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Autore Discussione: SINISTRA DEMOCRATICA -  (Letto 62763 volte)
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« Risposta #75 inserito:: Gennaio 22, 2008, 04:24:35 pm »

Voti parlamentari su Mastella e Pecorro Scanio, l'emergenza in Campania, salari e stipendi bassi.

La situazione è davvero difficile e la Sinistra deve trovare la forza di proseguire il cammino unitario

Confusione e fragilità, settimana cruciale per il governo. La sinistra deve mettersi di corsa in cammino

di Fulvia Bandoli


Settimana all' insegna della confusione quella che si apre oggi: esponenti dell'Udeur vorrebbero mettere ai voti non la relazione sullo stato della giustizia in Italia ma lo "stato d'animo" di Mastella dopo le pesanti misure decise dal giudice.

Sempre esponenti dell'Udeur (ai quali si aggiunge il formidabile guastatore Lamberto Dini) dopo aver votato contro la mozione delle destre che sfiduciava Bassolino si apprestano invece a votare a favore di quella ( sempre delle destre) che sfiducia Pecoraro Scanio. E non perchè ritengano Pecoraro più responsabile di Bassolino ( perchè questo sarebbe veramente impresa ardua da sostenere) ma solo per mandare (dicono loro) un segnale a Prodi.

Un segnale che può far cadere il governo. Queste le miserie con le quali rischia di aprirsi la settimana. Intanto i lavoratori lottano e ottengono qualche risultato, i salari sono sempre bassi, e i prezzi troppo alti, e altri quattro operai sono morti sul lavoro,

A questo si aggiunge la forte instabilità determinata dalle oscillazioni perpetue del PD di Veltroni sulla legge elettorale,che ogni giorno indica un modello diverso.

Ma proviamo ad affrontare nel merito i punti che ho elencato.

La crisi della regione Campania: si tratta di una crisi grave e che non riguarda solo la spazzatura ma l'insieme del modello di governo di quella regione.
Il centro sinistra ha pesanti responsabilità e dovrebbe cominciare a prendersele. Se in tredici anni non si riesce neppure a mettere in piedi uno straccio di ciclo dei rifiuti ( e si chiama ciclo perchè comincia con la raccolta differenziata massiccia e finisce con la termovalorizzazione solo della parte che resta dopo il recupero), se il sistema sanitario non funziona, se il territorio continua a subire massicci abusi di ogni genere (da quelli edilizi allo sversamento dei rifiuti tossico nocivi del Nord ad opera della camorra).

Una classe dirigente che si rispetti ne da conto a partire dal giudizio su chi l'ha guidata ai diversi livelli. Sul caso Mastella: un giudice sostiene che un intero partito sarebbe coinvolto in pratiche di concussione e di occupazione e lottizzazione del potere ( e mette in carcere e agli arresti domiciliari una trentina di persone). La misura dell'arresto certo pare spropositata ( almeno a me che sono sempre stata contro la carcerazione preventiva ) ma non si può reagire nè dicendo che così fan tutti e neppure dicendo che cè un complotto contro l'Udeur.

Perchè il fatto che così facciano in molti è proprio una delle cause della crisi della politica che pare avere perso ogni legame con l'etica. E perchè il modo migliore di dimostrare la propria estraneità non è gridare al complotto ma rispondere alle accuse. Pensare infine a ritorsioni trasversali contro il proprio Governo è veramente inconcepibile. L'attacco al Ministro dell'ambiente: questa è la cosa più mistificante. Detto che io negli anni passati non ho sempre condiviso tutte le posizioni dei Verdi (per esempio quando sostenevano con Rifondazione Comunista la richiesta di moratoria di tutti gli impianti di trattamento dei rifiuti) è veramente incredibile che non ci siano che timide reazioni all'attacco forsennato che da mesi Forza Italia e l'Udc di Casini stanno portando alla cultura di tutti gli ambientalisti. Sostenendo che saremmo noi (gli ecologisti tutti) i responsabili dei ritardi dello sviluppo, perchè non abbiamo voluto il nucleare, perchè pretendiamo di avere la valutazione di impatto ambientale sulle opere pubbliche, perchè vogliamo potenzire le energie rinnovabili.

Quella che nel mondo intero viene ritenuta una cultura politica avanzata (perchè fare i conti con i limiti delle risorse naturali è saggio e lungimirante) qui da noi viene ritenuta una iattura. E spiace molto che anche diversi ambientalisti del Pd abbiano messo legna dentro questo fuoco acceso dalle destre, qualificando tutti gli ambientalisti che stanno fuori dal Pd (e siamo parecchi) come disgraziati negatori di qualsiasi cosa.

Sulla legge elettorale poche cose: si può trovare una intesa sulla bozza Bianco con le ultime modifiche? Lo si faccia. E invece tornano fuori altri dieci modelli di legge, e altri dicono che sarebbe meglio il referendum. e altri ancora che comunque vada il Pd andrà da solo al voto.

Naturalmente è il Pd che anima ogni giorno questo incomprensibile dibattito.

Il governo attraversa infine uno dei suoi momenti peggiori, i margini di ripresa sono minimi e legati solo alle riforme che saprà mettere in campo: tutela del lavoro, salari e lotta al precariato, patrimoniale sulle grandi rendite, legge sul conflitto di interessi e sull'informazione, risorse per la ricerca, nuova qualità della produzione energetica (rinnovabili) e un sistema di trasporti che sposti in fretta molte merci dalla gomma al ferro e al mare. Punti qualificanti di quel programma che ci mise insieme e che si è perso per strada. Per colpa delle forze di centro della coalizione che si sono scordate via via gli impegni che avevano preso con gli elettori. E le sinistre direte voi? Le sinistre devono tenere i nervi saldi e guardarsi bene negli occhi. Se il processo unitario non si rimette subito in moto coinvolgendo i cittadini e il popolo largo e diffuso della sinistra ( e superando tutti i difetti di verticismo e i personalismi che ha finora evidenziato)saremo spazzati via. Nessuna forza da sola può sopravvivere, possiamo salvare la sinistra in italia solo se mettiamo in campo una forza nuova,plurale ma unitaria. Avevamo promesso, l'8 e il 9 dicembre, agli Stati Generali di Roma, che saremmo andati tutti insieme ad ascoltare l'opinione delle donne e degli uomini della sinistra in giro per il paese.

