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Autore Discussione: Silvio si cambia le leggi anche per volare a sbafo con "amici"...  (Letto 2930 volte)
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« inserito:: Giugno 02, 2009, 11:43:27 am »

Il caso.

Esposto del COndacons, La Procura di ROma apre un'inchiesta

Da Pd e Idv doppia interrogazione parlamentare sui voli di Stato

Di Pietro: «Usati per veline e cantastorie».

Palazzo Chigi: «Utilizzo legittimo e senza oneri»


ROMA - La Procura di Roma aprirà un fascicolo relativo alla questione dei voli di Stato e del loro utilizzo da parte delle cariche istituzionali, dopo l'esposto da parte del Codacons, che ha annunciato l'intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento. Lo riferiscono fonti giudiziarie, precisando che il fascicolo è intestato «Atti relativi» contro ignoti e il procuratore acquisirà in primo luogo la normativa circa le modalità per l'uso di questi velivoli di Stato, che stabilisce chi è autorizzato ad usufruire di questi voli. Nei giorni scorsi è divampata la polemica circa un eventuale utilizzo dei voli di Stato e dell'Aeronautica militare da parte di amici e ospiti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in Sardegna.

LE FOTO - Per quanto riguarda, invece, gli scatti del fotoreporter Antonello Zappadu, riguardanti ospiti e feste tenute a Villa Certosa, l'indagine continuerà direttamente in Sardegna. Gli atti sul sequestro di queste foto, avvenuto sabato scorso, saranno infatti inviati per competenza alla procura di Tempio Pausania, come aveva deciso il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara.

INTERROGAZIONI PARLAMENTARE - «Il governo Berlusconi spende i soldi per la casta, invece che per i cittadini che ne hanno bisogno». Così il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, conferma la presentazione di un'interrogazione parlamentare «contro i privilegi della casta» e sull'utilizzo dei voli di Stato «per portare veline e cantastorie nelle ville private, a rallegrare le serate di questo o quel satrapo di turno». «Ci sembra - aggiunge Di Pietro - un'offesa a tante famiglie che non arrivano a fine mese e a tanti operai a casa in cassa integrazione o che purtroppo non hanno proprio più il lavoro».

PD - Ma quella del leader dell'Italia dei Valori non è l'unica iniziativa sull'argomento. Anche il Pd si è mosso con un'interrogazione firmata dai vicepresidenti Marina Sereni e Gianclaudio Bressa e dai deputati Ettore Rosato, Emanuele Fiano, Federica Mogherini, Roberto Zaccaria e Sesa Amici:«Voli di Stato utilizzati per trasportare persone prive di incarichi pubblici e invitati a partecipare ad eventi privati»? Quali sono i criteri e le regole che la Presidenza del Consiglio ha adottato per determinare le modalità e i limiti nell'uso dei suddetti voli?». I democratici «interrogano il governo per sapere se corrisponde al vero che i voli di Stato della Presidenza del Consiglio sarebbero stati utilizzati per trasportare persone prive di incarichi pubblici invitate a partecipare ad eventi privati; quali siano i criteri e le regole che la Presidenza del Consiglio ha adottato per determinare modalità e limiti nell'uso dei suddetti voli di Stato».

OSPITI LEGITTIMI E SENZA ONERI - In serata è arrivata la replica di Palazzo Chigi. «È noto e riconosciuto che, soprattutto per ragioni di sicurezza, l'impiego dell'aereo di Stato è di fatto imposto al Presidente del Consiglio - si legge in una nota - al quale viene, di norma, precluso l'uso di mezzi diversi. La disciplina dell'impiego degli aerei di Stato è stabilità dalla Direttiva 25 luglio 2008, regolarmente registrata alla Corte dei Conti, che ne detta le regole per tutte le Autorità ammesse ad usufruirne». «La presenza di ospiti a bordo dell'aereo di Stato è prevista e regolata dal comma 2 dell'art. 5 della stessa Direttiva, che ha sostituito le precedenti del 21 settembre e del 30 novembre 2007 - prosegue la nota -, proprio per chiarire alcuni dubbi interpretativi e per eliminare alcune palesi incongruità con l'obiettivo di superare ogni difficoltà applicativa da parte degli uffici competenti. A tale proposito la Direttiva prevede espressamente la possibilità di imbarcare persone estranee alla delegazione, purché accreditate al seguito della stessa, su indicazione dell'Autorità, anche in relazione alla natura del viaggio e al rango rivestito dalle personalità trasportate. Sulla base di quanto espressamente previsto, è chiaro che il Presidente del Consiglio ha agito in piena legittimità, anche con riferimento alla facoltà che a persone estranee alla delegazione possa essere offerta la possibilità di un passaggio sull'aereo di Stato assegnato al suo servizio».


