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Forum Pubblico => FAMIGLIA, SOCIETA', COSTUME e MALCOSTUME. => Discussione aperta da: Admin - Novembre 22, 2007, 03:25:03 pm



Titolo: Rai, i giornalisti in rivolta: «Class action contro i dirigenti»
Inserito da: Admin - Novembre 22, 2007, 03:25:03 pm
Rai, i giornalisti in rivolta: «Class action contro i dirigenti»

Veltroni: «Tv calpestata, intervenire»


Mercoledì sera i telegiornali della Rai inizieranno con parole inconsuete. Quelle del comunicato die giornalisti della tv pubblica, furiosi per il disastroso quadro dell'informazione di Stato che esce dalle intercettazioni dei suoi dirigenti. I giornalisti Rai, al termine di un´assemblea, chiedono così la «sospensione immediata per chi risulterà responsabile, un'azione legale collettiva nei loro confronti, l'intervento delle Autorità della concorrenza e per la comunicazione, una legge sulla Rai che metta definitivamente fuori i partiti dall'azienda». E si dicono anche «pronti a promuovere, nei loro confronti, un'azione legale collettiva». Dura anche la replica della Federazione nazionale della stampa: il segretario Paolo Serventi Longhi parla degli accordi tra Rai e Mediaset come «aspetti di un costume che offende quelle centinaia, migliaia di giornalisti che fanno ogni giorno onestamente e con correttezza il proprio mestiere».

Si tira fuori Bruno Vespa, citato da alcuni dirigenti Rai nelle intercettazioni: «Chiunque abbia visto le trasmissioni alle quali ci si riferisce – spiega Vespa – sa bene che esse sono state improntate alla consueta correttezza». Mentre Carlo Rossella, all´epoca dei fatti direttore del Tg5, la butta sulla "libertà di parola": «Non vedo perché il diritto di parola riconosciuto dalla Costituzione – ha detto – non debba essere valido quando si parla al telefono». E non vede lo scandalo: «Sono amico di Fabrizio Del Noce da quarant'anni – dice – ho sempre parlato di tutto con lui, probabilmente avrò accennato alla politica, alle elezioni». Il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce risponde: «Parlare di una mia collusione con Mediaset – dice – è addirittura grottesco». «In questi cinque anni e mezzo di direzione – aggiunge – non ho mai avuto contestazioni né dalla Commissione di Vigilanza, né dall'Agicom. Questa è la realtà, il resto sono gossip e illazioni».

Intanto, a viale Mazzini si indaga: la Rai ha aperto un´indagine sulla "alleanza segreta"tra la tv di Stato e la concorrente Mediaset che avrebbe caratterizzato gli anni del governo Berlusconi. A ricostruire il tutto, il quotidiano La Repubblica grazie ad alcune intercettazioni raccolte nell´ambito dell´inchiesta Hdc, quella che riguarda il fallimento della società di sondaggi di Luigi Crespi: l´alleanza sarebbe servita a scambiare «informazioni sui palinsesti», concordare «strategie informative nel caso dei grandi eventi della cronaca», «orchestrare i resoconti della politica». Non proprio quello che ci si aspetta da due aziende concorrenti, che dovrebbero farsi la guerra e fare di tutto per proteggersi dalla fuga di notizie. Ma è quello che risulta dalle telefonate dei dirigenti Rai vicini a Berlusconi: Del Noce, Cattaneo, Bergamini, Mimun, Rossella. Veltroni: «La tv pubblica è stata calpestare, intervenire». Ora, le intercettazioni potrebbero essere trasmesse alla Procura di Roma e alle Autorità Garanti della Concorrenza e delle Telecomunicazioni per dar vita ad un nuovo filone di indagine, indipendente dall´inchiesta Hdc.