E' ora che questo viaggio cominci. Non possiamo restare attoniti a guardare solo quel che accade nei palazzi della politica.

da sinistra-democratica.it
(21 gennaio 2008)
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« Risposta #76 inserito:: Gennaio 24, 2008, 12:08:10 am »

Riflessioni sulla crisi

Allargare il processo unitario a sinistra

di Felice Besostri


Questa crisi, annunciata da tempo, è esplosa nel momento peggiore di una crisi finanziaria, che, secondo alcuni autorevoli economisti, potrebbe far rimpiangere il 1929. Sarebbe interesse del paese avere un governo stabile ed autorevole, in altre parole in grado di prendere misure rapide ed efficaci.

Sgomberiamo il campo da Mastella, quasi che sia possibile addossare a lui la responsabilità: non ha tenuto conto dell’interesse nazionale, ma si è fatto guidare dalla sua condizione personale.

Una tale valutazione sarebbe tollerabile se gli altri attori avessero fatto prevalere gli interessi nazionali e non quelli della loro bottega.

Mastella era contro l’ammissione dei referendum elettorali, mentre erano latitanti il Governo e Rifondazione Comunista ed autorevoli esponenti prodiani erano referendari illustri ed intransigenti, insieme con pezzi veltroniani del PD. Alla vigilia della pronuncia, scandalosamente affrettata della Consulta, un raid giudiziario ha fatto piazza pulita dell’Udeur in Campania. Un collega di Governo, Di Pietro per non fare altri nomi, ha maramaldeggiato.

Sul piano della riforma elettorale tutto fermo, passi avanti possibili soltanto da un’intesa bipolarista tra Veltroni e Berlusconi, con un contentino a Lega e PRC, non per caso assenti dalla battaglia contro i referendum. Politicamente Veltroni annuncia che il PD, quale che sia il sistema elettorale, andrà da solo. Aggiungiamo al quadro il richiamo alla piazza di Ruini per lavare l’offesa della Sapienza ed il grido di dolore che si levava dalle masse più sensibili ai richiami della gerarchia. Cosa poteva fare Mastella di diverso? Suicidarsi davanti alle telecamere a Porta a Porta o a Ballarò?

Costituzionalmente la risposta di Prodi è ineccepibile: far svolgere la crisi in Parlamento, in modo trasparente e sotto gli occhi di tutti. In questa sua scelta c’è anche una componente psicologica sansoniana, di quel personaggio che muore con tutti i filistei. Nel caso italiano i filistei sono sia amici (quelli da cui ci deve guardare iddio), da Dini a Veltroni, che nemici.   Le lezioni anticipate, a meno di un coup de théâtre in Senato, sono alle porte. Tra i due porcellum, quello in vigore e quello referendario, il primo fa meno schifo. Se si vota, meglio presto che dopo il referendum. Se neppure Mastella vuole interferire nelle prerogative del Capo dello Stato, non mi azzardo io a farlo.

Penso soltanto a voce alta, che chi ha contribuito alla crisi ed ha la pretesa di guidare, anzi di rifondare, la politica italiana debba chiedere ed assumere l’incarico: caro Walter è giunta l’ora!

Un discorso a parte meriterebbe la sinistra, se non fosse evidente la sua marginalità. Il processo della Federazione Rossarcobaleno non ha fatto passi avanti, anzi le crepe e le lacerazioni si sono accentuate, soltanto SD (olim per il socialismo europeo) pagando un prezzo interno, ha un rapporto di fiducia totale con il PRC. La sinistra dovrebbe essere capace di allargare il processo unitario all’area socialista e raccogliere la sfida, se si vota con la legge attuale, di formare una coalizione con un programma comune ed un capo indicato come candidato alla Presidenza del consiglio.

Inutile fingere che ci siano le condizioni per una lista unica, che sarebbe, altresì, un segno di debolezza, poiché gli basterebbe un 4% per avere degli eletti alla Camera. Già porsi l’obiettivo del 10% è un messaggio forte di raccolta di consensi e di mobilitazione e tra l’altro non ci sarebbe un unico soggetto a distribuire le carte a sinistra. Se ci sono le condizioni politiche alla Camera, al Senato si può pensare ad una lista unica, perché la soglia del 20% regionale, appare fuori portata.

Un segnale è necessario, perché alle strette potrebbe funzionare il richiamo al voto utile, l’unico argomento spendibile dal PD, per contrastare la destra rampante e sicura di sé.

*Componente il Comitato promotore nazionale

da sinistra-democratica.it

(24 gennaio 2008)
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« Risposta #77 inserito:: Gennaio 28, 2008, 11:47:52 am »

Sinistra: divisa sul dopo-Prodi, unita contro l'Afghanistan


La crisi porta con sé un'accelerazione e costringe le forze politiche a riposizionarsi: lo fanno anche i partiti della sinistra dell'Unione, che da un lato restano divisi sulle prospettive del dopo Prodi, dall'altro danno in Consiglio dei ministri un primo timido segnale unitario, dopo settimane di tensione interna all'ormai congelata Sinistra arcobaleno. Il mancato via libera sulle missioni militari dei quattro ministri di sinistra Bianchi (Pdci), Ferrero (Prc), Mussi (Sd) e Pecoraro (Verdi), prova a riportare sul terreno dei contenuti politici un rapporto piuttosto logorato dal conflitto sulla legge elettorale. «Abbiamo avuto settimane difficili, questo passaggio unitario è positivo», commenta Paolo Ferrero. Giovanni Russo Spena, capogruppo di Rifondazione al Senato, chiede di ridiscutere una per una le diverse missioni militari e azzarda una previsione: «Ritengo che i gruppi parlamentari di Rifondazione comunista e dell'intera Sinistra-Arcobaleno non voteranno a favore del rifinanziamento delle missioni militari all'estero».

