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Autore Discussione: Spataro boccia il «mini-Lodo» di Casini  (Letto 2499 volte)
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« inserito:: Novembre 22, 2009, 10:11:05 pm »

Gasparri e Bocchino: «Noi andiamo avanti con il processo breve, E' nostro diritto»

Spataro boccia il «mini-Lodo» di Casini

Il Pdl: «Circo mediatico giudiziario»

Il procuratore aggiunto di Milano in tv: violerebbe il principio dell'uguaglianza davanti alla legge


ROMA - La proposta lanciata dalle pagine del Corriere della Sera dal leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, di una legge ponte sul legittimo impedimento - ovvero una sorta di mini-lodo che tuteli il premier da guai giudiziari ma eviti di «sfasciare» la giustizia con il ddl sul processo breve - tiene banco nel dibattito politico. Alle aperture del centrodestra fa eco la netta contrarietà della sinistra extraparlamentare (il Pdci la definisce «indecente» e parla di «una toppa inaccettabile, un salvacondotto incivile»). Ma a creare tensioni è la presa di posizione di Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano, secondo cui un provvedimento del genere «non è compatibile con il principio dell'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge».

«NIENTE ESCAMOTAGE» - Spataro è intervenuto su Rai3 alla trasmissione «In mezz'ora» di Lucia Annunziata e ha ricordato che «la Corte Costituzione l'ha già detto: noi non abbiamo bisogno di escamotage». «Il problema - ha aggiunto - è quello che anche il presidente Napolitano ha evidenziato in più di un intervento: basta con le riforme dettate da esigenze contingenti e dalla necessità di poche persone». Spataro ha anche parlato dei rapporti tra magistratura e politica, spiegando che a suo parere con il tempo sono migliorati (e citando tra gli esempi positivi alcune dichiarazioni del presidente della Camera, Gianfranco Fini), ma che «questo non appare perchè c'è un gruppo di politici che, dopo il Lodo Alfano, bocciato dalla Consulta, con tutto quello che ne è scaturito a carico della Corte e del Capo dello Stato, mette sul tappeto immediatamente un'idea del processo breve che breve non sarà e che non serve a nulla».

«CIRCO MEDIATICO-GIUDIZIARIO» - Contro Spataro e la magistratura ha tuonato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «Dopo Ingroia a Annozero adesso Spataro a In mezz'ora. Tutti i conti tornano, sia dal punto di vista televisivo sia da quello giudiziario. È in pieno svolgimento l'offensiva del circo mediatico-giudiziario». Spataro, ha detto in particolare Cicchitto, «è intervenuto su tutte le cose giudiziariamente e politicamente più significative, ha attaccato due ministri della Repubblica (il ministro della giustizia Alfano e il ministro dell'Interno Maroni) e ha contestato l'apposizione del segreto di Stato. C'è ancora qualcuno che ha la faccia tosta di parlare di attentato alla libertà di stampa da parte del governo quando i principali talk-show della televisione pubblica sono usati per dare parola non solo ai politici, ma anche a quel ridotto nucleo di magistrati che sono i protagonisti di questa offensiva contro gli equilibri politici stabiliti dagli elettori». E l'on. Osvaldo Napoli, sempre del Pdl, parla di una «invasione di campo» da parte del magistrato invocando un intervento del Csm nei suoi confronti.

«ANDIAMO AVANTI» -Maurizio Gasparri, che guida invece i senatori del Pdl e che è tra i firmatari della proposta sul processo breve, non sembra invece voler dare molto peso alla proposta di Casini, o quanto meno fa capire che la maggioranza non è interessata a rinunciare alle norme sul processo breve, il cui iter dovrebbe prendere il via martedì: «C’è la legge Gasparri-Quagliariello per prima cosa, poi discutiamo se fare una legge costituzionale sul lodo Alfano. Al momento non abbiamo altre cose da presentare, non esistono allo stato altre ipotesi. Non conosco la proposta dell’Udc, se la presentano saremo in grado di valutarla. Vedo che Casini prende atto della persecuzione giudiziaria contro Berlusconi e questo mi fa piacere». Anche Italo Bocchino, vicepresidente dei deputati pidiellini, rivendica «il diritto di procedere intanto con il processo breve, anche se non piace all’opposizione e al pm Spataro"


22 novembre 2009
da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 22, 2009, 10:11:46 pm »

Il retroscena. Un nuovo "lodo Alfano" in veste costituzionale potrebbe essere presentato già entro giovedì prossimo

