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Titolo: Terapia shock Bce: cosa cambia per mutui, depositi e prestiti
Inserito da: Arlecchino - Marzo 19, 2016, 05:08:36 pm
Terapia shock Bce: cosa cambia per mutui, depositi e prestiti
Dalla Bce forti incentivi per le banche a finanziare famiglie e imprese.
Il taglio dei tassi dei depositi farà scendere ancora l’Euribor e quindi i mutui a tasso variabile


Di Maximilian Cellino e Andrea Franceschi

1. Terapia shock Bce / Vantaggi per chi ha il mutuo variabile

«I tassi di interesse resteranno ai livelli attuali o inferiori per un prolungato periodo di tempo, ben oltre l'orizzonte temporale del nostro piano di riacquisti». Le parole che Mario Draghi ha pronunciato ieri nella conferenza stampa successiva alla riunione dovrebbero suonare rassicuranti alle orecchie di chi ha un mutuo variabile e spostare su di esso l'attenzione di chi si accinge a stipularlo. Naturalmente la scelta dipende da numerosi fattori, non ultima la situazione reddituale di una famiglia, ma chi sceglie il variabile può ragionevolmente pensare di non veder aumentare la rata almeno per i prossimi 3 o 4 anni.

Sotto l'aspetto strettamente pratico, la decisione di abbassare a zero il tasso di rifinanziamento principale riduce automaticamente di 5 centesimi gli interessi che devono pagare i rari mutuatari che hanno scelto un prodotto legato a questo parametro. In modo quasi analogo, il taglio del tasso sui depositi dovrebbe abbassare ulteriormente l'Euribor a 3 mesi e portarlo verso -0,25%, livello che secondo gli analisti di Barclays Research è coerente con una deposit facility a -0,40 per cento. In ogni caso si tratta di spiccioli su rate che già di per se sono ai minimi storici.

Più difficile è invece stabilire l'impatto sugli spread applicati ai mutui futuri. Teoricamente la riduzione dei tassi mette ancora più in difficoltà i conti economici delle banche, che saranno costrette ad agire su altre leve per migliorare la redditività. Al tempo stesso però le norme per le nuove operazioni di rifinanziamento Tltro, che prevedono tassi agevolati fino a -0,40% per gli istituti virtuosi che concederanno più credito, dovrebbero mitigare l'effetto e favorire la concessione di nuovi prestiti. Il 2015 si è chiuso con nuove erogazioni per quasi 50 miliardi di euro in Italia, molte delle quali sono legate però a prodotti per surroga: una tendenza da consolidare.

2. Terapia shock Bce / Si riduce la remunerazione dei risparmi
Deposit facility. Si chiama così in gergo il tasso ufficiale sui depositi che indica la remunerazione che la Bce garantisce alle banche che parcheggiano nei suoi conti la liquidità in eccesso. Come il tasso ufficiale di riferimento condiziona i criteri di erogazione di mutui e prestiti così la deposit facility si riflette sul tasso a cui mediamente le banche remunerano i conti deposito. La decisione della Bce di portare questo tasso in territorio negativo a giugno del 2014 per tagliarlo più e più volte per portandolo ieri a un nuovo minimo storico di -0,4% ha costretto le banche a ridurre significativamente i tassi sui conti deposito. Se non azzerarli come, secondo quanto scrivono gli analisti di Credit Suisse, è successo al 60% del totale dei depositi nelle banche europee.

I tassi negativi sono un costo per le banche ma è difficile che le banche decidano di trasferire questo costo ai correntisti adottando tassi negativi sui conti deposito perché rischiano una fuga di depositi. Di certo è assai difficile che i correntisti possano vedere la remunerazione dei propri conti correnti salire in questo contesto. Gli istituti di credito tradizionali non offrono più tassi competitivi e oggi per trovare rendimenti interessanti bisogna scegliere altre strade. «Una - spiega Manfredi Urciuoli responsabile comunicazione di ConfrontaConti.it - è quella di affidarsi a istituti di credito poco solidi patrimonialmente che hanno attraversato periodi critici e cercano di raccogliere capitale attirando i clienti con rendimenti interessanti».

Due nomi potrebbero ad esempio essere Banca Marche (uno degli istituti di credito messi in sicurezza con il decreto “salva-banche” varato dal governo lo scorso anno) e Monte Paschi, molto attiva in questo campo con la sua banca online Widiba. «L'altra alternativa è quella di rivolgersi quelle banche che hanno un modello di business meno tradizionale e più redditizio e che, per questa ragione, possono permettersi di offrire i tassi in genere più alti della media» prosegue Urcioli che cita i casi di Banca Ifis e di Ibl. La prima opera nel mercato delle sofferenze bancarie e l'altra è attiva nel business dei prestiti personali e della cessione del quinto.

3. Terapia shock Bce / Per le aziende finanziamento agevolato «Tltro»
In questi giorni diversi analisti hanno messo in luce i rischi connessi all'ulteriore abbassamento dei tassi sui depositi, misura fortemente attesa dai mercati e poi effettivamente annunciata ieri dalla Bce. La remunerazione sui depositi, portata a -0,4% è un costo per le banche che di fatto si trovano a pagare la Bce per parcheggiare la liquidità in eccesso nei suoi forzieri. Un costo che mette a dura prova la redditività degli istituti di credito. Fare margini in questo contesto è molto dura. E posto che difficilmente le banche decideranno di scaricare sui correntisti il costo di questa misura applicando tassi di interesse negativi sui conti deposito pare inevitabile intervenire su altre fonti di ricavo.

Alzando le commissioni bancarie ad esempio. O addirittura restringendo i criteri di finanziamento a famiglie e imprese. Cioè alzando gli spread su mutui e prestiti alle imprese. In altre parole facendo l'esatto opposto di quanto la Bce vorrebbe che loro facessero: rendere più difficile l'accesso al credito. Un paradosso visto che la ratio delle misure espansive della Bce sarebbe proprio quella di favorirlo. Eppure un rischio reale considerando che proprio questo è successo in due Paesi che hanno adottato i tassi negativi: Svezia e Danimarca. Consapevole di questo rischio Mario Draghi ha voluto introdurre un meccanismo compensativo attraverso una nuova tornata di finanziamenti agevolati al settore bancario Tltro vincolati al credito all'economia reale.

Il tasso a cui le banche potranno ottenere questi fondi da erogare alle imprese potrebbe arrivare ad essere negativo (-0,4%) per cui di fatto la Bce si trova a pagare le banche per finanziare le imprese. Per capire quale sarà l'impatto reale di questa misura bisognerà vedere il grado di partecipazione delle banche. Ma visti i termini molto favorevoli c'è da attendersi un buon riscontro. Di fatto per le imprese a caccia di finanziamenti il quadro è assai favorevole. È probabile quindi che il tasso medio di finanziamenti bancari alle imprese, che in Italia sono scesi dal 3,6 al 2,7% dal 2014 al 2015, possano subire un'ulteriore sforbiciata.

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