Sul fronte del dopo-Prodi sia Ferrero e Fabio Mussi aprono all'ipotesi finora molto criticata del governo istituzionale, anche se provano a mettere dei paletti: va bene un accordo sulla legge elettorale ma serve, dice il ministro del Prc, «un governo a termine che dia corso all'articolo 1 comma 4 della legge Finanziaria che prevede che tutto l'extragettito sia destinato a ridurre le tasse dei lavoratori dipendenti».

Il coordinatore di Sd, che ha fatto un giro di consultazioni sia con il Pd sia con gli alleati arcobaleno, è sulla stessa lunghezza d'onda e si dice disponibile a dare luce verde a «un governo tecnico-istituzionale se è molto breve, a termine», se si fonda «sull'ultima versione della bozza Bianco» e se prevede «l'approvazione della norma prevista in Finanziaria per cui l'eventuale extragettito venga destinato ai salari e ai redditi bassi».

Una mezza apertura in giornata arriva anche dai Verdi, che riuniscono l'esecutivo per sancire l'abbandono della posizione rigidamente prodiana «dopo la crisi solo elezioni», mantenuta fino a ieri. Anche Pecoraro vede bene «la possibile formazione di un governo a termine che parta dalla base delle forze dell'Unione e che si impegni ad affrontare le riforme, le politiche ambientali e il tema della redistribuzione delle risorse». Magari con l'astensione dell'Udc, per evitare eccessivi coinvolgimenti con quella che fino a ieri è stata l'opposizione. Per questo Bonelli precisa che i Verdi non usano la formula del «governo istituzionale».

Diliberto sembra essere l'unico dirigente della sinistra ferocemente contrario ad un'ipotesi di governo "di scopo". Il che apre spazi per critich3, anche molto severe da parte degli alleati. Giordano, segretario di Rifondazione, non gradisce l'idea di un Diliberto all'opposizione e non usa mezze misure per farlo notare: «Non si può avere - attacca - una visione dello scenario politico simile a quella di Ferrando e una proposta politica come quella di Parisi». A ruota di Giordano intervengono Giovanni Russo Spena e Gennaro Migliore, anche loro non teneri con i Comunisti italiani. Per Russo Spena alle elezioni si può fare «la lista unitaria con chi ci sta, anche con tre delle quattro forze della Sinistra Arcobaleno». E Migliore dice un no secco all'unità dei comunisti: «Quella strada non porta da nessuna parte. Dobbiamo costruire uno spazio pubblico dove ciascuno si senta parte di un progetto più ampio».

Il leader del Pdci incassa le polemiche e non replica. Al Quirinale Diliberto e i suoi propongono un Prodi bis e il ritorno del Mattarellum: e dicono che «il presidente della Repubblica, molto preoccupato della stabilità dei governi, è parso interessato. Non c'è motivo di pensare che la soluzione del problema per Napolitano stia solo nella bozza Bianco».


Pubblicato il: 27.01.08
Modificato il: 27.01.08 alle ore 16.15   
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« Risposta #78 inserito:: Gennaio 29, 2008, 10:35:51 pm »

La sinistra divisa sul governo istituzionale, ma forse unita al voto


La Cosa Rossa fa i conti con le elezioni. La neonata Sinistra e l'Arcobaleno ha già avuto una divisione: Rifondazione, Verdi, Sinistra Democratica si sono dette favorevoli al governo istituzionale, i Comunisti italiani no: sono per le elezioni.

Ora si cerca di uscire dall'impasse con l'invito a presentarsi assieme in caso di elezioni anticipate.

Ci prova il ministro Paolo Ferrero, indipendente di Rifondazione, a suonare la carica. «Se andremo alle elezioni noi lavoreremo per fare una lista unitaria di tutta la sinistra. Mi sembra che il Pd abbia scelto, in ogni caso la priorità è mettere insieme la sinistra per far sì che possa essere il vero elemento di novità delle prossime elezioni».

«La nostra proposta è quella più realistica, cioè avere un governo che duri due mesi per fare una legge elettorale alla tedesca, che permetta ai cittadini di scegliere e allo stesso tempo, con uno sbarramento, eviti di avere 50 partiti e consenta di andare a votare entro giugno», rileva.

«È quindi la cosa che chiede anche Berlusconi, cioè di votare rapidamente. Credo che si possa fare -continua il ministro dimissionario della Solidarietà sociale- perchè la nostra proposta è alla fine l'unica realistica e votare con questa legge è una schifezza, come anche andare al voto tra un anno e mezzo». A giudizio di Ferrero, quindi, «bisogna lavorare per tenere insieme tutta la sinistra: credo ci sia bisogno di far vedere a questo Paese che una sinistra c'è e che ha una proposta unita, cosa che credo sia possibile fare».

Un altolà viene dal segretario del Pdci Oliviero Diliberto con un nuovo no al governo tecnico: «Sento molti nomi per questo presunto governo tecnico, ma io dico a tutti i nostri alleati: attenti, perchè è una trappolona. È una trappola di Berlusconi per un dialogo finto, che ci porta dritti a una delegittimazione della sinistra italiana».

Sulle alleanze in vista delle elezioni anticipate interviene anche Mussi. Che continua ad attaccare la strategia di Walter Veltroni. «Il "comunque da soli alle elezioni" del Pd, di giorno in giorno sta diventando 'alle elezioni contro la Sinistrà», afferma il leader della Sinistra Democratica. «L'attuale legge elettorale premia le coalizioni. Dichiarare morto il centrosinistra, trasformare le elezioni in una resa dei conti a sinistra, equivale a dire: prego, Berlusconi si accomodi! È una linea - sottolinea Mussi - che condanna tutti alla sconfitta. Anzi, non c'è neppure combattimento neanche per il Senato, dove il centrodestra potrebbe puntare a vincere in tutte le Regioni. Senza contare - conclude - i possibili effetti collaterali a cascata: cosa comporta la corsa solitaria del Partito Democratico nelle elezioni comunali, provinciali, regionali?».

