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Titolo: Sergio D'Elia: Quanta strada ha fatto "Nessuno tocchi Caino"
Inserito da: Admin - Dicembre 19, 2007, 11:20:28 pm
Sergio D'Elia: Quanta strada ha fatto "Nessuno tocchi Caino"

Roberto Rezzo


«Ho cominciato questa battaglia nel 1992, per impedire che gli autori del colpo di Stato contro Gorbaciov in Urss fossero condannati a morte. In quell’anno nasce Nessuno Tocchi Caino – commenta Sergio D’Elia, segretario dell’associazione, visibilmente emozionato subito dopo il voto al Palazzo di Vetro - C’è voluto del tempo, ma ne abbiamo fatta di strada».



Una data storica, ma cosa significa in concreto la risoluzione? La moratoria non ha valore di legge e qualcuno fa notare che il parere contrario delle Nazioni Unite non ha impedito la guerra in Iraq.



«Oggi si afferma un principio fondamentale: la questione dei diritti umani non è più materia che riguarda i singoli Stati. È stato abbattuto un concetto ottocentesco di sovranità nazionale secondo cui un governo può disporre della vita e della morte dei propri cittadini. La moratoria è il primo passo verso l’abolizione. Ma attenzione che non si tratta di un compromesso o di un tecnicismo rispetto all’obiettivo. È la strada maestra. Solo i dittatori possono abolire e reintrodurre la pena di morte a piacimento. In democrazia vanno rispettati i tempi parlamentari, esiste la discussione delle leggi e la loro approvazione».



Come va interpretato il basso profilo tenuto dai principali oppositori della moratoria?



«Il basso profilo rappresenta un’evoluzione della questione della pena di morte anche in mondi considerati inaccessibili. Un segnale che per quanto riguarda gli Stati Uniti si è iniziato a percepire quando la Corte suprema ha messo al bando la pena di morte prima per le persone mentalmente disabili, poi per i minori, quindi la decisione di esaminare il ricorso sull’iniezione letale quale punizione inusuale e crudele. Infine c’e’ stato il voto del New Jersey, primo Stato ad abolire la pena di morte da quando è stata reintrodotta nel 1976. Si è infranto il luogo comune che gli a sono un blocco monolitico schierato in difesa del boia. L’atteggiamento cinese è il risultato della campagna internazionale che ha permesso di arrivare alla moratoria. Una riforma dell’ordinamento penale - che lascia l’ultima parola in materia di sentenze capitali alla Corte suprema - ha già portato nell’ultimo anno a una diminuzione delle esecuzioni nell’ordine del 10-15 percento. Non dimentichiamo che a Pechino ci solo le Olimpiadi, un evento universale, in occasione del quale la Cina tiene molto a presentarsi diversa agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. Nella Grande Muraglia delle esecuzioni sommarie si è finalmente aperta una breccia».



Il silenzio del presidente Bush sull’argomento trova anche una giustificazione di tipo elettorale?



«I sondaggi dicono che l’elettorato americano per la prima volta nella storia è spaccato esattamente a metà quando l’alternativa alla pena di morte è l’ergastolo senza possibilità di libertà condizionata. Neppure i repubblicani ne stanno facendo un cavallo di battaglia. Anche se tra i due schieramenti non ci sono candidati di primo piano che siano apertamente contro la pena di morte, Barak Obama, pur con tutti i distinguo, è stato uno che in Illinois si è battuto per la moratoria».



La Corea del Sud si è astenute entrambe. Non è imbarazzante che il Paese del segretario generale Ban Ki-moon non abbia sostenuto la risoluzione?



«Nella Corea del Sud non è stata eseguita una condanna a morte negli ultimi dieci anni. E sono all’esame del Parlamento diverse proposte, sia per l’attuazione di una moratoria che per l’abolizione vera e propria. Credo che sia solo questione di tempo. Una ragione in più per non considerare chiusa la partita. Nessuno Tocchi Caino ha iniziato una raccolta di fondi attraverso Sms al numero 48584 per l’applicazione della risoluzione. Abbiamo in cantiere iniziative mirate sulle regioni del mondo: Africa, Asia Centrale, Sud Est Asiatico. La battaglia continua».

Pubblicato il: 19.12.07
Modificato il: 19.12.07 alle ore 13.00   
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