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Autore Discussione: Mara Monti Lunedì primo test con l'asta BTp da 3 miliardi  (Letto 2151 volte)
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« inserito:: Novembre 14, 2011, 07:37:34 pm »

Lunedì primo test con l'asta BTp da 3 miliardi

di Mara Monti 13 novembre 2011

Il nuovo premier designato Mario Monti sarà messo subito alla prova domani mattina con l'asta di BTp da 3 miliardi di euro, scadenza a 5 anni. L'ammontare contenuto non dovrebbe creare problemi al collocamento tenuto conto che il Tesoro può contare su 25 primary dealers a garanzia della riuscita dell'asta. Venerdì scorso il titolo sul mercato secondario quotava 6,45%, ma domani in asta il BTp potrebbe spuntare livelli inferiori alla luce delle ridotte tensioni sul rischio paese, aiutate dalla corsa alla formazione del nuovo governo. Già venerdì lo spread tra i BTp e il Bund tedesco si era ridotto fino a 460 punti base dopo il mercoledì nero in cui la soglia si era avvicinata pericolosamente a 570 punti con i rendimenti schizzati al 7,2 per cento. Un calo vertiginoso, in una manciata di giorni, che fa potenzialmente risparmiare all'Italia 3,2 miliardi in interessi già nel primo anno, secondo i calcoli della Banca d'Italia, e che peserà nelle aste in calendario entro la fine dell'anno per il rifinanziamento del debito in scadenza per 37 miliardi di euro.

Il macigno del debito pubblico sarà la vera scommessa per il nuovo esecutivo che già a partire dal prossimo anno vedrà titoli in scadenza per 293 miliardi al netto delle cedole per 55 miliardi di euro. Una cifra enorme pari al 15% del totale del debito pubblico. Nel dettaglio nel 2012 arrivano a scadenza 109,825 miliardi di BoT, 121,677 miliardi di BTp, 25,753 miliardi di CcT e 46,208 miliardi di CTz, secondo i dati pubblicati dal ministero dell'Economia e delle Finanze. Il resto è spalmato sugli anni successivi a partire dal 2013 con titoli in scadenza per 150 miliardi di euro, ammontare che scende nel 2014 a 115 miliardi di euro, per risalire lievemente nel 2015 a 131,8 miliardi, fino a dimezzarsi nel 2016 a 70,8 miliardi, portarsi nel 2017 a 83,832 miliardi e toccare il minimo nel 2018 con 58,3 miliardi.

In questo passaggio sarà centrale il ruolo che le banche estere, fondi pensione, assicurazioni detentrici del 45% del debito pubblico, circa 800 miliardi di euro, decideranno di giocare, se continueranno a sottoscrivere titoli del debito pubblico italiano. «Se le banche estere ridurranno il loro impegno, il rischio è che siano gli istituti italiani a doversi sobbarcare l'onere», dice Alberto Gallo, strategist per il credito di Royal Bank of Scotland. E' stato stimato che finora il disimpegno degli investitori istituzionali oltre confine sia stato di 200 miliardi: chi li sostituirà? «Il rischio che l'Italia cada in recessione già a partire dal prossimo anno potrebbe aggravare lo scenario: il governo tecnico non avrà molto tempo davanti a sé se non si vuole riportare il paese al punto di partenza».
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Il Sole 24 ORE - Finanza e Mercati (4 di 7 articoli)


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