Anche dai Verdi arriva un invito all'alleanza. «È fondamentale accelerare il processo di unità a sinistra». Ne è convinto il senatore di Insieme con l'Unione, Mauro Bulgarelli, secondo il quale la costruzione di una casa comune della sinistra «è divenuta una priorità inderogabile, soprattutto nell'eventualità che si debba andare in tempi stretti al voto, anche se spero che alla fine prevalga il buon senso e si metta prima mano alla legge elettorale».

Ma anche in quest'ultima ipotesi, secondo Bulgarelli, «non c'è tempo da perdere. Dobbiamo essere consapevoli che questa crisi di governo è figlia di una più generale crisi della rappresentanza, è una crisi di sistema, caratterizzata da uno scollamento sempre più accentuato della società dal mondo delle istituzioni». In questo contesto, il giudizio di Bulgarelli è che anche la sinistra debba recuperare il rapporto con la gente «e per farlo deve ripartire dai territori e superare la frammentazione e l'autoreferenzialità che l'hanno caratterizzata negli ultimi anni».

Da Sinistra Democratica si cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno. Il vicepresidente della Camera Carlo Leoni sottolinea: «Da una crisi di governo di difficile soluzione emerge però una consistente novità politica: le più rappresentative formazioni parlamentari della Sinistra (Prc, Verdi e Sd) hanno avanzato al Capo dello Stato la stessa proposta, quella di un governo a termine per la riforma elettorale, e si sono pubblicamente impegnate ad essere presenti alle prossime elezioni sotto il simbolo de la Sinistra-l'Arcobaleno. Sarà il primo banco di prova per tutti coloro che non ogliono che scompaia dal prossimo Parlamento la voce di una sinistra unita e plurale». .

Ma il Pdci non ci sta e continua a chiedere elezioni subito. «Quando cadi, devi tornare dagli elettori, gli unici abilitati a dare un parere al di là degli schieramenti e degli interessi di partito - commenta il capogruppo al Senato Manuela Palermi - . Speriamo con tutto il cuore che gli altri partiti della sinistra comprendano che non è più il tempo del politicismo».

Gli dà manforte il suo collega alla Camera Pino Sgobio: «Dei governi tecnici o istituzionali i lavoratori italiani hanno un brutta esperienza e un cattivo ricordo: ci si ricordi del governo presieduto da Dini nel '95. No a pasticci di nessun tipo: la sinistra si guardi bene da fare accordi con partiti del centro-destra. La gente di sinistra, la nostra gente, non capirebbe. Caduto Prodi non resta che tornare alle urne».

In una nota Palermi ricorda che il suo partito ha appoggiato l'esecutivo Prodi «anche rinunciando a molte delle cose a cui tenevamo». È stata la nascita del Pd «e la sua sterzata moderata» a distruggere il centrosinistra. «Ora - aggiunge - la sinistra deve lavorare per l'unità. Ma per farlo deve ritrovare se stessa, avviare un processo unitario basato su contenuti concreti e non su ingegneristiche formule istituzionali. La legge elettorale - conclude l'esponente dei Comunisti Italiani - non è mai la priorità. E non vale la pena arrivare per essa a vendersi la coscienza. La priorità per la sinistra è elaborare un suo progetto di cambiamento con cui parlare alla società».

Per chiudere, arriva l'appello all'unità del capogruppo alla Camera di Rifondazione Gennaro Migliore. Alle prossime elezioni la sinistra deve presentarsi come «soggetto unitario». «È l'unica risposta che si può dare rispetto alla crisi che si è creata tra società e politica». la sinistra, dunque, non dovrà più essere composta di «quattro forze che si riuniscono attorno a ragioni di scopo, ma un soggetto unico e unitario che si presenti come tale agli elettori».


Pubblicato il: 28.01.08
Modificato il: 28.01.08 alle ore 19.14   
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« Risposta #79 inserito:: Gennaio 29, 2008, 10:37:04 pm »

Si è tenuto il Coordinamento regionale di Sd della Calabria (28 gennaio 2008)

