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Titolo: Anche pregare può essere una violenza. - DAVIDE GRASSO - Hagía Sophía a Istanbul
Inserito da: Arlecchino - Agosto 07, 2020, 12:51:23 am
DAVIDE GRASSO - Anche pregare può essere una violenza.
Hagía Sophía a Istanbul

Venerdì si è svolta la prima preghiera musulmana nell’ex Basilica Hagía Sophía, ri-trasformata in moschea dopo una parentesi di destinazione museale durata 85 anni. La chiesa originaria, costruita tra il tardo Impero Romano e l’Alto Medioevo, era dedicata alla Divina Sapienza (scorretta l’usuale traduzione come “Santa Sofia”: non fu mai dedicata a una santa), ma nel 1453 il sultano ottomano Muhammad II se ne impadronì con la conquista di Costantinopoli. Eventi violenti e remoti – e vorremmo lo restassero – ma li ha richiamati apertamente il presidente turco Erdogan che, prima della preghiera, si è recato in visita alla tomba del sultano, venendo lui stesso osannato dagli astanti come “nuovo conquistatore”.

Una volta entrato nell’ex basilica (in cui tutti i mosaici di epoca cristiana, per l’occasione, sono stati coperti) ha recitato la sura coranica “Al-Fath” (“della vittoria” o “della conquista”): «E per chi non crede in Dio e nel suo Messaggero, per chi rifiuta la Fede, abbiamo preparato una vampa» (48:13); «Diranno i rimasti indietro, quando voi partirete a prendere il bottino di guerra: “Lasciate che noi vi seguiamo!”» (48:15); «Presto sarete chiamati contro un popolo dotato di valore possente, che voi dovrete combattere o essi si daranno tutti a Dio: se ubbidirete, Iddio vi darà mercede buona» (48:16); «È lui che ha inviato il Suo Messaggero con la Retta Guida e con la religione della Verità per farla trionfare sopra ogni altro culto» (48:28; trad. di A. Bausani, Rizzoli, 2016).

Questa concezione suprematista dell’islam è ascritta dai commentatori meno avvertiti esclusivamente a gruppi come l’Isis o Al-Qaeda, ma è propria, in realtà, anche di quel revival religioso meno oltranzista, ma più subdolo, sofisticato e paziente incarnato dal ramificato movimento globale di massa dei Fratelli musulmani – di cui Erdogan, con questo coup de théâtre, si è incoronato definitivamente leader di fatto – e dalla sua proverbiale ambiguità politica e doppiezza comunicativa. Erano presenti al fianco del presidente turco ad Hagía Sophía, non a caso, l’emiro del Qatar Tamim Al-Thani, punta di lancia finanziaria (e mediatica, grazie all’emittente Al-Jazeera) del movimento, e il presidente libico Fayez Al-Sarraj, interfaccia con cui la Fratellanza si sta impadronendo di un paese strategico come la Libia.

Per le destre europee, che identificano l’Europa con il cristianesimo e viceversa, umiliare un’eredità (anche) cristiana è, come è stato detto per l’ennesima volta, una “sfida all’occidente”. Tuttavia è difficile opporsi a quelle logiche se non in nome di una mentalità secolare, vero contributo storico, a ben vedere (e più originale), dell’Europa.

Il cristianesimo è tra l’altro un’eredità orientale extra-europea, e identificarlo con l’occidente farebbe dei tanti cristiani mediorientali, che patiscono, loro sì, persecuzioni agghiaccianti dai movimenti fondamentalisti, cristiani di serie B. Il nostro pensiero dovrebbe andare a loro: ai non musulmani, ai non credenti (o ai musulmani non sunniti, o ai sunniti infedeli a simili leader) della Turchia e dei territori esposti alle influenze dell’unilateralismo culturale incarnato da Erdogan. Il confronto in atto, in modo trasversale e realistico, dovrebbe essere individuato tra i processi di secolarizzazione globale e le conseguenti reazioni settarie, e non tra cristianesimo e islam. Tanto le destre islamiche quanto quelle cristiane cavalcano i simboli religiosi rinfacciandoseli come anatemi allo specchio.