Dopo le rivelazioni, la Rai si costituisce «parte lesa» e «ha aperto un´indagine interna al fine di poter intraprendere tutte le eventuali necessarie iniziative a tutela della Rai». Durissimo l´attacco del deputato del Pd Giuseppe Giulietti, che fa parte della commissione di vigilanza Rai e che non sembra sorpreso di quanto avvenuto: «Le intercettazioni telefoniche pubblicate oggi da Repubblica confermano, al di là di qualsiasi eventuale risvolto giudiziario, l'esistenza di un vero e proprio gruppo trasversale che ha tentato di rendere la Rai un "satellite" di Mediaset. Non c'era del resto bisogno – aggiunge – delle intercettazioni per rendersi conto di quanto era già chiarissimo anche se molti hanno fatto finta di non vedere, e non solo nel centro destra. Lo avevamo segnalato pubblicamente in tempi non sospetti».

Il punto è, che molti dei sospettati "sabotatori", occupano ancora posizioni di rilievo nell´azienda. Si aspetta «dimissioni immediate» il consigliere di amministrazione della Rai Antonino Rizzo Nervo. «La Rai dovrebbe avere la forza almeno di capire quello che è successo», aggiunge il consigliere Sandro Curzi che si dice «turbato, un po´ sconvolto». La capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro chiede ora alla politica di «fare un passo indietro» affinché «l'azienda Rai sia liberata da lacci e lacciuoli che le impediscono di svolgere il proprio compito con autonomia, obiettività e trasparenza». «E serve soprattutto – ha aggiunto – che finalmente il Parlamento metta mano con urgenza ad una riforma del sistema radiotelevisivo che risolva una volta per tutte il tema della democrazia dell'informazione e affronti in modo corretto ma deciso il nodo del conflitto di interessi». Chiede un´accelerazione sulla legge anche il capogruppo di Rifondazione Giovanni Russo Spena, che è anche membro della commissione Vigilanza della Rai: «Che durante il governo Berlusconi l'informazione Rai fosse pilotata era evidente a tutti – ha detto – ma ciò che emerge è un rapporto Rai-Mediaset che dai telegiornali a Sanremo, oltre alla celebrazione quotidiana del governo in carica e la gestione dell'informazione sui dati elettorali, produceva uno svuotamento di compiti e obiettivi del servizio pubblico. È molto grave».


Pubblicato il: 21.11.07
Modificato il: 22.11.07 alle ore 10.34   
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Titolo: Andrea Carugati - Giulietti: «Orrori Rai già prima delle intercettazioni»
Inserito da: Admin - Dicembre 04, 2007, 07:32:06 pm
Giulietti: «Orrori Rai già prima delle intercettazioni»

Andrea Carugati


«Non c’era nessun bisogno delle intercettazioni per rendersi conto dell’orrore che si è consumato in Rai tra il 2001 e il 2006. Per verificare i danni del conflitto di interessi. C’è chi, giornalisti, dirigenti, sindacalisti, quelle cose le ha denunciate. E per questo sono stati aggrediti, e considerati sopra le righe anche nel centrosinistra, talvolta irrisi». Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21 e membro Pd della Commissione di Vigilanza sulla Rai, ha un timore: «Non mi piacciono espulsioni, sospensioni e forche. Ma alcuni responsabili di quegli anni sono ancora al loro posto. Vorrei che su quel periodo venisse fatta piena luce: perché non si possa ripetere».

Lei sembra poco appassionato alla vicenda delle intercettazioni.
«Mi dispiace che qualcuno si svegli solo dopo la pubblicazione di alcune telefonate. “l’Unità” quelle cose le ha documentate tutte, giorno per giorno. E infatti è stata accusata di essere un foglio omicida, ed eliminata da tutte le principali rassegne stampa della Rai, tranne il terzo canale. E anche a sinistra, a mezza bocca, veniva definita esagerata. Chi denunciava il polo unico Rai- Mediaset era mal sopportato, eppure nel mondo tutto questo veniva guardato con orrore. Vorrei che tutti avessero ben presente che questo è un tema di oggi, che non si può archiviare frettolosamente cacciando la signora Bergamini. Di episodi gravi ne sono accaduti molti altri».