Ora subito l'unità della sinistra


Non è stata una discussione formale ma vera e appassionata, che ha affrontato problemi concreti, quella che si è tenuta a Lamezia Terme in una affollata riunione del coordinamento regionale di Sinistra Democratica allargata ai coordinamenti provinciali e presieduta dal sen. Nuccio Iovene.
Non ci troviamo di fronte ad una crisi di governo come tante ma ad una crisi profonda non solo politica ma morale, sociale, istituzionale, che segna la fine di quel ciclo apertosi nel ’92-‘94 con il passaggio dalla prima alla cosiddetta “seconda repubblica”.
Il comportamento poco edificante al Senato di esponenti del Udeur e del centro destra, in una situazione nella quale già la politica non gode della fiducia dei cittadini, non fa che confermare ed aggravare questa sfiducia con gravi conseguenze per la credibilità delle stesse istituzioni democratiche.
 Senza l’enfasi della gravità del momento i vari interventi che si sono succeduti, hanno tracciato  realisticamente lo scenario politico attuale che va dalla situazione che ha determinato la caduta del governo dovuta alle dimissioni di Mastella e al comportamento dei sei Senatori in aula, fino al fallimento del PD.
Il Partito Democratico nato per dare un partito a Prodi ma soprattutto per dare stabilità al governo e al centro-sinistra registra un totale fallimento.
Prodi non c’è più, il governo non c’è più, il centro-sinistra non c’è più.
Non ci sono le riforme e addirittura autorevoli membri del governo sono stati fautori del referendum elettorale, sapendo che se si fosse arrivati al referendum, il governo sarebbe saltato; infatti l’Udeur vistosi schiacciato ha puntato subito alla crisi e quindi alle elezioni.
Veltroni , nuovo leader, è entrato subito in rotta di collisione con Prodi, e non solo, perché con quell’ esternazione di voler “correre” da solo con qualsiasi sistema elettorale ha creato scompiglio negli alleati.
L’attuale crisi ci pone comunque davanti ad una questione di fondo: il centro-sinistra due volte vince, nel ’96 e nel 2006, ma non ce la fa a governare ed è su questo che bisogna fare una riflessione.
Ma il dramma vero che emerge è che la questione morale che noi come SD abbiamo sottolineato, è la questione che attanaglia tanto il centro destra,e Cuffaro ne è l’ultimo esempio , quanto il centro-sinistra.
 Il sistema di potere dominante in regioni come la Campania, la Sicilia o la Calabria   fa  perdere il senso delle differenze fra forze politiche.
Ora nell’immediato, e per il senso di responsabilità che ci ha contraddistinto, abbiamo il dovere di proporre un governo a termine che faccia 2 cose:
1)assolvere all’impegno della distribuzione dell’extragettito verso le classi meno abbienti, quindi a sostegno delle famiglie a basso reddito e dei lavoratori.
2)Una nuova legge elettorale a partire dalla “bozza Bianco“ sulla quale si era realizzata una larga condivisione.
Purtroppo non è detto che quello che auspichiamo, per il bene del Paese, accadrà; infatti dalla reazione di Berlusconi, la capitolazione di Fini e Bossi e dello stesso Casini, che chiedono, per puro calcolo ed interesse di parte, elezioni subito con questa legge elettorale, con la stessa coalizione, addirittura con lo stesso simbolo del 2001, convinti di vincere, indica che si potrebbe andare alle elezioni nei prossimi mesi, addirittura ad aprile.
La sinistra deve muoversi con rapidità mettendo in campo una grossa iniziativa politica ed una campagna di denuncia sulle vere responsabilità della caduta di questo governo, tutte in capo alle forze centriste (Dini, Fisichella, Mastella..).
Bisogna costruire, subito, una grande forza di sinistra, popolare, radicata nel territorio, con un solo simbolo ed una formazione unitaria per non arrivare alle elezioni in ordine sparso.
Se il PD vuole andare in solitudine se ne assumerà la responsabilità, ma sia chiaro, che noi  siamo per un nuovo centrosinistra di cui facciano parte le novità del PD e della Sinistra-L’arcobaleno, contribuendo ad una drastica riduzione della frammentazione politica mentre il PD, da solo, significherebbe veramente consegnare il paese alla destra senza neanche giocare la partita.
Bisogna rilanciare l’ unità a sinistra, con un unico simbolo, mettendo insieme non solo Rifondazione, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e Verdi ma anche quel grande popolo della sinistra ma senza partito in attesa di novità e dell’unità.
Il vero pericolo sarebbe l’astensionismo.
In Calabria è necessaria una iniziativa pubblica sulla crisi di governo, mettendo al centro il tema dell’unità della sinistra.
Una iniziativa pubblica e una richiesta di coerenza e chiarezza al governatore Loiero che deve decidere se basta dare la solidarietà a parole a Prodi e tenersi in giunta gli uomini di Mastella:  può l’Udeur far cadere il governo e restare nella giunta regionale della Calabria?
Abbiamo il dovere di porre questo quesito e condividiamo quanto proposto a tale proposito dai compagni di rifondazione.

da sinistra-democratica.it
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« Risposta #80 inserito:: Gennaio 30, 2008, 10:56:48 pm »

Leoni: «Lanciamo una sfida al Pd, si allei con la Sinistra arcobaleno»

Andrea Carugati


Nei giorni più neri della crisi di governo, Carlo Leoni, vicepresidente della Camera ed esponente di Sinistra democratica, su un punto è ottimista: «Noi, Rifondazione e i Verdi siamo andati al Quirinale a dire le stesse identiche cose: un governo di scopo per fare la legge elettorale e la redistribuzione sociale. Nel caso di elezioni, siamo tutti e tre d’accordo di correre uniti sotto il simbolo della Sinistra arcobaleno. Come abbiamo visto con il Pd, quando ci si presenta alle elezioni con lo stesso simbolo, e su quello si viene votati da alcuni milioni di persone, poi il processo unitario è irreversibile».

Già, ma il Pdci non ci pensa proprio...

«Al loro interno c’è una opposizione molto identitaria, quelli dei manifesti con la falce e martello e la scritta “Cosa Rossa? No grazie”. Io mi auguro che prevalga chi vuole l’unità a sinistra. E che anche i socialisti decidano di unirsi a noi».

E l’alleanza col Pd?

«Al Pd lanciamo una sfida di governo, non ci candidiamo all’opposizione e reagiamo all’ipotesi di correre ognun per sé, che vorrebbe dire regalare la vittoria a Berlusconi. Sono d’accordo con Veltroni che le alleanze si fanno su un programma davvero condiviso e che la formula dell’Unione è alle nostre spalle. Per questo vogliamo lavorare a un nuovo centrosinistra a due gambe, con il Pd e una sinistra unita».

Eppure anche il Prc sembra volersi sganciare dal Pd...

«Non mi risulta. Ho visto che Giordano non esclude l’ipotesi di un’alleanza. Non credo a una formula in cui la sinistra si presenta alle elezioni per perdere, e l’unica alternativa alla destra è il Pd».

Eppure Veltroni sembra puntare proprio a questo...

«Se la sinistra è unita, l’ipotesi di fare una coalizione -caravanserraglio non esiste più, perché le forze alleate sono solo due. Per questo sono d’accordo nel rivedere i regolamenti parlamentari: chi si presenta unito agli elettori poi non si può dividere in Parlamento. In questo caso, il rifiuto a priori del Pd a lavorare a un’alleanza sarebbe solamente ideologico, e sono certo che lo pagherebbe».

Gli elettori del Prc sembrano molto delusi da questa esperienza di governo...

«Conosco gli elettori della sinistra: non vogliono che governi la destra, vogliono un centrosinistra che si occupi della gente che soffre. E poi c’è una questione di identità della sinistra: non siamo e non vogliamo essere una forza minoritaria, di testimonianza».

Lei ritiene che l’alleanza tra le due sinistre, moderata e radicale, abbia funzionato male?