Il Cavaliere chiede le garanzie di Alfano "Subito il processo breve o te ne vai"

di LIANA MILELLA


ROMA - Ha fretta Berlusconi. Soprattutto dopo le notizie sulle indagini di mafia che potrebbero coinvolgerlo in arrivo da Caltanissetta e Firenze. Sul processo breve e sul lodo Alfano in veste costituzionale il Cavaliere non accetta, né sopporta, più rinvii o divergenze all'interno della maggioranza. Neppure se i prudenti distinguo arrivano dal suo Guardasigilli Angelino Alfano. Succede così che venerdì, nel corso del pranzo a palazzo Grazioli, tra il premier, Letta, Bonaiuti, Ghedini, Scajola, La Russa, lo stesso Alfano, Cicchitto e Gasparri, il capo del governo esploda in uno scatto di collera contro il ministro della Giustizia.
Si fanno i conti sui tempi di approvazione del processo breve. Che non si presentano rosei per via degli incastri tra il ddl e la Finanziaria. I capigruppo non nascondono i timori. È incerto che ce la si faccia al Senato prima di Natale. Alla Camera non ci sarà l'ok prima di metà di febbraio. Non si può escludere un terzo passaggio. A questo punto Berlusconi ipotizza di ricorrere a un decreto legge. Alfano lo interrompe e gli dice: "No, questo non so se lo possiamo fare". Il Cavaliere perde la calma e lo aggredisce: "Tu forse non hai capito l'importanza della questione che stiamo affrontando. O noi risolviamo questo problema subito, oppure tu te ne vai, perché sappi che ci sono molti altri che possono fare il ministro della Giustizia al posto tuo". Gelo e imbarazzo intorno al tavolo. Ma la colazione prosegue.

L'ossessione dei tempi e l'incastro tra processo breve e nuovo lodo Alfano restano sul tavolo. L'urgenza del premier ha, dal suo punto di vista, una più che buona ragione. Legata alle indagini sulle stragi del '92-93. Nella sala da pranzo aleggia lo spettro dell'avviso di garanzia che appare come una fotocopia, ben più aggravata, di quello per corruzione che gli fu recapitato da Milano nel '94 durante il summit Onu di Napoli. L'Espresso fresco di stampa, e che Berlusconi ha letto giovedì nella copia staffetta, gli ha rovinato la notte. Ma gli ha pure definito in testa la strategia dei tempi. Un'imputazione per mafia (concorso esterno o peggio un coinvolgimento nelle stragi) potrebbe costringerlo a giocare subito la carta delle elezioni anticipate e di una nuova e forte investitura del popolo. Un voto al quale non può andare "nudo", pure con i processi Mills e Mediaset ancora in piedi, pronti a produrre condanne per corruzione e frode fiscale. Almeno quelli vanno chiusi. A questo serve il processo breve. Che quindi deve correre in modo rapidissimo verso l'approvazione. Senza scontri interni. Senza rischiare lo stop di Napolitano per manifesta incostituzionalità. L'ordine perentorio di Berlusconi è di evitare ulteriori polemiche con i finiani e trovare la mediazione nella consulta per la giustizia presieduta da Ghedini.

Poi tocca al lodo Alfano su cui, nel corso del pranzo, s'è aperta un'ulteriore querelle. Chi deve presentarlo? Il governo o un singolo parlamentare? Chi darà il cognome al nuovo scudo? E in quale Camera? Da solo o insieme all'immunità? Entro giovedì quando, sempre a palazzo Grazioli, si riunirà l'ufficio di presidenza del Pdl, gli interrogativi avranno ricevuto la risposta. È molto probabile che il nuovo lodo sarà già stato presentato da un parlamentare, perché stavolta l'esecutivo non se ne assumerà la responsabilità per favorire la convergenza delle opposizioni, in particolare dell'Udc. Il testo sarà modellato sulle indicazioni della Consulta, anche se il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri già fa mostra di scetticismo: "Di quelli non mi fido. Pur di bocciarlo magari diranno che l'abbiamo approvato nel giorno sbagliato o che abbiamo commesso degli errori nella punteggiatura".

Per giovedì sarà noto anche il nuovo testo del processo breve, su cui in queste ore i componenti della consulta per la giustizia del Pdl, presidente Ghedini e vice Giuseppe Valentino (il relatore del ddl al Senato), stanno facendo i compiti a casa per cambiare, nell'ordine, la lista dei reati (ampliandola), l'entrata in vigore (si applicherà in ogni grado), la questione degli incensurati, la divisione degli anni (anziché due più due più due, tre più due più uno per primo grado, appello Cassazione). Tutto chiuso per giovedì.

© Riproduzione riservata (22 novembre 2009)
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