Non è un agone spirituale. Il Gran Muftì, massima autorità religiosa turca, ha esibito una sciabola accompagnando Erdogan. La impugnava con la sinistra anziché con la destra, e secondo codici tradizionali questo esclude un’immediata dichiarazione di guerra ai non credenti – vivaddio – ma se questa estetica inquietante sarebbe appunto più gradevole in un museo o in una mostra, dalla realtà non si scappa: nel gennaio 2018 la diffusione attraverso i minareti della sura della Conquista fu imposta agli imam turchi dal Direttorato per gli affari religiosi (che ha adesso giurisdizione su Hagía Sophía) mentre i jet di Erdogan iniziavano a bombardare il cantone curdo di Afrin in Siria, colpevole di aver scelto per sei anni una forma di pluralismo religioso e autonomia delle donne.

L’ottobre scorso una seconda invasione del Rojava siriano, tra Tell Abyad e Ras al Ain, è stata accompagnata da un analogo “spettacolo”. L’operazione è iniziata con il bombardamento della popolazione civile di Bashiriye, il quartiere cristiano di Qamishlo.

Davide Grasso

(29 luglio 2020)

Scritto mercoledì, 29 luglio, 2020 alle 13:50 nella categoria Davide Grasso. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.
11 commenti a “DAVIDE GRASSO - Anche pregare può essere una violenza. Hagía Sophía a Istanbul”
tremendo scrive:   
29 luglio 2020 alle 14:31

perfettamente legittima la traduzione "Santa Sofia" sapendo che Sofia è la sapienza, non una santa. Del resto quando diciamo filosofia non intendiamo amore di una che si chiama Sofia, ma amore della sapienza.
Alberto Dentice scrive:   
29 luglio 2020 alle 14:32

Complimenti all’autore. Intervento puntuale e chiarificatore. L’uso della simbologia da parte di Erdogan è purtroppo assai eloquente
Maria Cristina scrive:   
29 luglio 2020 alle 15:35

L'Islam serve esattamente come serve il cattolicesimo: da noi Papa e messe ad ogni ora, ogni suo respiro compare in ogni TG (soprattutto Tg3). Ogni giorno una esternazione, una benedizione e le solite ovvietà propagandate come parole epocali. Da qualche tempo ogni politico - soprattutto del PD, fateci caso - inizi la sua macchietta con le parole: "Come ha detto il Papa ..
Per usare le parole del Papa...". Non ci facciamo mancare nulla.
Santa Sofia è stata moschea per gli ultimi 500 anni, Bergoglio e critici vari se lo è dimenticati?Scommettiamo che se fosse tornata ad essere una basilica Cristiana - non lo è dal 1400 ed è stata nel frattempo profondamente modificata - di sarebbe fatto festa e parlato di ripristino di giustizia?
I tempi di Statura in Turchia sono finiti da un pezzo. Da noi non sono mai neppure iniziati.
Maria Cristina scrive:   
29 luglio 2020 alle 15:38

Maledetto correttore!
I tempi di Ataturk in Turchia sono finiti... ecc.
tremendo scrive:   
29 luglio 2020 alle 16:23

@MC
in Italia, Conte + Bergoglio = Ergogan. Paghi due prendi uno. Praticamente al posto di una dittatura ne abbiamo due che si sostengono a vicenda, solo che uno dei due ha il naso più lungo.
Gigi Marbas scrive:   
30 luglio 2020 alle 09:52

