Titolo: Renzi: «Fermiamo i delinquenti, avanti con l’Expo. Fiducia in Sala» Inserito da: Admin - Maggio 15, 2014, 04:46:34 pm Audizione di Giuseppe Sala alla commissione Antimafia
Renzi: «Fermiamo i delinquenti, avanti con l’Expo. Fiducia in Sala» Il premier sceglie Cantone, capo dell'autorità anticorruzione: sarà il garante della manifestazione. L'imprenditore Maltauro ha ammesso lo scambio di mazzette Di Redazione Milano online «L'Expo è una grandissima opportunità e io preferisco perdere qualche punto nei sondaggi piuttosto che fermare questa occasione di investimenti per l'Italia. Si fermano i delinquenti ma non i lavori». Così il premier Matteo Renzi alla vigilia dell'incontro di martedì con i vertici e le istituzioni per il rilancio di Expo. «L'Expo è una grandissima opportunità per gli italiani. In tanti mi dicono "non mischiare la tua faccia che è pulita con questi". Io preferisco rischiare di perdere qualche punto nei consensi e non perdere una grande opportunità. Non si devono fermare lavori, si devono fermare delinquenti», ha detto Renzi, ribadendo di avere «assolutamente» fiducia in Giuseppe Sala, commissario dell'Expo. Cantone e la task force Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anti corruzione, è stato chiamato da Renzi a vigilare sui lavori di Expo con una task force. «Rinunciare all'Expo? Soprattutto adesso significherebbe dimostrare che l'illegalità vince», ha detto lunedì mattina a «24 Mattino» su Radio 24. «Dire no all'Expo - ha aggiunto - non a priori ma proprio ora significa dimostrare che siccome ci sono fenomeni corruttivi vasti, lo Stato non è in grado di porvi un argine». «Io quando faccio qualcosa non la faccio mai solo a livello formale. Non ho nessuna attenzione a svolgere attività di tipo manageriale e non ne avrei capacità, quindi il mio ruolo compatibile sarebbe evidentemente di controllo, verificherò e accerterò. Devo ancora capire cosa intende il presidente del consiglio per "task force" per poi capire quale è il mio lavoro», ha poi spiegato Cantone, in diretta su Tgcom24. Sala: «Avevo dato fiducia a Paris» Il commissario di Expo, Giuseppe Sala, in audizione alla commissione Antimafia ha parlato dei suoi rapporti con Angelo Paris, il manager di Expo2015 arrestato giovedì, e della questione della sua sostituzione. «Abbiamo un nome del sostituto di Paris, ne parleremo domani con il presidente del Consiglio», ha detto. «Ad Angelo Paris ho dato fiducia - ha aggiunto Sala - non ho sospettato che potesse tenere certi tipi di comportamento». Paris, ha ricordato Sala, «fece parte del comitato di candidatura, aveva lavorato su questo progetto, era stato scelto dall'ex sindaco Moratti. Aveva fatto un lavoro molto importante su Torino 2006» e quindi «era una persona esperta su questo tipo di eventi». «Mai assunto raccomandati» A proposito degli arrestati, Sala ha riferito: «Mai parlato con questi personaggi, né ci avrei mai parlato: sarebbe un'ingenuità avere relazioni con personaggi tristemente noti sul territorio lombardo, e non solo. Chi fa il mio lavoro e ha la mia immagine, è difficile che riceva pressioni in maniera diretta». «Sto a quello che dice la Procura - ha rimarcato Sala - ad oggi le gare apparentemente non sono state condizionate, ma l'attenzione è alta». «I controlli e il sistema di verifica di Expo sono molto importanti», ha proseguito Sala spiegando: «non sono riuscito a organizzare una gara senza avere ricorsi». «Ma la cosa certa, dimostrata dai fatti che posso dire a testa alta è che non ho mai assunto una persona che mi sia stata raccomandata politicamente». Gli interrogatori I pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio e il gip Fabio Antezza hanno iniziato lunedì mattina gli interrogatori dei protagonisti della cosiddetta «cupola