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Titolo: La rivolta della comunità cinese a Sesto Fiorentino: due arresti
Inserito da: Arlecchino - Luglio 01, 2016, 05:49:44 pm
La rivolta della comunità cinese a Sesto Fiorentino: due arresti
Fermato il titolare della ditta sottoposta a controlli e un connazionale che avrebbe impedito l'uscita delle ambulanze bloccando il cancello del capannone

Di LUCA SERRANO', GERARDO ADINOLFI e LAURA MONTANARI

30 giugno 2016
La rivolta della comunità cinese dell'hinterland fiorentino si è conclusa con due arresti dopo un pomeriggio e una notte di tensione, scontri, lanci di oggetti, sassi e segnali stradali. Questa mattina i carabinieri hanno arrestato per resistenza a pubblico ufficiale il titolare dell'impresa di Sesto Fiorentino, alla periferia di Firenze, dove l'Asl stava svolgendo i controlli, e che avrebbe tentato di impedire l'ispezione e un altro connazionale, che dopo i primi disordini nel capannone, avrebbe cercare di impedire l'uscita di mezzi e ambulanze bloccando il cancello e aprendo il portellone di una delle ambulanze.

Una dinamica, però, ancora tutta da chiarire con gli accertamenti portati avanti anche dalla Digos. La situazione a Sesto Fiorentino ora è tornata alla normalità. I cinesi che hanno dato vita alla rivolta a cui sono seguiti tafferugli sono stati dispersi dalla polizia e altri si sono allontanati da soli nelle vie limitrofe a piazza Marconi intorno alle 2 di notte. Dopo l'ultima carica sono rimasti contusi in modo lieve due poliziotti e un carabiniere. La protesta era cominciata verso le 18 di ieri sera con i primi tafferugli tra agenti e alcune decine di cinesi ed ha poi assunto toni concitati con il passare delle ore.

Tutto è partito durante i controlli dell'Asl a un capannone alveare di 50 ditte cinesi. E la miccia è stata l'accusa fatta da un cittadino orientale secondo cui i carabinieri avrebbero fatto cadere a terra suo figlio, di 10 mesi, ferendolo.  Per le forze dell'ordine, invece, il bambino sarebbe stato usato "come scudo". La versione della comunità è però completamente differente. I cinesi raccontano che il nonno, con in braccio il bambino di 10 mesi, avrebbe tentato di uscire dal capannone ma è stato fermato dai carabinieri. Alla richiesta dei documenti avrebbe reagito male forse mordendo l'agente. Da lì è partita la protesta, con un gruppo di 300 cinesi che ha chiuso i cancelli del capannone. Poi il lancio di oggetti, la carica di alleggerimento e l'arrivo in piazza di altre persone.

"Bisogna distinguere i due momenti della reazione - spiega Angelo Hu, consigliere comunale a Campi Bisenzio per Sinistra Italiana -  la prima è scattata quando un cinese ferito, il nonno del bambino, che era apparentemente più grave degli agenti colpiti è stato soccorso dopo 20-30 minuti dopo. Questo ha generato un momento di rabbia. Così sono stati chiusi i cancelli della fabbrica, per chiedere di soccorrere anche l'anziano ferito".
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A sera erano circa mille i cinesi all'esterno del capannone con un funzionario del consolato che ha cercato di sedare gli animi. Ma non è bastato. All'1.30 nuovi scontri: un gruppo di cinesi, secondo quanto spiegato dalla Digos, ha cominciato a litigare con altri connazionali. Nella calca sono entrati a contatto con i reparti schierati che li hanno spinti via. Tanto sarebbe bastato per scatenare una sassaiola di calcinacci, bottiglie, barattoli di cibo aperti. E una nuova carica della polizia.
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30 giugno 2016

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