Quali?
«Tra i primi dirigenti a saltare, dopo la vittoria di Berlusconi, sono i vertici della Sipra. A guidarla c’era un manager moderato, che però aveva ben chiaro il concetto di concorrenza: Antonello Perricone, che oggi è ad di Rcs. Poi c’è il caso del sondaggista Pagnoncelli, uno dei migliori: ebbe il torto di fare un paio di sondaggi per Santoro e per Ballarò che indicavano un calo di consensi per il Cavaliere: i criteri della gara furono modificati, e lui fu sostituito da Luigi Crespi, che aveva lavorato alla campagna elettorale di Berlusconi e faceva i sondaggi per Mediaset. Altri casi: in varie assemblee pubbliche sono state denunciate pressioni sui vertici del Tg3 per non rendere noti gli exit poll dopo le regionali 2005. Sarebbe un reato penale, possibile che a nessuno interessi sapere chi fece quelle pressioni? E ancora: le denunce di Paolo Francia sulla questione dei diritti sportivi sono state archiviate. E il primo maggio 2004, che per la prima volta nella storia della Rai fu trasmesso in differita per poterlo controllare. E poi vorrei fare luce sulle dimissioni di Lucia Annunziata, su quel fax in arrivo da Milano con una tornata di nomine...».

Chi dovrebbe occuparsi di tutte queste vicende?
«Certamente la commissione etica della Rai, ma ci sono profili che riguardano anche la Vigilanza e l’Agcom. Credo che Lucia Annunziata dovrebbe essere sentita».

Perché non se ne parla, dunque?
«Si è diffusa l’idea che il conflitto di interessi non sia risolvibile, che sia meglio non rompere le scatole e accontentarsi del fatto che alcuni epurati, ma non tutti, sono rientrati. Si cominci restituendo l’onore a chi queste cose le ha denunciate».

Qual è il suo obiettivo?
«Una ricostruzione precisa di come il conflitto di interessi abbia alterato il sistema dei media italiani. È fondamentale perché si arrivi ad approvare i ddl Gentiloni sulle tv e la legge sul conflitto di interessi. Non si tratta di leggi “muscolari”, ma ci consentirebbero di entrare in Europa, magari a metà classifica...Su questo il Pd dovrebbe caratterizzarsi, sfidare le opposizioni. Qualcuno nel centrodestra potrebbe collaborare...».

Lei crede che la tv sia una priorità per Veltroni?
«La sua proposta sull’amministratore unico per la Rai va in questa direzione: fuori i governi e i partiti dalla comunicazione, mai più un cda in cui ogni partito ha il suo consigliere di riferimento. Zapatero ci è riuscito».


Pubblicato il: 04.12.07
Modificato il: 04.12.07 alle ore 8.57   
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Titolo: Oliviero Beha - Aspettando Godot. Anzi la Rai
Inserito da: Admin - Dicembre 13, 2007, 07:14:53 pm
Aspettando Godot. Anzi la Rai

Oliviero Beha


Caro Petruccioli, oggi è un piccolo anniversario, forse non esattamente da celebrare ma da commemorare (letteralmente “fare memoria insieme”) certamente sì. Sarà infatti passato un anno da quando attraverso questo giornale le ho inviato una lettera aperta in cui descrivevo come da titolo in prima pagina «La mia giornata da dimenticato alla Rai».

Come allora anche oggi debbo premettere che non si tratta “solo” di un fatto personale, altrimenti non abuserei di questo spazio. Perché il mio interlocutore continua a essere il capo della più importante azienda culturale di comunicazione del Paese. Culturale se ha contenuti culturali da comunicare, di comunicazione se li sa e/o li vuole comunicare. Senza uno dei due corni crolla tutto.

Questo suggerisce una prima domanda. La Rai è ancora un’azienda culturale (di cultura antropologicamente intesa, naturalmente, alta, bassa e a mezz’altezza, non penso per forza a Kant ma a trasmissioni che ci facciano conoscere e capire la realtà circostante)? E ammesso che abbia un contenuto culturale accertato, come lo comunica? Fa cioè girare idee, riflettere le persone che la seguono in tv, alla radio, sul suo teoricamente assai competitivo (cfr. il blog di Beppe Grillo...) sito internet, accrescere la consapevolezza degli italiani dalla politica alla cronaca, dallo sport allo spettacolo grazie ad associazioni logiche e informazione corretta e il più possibile completa, ecc.? Detto ancora più chiaramente: a che serve e a chi serve oggi la Rai?