degli appalti», infiltrata in Expo e attiva anche nel settore della sanità lombarda. Tra gli altri è stato sentito Enrico Maltauro, imprenditore vicentino, finito in carcere giovedì scorso assieme all'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, all'ex funzionario Pci Primo Greganti, all'ex senatore Fi-Pdl Luigi Grillo, all'ex esponente ligure dell'Udc Sergio Cattozzo e al manager di Expo Angelo Paris. Le ammissioni Maltauro, in sintesi, ha ammesso i fatti «nella loro materialità» così come sono stati contestati (peraltro, lo scambio di mazzette era stato filmato), ma si è riservato di chiarire la sua posizione a breve in uno o più interrogatori davanti ai pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio. Rispondendo al gip Fabio Antezza, nel carcere di Opera, davanti anche ai pm, a precisa domanda del giudice Maltauro non ha negato i fatti contestati ed anche, peraltro, filmati dagli investigatori. Ma ha aggiunto anche di volerli spiegare in un interrogatorio che verrà concordato con la Procura nei prossimi giorni. Da quanto è stato riferito, poi, l'imprenditore, difeso dagli avvocati Paolo Grasso e Giovanni Dedola, ha fatto un inquadramento generale della sua carriera di imprenditore e ha sostenuto che con Cattozzo aveva un rapporto professionale. L'avvocato ha precisato che, pur «ammettendo i fatti», il suo assistito nega di avere fatto parte di un'associazione a delinquere che pilotava gli appalti, tra cui alcuni relativi a Expo. Nei prossimi giorni, «forse già domani davanti ai pm», l'imprenditore «si è riservato di chiarire la sua posizione». Sempre stando a quanto riferisce il legale, «Maltauro sta bene compatibilmente con la batosta che ha subito e confida nella magistratura». Paris e le dimissioni È stato interrogato lunedì anche Angelo Paris, che ha chiesto al gip Antezza l'autorizzazione ad inviare alla società per cui lavora una lettera di dimissioni. Paris ricopre il ruolo di direttore generale della divisione Construction and dismantling e di responsabile dell'Ufficio contratti di Expo2015 Spa. Durante l'interrogatorio di garanzia, che si è svolto nel carcere di Opera, Paris ha risposto per circa due ore alle domande del gip (erano presenti anche i pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio). Stando a quanto riferito dal suo legale, Luca Troyer, «ha chiarito la sua posizione». Ha rilasciato dichiarazioni spontanee, invece, Sergio Scattozzo, ex segretario regionale ligure dell'Udc, che si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip. 12 maggio 2014 | 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA Da - http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_maggio_12/arresti-expo-maltauro-ammette-mazzette-ma-devo-spiegare-278d3b9a-d9c5-11e3-8b8a-dcb35a431922.shtml Titolo: La "maledizione" - "Vogliono normalizzare la procura di Milano" Inserito da: Admin - Maggio 15, 2014, 04:56:18 pm "Vogliono normalizzare la procura di Milano"
I pm difendono Bruti Liberati. Ma il procuratore aggiunto Robledo insiste: "Edmondo ha detto il falso". Antonio Racanelli, membro del Csm, chiede al ministro della Giustizia Orlando di inviare un'ispezione Di PIERO COLAPRICO MILANO - "Normalizzare Milano". Questa è la frase che ricorre, dentro la procura. È questo il "timore" che serpeggia. E in qualche modo lascia intravedere che cosa ci può essere al di là dell'attacco frontale che il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha sferrato a marzo al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati. "Normalizzare" vuol dire depotenziare, avvelenare, sminuire un ufficio in cui, da parecchi pubblici ministeri che badano al sodo, si sente dire: "Mettete in fila i nostri risultati negli ultimi quattro anni. Abbiamo scoperchiato crimini dei politici, della 