«Non lo credo. Il governo è stato bombardato dal centro, non dalla sinistra. Il governo ha risentito di queste pressioni dal centro, ma con l’ultima finanziaria c’è stato un giro di boa a favore di lavoratori e pensionati».

Eppure anche la sinistra ha posto problemi: Tav, Afghanistan, Vicenza, ministri e sottosegretari a manifestare contro...

«Ma i nostri voti non sono mai mancati, abbiamo solo espresso delle opinioni».

Veltroni non vuole più questo frammentazione...

«E noi non vogliamo più scrivere sul programma delle cose, sulla legge 30 o sulle unioni civili, e poi vedere che non si fanno. Per questo Walter ha ragione: sul programma bisogna essere molto chiari e coerenti».

Eppure il Pd sembra sempre più orientato a correre da solo...

«Non credo che vogliano consegnare l’Italia a Berlusconi, e neppure che questa ipotesi di una lunga traversata del deserto affascini i loro militanti. Il Pd è nato come forza di governo, non di opposizione. E poi ci sono le elezioni amministrative di primavera, a Roma, in Friuli: se si dice che il caravanserraglio è impresentabile a livello nazionale, con quale coerenza lo presentiamo a livello locale?».

Se ci sarà un governo Marini lo sosterrete?

«Se gli obiettivi saranno la legge elettorale e la redistribuzione sì».

Ma quale legge elettorale?

«A noi la seconda bozza Bianco va bene, ma siamo disponibili a discutere ancora, anche con l’Udc».

Pubblicato il: 30.01.08
Modificato il: 30.01.08 alle ore 16.17   
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« Risposta #81 inserito:: Febbraio 01, 2008, 06:14:09 pm »

Cosa Rossa, Bertinotti sarà il candidato premier

Simone Collini


Bertinotti for President.

L'altra volta erano soltanto primarie, e l'avversario da battere Prodi. Questa volta sarà invece una vera e propria candidatura, con tutti i crismi della formalità. Fausto Bertinotti sarà il candidato premier della Sinistra arcobaleno alle prossime elezioni. Che si voti ad aprile con questa legge elettorale o a giugno con un'altra, poco importa. Il Partito democratico andrà da solo alle elezioni, e la Cosa rossa metterà da parte tutti i nodi ancora irrisolti e farà altrettanto. Sfidando Berlusconi per il governo del Paese e Veltroni e il Pd per l'«egemonia» a sinistra. Una scelta che non convince Sinistra democratica, Verdi e Pdci, che avrebbero preferito correre in coalizione col Pd, ma che si fonda su un accordo solido, siglato dopo le consultazioni al Quirinale da Bertinotti e Veltroni.

Il presidente della Camera avrebbe preferito far correre il governatore della Puglia Nichi Vendola, per il quale si profilava un futuro di leader del nuovo soggetto non appena la fase costituente della Sinistra arcobaleno sarebbe entrata nel vivo. Ma la fine del governo Prodi, l'accelerazione verso le elezioni e la fine dell'Unione ha cancellato tutti gli schemi. A convincere Bertinotti della necessità di un impegno in prima fila sono state le pressioni provenienti da Rifondazione comunista e dagli alleati più vicini, ma anche i messaggi lanciati dal "loft". Veltroni prefigura infatti una campagna elettorale basata su poche idee-forza che disegnino un Pd dal netto profilo riformista, e vede con favore una «competizione dialogante» con la sinistra radicale, a sua volta impegnata in una piattaforma programmatica «di alternativa».

«Una contesa tra il Pd e la sinistra ci deve essere, una sfida aperta su chi è più in grado di dare una risposta ai problemi drammatici della società contemporanea», diceva ieri Bertinotti precisando di parlare come «come viandante della politica». Ma in realtà la decisione l'ha già presa, insieme a quella di correre in ticket con una donna (per il Verde Pecoraro Scanio potrebbe essere Grazia Francescato). E già si prepara a sfidare Veltroni e Berlusconi puntando su pacifismo, ambientalismo, diritti civili e soprattutto su una «critica al capitalismo di oggi, che produce precarietà e insicurezza».

Bertinotti insomma aspetta di sapere come andranno a finire le consultazioni di Marini, ma intanto è certo che «politicamente la legislatura è finita col voto in Senato e il giudizio torna ormai agli elettori». Al massimo, a giugno. Cioè, politicamente parlando, «subito». Tra non molto avrà superato l'impedimento del ruolo istituzionale (già nei mesi scorsi gli era stato proposto di mettersi alla testa del processo unitario), ha anche messo da parte i timori sul suo essere «intriso di storia del 900» e si è convinto che non necessariamente un candidato più giovane porti più voti. Che poi è la questione fondamentale. Se alla Camera un risultato a due cifre è auspicabile, al Senato, dove lo sbarramento per le forze non coalizionate è dell'8%, è necessario.

I sondaggi che circolano in questo giorni inducono alla fiducia, dando la Cosa rossa sotto la soglia di sbarramento soltanto in Sicilia. Ma Bertinotti sa che un passo falso questa volta sarebbe fatale, per la rappresentanza della sinistra radicale in Parlamento nella prossima legislatura ma anche per il processo di più lungo periodo. «C'è un imperativo» che va rispettato, per il presidente della Camera: «Che queste sinistre si mettano insieme, che siano soggetto unitario anche se plurale, avendo meno ansia di vincere domani e più quella di rianimare una speranza per il futuro e di cambiare la società». E infine sa anche, Bertinotti, che bisogna giocarsi il tutto per tutto perché a sperare in un fallimento elettorale della Cosa rossa sono in molti: i vari fuoriusciti dal Prc Turigliatto, Cannavò (Sinistra critica), Ferrando (Partito comunista dei lavoratori), ma anche altri compagni di strada che soltanto per cause di forza maggiore stanno acconsentendo a rinunciare in questa tornata elettorale alla falce e martello.


