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Titolo: Valentina Beli. - Chiuse 150 librerie nell’ultimo anno
Inserito da: Admin - Novembre 05, 2013, 06:18:18 pm
Crisi del libro, Galla: “Si detraggono le spese per la palestra e non quelle per la cultura”

Pubblicato il 24 ottobre 2013 |

di Valentina Beli

Chiuse 150 librerie nell’ultimo anno

L’Italia non legge più. Centocinquanta librerie hanno abbassato la saracinesca nell’ultimo anno, ma questa è soltanto la punta di un grosso iceberg. La disaffezione al libro non è un atteggiamento degli ultimi mesi: sono anni che il settore è in crisi e adesso che le famiglie faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, la cultura non è di certo in vetta ai pensieri degli italiani. Sono lontani i tempi in cui Manzoni si rivolgeva al proprio pubblico parlando dei suoi ‘venticinque lettori’ ignaro che i ‘Promessi Sposi’ sarebbero diventati un pilastro della nostra letteratura . Ora un libro fa molta fatica ad entrare in casa dei consumatori, fatta eccezione per pochi casi fortunati per lo più distribuiti sul mercato da grandi competitor che applicano prezzi insostenibili per case editrici più modeste. In che modo contenere il fenomeno ed evitare la moria delle librerie indipendenti? Omnia lo ha chiesto al presidente dell’Associazione librai italiani,  Alberto Galla.

“Il declino delle librerie indipendenti non è una cosa di oggi o di ieri e nasce dal fatto che nel sistema editoriale i grandi player hanno fagocitato i più piccoli, rendendo quasi impossibile la permanenza di questi ultimi sul mercato per via di una concorrenza sui prezzi insostenibile.  A ciò si aggiunga che viviamo in un Paese in cui non sono state fatte politiche serie a favore della lettura. L’Italia legge poco, e in un momento in cui si aggiungono la crisi economica e la riduzione dei consumi, gli effetti sono devastanti.
Alberto Galla

Cosa ne pensa della legge Levi che regola il mercato del libro?

“Sono stato uno dei sostenitori di questa legge. Certo, la legge Levi ha avuto una gestazione concettuale di quasi vent’anni, questa è la tempistica con cui si è discussa la necessità di un provvedimento che regoli il mercato del libro. Da questo punto di vista la Francia è ben più avanti. Infatti, mentre la legge Levi viene costantemente disattesa e dribblata attraverso una serie di escamotage più o meno legali, fissando inoltre a un ampio 15% il tetto massimo di sconto su un libro, la legge Lang  prevede uno sconto massimo del 5%.

Ma allora quali politiche concrete per risollevare il mercato dell’editoria?

“La detrazione fiscale è la chiave di volta. Sosteniamo da tempo che la spesa dei libri è funzionale e che, come le spese sportive, debba essere detratta dalla nostra dichiarazione dei redditi. Quando mandiamo i nostri figli in palestra possiamo detrarne il costo nei limiti di una certa misura. Perché non farlo per i libri allora?  Si potrebbe fare secondo le fasce di reddito, purché si faccia. Lo chiediamo da almeno tre anni e oggi ci viene detto che non è possibile a causa della mancanza di copertura finanziaria dettata dalla crisi. Ma la richiesta, come già detto, non risale certo ad oggi”.

Si può parlare dunque di banalizzazione della cultura?         

“Certo. L’Italia è l’unico Paese al mondo dove l’editore decide un prezzo di copertina e poi se lo vende in autonomia attraverso le grandi catene: è un’anomalia. Per quanti difetti possano avere le librerie indipendenti, pur avendo refrattarietà all’innovazione e al cambiamento, non possono competere con un sistema di questo tipo che rema contro più di una vetrina non particolarmente accattivante”.

Ma allora E-book e nuove tecnologie che peso hanno sulla crisi del libro?

“Più che dagli e-books il problema è dato dal commercio del libro online. Internet mangia la fetta più ampia dei clienti classici delle librerie: i lettori ormai faticano a trovare i libri da catalogo in libreria, sempre più spesso soffocata da una produzione editoriale ipertrofica e di qualità medio-bassa, piena di quei titoli che secondo il mercato non puoi non avere, e si rivolgono quindi alla grande distribuzione su internet dove la scelta è più ampia e si può reperire facilmente  anche il prodotto da catalogo”

Da - http://www.omniamagazine.it/crisi-del-libro-galla-si-detraggono-le-spese-per-la-palestra-e-non-quelle-per-la-cultura/949