Titolo: Rino Giacalone Il candidato sindaco indagato per corruzione a Trapani non potrà Inserito da: Arlecchino - Giugno 17, 2017, 10:54:55 pm Il candidato sindaco indagato per corruzione a Trapani non potrà partecipare al ballottaggio
Era stato il più votato al primo turno con oltre 10 mila voti nonostante l’inchiesta Pubblicato il 17/06/2017 - Ultima modifica il 17/06/2017 alle ore 17:07 Rino Giacalone Trapani Il voto amministrativo a Trapani continua ad essere segnato dalle “sorprese”, non buone certamente perché nella sostanza le strategie politiche messe in atto da alcuni partiti, Forza Italia, Udc, liste civiche del centrodestra e Movimento Cinque Stelle, ossia disertare le urne del ballottaggio, puntano a rendere elezioni a vanvera quelle in corso. Due colpi in rapida successione hanno trasformato in killer politico sul voto trapanese il principale dei candidati accreditati, l’ex sindaco Girolamo Fazio. È stato il più votato al primo turno con oltre 10 mila voti, nonostante l’inchiesta sulle mazzette attorno al trasporto navale siciliano, indagato per corruzione e traffico di influenze, è finito ai domiciliari per due settimane in piena campagna elettorale. Fazio, che si è dimesso da deputato regionale (per far venire meno il pericolo di inquinamento delle prove e uscire dalla misura cautelare del divieto di dimora a Palermo), dapprima dopo rumorosi festeggiamenti ha annunciato, a meno di 48 ore dal superlativo risultato dell’11 giugno, la decisione di ritirarsi dalla corsa elettorale, con una dichiarazione politica e chiedendo ai trapanesi di non votarlo «per il bene della città», colpa la «gogna mediatica» conseguente all’inchiesta. Non ha ufficializzato il ritiro per assaporare una vendetta politica, per tagliare la strada al suo avversario diretto ed ex mentore, l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì, senatore e per la Dda di Palermo soggetto socialmente pericoloso a causa dei suoi contatti con i famigerati mafiosi Messina Denaro. Oggi alla scadenza del termine imposto ai candidati al ballottaggio per completare la squadra assessoriale, Fazio non ha rispettato l’obbligo e secondo legge perde il diritto a partecipare al ballottaggio che lo doveva vedere contrapposto al “dem” Pietro Savona, secondo più votato al primo turno. Fazio, come un ragazzino indispettito da una mancata vittoria si è preso il pallone e lo ha portato via interrompendo la partita. È fuggito via dall’infuocata Trapani, e non solo per via del meteo che fa segnare temperature estive, preferendo l’isola di Marettimo dove si è rifugiato, lontano da ogni clamore. Telefonino spento anche per i suoi più stretti collaboratori. Al turno del 25 giugno Trapani quindi avrà un solo candidato, Pietro Savona, ma non sarà mai una vittoria facile. La legge regionale che regola il voto in casi di questo genere prevede per la validità del voto il raggiungimento di due quorum, il primo quello della partecipazione alle elezioni della maggioranza assoluta degli aventi diritto (50 per centro più uno, al primo turno con 5 candidati a sindaco è stata del 59 per cento) e poi il candidato concorrente deve ricevere almeno il 25 per cento dei consensi. Elezioni in salita La strada dell’astensione è la scelta di Forza Italia, Cinquestelle e dall’Udc. Puntano a ottenere una nuova tornata elettorale, nella primavera del 2018, una strategia che sarebbe stata pianificata anche dopo un summit al Senato tra il senatore di Forza Italia D’Alì e il senatore trapanese pentastellato Santangelo. I diretti protagonisti negano. Ma c’è chi li ha visti colloquiare alla buvette di Palazzo Madama. A Trapani ha alzato bandiera bianca anche l’Udc Mimmo Turano, «per me questa campagna elettorale maledetta è finita qui». I «manovratori» dunque da par loro hanno scelto, l’ultima parola ai trapanesi. Savona spera siano indisposti a seguire i calcoli fatti «sulla loro pelle», sottolinea. «Ho una forte preoccupazione per la città - dice Savona - oggi c’è chi sfacciatamente e senza pudore politico ma dico anche morale vuole vietare un voto in libera coscienza, vogliono far perdere non Savona ma la democrazia. Senza eleggere un sindaco la città andrebbe verso un commissariamento, ed è noto che le gestioni commissariali per loro natura non sono conciliabili con il fare scelte determinati, mentre Trapani attende il riscatto e il rilancio». Da Roma il commissario dell’antimafia on. Marco Di Lello ha fatto arrivare un messaggio a Savona e alla città: «Solidarietà ai trapanesi impegnati in una battaglia di civiltà, democrazia e legalità contro chi ha voluto trasformare la campagna elettorale in uno scontro tra candidati fortemente sotto inchiesta, Fazio e D’Alì». Elezioni trasformate in farsa Intanto Savona e i suoi collaboratori si preparano non solo ad alzare i toni della campagne elettorale per portare al voto la maggioranza degli elettori, ma anche per difendere il diritto a partecipare al ballottaggio senza paletti. Una memoria è stata presentata alla commissione elettorale contestando un mancato coordinamento legislativo tra le norme regionale e nazionale, se la risposta sarà negativa è pronto un ricorso urgente al Tar. E Trapani intanto in silenzio rischia di farsi sfilare da sotto le mani il diritto ad avere una amministrazione democraticamente eletta. Se il sindaco non fosse eletto, Trapani avrà un Consiglio comunale, quello eletto l’11 giugno, che però decadrà nel momento in cui si tornerà a votare per il primo cittadino. Licenza Creative Commons Alcuni diritti riservati. 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