01 giugno 2009(ultima modifica: 02 giugno 2009)
da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 15, 2009, 11:35:39 am »

15/6/2009 (7:21) - RETROSCENA

Il complotto e i soliti sospetti
 
L’ultima grande paura: una foto di Zappadu che spunti durante il G8

FABIO MARTINI
ROMA

L’Italia, Paese delle consociazioni ma anche dei complotti sospettati dietro ogni fronda, è pronta a consumare il nuovo thrilling politico. Il plot è già pronto e il primo a tirar fuori la storia del complotto anti-Silvio è stato il ministro Rotondi, un ex-Dc che nella sua vita di democristiano del Sud ne ha viste tante. Per qualche giorno lo hanno guardato come un marziano, ma ora che in tanti - Berlusconi, Cossiga, D’Alema - hanno cominciato a ipotizzare governissimi, lui può finalmente raccontare i suoi indizi: «Tutto è iniziato dopo il discorso del 25 aprile di Berlusconi, quello sulla Resistenza e sul ruolo decisivo dei comunisti. Mai come in quel momento i sondaggi erano all’apice, più che mai Berlusconi stava diventando il presidente di tutti e so che quella sera, è partito un tam-tam in alcuni giornali, per dire “è la solita berlusconata...”. Appena due giorni dopo, su “Repubblica” è scoppiato il caso-Noemi». Rotondi, che in questi giorni ha scambiato con Berlusconi informazioni sensibili, va oltre la solita tirata contro il gruppo Espresso: «Il giornale può aver fatto il suo mestiere, ma i mandanti, quelli che volevano far cadere Berlusconi, sono altrove. E vanno ricercati in due categorie molto diverse: tra i suoi nemici storici, ma anche tra quelli che potrebbero essere stati colpiti nei loro interessi materiali».

Rotondi allude forse alla camorra, colpita dal rischio dell’esaurimento del filone campano dell’immondizia? O all’immancabile concerto dei poteri forti, l’amministrazione Usa, il magnate Murdoch, la massoneria internazionale e nazionale? La sceneggiatura del nuovo thrilling in parte è già scritta. La vittima predestinata - Berlusconi - denuncia che vogliono farlo fuori. Lascia trapelare il nome dell’ “erede” - il Governatore della Banca d’Italia - ma non è in grado di indicare credibili mandanti. Come in tutti i gialli, ci sono anche gli amici sospettati (senza prove) di tradimento, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il presidente della Camera Gianfranco Fini, persino il pacifico Gianni Letta. Anche se per l’ex Capo dello Stato Francesco Cossiga il coltello sarebbe nelle mani di tre persone: Carlo De Benedetti, Rubert Murdoch e Pierferdinando Casini. Un trio molto originale, almeno quanto il possibile colpo di scena tipico di ogni thriller: l ’”Armageddon”, lo scandalo finale. La paura inconfessabile a palazzo Chigi è che durante il G8 o pochi giorni prima possa uscire - chissà da dove e chissà dove - una foto compromettente dall’archivio del signor Antonello Zappadu, il fotografo che per mesi e mesi ha scrutato con occhiuta perseveranza ogni mossa del premier in Sardegna.

Ma nelle ultime ore la “vittima annunciata”, anche grazie alla tessitura del solito Letta, ha potuto apprendere che due “poteri forti” del sistema non lo colpiranno alle spalle. La dottrina e la prassi del Capo dello Stato Giorgio Napolitano non è destinata a cambiare: se cade l’esecutivo indicato dagli elettori si va direttamente ad elezioni anticipate salvo che non ci siano le condizioni per un “governo di scopo” e di larga convergenza, chiamato (come nel caso dell’incarico a Franco Marini), ad un incarico preciso, in quel caso modificare la legge elettorale. E anche dal Vaticano, i segnali sono tornati ad essere incoraggianti. Per un mese la Chiesa non ha fatto sconti a Berlusconi, dal primo editoriale su “Avvenire”, il 5 maggio, con quella invocazione alla «sobrietà» che col passare dei giorni è diventata freddezza, fino a diventare manifesto disagio nelle parole del cardinale Angelo Bagnasco. Ma, come ha potuto constatare nelle ultime ore Gianni Letta, una caduta verticale di Berlusconi viene vissuta in Vaticano come una sorta di “horror vacui”, tanto più se il dopo-Cavaliere dovesse prendere le sembianze del Governatore Mario Draghi o del presidente della Camera Gianfranco Fini, due personalità che Oltretevere non sono in cima alle preferenze.