Lo so, starà pensando che sono domande ingenue, che in qualche maniera ricalcano una serie di interrogativi che le ponevo vanamente già un anno fa proprio qui.

Tra l’altro chiedevo lumi sulla rivisitazione operativa dell’editto di Sofia e del trio espulso felicitandomi per un Santoro fortunatamente di nuovo in video. E nutrivo una certa qual apprensione sul rapporto dell’Azienda con la politica, cioè con i partiti e con le istituzioni che sempre di più mi dicono coincidere addirittura fisicamente quando si è parlamentari, Presidenti di Commissione magari di Vigilanza e Indirizzo sulla Rai e poi Presidenti di quest’ultima come per merito ed avventura è capitato a Lei, Petruccioli.

Ma sono domande che credo continuino legittimamente a formicolare nella mente di molta gente, specie nella mente di uno che non viene impiegato e - come si dice- ha più tempo per pensare. Un anno in più, dunque, trascorso assai diversamente per me e per Lei, cioè per la Rai, cioè per la relazione determinante tra realtà e informazione (formazione? deformazione?) che essa configura.

Prendiamo in due battute il mio, di anno. Come allora, e ormai vado per il quarto anniversario, la mia giornata aziendale è vuota. Sì, parlo con i colleghi e posso testimoniare senza estremizzarlo il loro grado di rassegnazione e impotenza a migliorare le cose, mescolato a un sanissimo, forse troppo sano istinto di conservazione (del lavoro, se c’è, dello stipendio, del “glamour” di far parte della Rai e della sua storia, “glamour” meno accentuato se si tratta della sua cronaca). Fa il paio con i sentimenti più gettonati nel Paese in qualunque campo. Che vuoi fare, va così, è il versetto talmudico sulla fronte italiana sempre più bassa.

Ma anche alla Rai a rischio effetto-Alitalia qualcuno non demorde. Lungi da me dar pagelle, non avendone né la capacità né la vocazione, ma insomma basta prendere ad esempio la sensibilità anche ultimamente dimostrata da Rai Tre e dal Tg3 sul tema politicissimo delle “morti bianche” (e più in generale la programmazione di Rai Educational, per restare alla tv in chiaro che per il Paese del canone è ancora la vera materia prima in discussione) per verificare che queste isole ci sono. E le maestranze, specie di penultima generazione, sono per lo più singoli e gruppi di valore,che se rimotivati (ma non a parole bensì con gli esempi) riporterebbero in auge l’Azienda.

Lo dice benissimo Loris Mazzetti nel suo «Il libro nero della Rai», prefato dall’ora compianto Biagi cui si poteva far passare meglio l’ultimo lasso di vita.

Poi a riempire gli occhi dello scrivente meteco audiovisivo quasi ogni giorno c’è la visita di una o più scolaresche a Saxa Rubra, introdotte a visitare il plastico della struttura neanche fossero i Musei Vaticani. Inquieto come sono per l’immaginario di quei ragazzini, in fondo niente di più che il futuro di questo Paese, cui viene illustrato con sussiego «qui c’è il tal Tg, qui fanno Uno Mattina», cc. senza ovviamente nulla dire di come funziona il meccanismo (non viene spiegato ai loro genitori, figuriamoci ai figli...), una volta ho chiesto a una giovane supplente d’accompagnamento se era interessata a una comparsata - che so - a «La vita in diretta». «Magari», mi ha risposto con una gratitudine sognante. E alè, anche la scuola è sistemata...

