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Titolo: ALBERTO CUSTODERO. Bufale in Rete, proposta Grillo Una giuria popolare per ...
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 03, 2017, 08:49:58 pm
Bufale in Rete, proposta Grillo: "Una giuria popolare per 'smascherare' media"
Mentana: "Querelo, offesa non sanabile". Critiche bipartisan, Fi: "Vuole imporre la mordacchia ai media". Pd: "Somiglia a Paolini".
Si: "Suo modello Erdogan". Fnsi: "Linciaggio mediatico contro tutti i giornalisti"


Di ALBERTO CUSTODERO
03 gennaio 2017

ROMA - "Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali". È la proposta avanzata da Beppe Grillo sul suo blog. Ma per questo suo post dal titolo "Una giuria popolare per le balle dei media" sarà querelato dal direttore del tg La7, Enrico Mentana. Critiche bipartisan dal mondo politici. Interviene l'Fnsi.

Mentana: "Offesa non sanabile". "In attesa della giuria popolare - annuncia su Facebook il direttore del tg La7 - chiedo a Grillo di trovarsi intanto un avvocato. Fabbricatori di notizie false è un'offesa non sanabile a tutti i lavoratori del tg che dirigo, e a me che ne ho la responsabilità di legge. Ne risponderà in sede penale e civile". Sul blog beppegrillo.It l'accusa - generica - lanciata dal leader del M5s è accompagnata da un fotomontaggio di testate giornalistiche che comprende il logo del telegiornale diretto appunto da Mentana.

Critiche bipartisan dalla politica. L'iniziativa di Grillo ha suscitato critiche bipartisan da parte del mondo della politica. Per il senatore di Forza Italia, Francesco Giro, "Grillo vuole imporre la mordacchia alla stampa e ai tg. Prima assolve tutti gli indagati del suo Movimento e ora vuole colpire i giornalisti: sembra terrorizzato dallo tsunami che presto si abbatterà sul Campidoglio". "Minculpop 2.0", dice il deputato forzista Luca Squeri. Per Stefano Pedica, deputato pd, il leader 5 Stelle "più tempo passa più somiglia a Paolini, il disturbatore televisivo. Ma i nuovi giudici dovranno prima giurare sul Codice comico del M5s o su quello del mago Otelma?". Vanna Iori, deputata dem: "Grillo censore, pericolosa deriva oscurantista". Arturo Scotto, capogruppo di Sinistra italiana alla Camera, chiede: "Grillo spieghi se suo modello è Erdogan".

Fnsi: "Linciaggio mediatico". "Se fosse approvata la proposta di Grillo l’Italia non occuperebbe più il 77°, ma il 154° posto nella classifica sulla libertà di stampa nel mondo". È il commento del segretario generale e del presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti. "Quello che il leader del M5s fa finta di non capire - aggiungono - lanciandosi in un linciaggio mediatico di stampo qualunquista contro tutti i giornalisti, è che sono le minacce e le intimidazioni, come quelle che lui velatamente lascia trasparire, a far precipitare il Paese nelle classifiche internazionali".

L'allarme bufale o fake news. Dopo le elezioni americane e la vittoria di Donald Trump, il dibattito si è intensificato. Le false notizie sui social - fake news o bufale - sono trattate oggi alla stregua di una minaccia contro la democrazia. Nei giorni scorsi Grillo aveva attaccato il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella che al Financial Times, a proposito delle bufale nel web, aveva parlato della necessità di "una rete di organismi nazionali indipendenti capace di identificare e rimuovere le notizie false". "Post verità nuova inquisizione", era la dura critica del leader 5 Stelle al quale il capo dell'Antitrust aveva replicato sostenendo: "Nessuna censura, la Rete deve essere credibile". Ora il cofondatore del Movimento, estremo difensore della Rete senza regole e della democrazia in Rete, torna sull'argomento rilanciando le accuse (di pubblicare bufale) a giornali e tv.
   
Grillo: "Se notizia falsa direttore si scusi". Ecco i passi principali del post sul blog di Beppe Grillo dal titolo "Una giuria popolare per le balle dei media". "Se una notizia viene dichiarata falsa - si legge - il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo. Così forse abbandoneremo il 77mo posto nella classifica mondiale per la libertà di stampa", spiega Grillo.

Grillo: "Tutti contro Internet". "Prima Renzi, Gentiloni, Napolitano e Pitruzzella, poi il ministro della Giustizia Orlando e infine il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno", prosegue Grillo nel suo blog. "Tutti puntano il dito sulle balle che girano sul web, sull'esigenza di ristabilire la verità tramite il nuovo tribunale dell'inquisizione proposto dal presidente dell'Antitrust. Così il governo decide cosa è vero e cosa è falso su Internet".

Grillo: "Chi pensa alle balle di giornali e tv?". "E alle balle propinate ogni giorno da tv e giornali - continua il leader 5 Stelle - chi ci pensa? Il quotidiano La Stampa ha diffuso un articolo sulla fantomatica propaganda M5s capitanata da Beatrice Di Maio, notizia ripresa da tutti i giornali e i tg, poi si è scoperto che era tutto falso. La Stampa non ha chiesto neppure scusa - sottolinea il cofondatore del Movimento - e nessuna sanzione è stata applicata nei suoi confronti, né degli altri giornali e telegiornali che hanno ripreso la bufala senza fare opportune verifiche.

