Titolo: “Neoliberismo ed Europa, serve una svolta”. Lettera aperta a Liberi e Uguali Inserito da: Arlecchino - Febbraio 28, 2018, 11:21:17 pm “Neoliberismo ed Europa, serve una svolta”. Lettera aperta a Liberi e Uguali
“Liberi e Uguali non sta riuscendo in quello che si era esplicitamente proposto, cioè chiamare a raccolta quel ‘popolo di sinistra’ che sempre più numeroso ha abbandonato il Pd”. Da un gruppo di intellettuali un appello affinché LeU dia un forte segnale di discontinuità con il passato, soprattutto rispetto all'accettazione delle idee del neoliberismo e all'adesione al Trattato di Maastricht e agli accordi che ne sono seguiti. Per aderire all'appello: appelloaleu@gmail.com Negli ultimi quarant’anni la scienza e la tecnologia hanno fatto progressi inimmaginabili e la ricchezza del mondo è aumentata, tanto nei paesi che avevano un minor livello di sviluppo che in quelli di più antica industrializzazione. In questi ultimi, però, la maggiore ricchezza generata è andata quasi esclusivamente nelle mani di un piccolo numero di persone, invertendo la tendenza a una più equa distribuzione che si era verificata a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Non si è trattato di una fatalità o di un fenomeno impossibile da controllare: è stato il frutto dell’ideologia economico-politica che ha conquistato l’egemonia dagli anni ’80 del secolo scorso. Da questa ideologia si sono lasciati conquistare anche i partiti della sinistra storica, tanto da essere in molti casi protagonisti, come forze di governo, delle politiche che da essa venivano dettate. L’Unione europea è nata sulla base di questa ideologia, le cui linee fondamentali sono ben sintetizzate dalle parole di Guido Carli, subito dopo la firma del Trattato di Maastricht, riportate nelle sue memorie: “L’Unione Europea implica la concezione dello ‘Stato minimo’, l’abbandono dell’economia mista, l’abbandono della programmazione economica, una redistribuzione delle responsabilità che restringa il potere delle assemblee parlamentari e aumenti quelle dei governi, l’autonomia impositiva degli enti locali, il ripudio del principio della gratuità diffusa (con la conseguente riforma della sanità e del sistema previdenziale), l’abolizione della scala mobile, la riduzione della presenza dello Stato nel sistema del credito e dell’industria, l’abbandono di comportamenti inflazionistici non soltanto da parte dei lavoratori, ma anche da parte dei produttori di servizi, l’abolizione delle normative che stabiliscono prezzi amministrati e tariffe. In una parola: un nuovo patto tra Stato e cittadini, a favore di quest’ultimi”. Carli dimenticò di precisare “a favore di una parte di quest’ultimi”, ma per il resto la descrizione di quello che sarebbe accaduto è quanto mai precisa e definita. Questa è l’Europa dell’euro e del Trattato di Maastricht a cui ci siamo legati. Con una aggravante: il dominio politico-economico della Germania e dei suoi alleati, a cui per ragioni storiche è stata associata la Francia. Questo gruppo di paesi guida l’Unione in base ai suoi specifici interessi, anche quando confliggono con quelli degli altri membri. Pensare di riuscire a cambiare sostanzialmente questa situazione è puramente illusorio: la modifica dei trattati richiede l’approvazione all’unanimità, che implicherebbe la rinuncia da parte del “nucleo forte” a una situazione che lo favorisce. La prospettiva è semmai di un peggioramento: le linee della riforma della governance europea, che dovrebbe essere approvata entro il prossimo anno, sono frutto di una trattativa essenzialmente tra Germania e Francia. Se verrà approvato lo schema attualmente in discussione, le conseguenze per l’Italia saranno pesantissime. Il nucleo-guida ha già dimostrato di non tenere in alcun conto le ragioni del nostro paese: da oltre tre anni abbiamo chiesto ufficialmente di cambiare il metodo di calcolo del Pil potenziale, che è la base di giudizio per i conti pubblici e che è stato giudicato poco attendibile da un gruppo di esperti incaricato di valutarlo dalla stessa Commissione, e ad oggi non abbiamo ottenuto alcun risultato. Questo è senza dubbio un pessimo segnale per il futuro. I partiti politici che si sono alternati al governo dell’Italia hanno pesanti responsabilità per la situazione in cui ci troviamo. Ma ancor di più ne hanno i partiti di sinistra, che, come nel resto d’Europa, si sono convertiti ad una “terza via” inesistente, perché altro non era che un’adesione incondizionata al neoliberismo. La gestione della crisi ha poi portato alle estreme conseguenze questa linea politica: una scelta pagata dai partiti socialisti e socialdemocratici europei con disastrosi crolli elettorali. Il