Per il resto, veda, Petruccioli, comincio a perdere le speranze che Lei mi riceva, come Le scrivevo un anno fa riferendomi a un appuntamento promesso “ad horas” nel giugno 2006. Nel frattempo ho vinto la terza causa di lavoro e vado per la quarta, ho fatto in tempo a conoscere il Direttore Generale, Cappon, uomo gentile, assai meno buffo di Meocci e mi auguro meno costoso per l’erario e le nostre tasche, ho assistito a qualche tornatuccia di nomine mi dicono con le stesse regole cencellesche, conscio di non essere in grado di carpirne gli “arcana” anche se hanno provato a sbattermeli in faccia, ho fatto qualche altra propostina progettuale che mi ha garantito sguardi di rispetto ma mai risposte,e ho atteso con fiducia la nuova stagione.

Con il ricordo commosso per quando, un paio d’anni fa, di questi tempi mi veniva detto da più parti: «Adesso che Prodi vince le elezioni hai finito di soffrire, vedrai», dove il vedrai aveva una desinenza beneaugurante modello mondovisione. Rispondevo allora che conoscendo i miei polli per me non sarebbe cambiato niente, e comunque che reputavo più che offensivo, un’autentica aggressione concettuale alla mia professione, l’idea che il mio lavoro dipendesse dal risultato elettorale. Se era così, e pare che per la maggioranza sia così, era/è ormai un lavoro finito. O meglio cambiato, essendosi palesemente mutato in altro.

Nel frattempo invece Lei e i vertici aziendali non vi siete annoiati: è stato un Luna Park. Basti pensare, senza andare troppo indietro in quest’anno che ho passato sotto di Lei ma senza di Lei, alla faccenda “Rai-Mediaset”. Chi l’avrebbe mai detto (forse qualche autore di libri che conosciamo entrambi...)?

Eppure è scoppiata. E quando nel turbine della polemica per la disdetta di un invito a un impressionista del Giornale ad Annozero di Santoro,ai primi di novembre,Lei aveva scritto un editoriale su Repubblica dedicato alla Sua «Rai senza censura»? Come essere in disaccordo? Peccato non abbia potuto affrontare il tema con Lei di persona. Glielo dico da qui. Per non parlare poi della saga del Consigliere Nuovo e del Consigliere Vecchio, cioè Fabiani e Petroni, questione che ancora credo turbi l’apice della Rai.

Sempre dal modestissimo ridotto di osservazione che mi è stato riservato, la sensazione ricorrente è che si assista al gioco dei gusci di noce e del pisello. Sa, vero?, i tre gusci (o nove, è uguale ed è anche più facile farlo con un minimo di destrezza da parte dell’Azionista) da ruotare per non far capire sotto quale di essi sia il pisello. Mi domando infatti sotto quale guscio sia ancora l’Azienda, il suo impegno, il suo compito, la sua responsabilità, e soprattutto se ci sia ancora, l’Azienda, dico il suo spirito (la sua “mission”, la sua “vision”... come si esprimono al marketing). Oltre il derby maggioranza-opposizione, intendo, cui siamo tutti avvezzi da sempre o quasi.

Insomma, buon compleanno epistolare, Presidente: mi perdonerà se oso inviarle, da Abate Faria aziendalista non ancora Conte di Montecristo nella sua nicchia priva di ironia, i migliori auguri di buon lavoro.

www.olivierobeha.it


Pubblicato il: 13.12.07
Modificato il: 13.12.07 alle ore 8.18   
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Titolo: Natalia Lombardo - Saccà ammette. E si difende: a Berlusconi ho anche detto ...
Inserito da: Admin - Dicembre 13, 2007, 07:16:01 pm
Saccà ammette. E si difende: a Berlusconi ho anche detto tanti no

Natalia Lombardo


Che Agostino Saccà, potente direttore di RaiFiction, sia vicino a Silvio Berlusconi è cosa nota: lui stesso disse con orgoglio che tutta la sua famiglia ha votato da sempre Forza Italia. Ieri, dalle pagine di Repubblica, è partita una vera «bomba»; se i contenuti venissero confermati dalle carte processuali richieste dalla Rai, Saccà potrebbe essere sospeso dal suo incarico come è avvenuto per Deborah Bergamini (sempre di conflitti d'interesse si tratta, di un dirottare «l'attenzione verso un leader politico», dicono ai piani alti di Viale Mazzini).

