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Titolo: MARTINA, il silenzioso «tessitore» bergamasco che traghetterà il Pd
Inserito da: Arlecchino - Marzo 09, 2018, 05:24:10 pm
IL DOPO-RENZI
Martina, il silenzioso «tessitore» bergamasco che traghetterà il Pd

Di Mariolina Sesto 08 marzo 2018
I maligni - nel Pd e fuori - lo chiamavano «ministro invisibile». Vuoi per il suo carattere schivo, vuoi per l’abitudine a lavorare tanto ma sempre in silenzio, mai in favore di telecamere. Alla faccia dell’invisibilità però Maurizio Martina - 39 anni, di Calcinate (Bergamo) - meno di un anno fa è diventato il numero due del Partito democratico e in queste ore il «traghettatore» del Pd post-renziano. Dietro questo personaggio giovane e discreto c’è una gavetta lunga e faticosa che lo ha portato dal Pds ai Ds, fino al Pd: ministro dell’Agricoltura per tre anni, funzionario di partito da diciannove anni, segretario regionale lombardo da Veltroni in poi.

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L’ascesa politica
Lo descrivono come «primo della classe» fin dai tempi dell’Istituto agrario, figlio di operai, affezionatissimo al suo inseparabile Ciao per qualunque spostamento. La carriera politica inizia nel 2002 (a 24 anni) come responsabile della sinistra giovanile, poi l’ingresso in consiglio comunale a Mornico sul Serio (sempre nel bergamasco), poi segretario provinciale dei Ds e nel 2006 leader regionale del partito. L’ascesa è praticamente inarrestabile. Martina cresce sotto l’ala di Antonio Misiani e poi di Pier Luigi Bersani. Ma la tessitura tra le varie anime del Pd è stata da sempre il suo forte. Qualcuno, anzi, addita le sue amicizie tra Compagnie delle opere e Cl, però in quel di Mornico, terra prima democristiana e poi leghista, lui ha sempre scelto la sinistra, fin dagli albori come studente impegnato in politica.

I successi: dalla conquista delle province lombarde a Expo
Politicamente, prende qualche granchio: si schiera con Filippo Penati, poi affondato da grane giudiziarie. E quando arriva al timone regionale, la sinistra in Lombardia non tocca palla, tanto che perfino Umberto Ambrosoli viene sconfitto da Maroni (nonostante gli scandali di Formigoni). Ma l’operoso Martina, amante dell’anonimato attivo, non dispera. E la pazienza lo premia. Nel 2014 mette a segno l’elezione di Giorgio Gori a Bergamo, poi la riconquista di Mantova e la vittoria storica a Varese: per il Pd è la conquista delle province lombarde dopo l’espansione leghista. Nel 2015, da ministro dell’agricoltura, mette a segno il successone dell’Expo. Domenica scorsa, però, il crollo elettorale del Pd, la sconfitta di Renzi e la chiamata per Martina: traghettare il partito verso l’assemblea nazionale di aprile, un nuovo leader e una nuova stagione.

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