«Per quasi cinquecento anni, queste regole e teorie di un vecchio arabo e le interpretazioni di generazioni di religiosi pigri e buoni a nulla hanno deciso il diritto civile e penale della Turchia. Loro hanno deciso quale forma dovesse avere la Costituzione, i dettagli della vita di ciascun turco, cosa dovesse mangiare, l'ora della sveglia e del riposo, la forma dei suoi vestiti, la routine della moglie che ha partorito i suoi figli, cosa ha imparato a scuola, i suoi costumi, i suoi pensieri e anche le sue abitudini più intime. L'Islam, questa teologia di un arabo immorale, è una cosa morta. Forse poteva andare bene alle tribù del deserto, ma non è adatto a uno stato moderno e progressista. La rivelazione di Dio! Non c'è alcun Dio! Ci sono solo le catene con cui preti e cattivi governanti inchiodano al suolo le persone. Un governante che abbisogna della religione è un debole. E nessun debole dovrebbe mai governare.»
(Mustafa Kemal Atatürk)
Mustafa Kemal Atatürk, militare e politico membro della Massoneria, prese il potere nel 1923. Egli era anticlericale, e in favore di un forte nazionalismo, il suo modello di riferimento trovava radici nell'Illuminismo.
"Atatürk aveva l'ambizione di creare una moderna forma di civiltà turca. Durante tutto il periodo e anche oltre, l'esercito rimase il pilastro della nazione e la scuola fu riformata in modo da essere laica, gratuita e obbligatoria. La nuova capitale fu posta ad Ankara, scelta a scapito di Istanbul (due volte capitale imperiale: Impero Romano d'Oriente ed Impero Ottomano). La lingua fu riformata nello stile e nell'alfabeto: l'alfabeto ottomano di origine araba venne sostituito dall'alfabeto latino nel 1928. Nello stesso periodo la storia venne riscritta per dare radici alla nazione, e legarla all'occidente. Kemal, la cui ideologia è detta kemalismo, introdusse il cognome al posto del patronimico arabo: a lui il parlamento assegnò il cognome Atatürk, cioè "padre dei turchi". Usanze islamiche, come portare la barba lunga, i baffi "alla turca" o i copricapi arabi come il fez furono scoraggiate o vietate (ai militari fu proibito di portare i baffi e tuttora devono essere sbarbati).
Dalla rivoluzione del 1908, i diritti delle donne uscirono rinforzati. Nel 1919, sotto l'influsso dei militari, furono adottate misure per cambiare lo status delle donne: la parità con gli uomini fu riconosciuta nel codice civile, il matrimonio civile reso obbligatorio per chi volesse sposarsi, fu introdotto il divieto di poligamia, vietati il ripudio (divorzio unilaterale maschile) e l'uso del velo islamico nei luoghi pubblici (possibilità resa nuovamente lecita solo nel 2011), legalizzata la produzione e la vendita delle bevande alcoliche, resa obbligatoria l'iscrizione a scuola per le bambine, incentivata l'assunzione di donne in vari posti di lavoro e così dicendo. Nel 1934 fu riconosciuto alle donne il diritto di votare e nel 1935 furono elette delle donne al parlamento turco.
La Turchia kemalista era risolutamente laica. Il califfato fu abolito il 3 marzo 1924. Questo gesto fu considerato come un sacrilegio da parte del mondo arabo-musulmano. Nel 1928, primo paese del mondo musulmano, l'Islam non era più la religione di Stato e, nel 1937, il secolarismo venne sancito nella Costituzione. Fu adottato il calendario gregoriano, e la domenica divenne il giorno settimanale di riposo. Proseguendo la secolarizzazione delle leggi cominciata nel 1839 dalle Tanzimat (riforme) dell'Impero Ottomano, il regime kemalista adottò nel 1926, un codice civile sulla base del codice svizzero, un codice penale sulla base del codice italiano e un codice commerciale basato sul Codice tedesco. Furono abolite le pene corporali previste dalla legge islamica, i reati di apostasia e adulterio.
L'anticlericalismo del regime era pronunciato, ma lo spiritualismo musulmano non fu mai completamente abbandonato. L'Islam e le altre religioni, compreso il cristianesimo, erano inoltre controllate attraverso l'Organo per la Direzione degli Affari Religiosi, creato nel 1924. In tempi recenti l'avvento al potere di un partito islamico, anche se non ha abolito lo Stato laico, ha incrementato tuttavia la rinascita di movimenti e sentimenti "islamisti". Nel 2008 e nel 2016 i militari, guardiani del secolarismo secondo la visione di Atatürk hanno tentato un colpo di Stato, fallito, in difesa della laicità e contro il governo eletto di Recep Tayyip Erdoğan."
Da Wikipedia: Anticlericalismo (sezione "..negli stati islamici")
E Sem scrive:   
30 luglio 2020 alle 12:39