Pd, dopo un’evoluzione (o involuzione) durata quasi un trentennio, è definitivamente approdato alla completa condivisione dell’ideologia neoliberista. Molti dei suoi elettori lo hanno via via capito, e non ritenendo che vi fossero alternative valide hanno fatto arrivare il numero di chi si astiene dal voto a livelli mai toccati prima nella storia della Repubblica. Liberi e uguali è un partito nato dichiarando esplicitamente di voler dare rappresentanza agli elettori della sinistra riformista. I sondaggi dicono però che ci sta riuscendo in modo molto parziale e che anzi negli ultimi mesi le intenzioni di voto mostrano una tendenza discendente. Se il risultato sarà quello delle attuali stime, che lo prevedono tra il 5 e il 6%, sarà sufficiente a superare la soglia necessaria ad eleggere una rappresentanza parlamentare, ma avrà coinvolto la metà o forse meno del suo elettorato potenziale. Noi che sottoscriviamo questo documento crediamo che ciò avvenga perché LeU non ha dato precisi segnali di discontinuità rispetto al processo che ha portato i partiti tradizionali della sinistra a convertirsi alle idee del “pensiero unico” e alle scelte che questo ha comportato, prima fra tutte quella di disegnare un’organizzazione sociale funzionale ai desideri (non alle “necessità”) del mercato, subordinando ad essi le istanze di promozione sociale che la Costituzione pone come scopo della Repubblica. A parte alcune eccezioni, ci sembra che il suo atteggiamento rispetto all’Europa reale sia superficiale e reticente: non ha senso vagheggiare una ipotetica “Europa più giusta, più democratica e solidale” per cui non ci sono le condizioni né ci saranno nel prossimo futuro. Occorre invece porsi il problema di cosa fare per non farsi schiacciare dall’Europa che c’è. Che non abbia avuto il coraggio – o forse la convinzione – di dire che la strada dell’ultimo quarto di secolo era sbagliata per chi si ponga in un’ottica di sinistra. Riconoscere i propri errori è la condizione di base per elaborare una visione nuova, che proponga un’alternativa a una società che ha fatto aumentare le disuguaglianze in modo insopportabile, ha trasformato il lavoro in precariato e sfruttamento e promette ai nostri figli una vita peggiore di quella dei loro padri. Un primo passo può essere quello di proporre che sia possibile sottoporre preventivamente al giudizio della Corte Costituzionale, anche su iniziativa dei cittadini, le norme e gli accordi che hanno origine dall’Unione europea. Come del resto avviene in Germania. Alcuni di noi hanno deciso che non voteranno LeU alle prossime elezioni, ma potrebbero cambiare idea se ricevessero risposte chiare ai problemi che qui sono stati posti, così come farebbero numerosi altri elettori del “popolo della sinistra”. Oppure no, se le riterranno insufficienti. Altri di noi hanno deciso che voteranno LeU comunque, per preservare un riferimento a sinistra, ma non smetteranno, anche dopo le elezioni, di insistere sulle scelte di fondo di cui qui si è detto. Spetta ora ai dirigenti di LeU offrire un segnale senza ambiguità se vogliono davvero riconquistare il popolo della sinistra. Altrimenti sono destinati a seguire la sorte dei partiti socialisti e socialdemocratici che sono passati dal governo all’irrilevanza. Primi firmatari: Nicola Acocella, economista, univ. La Sapienza Davide Antonioli, economista, univ. Chieti-Pescara Lucio Baccaro, direttore Istituto Max Planck, Colonia Roberto Balduini, dirigente, Roma Annaflavia Bianchi, economista, univ. Ferrara Paolo Borioni, storico, Roma Luigi Bosco, economista univ. Siena Sergio Cesaratto, economista, univ. Siena Guglielmo Chiodi, economista, univ. La Sapienza Carlo Clericetti, giornalista, Roma Massimo D'Angelillo, economista, Bologna Massimo D'Antoni, economista, univ. Siena Sebastiano Fadda, economista, univ. Roma 3 Daniele Girardi, economista, univ. del Massachusetts Andrea Guazzarotti, costituzionalista, univ. Ferrara Ugo Marani, economista, univ. Napoli L’Orientale Salvatore Monni, economista, univ. Roma 3 Antonio Musolesi, economista, univ. Ferrara Domenico Mario Nuti, economista, univ. La Sapienza Leonardo Paggi, storico, già docente universitario Paolo Pini, economista, univ. Ferrara Geminello Preterossi, Filosofo del diritto, univ. Salerno Fabio Ravagnani, economista, univ. La Sapienza Pasquale Santomassimo, storico, univ. Siena Roberto Schiattarella, economista, univ. Camerino Alessandro Somma, giurista, univ. Ferrara Antonella Stirati, economista, univ. Roma 3 Francesco Sylos Labini, fisico Centro Enrico Fermi, Roma Mirco Tomasi, economista, Bruxelles Leonello Tronti, economista, univ. Roma 3 Antimo Verde, economista, univ. Tuscia Marco Veronese