Titolo: Venezia, Padova e Treviso: Noi gli ACCATTONI non li vogliamo. Inserito da: Admin - Marzo 18, 2014, 12:03:49 pm Veneto, la crociata dei sindaci di sinistra: "Schedatura e foglio di via agli accattoni"
Patto tra Venezia, Padova e Treviso: "Noi qui non li vogliamo" di JENNER MELETTI TREVISO - Diaw è un ragazzo senegalese. Jeans, felpa, berretto da baseball. Sembra uno studente. Si guarda intorno - in piazza San Vito, cinquanta metri dal municipio - e non vede vigili o poliziotti. Si toglie il berretto e lo porge capovolto ai passanti. In un attimo è diventato un mendicante. "Signora, mi dà qualcosa da mangiare?". "Signore, per favore, ho fame". Tre donne e un uomo gli rispondono a voce alta. "No, assolutamente". "Nemmeno per idea". "Perché non torni da dove sei venuto?". "Dai, fila via". Diaw si rimette il berretto, sembra di nuovo uno studente. Si infila in un vicolo, va verso piazza dei Signori. Ha coraggio, il ragazzo. Treviso è una città off limits per mendicanti e vagabondi in genere. Il municipio di Cà Sugana, lì a pochi passi, è diventato il centro strategico di una "task force" che da un mese si batte contro quelli che vengono chiamati "accattoni molesti o petulanti". E nato un asse chiamato Pa-tre-ve, che sta per Padova, Treviso, Venezia. I tre sindaci Ivo Rossi, Giovanni Manildo e Giorgio Orsoni vogliono un "patto di sicurezza metropolitana", per evitare che Diaw e gli altri "molesti", cacciati da un Comune, vadano a chiedere l'elemosina nel paese vicino. Chiedono fogli di via ed espulsioni dal territorio nazionale. Fino al giugno dell'anno scorso a Cà Sugana comandava la Lega. Giancarlo Gentilini fu sindaco dal 1994 al 2003 e poi vice del sindaco Gian Paolo Gobbo fino alle ultime elezioni. Adesso c'è un sindaco renziano del Pd e democratici sono gli altri sindaci della Pa-tre-ve. Cambiano i suonatori ma lo spartito è sempre quello? Non sembra in imbarazzo, il neo sindaco trevigiano. "Noi ci battiamo - dice Giovanni Manildo - soprattutto contro il racket dell'accattonaggio e per la sicurezza dei cittadini. Ci sono persone che arrivano da fuori e chiedono l'elemosina in modo aggressivo. Sono organizzati, viaggiano in treno da Mestre o in auto. Si piazzano nei posti migliori e nei giorni di mercato. Una donna si è sentita minacciata, in piazzetta Giustiniani. Le misure prese in passato dai sindaci leghisti non bastano e non servono a nulla. Dal 2009 sono state fatte 800 multe da 50 euro e nessuno le ha pagate". Il sindaco chiede soccorso all'assessore alla sicurezza. "C'è una romena - spiega Roberto Grigoletto - che è stata multata 60 volte e si presenta ancora qui. Un romeno ne ha 42. Ci siamo incontrati con gli altri assessori alla sicurezza, presto si incontreranno anche i sindaci. Abbiamo bisogno di una banca dati per tutta la Pa-tre-ve, così possiamo riconoscere subito un mendicante trovato in uno dei nostri Comuni. Per preparare questa "banca" si sono già incontrati anche i comandanti delle Polizie locali". Il foglio di via non basta. "Serve un allontanamento per almeno tre anni. Si tratta in pratica di un rimpatrio perché i mendicanti organizzati da clan o racket sono quasi tutti stranieri. Si applica il decreto legislativo numero 30 del 2007 che prevede il rimpatrio di accattoni non iscritti all'anagrafe locale, senza lavoro, dediti alla questua e in condizioni di salute tali da non impedire l'allontanamento". "Ma a noi serve una legge nazionale - dice il sindaco Giovanni Manildo - che permetta di colpire chi organizza e sfrutta l'accattonaggio". I numeri non sono comunque da paura. "Si tratta di 30 persone qui a Treviso - racconta l'assessore alla sicurezza, di 60 a Padova e qualcuno in più a Venezia. Qui da noi quelli conosciuti sono quasi tutti scomparsi ma ne sono arrivati altri. E questa è una conferma del racket: chi veniva mandato qui adesso viene spedito in altre città". "Non ci sono nemmeno - racconta Federica Frenzoso, comandante della Polizia locale - venditori abusivi. Per anni li abbiamo aspettati nelle stazioni del treno e delle corriere e abbiamo sequestrato la loro merce. Così c'è stato un passaparola e Treviso viene evitata". Severi, ma di buon cuore. Almeno così vogliono apparire. Gli 800 euro sequestrati in questi mesi nei cappelli e nelle ciotole dei mendicanti sono stati donati alla Caritas. Che però avverte: "La lotta all'illegalità è