L' uso delle religioni come arma politica interna ha sempre funzionato. Il sultanello ottomano, non in segno dispregiativo, ma considerando il peso politico personale mondiale, ( ex difensore del neoliberismo, ex difensore della laicita' turca, nemico-simpatizzante, forse finanziatore o finanziato, dello stato islamico) in questo momento abbastanza difficile per la sua sopravvivenza politica, probabilmente anche fisica, sta giocandosi le carte di riserva. La trasformazione del monumento bizantino a luogo per culto prive' per l' occidente comporta solo un cambio di programma per tour operator nostalgici dei fasti dell' orient express. Un contrasto efficacie per smontate le canevalate religiose attuali dei capetti pseudo monoteisti (normalmente adoratori del dio denaro) potrebbe essere il silenzio mediatico. Il contrasto efficace alle radicalizzazioni religiose delle masse mediorientali dovrebbe passare attraverso una scelta strategica di alleanze economica/militare rigida dei paesi che si definiscono democratici.
Maria Cristina scrive:   
30 luglio 2020 alle 14:42

Non capisco: per 500 anni moschea. Per alcuni decenni museo, cosa che certamente accontenta i laici ma non il potere religioso.
Facciamo il solito esempio: basilica di San Pietro. Facciamo finta che dopo subito l' Unità d'Italia, nel clima anticlericale di quei tempi, fosse diventata un museo, poi, con il Concordato, fosse stata resa al Papa. Sicuri che ci saremmo stracciati le vesti come ora contro Erdogan? O piuttosto non avremmo avuto tutti i media a plaudire per un "torto riparato"?
Suvvia, possibile che la propaganda obnubili tanto?
antonio pasini scrive:   
31 luglio 2020 alle 15:06

Quello che si continua ostinatamente a sottovalutare è l' aggressività di questo nuovo Islam, in quasi tutte le sue forme. Che poi tanto nuovo non è. Forse il suo anno di nascita è il 1947, con la formazione del Pakistan. L' atmosfera che portò a quella soluzione conteneva già tutti i germi del fondamentalismo odierno. Si insiste spesso in parallelismi con la Chiesa cattolica. Certo, finché ha potuto, la Chiesa cattolica non è stata da meno. Anzi, riusciva ad essere anche molto peggio. Ma da 150 anni a questa parte si è dovuta dare una calmata, grazie anche a Porta Pia. Impresa, quella, militarmente risibile, ma di enorme importanza storica. Ha posto fine ad un obbrobrio che durava da un millennio. Certo, la Chiesa cattolica è ancora invadente, specie qui da noi e più ancora nei paesi dell' Est Europa, quelli cattolici (in parte ex impero Austro-Ungarico). Ma è quasi nulla in confronto a quello che poteva fare quando era ancora una potenza. E che ha fatto.
Giuseppe scrive:   
31 luglio 2020 alle 17:46

L'Islam più arcaico, medievale interpreta in maniera estrema il Corano, per legittimare qualsiasi brama di conquista dei territori vicini, degli altri popoli. Nell'Islam, l'autorità religiosa è anche autorità politica, per cui tutto ciò che viene invocato nella religione, ha anche un significato politico e viene preso a pretesto dal potere, specie quello più dittatoriale, per imporsi. L'interpretazione delle sacre scritture, oscilla, quindi, tra quelle che sono più "democratiche" e quelle più "estremiste. Non dimentichiamo che anche la religione cattolica risente di tali interpretazioni; ad esempio ad una visione più dogmatica, tipica della Chiesa medievale, oscurantista, si contrappone una visione più di "sinistra" tipica dei paesi latino americani.
Maria Cristina scrive:   
1 agosto 2020 alle 02:50

Giuseppe, nessuna visione di sinistra. Cambia solo il tipo di pubblicità. Lo storytelling di adatta alle varie situazioni. Nei fatti la dottrina è la medesima, anzi.
È la sinistra che, per convenienza, e è diventata clericale, non viceversa. I soldi ed il potere sono lì.

Da - http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/?p=30173