Passarella, docente economia, univ. Leeds Paolo Piacentini, economista, univ. La Sapienza Marzia Zanardi, pensionata, Bologna Gennaro Zezza, economista, univ. Cassino e Levy Institute *** Adriano Prosperi, Scuola Normale Superiore, Pisa Alessandro Visalli, urbanista, Napoli Gregorio Caruso, pensionato Davide Cassese, studente, Roma Massimiliano Amato, giornalista, Salerno Daniele Zoboli, architetto, Modena Mauro Gentili, lavoratore dipendente Bartolo Anglani, già docente all'Università di Bari Mauro Poggi, Genova Marco Nastasi Filip Stefanovic, analista politico, OCSE, Parigi Eugenio Campo, ingegnere, Torino. Daniela Giambarba, elettore Mario Marchi, elettore Eugenio Galioto, sociologo Anna Greco , psicologa, Torino Roberto Beneduci, fisico matematico, Università della Calabria Maria Chiara Acciarini, docente di materie giuridiche ed economiche, già parlamentare e sottosegretaria Giuseppina Spadaccino Fabio Pucci Domenico Tambasco, avvocato Tina Giacci Marco Calistri, impiegato, Bologna Carlo Marchetti, attore Ludovica Jona, giornalista Agostino Agrillo, direttore scientifico Mit Media lab Research Torino Nadia Urbinati, Columbia University, New York Elisabetta Ricci, fisioterapista, Cesena Francesco Cicilloni, agente di commercio Giuseppe Vandai, elettore Heidelberg Tonino Doddi, elettore Peppe Giudice, elettore, Potenza Matteo Albanese, ricercatore univ. Lisbona Giuseppe Cacciatore, prof. emerito univ. di Napoli “Federico II” Natalina Calvi, medico veterinario, Modena Beatrice Sona, elettrice Maria Petrini, elettrice Manfredi Viola, fisico, Roma Andrea Puglisi, fisico, CNR Marco Giannatiempo, dottore di ricerca, univ. Salerno Gabriel Cecchini, studente in Scienze Internazionali Tiziana Bruni, elettore Mario Serafini, avvocato Antonino Orlando, impiegato Anita Marafioti, avvocato del lavoro, Torino Paolo Mele, imprenditore, Torino Nicola Vizioli, costituzionalista, Univ. di Siena Marco Fincardi, prof. ass. di Storia contemporanea univ. Ca' Foscari Venezia Gabriele Buzzi, pensionato, Bouc-Bel-Air, Francia Andrea Locane, elettore, Gorizia Ivo Menna, elettore, Vasto Donato Caporalini, insegnante Andrea Polidori, elettore Alfio Mastropaolo, elettore Raffaello Veronese, elettore Armando Mattioli, medico Giovanni Todaro, medico cardiologo Giuseppe Evangelista, pensionato, Sulmona Loretta Busdon, elettrice Osvaldo Rota, pensionato Fausto Loris Francescato, impiegato, San Colombano al Lambro Antonio Pirrone, elettore Carla Cimatoribus, ingegnere univ. di scienze applicate, Esslingen, Germania Mario Serafini, avvocato Nicola Auciello, filosofo, già docente universitario Umberto Vicaretti, elettore Maurizio Malo, doc. diritto costituz. e europeo dell’ambiente, univ. Padova Giovanni Di Nino, elettore Domenico Romano, elettore Claudio Maestripieri, elettore Vincenzo Lavenia, Dip. di Storia Culture Civiltà univ. Bologna Sergio Simone, elettore Arturo Calaminici, candidato di Liberi e Uguali alla Regione Lombardia Alberto Cappi, astronomo, INAF-Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio, Bologna Caterina Ferrara, elettrice Ferdinando Parlati, professore, saggista Jessy Simonini, École Normale Supérieure, Parigi Mathew Rose, pan-European website, BRAVE NEW EUROPE Salvatore Andolina, ingegnere Imprenditore skyenergy Fabrizio Tonello, prof. Scuola di Economia e Scienze politiche, Padova Mattia Mirto, studente di Giurisprudenza Università di Bologna Gerardo Lisco, elettore Vittorio Greco, elettore Daniele Burattini docente di scienze liceo scientifico Ortona Marco Chiauzza, dirigente scolastico, Torino Gilberto Gismondi, elettore Renzo Daviddi, pensionato Ivana Esposito, elettrice Enrico Pugliese, prof. Sociologia del Lavoro, univ. Roma La Sapienza Franco Casarini, elettore Davide Derossi, elettore Franco Bortolotti, coordinatore scientifico Ires Toscana Franco Luciani, elettore Gerardo Sansone, elettore Nicoletta Silvestri, insegnante, Firenze Danilo Capitani, militante LeU Donatella Verna, insegnante Luigi Zaccaria, ingegnere, Bari Gianluigi Seccia, studente Economia Aziendale Gerardo Sansone, Insegnante Francesco Di Giovanni, membro direzione romana PD in attesa di dimissioni Luciano Assirelli, elettore Augusto Bianco, elettore Giuseppe Zaramella, elettore Mirko Celii, PhD in Scienze e Biotecnologie Agrarie Alessandro Scornavacche, dott. Scienze Sociologiche univ. Catania Daniele Burattini, docente di Scienze Ernesto Scibelli, elettore Marco Ninci, già ricercatore di Storia della filosofia antica, Scuola Normale Superiore Francesco Balsamo, elettore, Roma (24 febbraio 2018) Da - http://temi.repubblica.it/micromega-online/neoliberismo-ed-europa-serve-una-svolta-lettera-aperta-a-liberi-e-uguali/ |