Pubblicato il: 01.02.08
Modificato il: 01.02.08 alle ore 10.13   
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« Risposta #82 inserito:: Febbraio 02, 2008, 08:47:56 pm »

La crisi politica, la sinistra

(2 febbraio 2008)

Siamo ancora in tempo a chiambiare rotta

di Lello Porta*

Invito tutti ad esprimersi già da ora. Qui, sul nostro sito. Brevemente e con chiarezza. Prima del prossimo appuntamento di lunedi’. Come ha già fatto Fulvia Bandoli.

Io sono d’’accordo con lei quasi su tutto. Anzi proprio su tutto tranne che su quel “percorso minimamente aperto e partecipato”. Perché un percorso solo “minimamente” aperto e partecipato a me non  basta, e credo che non basti a molti altri. E chi l’ha detto che non c’è tempo per fare le primarie? Io ritengo che sia più facile, oltre che più giusto, organizzare elezioni primarie che  decidere in poche stanze le liste dei prossimi “nominati” al Parlamento. Siamo sinceri. Complessivamente passi indietro, e non avanti, sono stati fatti dal 5 maggio dell’anno passato.

Stiamo correndo seriamente il rischio di dover ricordare quella data con i versi del Manzoni…ei fu.

Siamo ancora in tempo per cambiare rotta. Perché la sinistra unita, nuova, partecipata, plurale stiamo rischiando di ucciderla in fasce.
Importanti accantonamenti (il socialismo europeo) e troppe comprensioni (traslochi di mummie o interviste inopportune) nei confronti dei ritardi, turbolenze o divisioni dei partitini strutturati della sinistra sono stati digeriti in questi mesi. Pietanze indigeste sono state già abbondantemente servite.
Molti dei nostri stomaci iniziano a risentirne pesantemente.

Bene ha fatto Fabio Mussi a smentire tempestivamente quanto apparso sulla stampa di oggi.

Bene si è fatto ad anticipare la Direzione Nazionale a lunedi’. Il resto lo ascolteremo e ce lo diremo con franchezza, con i giusti toni e con stile, guardandoci negli occhi proprio in quell’occasione.

*Coordinatore Regionale SD della Campania

da sinistra-democratica.it
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« Risposta #83 inserito:: Febbraio 05, 2008, 06:44:39 pm »

La sinistra al bivio, tra competizione e alleanza con il Pd


«La Sinistra-l'arcobaleno deve ambire a un progetto autonomo, non subalterno al partito Democratico». L'alleanza con Veltroni non convince la segreteria di Rifondazione comunista, riunita martedì per oltre tre ore. «Si può tentare un confronto, ma senza farsi troppe speranze perché il primo a non volere l'alleanza è Veltroni», avrebbero detto - a quanto si apprende - molti dirigenti del partito.
Alla vigilia di un confronto decisivo per la Sinistra-l'arcobaleno che si tiene mercoledì alla Camera con gli stati maggiori di Prc, Pdci, Verdi e Sinistra democratica e all'ordine del giorno alleanze, simboli, leader in vista delle elezioni, Franco Giordano e i suoi sottolineano l'importanza di un «progetto autonomo e alternativo per la sinistra».

Se da Verdi, Pdci e Sinistra democratica viene la richiesta di un confronto programmatico con il partito Democratico per una nuova alleanza di centrosinistra («Il Pdci insiste perché ci sia ancora un tentativo di accordo con il partito Democratico», ha dichiarato il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto), il Prc mette in guardia: «Non ci saranno più alleanze con i trasformisti che hanno fatto cadere il governo. Mai più con Mastella, mai più con Dini», avrebbero detto i membri della segreteria. Quanto a Veltroni, «il primo a negare continuamente l'ipotesi di un'alleanza è proprio lui. Per questo non si può andare troppo per le lunghe nel confronto programmatico. Bisogna investire invece il prima possibile sull'autonomia del nostro progetto».

Sul piano del programma, prima di tutto, perché laddove il Pd rappresenta, «praticamente su ogni tema della vita associata, l'accettazione dell'esistente, la sinistra deve lavorare per la trasformazione dei rapporti di forza attuali».

Se così è, allora, «non resta che accettare la sfida che lo stesso Veltroni pone. La sinistra non c'è se non vive come cultura d'alternativa. Nel rapporto di alleanza con il Pd, invece, il rischio è quello di perdere profilo e identità. l'opposizione e il governo non sono di per sé valori o disvalori. Ma per la sinistra il governo non può diventare una ossessione».

Da qui discende, «senza subordinate» la scelta del leader che potrebbe guidare la sinistra. «Fausto Bertinotti è la persona che rappresenta meglio e più direttamente l'autonomia politica e culturale della sinistra in Italia», è stata la riflessione dei vertici di partito. Diverso invece sarebbe il discorso per il simbolo, dove Rifondazione comunista potrebbe rinunciare alla falce e martello. «Non ha senso riproporre i "simbolini" dei partiti quando vogliamo rappresentare la nuova sinistra unita», avrebbero detto i dirigenti del partito di Franco Giordano.

Pubblicato il: 05.02.08
Modificato il: 05.02.08 alle ore 16.28   
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« Risposta #84 inserito:: Febbraio 05, 2008, 06:45:33 pm »

Documento approvato dal Direttivo di Sd riunitosi il 4 febbraio 2008

Unità della Sinistra, Alleanza per il Governo per battere le destre


Sinistra Democratica riconferma la sua scelta convinta di contribuire insieme alle altre forze della sinistra a dare vita ad una sinistra nuova, larga, unita, popolare e di governo per il bene dell'Italia.

Di fronte all'eventuale scioglimento delle Camere, Sinistra Democratica riterrebbe necessario che venga avanzata da parte de "La Sinistra-L'Arcobaleno" al Partito Democratico la proposta di una coalizione di centro-sinistra su basi programmatiche rinnovate, con la quale affrontare la campagna elettorale, con un programma condiviso, per il governo del Paese.

Il governo Prodi è caduto al centro, per responsabilità dell'UDEUR e di parlamentari provenienti dal PD: non certo per responsabilità della sinistra che ha sempre invocato l'attuazione del programma, in particolare nei suoi aspetti sociali.

