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Forum Pubblico => FAMIGLIA, SOCIETA', COSTUME e MALCOSTUME. => Discussione aperta da: Admin - Gennaio 12, 2008, 10:28:27 pm



Titolo: Willer Bordon - Io, Rosa e Incantesimo
Inserito da: Admin - Gennaio 12, 2008, 10:28:27 pm
Io, Rosa e Incantesimo

Willer Bordon


Caro Direttore,

mi rivolgo ai lettori de l’Unità, che sul tema so essere particolarmente sensibili, per chiedere: come si fa a smentire un fatto che risulta totalmente inesistente? Ricapitolo. Lo scorso luglio, vengo contattato dal Comitato dei rappresentanti dei lavoratori della fiction Rai Incantesimo che, da 9 anni, in Roma impegna circa 700 tra attori e maestranze. Li ricevo nel mio ufficio al Senato, anche in quanto membro della Commissione di Vigilanza sulla Rai.

I signori in questione, mi fanno presente che, a loro avviso, per questioni non chiare e che comunque vedono una parte della dirigenza Rai su posizioni diverse, la fiction, che pure fino all’anno precedente era stata uno dei fiori all’occhiello della produzione Rai, potrebbe essere sospesa e, addirittura, definitivamente soppressa. Mi dicono di avere già interessato diversi commissari Rai ed in particolare di aver trovato grande condivisione con la loro iniziativa da parte di Sandro Curzi. Mi informano ancora che la loro battaglia, oltre ad essere motivata dal legittimo desiderio di conservare il posto di lavoro, ha una più generale valenza, difendendo una produzione nazionale, ricordandomi tra l’altro gli obblighi della concessionaria pubblica in questa direzione. Dopo aver sentito Sandro Curzi, il quale testualmente mi dice: «Malgrado io in questo momento stia piuttosto male, sono talmente impegnato in questa battaglia che farò di tutto per essere presente al consiglio di amministrazione; sospendere Incantesimo è una follia!», con Giulietti solleviamo il problema durante l’audizione del Direttore Generale Cappon. Qualche mese dopo, per essere esatto all’inizio di autunno, il Consiglio di Amministrazione della Rai, sulla base della relazione dei vari dirigenti, decide per la continuazione della serie. Insieme a Giulietti, a Curzi, al Sindaco di Roma Walter Veltroni, al Presidente della Regione Marrazzo e a quello della Provincia Gasbarra, che si sono battuti per questa causa (come pure tra i più energici ricordo l’assessore alla Cultura della Provincia di Roma Vincenzo Vita), ci consideriamo soddisfatti per aver difeso una produzione nazionale e per avere impedito che, dopo quasi dieci anni, centinaia di persone fossero ridotte in condizione di precariato. Niente di straordinario, ma quello che si dice, una “normale” e per fortuna finita bene, attività che rientra nei doveri di un “discreto” parlamentare.

Ieri invece, dalle anticipazioni del settimanale l’Espresso, scopro che il tutto viene infilato all’interno di un servizio che riguarda le intercettazioni telefoniche intercorse tra Berlusconi e Saccà e i favoritismi che sarebbero avvenuti in Rai. Come mai? Perché, sempre secondo l’Espresso, mia moglie, Rosa Ferraiolo, attrice professionista che da ben prima del nostro matrimonio ha lavorato con i maggiori registi ed attori italiani, avrebbe sostenuto un provino per una parte nella fiction Incantesimo. Nell’occhiello del pezzo, addirittura, sotto il titolo «Incantesimo Saccà», viene segnalato: «Una parte per la moglie di Willer Bordon». È pur vero che nell’articolo si dà conto che mia moglie avrebbe rifiutato la parte stessa, ma il tutto ha consentito che oggi, in due dei maggiori quotidiani nazionali ed in diversi altri giornali, questa vicenda venisse raccontata e commentata nelle pagine che davano conto dell’indagine della Procura di Napoli.

Non occorre essere particolarmente ferrati in termini comunicativi per capire la facile suggestione e l’insinuazione piuttosto esplicita: «Bordon si è mosso per Incantesimo per avere poi in cambio una parte per la moglie» (sic).

Ora, come ieri hanno precisato in un comunicato i lavoratori di Incantesimo, l’unica notizia in questa vicenda è che mia moglie ha rifiutato la parte offertale, e che quindi siamo di fronte al primo ed unico caso di raccomandazione al contrario. Ma ciò che è ancor più singolare è che nessuna di quelle affermazioni su cui si costruisce l’articolo corrisponda a verità. Mia moglie - come precisa ella stessa in un comunicato nel quale preannuncia di aver dato mandato ai suoi legali di tutelarla - non solo non ha mai lavorato ad Incantesimo (né nell’attuale serie né nelle nove precedentemente andate in onda), ma non ha neppure sostenuto alcun provino per la fiction in oggetto e tanto meno è mai stata preselezionata dalla casa produttrice e, conseguentemente, proposta alla Rai.

Che devo dire? A chi ieri mi ha chiamato, per esprimermi solidarietà o chiedermi chiarimenti giornalistici, ho spiegato una certa difficoltà nel ricevere gli uni e di parlare di un fatto del tutto inesistente. Eppure, oggi la questione è riportata così ampiamente. Per di più, tutto questo è iniziato in un magazine da sempre impegnato in battaglie di civiltà e che però, proprio perché “settimanale”, ti impedisce una pronta rettifica.

Resta la domanda iniziale: una persona che svolge attività politica e che ci tenga alla propria onorabilità più di qualsiasi altra cosa, che si vanti in trent’anni di attività pubblica di non avere mai avuto alcun tipo di incidente amministrativo o legale, che pensi e ribadisca che per un parlamentare i diritti sono minori e che, casomai, i doveri sono maggiori , che quando si è candidato nel collegio di Ciampino ha fatto appendere fuori dal suo ufficio un cartello con scritto: «non si fanno raccomandazioni», come può tutelarsi? Di fronte ad un fatto totalmente inesistente, al di là delle vie legali - che sarà anche perché giornalista, per molti versi costituiscono l’ultima delle strade a cui ricorrere - cosa resta da fare?

Ieri un mio amico mi suggeriva che l’arrabbiatura che ti prende è connessa al fatto che non ci siamo abituati e che, paradossalmente, è più facile per coloro che gli abusi li fanno. Resta una speranza, che in un mondo in cui troppo spesso i veleni vengono utilizzati per colpire e dimensionare autonomie ed attività politiche, si sia in grado, lo dico da politico ma anche da giornalista, non di limitare l’informazione, ma perlomeno di autocorreggersi quando episodi di questo genere accadono.

Pubblicato il: 12.01.08
Modificato il: 12.01.08 alle ore 8.25   
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