'ndrangheta e di Cosa Nostra, crimini dei colletti bianchi della Finanza, dei medici". Non solo: "Noi magistrati milanesi, per non sprecare tempo, abbiamo cominciato a impiegare, quando si può, i "riti immediati". In questo modo il tribunale riceve in tempi rapidi le carte e può giudicare in primo grado in tempi decenti, anche l'appello arriva in tempi più rapidi rispetto al passato. Tutto questo è un bene per i cittadini, ma può dare fastidio a chi vede allontanarsi la possibilità delle prescrizioni dei processi". Il barometro della procura segna, come mai nel passato, brutto tempo. E le previsioni portano ancora pioggia e tempesta. Forse sino a luglio: è un mese cruciale. Perché il 6 ci sono le elezioni dei magistrati ed è in atto una campagna elettorale molto vivace e senza esclusione di colpi. E perché, sempre, a luglio Bruti potrà ottenere la proroga di altri quattro anni come capo della procura. "Azzoppare" lui, può essere uno dei modi per "normalizzare" un ufficio che dagli anni Settanta "applica il principio che la legge è uguale per tutti". Esagerazioni? Fatto sta che l'altro ieri Edmondo Bruti Liberati le ha cantate chiarissime all'Aggiunto. Appena chiusa l'indagine Expo coordinata da Ilda Boccassini, con sette arresti e ottanta perquisizioni, ha smentito le ricostruzioni di Robledo sull'assegnazione del fascicolo Expo; ha denunciato il rischio di "fuga di notizie" dopo il suo esposto al Csm; e ha sostenuto che Robledo, auto-escluso dal vivo delle indagini, aveva persino rischiato di intralciarle con un pedinamento fuori luogo. Infine, senza mezzi termini, Bruti - attenzione - ha chiesto al Csm più celerità nella decisione, perché le indagini in corso sono importanti e occorre lavorare "in un clima di normalità, fuori dai riflettori sul "preteso" scontro nella procura di Milano". I riflettori invece aumentano la potenza. Ieri Robledo ha replicato, dichiarandosi "leso nella dignità"; assicurando che "Bruti ha detto il falso"; che "sono radicalmente inventate e prive di qualunque fondamento le affermazioni" del capo sul pedinamento. E ha chiesto di essere ancora ascoltato dal Csm. Come era stato un "inedito" l'esposto di Robledo al Csm, così è un inedito anche quanto successo ieri: Antonio Racanelli, magistrato, membro del Csm, e di Magistratura indipendente, ha chiesto al ministro Andrea Orlando ("Stanno emergendo fatti gravi", ha detto) di inviare un'ispezione alla procura di Milano. Una richiesta che, un tempo, veniva avanzata dagli avvocati di Berlusconi, fanno notare da Milano: ormai rassegnati a resistere sotto l'acquazzone. In questo batti e ribatti, va aggiunto che se Bruti ha ricevuto critiche al Csm sulle sue scelte da Nunzia Gatto, Ferdinando Pomarici, Nicola Cerrato e Manlio Minale, non si può scambiare per dissenso il silenzio di tre procuratori aggiunti di peso, come Nobili, Romanelli e Forno, che rispettano Bruti Liberati e le sue decisioni. E, intorno a Milano, gli schieramenti sono molto più frammentati e risentono del clima elettorale. Bruti - va ricordato - è stato una delle anime di Md, ma nel 2010, al suo arrivo a Milano, la corrente di Area si era spaccata tra chi (ex Md) voleva lui (che ha vinto) e chi (ex Verdi) voleva Pomarici (perdente). E oggi, mentre Area scema nei consensi, Magistratura indipendente sale. Robledo stava in questa corrente, considerata di destra, ma non è per niente detto che abbia l'appoggio dell'intera corrente: dentro M. I. c'è infatti qualche ruggine tra la vecchia "ala nobile" dei Davigo e dei Maddalena e i nuovi, rappresentati da Cosimo Ferri, figlio dell'ex ministro. © Riproduzione riservata 15 maggio 2014 Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2014/05/15/news/procura_milano_robledo_bruti_liberati-86184611/?ref=HREC1-6 |