto dirà il presidente del Consiglio. E Prodi è stato chiaro: ha già detto che si rifarà alla relazione sullo stato della giustizia in Italia». E il caso Mastella? «Ci si deve difendere nelle aule di giustizia, non criminalizzando proprio quei magistrati che indagano su chi, poi, su di loro si sfoga». Poi si aprirà un altro caso: come voterete sulla mozione di sfiducia chiesta dal centrodestra contro il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio? «L’azione di un ministro è sempre frutto delle mediazioni che avvengono all’interno della coalizione di maggioranza. Quindi le responsabilità, volenti o nolenti, sono di tutto il governo. Quindi il Parlamento, con quel voto, si pronuncerà anche sull’esecutivo che noi appoggiamo. Dunque non sfiduceremo Pecoraro anche se ho criticato alcune sue iniziative». Ministro, lei ha detto che il caso Mastella segna il ritorno alla Prima Repubblica. A questo punto viene da chiedere perché lei continui ad appoggiare il governo Prodi. «Con quella battuta non volevo prendermela con Mastella. Sarebbe riduttivo. Mi ha indignato la reazione della stragrande maggioranza del Parlamento al discorso dell’ex Guardasigilli: non si può battere le mani a chi criminalizza i magistrati che intervengono sui singoli casi. La politica deve farsi un esame di coscienza e riportare in primo piano i valori dell’etica». Ma visto che, secondo lei, la «Casta» non fa ammenda, non sarebbe più coerente per l’ex magistrato bandiera di Tangentopoli andare via sbattendo la porta? «Durante Tangentopoli ero come un chirurgo in sala operatoria: intervenivo sul male quando già si era manifestato. Ora penso di poter fare opera di prevenzione. Oggi è peggio che nella Prima Repubblica. Il mercato del voto una volta veniva regolato dal sistema della tangente. Oggi magari non passa un euro, ma gli effetti malefici della politica lottizzata, del clientelismo, ci sono comunque tutti. Con un problema in più: per un magistrato è difficile dare una configurazione penale a certi comportamenti». Quindi? «Noi politici dobbiamo farci un grosso esame di coscienza e dare segnali positivi agli elettori. Ho una proposta: inserire nella prossima legge elettorale una norma secondo cui i condannati con sentenza penale passata in giudicato non possono essere candidati, e i rinviati a giudizio per reati dolosi non devono assumere incarichi di governo. Prodi, inoltre, deve procedere a un rimpasto del governo con un programma di sintesi rinnovato, con meno ministri e sottosegretari, non andare alla semplice ricerca di un sostituto di Mastella. Poi il premier dovrà tornare in Parlamento che darà o meno la fiducia. In caso negativo, che si vada al voto. Meglio così piuttosto che restare sotto il fuoco incrociato o aspettare bollettini giudiziari che mi ricordano tanto il ‘92». da lastampa.it |