Grillo: "La bufala di oggi". "Poi fresca di oggi - continua Grillo - la bufala in prima pagina del Giornale di Berlusconi: 'Affari a 5 stelle. Grillo vuole una banca'. Una falsità totale che stravolge un fatto vero, ossia che Davide Casaleggio ha accettato di incontrare l'Ad di una banca online che ha ricevuto vari premi per l'innovazione tecnologica utilizzando il web per scambiare esperienze e idee sula Rete e sulle sue possibilità, così come incontra decine di aziende innovative. Capite come lavorano i media?" Insomma, conclude Grillo, "i giornali e i tg sono i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate".


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03 gennaio 2017

DA - http://www.repubblica.it/politica/2017/01/03/news/m5s_proposta_grillo_una_giuria_popolare_per_smascherare_media_-155334540/?ref=HREA-1


Titolo: Bufale online, nuova polemica dopo le parole dell’Antitrust.
Inserito da: Arlecchino - Gennaio 03, 2017, 08:51:51 pm
Bufale online, nuova polemica dopo le parole dell’Antitrust.
Beppe Grillo: “Volete l’inquisizione”   

ANSA
Pubblicato il 30/12/2016
Ultima modifica il 31/12/2016 alle ore 07:43

Una rete di agenzie pubbliche dei Paesi Ue contro le `bufale´ online che fissino regole per evitare che la rete continui a essere una sorta di Far West. Lo propone il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, in un’intervista al Financial Times, provocando la reazione furiosa di Beppe Grillo, che sul suo blog associa Pitruzzella a Gentiloni e Renzi, definendoli «i nuovi inquisitori del web», desiderosi di «un tribunale per controllarlo e condannare chi li sputtana».

L’obiettivo del ragionamento di Pitruzzella è lottare contro la diffusione in rete delle notizie false. A suo giudizio, questa opera di smascheramento delle bufale è più efficace se viene affidata agli Stati. «Ritengo che dobbiamo fissare queste regole e che spetti farlo al settore pubblico», aggiunge il presidente dell’Autorità, evidenziando che gli utenti continuerebbero «a usare un Internet libero», ma beneficerebbero di un’entità «terza», indipendente dal governo, «pronta a intervenire rapidamente se l’interesse pubblico viene minacciato». «La post-verità - è la tesi centrale di Pitruzzella - è uno dei motori del populismo ed è una minaccia per le nostre democrazie». Ma è proprio sul tema del controllo della rete che Grillo sferra il suo attacco: «Vogliono fare un bel tribunale dell’inquisizione, controllato dai partiti di governo, che decida cosa è vero e cosa è falso». In serata, Pitruzzella torna sull’argomento su Skytg24: «La mia non è una proposta volta a creare forme di censura, ma a rafforzare la tutela dei diritti nella rete». Contro Grillo, il Presidente del Pd, Matteo Orfini: «Caro Beppe Grillo. Nessuno attacca la rete. Attacchiamo i cialtroni che la inondano di bufale e bugie. A proposito, ne conosci qualcuno?».

Un tema, quello delle fake news, centrale nel dibattito in Usa, soprattutto dopo il trionfo di Trump, ma che è stato rilanciato di recente anche in Italia dalle più alte cariche istituzionali. Dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, al capo dello Stato, da Giorgio Napolitano sino allo stesso premier ieri, tutti loro hanno espresso le loro preoccupazioni circa il clima violento e incontrollato che si sviluppa sui social, che spesso arriva a produrre odio e violenza. A tutti loro, Grillo replica secco, ritagliandosi il ruolo di difensore dell’autonomia del web. «Il premier fotocopia Gentiloni ieri ha detto che gli strappi nel tessuto sociale del Paese sono causati anche da Internet. Per il sempregrigio Napolitano «la politica del click è mistificazione». Renzi è convinto di aver perso il referendum per colpa del web. I travestiti morali - prosegue l’ex comico - sono abituati alla TV, dove se vai con una scheda elettorale falsa i giornalisti ci credono, ma se lo fate sul web i cittadini ve lo dicono che siete dei cazzari, non prendetevela». E il post si chiude con un avvertimento: «Questo Blog non smetterà mai di scrivere e la Rete non si fermerà con un tribunale. Bloccate un social? Ne fioriranno altri dieci che non riuscirete a controllare. Le vostre post-cazzate non ci fermeranno».

Al di là della polemica, anche l’esecutivo si sta occupando concretamente di questo tema. Ma già emergono alcuni dissapori. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha proposto «la responsabilizzazione dei social network nel contrasto alla propaganda d’odio», chiedendo la «rimozione di quei contenuti che inneggiano a comportamenti violenti o a forme di discriminazione». In una lettera al Foglio, la replica del sottosegretario con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli che avverte: «I milioni di cittadini che tutti i giorni usano Facebook o Youtube sanno benissimo come funzionano Facebook o Youtube e non credo accetterebbero l’idea che qualcuno preventivamente decidesse cosa pubblicare e cosa censurare».

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