Saccà non è indagato ma si ritiene, dicono negli ambienti a lui vicini, «oggetto di tentata corruzione»; avrebbe però fatto da tramite con «l'amico Fuda» per convincerlo a fare «un'assenza» dall'aula di Palazzo Madama, a compiere una distrazione fatale per il governo Prodi, con ampie promesse di ricompensa al prossimo giro elettorale.

Nelle stanze di RaiFiction in effetti non si smentisce nulla, ma si tende a far prevalere la tesi dei «tanti no detti a Berlusconi». Sull'aspetto meno rilevante delle raccomandazioni, l'eterno peccato che a Viale Mazzini non fa troppa impressione. Quelle «segnalazioni» che l'ex premier avrebbe fatto all'amico Agostino. I «no» pronunciati dal direttore sarebbero quelli alle parti da assegnare alle quattro attrici «segnalate» da Silvio: Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti (che sarebbe la figlia di un medico molto vicino all'ex premier, secondo un testimone). Nomi che il direttore Saccà avrebbe fatto vagliare con dei normali «provini» dalle strutture adepte; poi, magari perché non adatte al ruolo, le ragazze non hanno superato la prova. Nessun contratto alle attrici, precisa il legale di Saccà «dopo le segnalazioni dell'on Berlusconi». Il quale, (come conferma tra il serio e il faceto lui stesso) avrebbe segnalato anche tre o quattro uomini, tutti bocciati ai provini... La Manni, secondo quanto scritto dal quotidiano in base alle intercettazioni, «mi è stata segnalata da un senatore del centrosinistra che mi può essere utile per far cadere il governo», avrebbe detto il cavaliere a Saccà. La ragazza in questione avrebbe ottenuto una parte grazie al produttore, dicono a Rai Fiction.

Agostino Saccà è calabrese come Pietro Fuda, il senatore corteggiato da Silvio. Il direttore di RaiFiction non sembra nascondere neppure questo contatto (come se fosse la cosa più normale del mondo per un dirigente Rai), in nome della libertà di pensiero garantita dalla Costituzione. Fuda è amico del conterraneo Saccà, il quale lo avrebbe sondato (per far piacere a Berlusconi). Il senatore, secondo indiscrezioni uscite da RaiFiction, avrebbe detto quello che Repubblica ha scritto: «il suo cuore batte a destra ma per ora non vuole tradire la fiducia di Agazio Loiero», presidente della Calabria che sostiene il centrosinistra.
E poi la ricompensa di Berlusconi sarebbe stata a lungo termine per Saccà. Quel «ti aiuterò quando diventerai imprenditore...». Troppo vago per pretendere dei sì, sembrerebbe, quindi ecco che arriva «l'infinità di no detti a Berlusconi», spiegano negli ambienti vicini al direttore. Saccà, che è vicino al traguardo della pensione in Rai, sta già ponendo le basi del «Progetto Pegasus», aggregando piccoli produttori Tv ma anche pescando in Rai e Mediaset.

Agostino l'affabulatore, alla sua terra dedica da anni la fiction «Gente di mare» ma, avendo in mano un potentissimo mezzo di persuasione culturale massificata, durante il governo Berlusconi ha realizzato le ordinazioni delle varie forze della Cdl: così andò in onda la fiction sulle foibe, richiesta al congresso di An da Maurizio Gasparri, allora ministro della Comunicazione. E una fiction su Marinetti, compensata, già che è a governo il centrosinistra, da una su Di Vittorio in fase di realizzazione. Nelle telefonate Saccà avrebbe anche rassicurato Berlusconi: presto andrà in onda in prima serata la fiction su Federico Barbarossa, «pallino» di Bossi rilanciato dalla consigliera Bianchi Clerici (assillando il cavaliere...).


Pubblicato il: 13.12.07
Modificato il: 13.12.07 alle ore 13.31   
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