Eppure, le quotazioni di un molto ipotetico “governissimo” sono di nuovo salite dopo l’esternazione di Massimo D’Alema sulle «scosse» nel governo. D’Alema, col suo passato da statista, vuole tornare nel gioco tra altri statisti? Pensa davvero al Governatore? Un battitore libero come Bruno Tabacci, un buon rapporto personale con Draghi, con D’Alema e ovviamente col suo leader Casini, non ha dubbi: «Ma no, se si apriranno per davvero i margini di un’operazione politica importante D’Alema pensa ad un rapporto diretto con un Tremonti, che fosse in grado di portarsi dietro anche la Lega. Bossi oggi è il miglior amico di Berlusconi, ma se la situazione diventasse indifendibile, la Lega sarebbe pronta a cambiar cavallo. E non sarebbe la prima volta».

da lastampa.it
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« Risposta #2 inserito:: Giugno 18, 2009, 10:17:02 am »

17/06/2009 22:08

Utilizzatore finale


Sarà senz'altro archiviata come quella sui Voli di Stato l'inchiesta per «induzione alla prostituzione» della procura di Bari. Mavalà Ghedini, parlamentare ormai ridotto al ruolo di Tom Ponzi, dopo aver fatto incetta di foto sarde ora assicura che la ragazza che accusa il premier di averla pagata per andare a passare la sera con lui a Palazzo Grazioli - questa si chiama Patrizia, non è la stampa comunista ad averla intervistata ma il Corriere della Sera, il complotto si estende ai giornali della borghesia - la ragazza Patrizia, dunque, dice Ghedini «non è mai entrata nell'edificio».

Avrà di certo da esibire le liste della portineria arrivate via fax: prove inoppugnabili. In ogni caso, aggiunge il disperato Ghedini rientrando qualche minuto nei panni dell'avvocato, «ancorchè fossero vere le indicazioni della ragazza il premier sarebbe l'utilizzatore finale dunque non perseguibile». Utilizzatore finale è sublime. Rende perfettamente l'idea: le gentili intrattenitrici sono reclutate e pagate e trasportate a domicilio in volo in elicottero in auto, con genitori o senza, con amiche o da sole in funzione del soddisfacimento dell'utilizzatore finale.

Il presidente-utilizzatore non è perseguibile.

Utilizza, del resto: letteralmente rende utili le fanciulle. Dà loro uno scopo e una funzione, come per uno sturalavandini: ora sanno a cosa servono. Risolvono problemi, sono retribuite regolarmente: un gioiello, una Mini, un seggio, un assegno. Tutto regolare. Il problema di questo Paese non è più neppure di natura morale.

Siamo ben oltre.

Dire: non si fa, non è bello scegliere le ragazze dai cataloghi e poi candidarle alle elezioni dopo l'utilizzo - per quelle minorenni aspettare il compleanno - è una considerazione di retrovia. Se ne può parlare, certo, è uno spettacolo deprimente e per una minoranza incomprensibile quello delle madri che sollecitano le figlie a farsi avanti, delle insegnanti di liceo che dicono «chi non vorrebbe avere per amico un potente», dei fidanzati che quando chiama il presidente del Consiglio sul cellulare della ragazzina arretrano deferenti. È un sentire collettivo che si propaga più veloce dell'influenza suina, ormai: è normale, così fan tutti. Tuttavia il punto non è questo, dicevamo.

Il punto è la debolezza e la ricattabilità di un uomo potentissimo al centro di un sistema di favori femminili dai confini sterminati, perciò incontrollabile. Le ragazze «utilizzate» sono centinaia. Migliaia gli amici, genitori, parenti. Tutti sanno. Chiunque può in ogni momento avanzare e pretendere: ricattare. La rete di avvocati del premier non basta a difenderlo. I suoi collaboratori sono sgomenti, ora anche spaventati. ‘Unfit', scrive la stampa internazionale: l'uomo è inadatto. Ci sono delle regole di affidabilità che qui vengono meno: i governi dei Paesi vicini sono in allarme. «Gli alleati preoccupati», scriveva il Times.

Gianni Letta è sotto attacco. Disapprova e la disapprovazione gli si ritorce contro: lo accusano - i falchi del Pdl - di non assicurare a sufficienza la protezione del capo del governo. È impossibile proteggerlo da se stesso, tuttavia. Unfit, inadatto. Sarebbero bastate le carte del processo Mills, in un altro paese. In questo il morbo letale in politica si chiama Patrizia. Il suo utilizzo, l'utilizzatore.


da unita.it
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