giusta - dice il direttore, don Davide Schiavon - ma non risolve il problema vero della povertà. Senza una profonda conoscenza del territorio, è difficile distinguere i veri poveri dai furbetti. E magari si colpisce chi è davvero nel bisogno". Fino ad oggi, una sola espulsione a Treviso ("ma era un romeno con precedenti penali") e due a Padova, per romeni che avevano 23 e 28 multe mai pagate. Nella città del Santo, altri sei gli allontanamenti sono stati chiesti dalla Polizia municipale al prefetto. "Noi vogliamo tutelare - dice il sindaco reggente, Ivo Rossi - le fasce deboli, come gli anziani che sono indifesi di fronte alle molestie di chi chiede soldi con troppa insistenza. Non vogliamo i professionisti dell'elemosina, anche se sappiamo che fra loro non mancano i disperati, a loro volta sfruttati". A Treviso i mendicanti sono già mosche bianche. Un'anziana rom sta appoggiata alla chiesa, in piazza Duomo. Un anziano bulgaro è seduto sugli scalini di un ponte, cappello a terra e nessuna parola. Diaw il senegalese continua a sfidare la Maginot anti accattone. "In quattro ore - dice - ho raccolto 70 centesimi". © Riproduzione riservata 18 marzo 2014 Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2014/03/18/news/veneto_la_crociata_dei_sindaci_di_sinistra_schedatura_e_foglio_di_via_agli_accattoni-81249227/?ref=HREC1-3 Titolo: Venezia, Padova e Treviso: Noi gli ACCATTONI non li vogliamo. I ladri si... Inserito da: Admin - Luglio 19, 2014, 06:48:26 pm Società
19/07/2014 Sei turista? Paghi il doppio (e non solo) Da Venezia alle altre città d’arte tariffe ridotte per i residenti. Ma per l’Ue è tutto illegale Stefano Rizzato Un prezzo per chi è del posto. E un altro, gonfiato, per chi arriva da lontano. Il metodo è quello, classico, della truffarella al turista. Roba da trafficoni e negozianti poco onesti. Ma non solo. Il guaio è che talvolta la discriminazione tra turisti e residenti è istituzionalizzata. E tocca trasporti e luoghi d’arte. Succede nella città simbolo del turismo: Venezia. Tra calli e ponti, i turisti devono subire una continua beffa rispetto ai locali. S’inizia con i vaporetti: un biglietto turistico costa 7 euro per un’ora, quello per residenti 1,30 euro per 75 minuti. Poi ci sono gli esosi abbonamenti a fascia oraria: 18 euro per 12 ore, 20 per una giornata, 50 per una settimana. E pensare che, per chi abita o lavora a Venezia, il mensile ne costa 31, di euro. La disparità prosegue per il wi-fi (5 euro al giorno contro 0), per le toilette (tre euro contro 0,25) e per arte e cultura. Il «pass» che dà accesso agli 11 musei civici e alle 15 chiese del circuito costa 39 euro e 90 per un turista e niente per chi è del posto. Ma su questo Venezia è meno sola che in altri campi. Anche a Siena i residenti possono ammirare gratis gli affreschi di Palazzo Pubblico, che ai turisti costano 8 euro. I musei civici di Roma sono ad accesso gratuito solo per under 18 e over 65 residenti nella capitale. Gli altri devono pagare. Il dettaglio, non da poco, è che la pratica va contro i trattati europei, che vietano di variare i prezzi in base alla nazionalità del cliente o del visitatore. Sul punto l’Italia è stata già condannata, nel 2003, dalla Corte di Giustizia. Ecco perché invece in tutti i musei e siti archeologici statali - quelli diventati gratuiti la prima domenica di ogni mese - le regole sono chiare: nessuna distinzione tra turisti e non. Un francese o cinese che abbia meno di 18 anni può entrare gratis a Colosseo e Uffizi. I giovani europei tra i 18 e i 25 hanno diritto all’ingresso ridotto. Per gli altri prezzo pieno. Lo stesso avviene ora anche in Sicilia, dove da metà aprile - proprio per le norme europee - sono spariti i biglietti agevolati a un euro per l’ingresso dei residenti a musei, parchi ed aree archeologiche della regione. Più che di regole, la questione è però economica e di opportunità. Lo dice Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo: «I turisti sono cittadini provvisori, che vanno trattati come quelli normali. Persone che creano ricchezza e vanno agevolate. Ma il fondo l’abbiamo già toccato con la tassa di soggiorno: una gabella medievale, applicata da luogo a luogo e incassata dai Comuni senza far tornare un euro al turismo». Da - http://lastampa.it/2014/07/19/societa/sei-turista-paghi-il-doppio-e-non-solo-a8tut8sI5jE3fUR2a55PSO/pagina.html |