L'intesa tra PD e sinistra è la strategia che può consentire, sul piano numerico, di contendere la vittoria al centrodestra e dare all'Italia la speranza di un governo innovativo. Questione sociale e ambientale, questione morale, laicità dello Stato sono le sfide vere dell'oggi.

Sarebbe grave se il PD confermasse, invece, la scelta della solitudine elettorale che contiene l'annuncio della rinuncia a competere per il governo dell'Italia. Non si possono spalancare, senza combattere, le porte a Berlusconi e ai suoi.

L'unità della sinistra è un fatto politico importante e nuovo, più profondo e ambizioso del semplice cartello elettorale e per questo va rappresentato di fronte agli elettori con un unico simbolo elettorale, quello de "La Sinistra-L'Arcobaleno".

Sinistra Democratica avanza questa proposta alla riflessione delle altre forze della sinistra. E la rivolge anche ai compagni socialisti, le cui importanti battaglie per l'identità socialista e per la laicità dello Stato rischiano di dissolversi nel contenitore neutro del Partito Democratico.

DA sinistra-democratica.it
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« Risposta #85 inserito:: Febbraio 08, 2008, 11:02:31 pm »

POLITICA

Nulla di fatto nell'incontro nel loft di piazza Sant'Anastasia

Nessun accordo tecnico o politico tre le due formazioni politiche

Addio tra Pd e Sinistra Arcobaleno

"Alle elezioni andiamo separati"

Ma alle amministrative sono possibili intese

 
ROMA - "Non un divorzio ma una separazione consensuale". Dario Franceschini sintetizza così l'incontro di oggi tra il Pd e la Sinistra-Arcobaleno. Quel faccia a faccia che arriva dopo la decisione di Veltroni di far correre il Pd da solo alle prossime elezioni. Una decisione già annunciata alla vigilia dell'incontro di oggi tra Pd e leader della Cosa rossa, ma resa ufficiale oggi. Nessun accordo tecnico né politico tra Sinistra e Pd.

E che non ci sarebbero state sorprese era chiaro. Tanto che al tavolo anche l'ipotesi della desistenza non è stata nemmeno sfiorata. "Il dibattito e il terremoto nel centrodestra sono una conseguenza della nostra scelta coraggiosa ed innovativa di andare da soli. Una scelta in cui pochi credevano" sottolinea Franceschini.

A Franco Giordano, Fabio Mussi, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio, non è restato che prendere atto delle intenzioni del Pd e pensare al futuro. Con l'obiettivo di superare il 10% dei voti.

"Sarà una sfida tra due formazioni, una sfida leale e leale speriamo che sia il confronto" commenta Diliberto. "Tra noi e il Pd si è aperta una sfida a chi rappresenta meglio l'alternativa a una destra aggressiva e pericolosa - spiega Giordano - La sinistra si presenterà in un'unica lista, con un nostro candidato e leader che è Fausto Bertinotti, e con un nostro simbolo che presenteremo al più presto, forse già martedì". E se Fabio Mussi parla di sfida sui programmi Pecoraro Scanio rlancia l'alternatività a Berlusconi.

Ma, se alle politiche Pd e Sinistra andranno per la propria strada, alle elezioni amministrative accordi e desistenze saranno possibili: "Non bisogna consegnare le città importanti al centrodestra" conclude Giordano.

(8 febbraio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #86 inserito:: Febbraio 09, 2008, 05:44:25 pm »

Mussi: c’è troppa voglia di grande coalizione

Andrea Carugati


«Sento aria di gentlemen agreement verso la destra, vedo esponenti del Pd come Chiamparino che teorizzano esplicitamente accordi di governo con Berlusconi. Non voglio demonizzarlo, ma tra questo e chiudere gli occhi su una destra populista, affarista e clericale ce ne passa. E l’ipotesi che Berlusconi torni per la terza volta a palazzo Chigi non è una bagattella...». Fabio Mussi, ministro dell’Università e leader di Sinistra democratica è molto allarmato per la decisione del Pd di correre da solo, ribadita ieri mattina nel vertice con la Sinistra. «Non ci siamo tirati addosso i bicchierini del caffè, è stato un incontro signorile. Ma ci sono state ripetute le ragioni della corsa solitaria. Mi limito a ricordare che il Pd era nato per stabilizzare la coalizione, lo dicevano loro...»

Lei non condivide l’idea che se vi foste ripresentati tutti insieme sarebbe stata una sconfitta sicura?
«E infatti nessuno pensava di ripresentare una carovana di 10 partiti: si poteva ragionare su un quadro nuovo, con due forze come Pd e Sinistra arcobaleno a fare da perno della coalizione. Archiviare il centrosinistra tout court è un azzardo».

Crede davvero che il Pd punti alla Grande coalizione?
«Mi chiedo se, al di là di queste elezioni, si intenda lasciare aperta la porta per un nuovo centrosinistra o se invece si punti a soluzioni centriste o di Grande Coalizione. Le mie non sono supposizioni malevole, viene detto da dirigenti del Pd».

Non crede che Chiamparino si ponga il problema di dare riposte pragmatiche a problemi di una società dinamica come il Nord?
«Ma il pragmatismo senza ideali non porta da nessuna parte. Capisco che dopo un lunghissimo periodo di equilibrio tra i due blocchi ci sia la tentazione di provare a far cooperare i due eserciti più consistenti. Ricordo però le difficoltà della Germania, la Spd che sta cercando di sganciarsi e di ricollocarsi più a sinistra. E poi Berlusconi non è Angela Merkel...».

Eppure l’Unione ha fallito la prova del governo, almeno in termini di coesione...
«È giusto riconoscere che si è andata consumando una stagione politica, che le elezioni del 2006 sono state più pareggiate che vinte e che, pur sottolineando i risultati positivi del governo su risanamento e lotta all’evasione fiscale, le aspettative della nostre gente sono andate in gran parte deluse. Ma dare la colpa ai partiti minori è solo un modo per lavarsi l’anima».

La vostra sarà una campagna contro Berlusconi ma anche contro il Pd?
«Vogliamo contrastare una nuova ondata di destra, ma anche frenare una aspirazione neocentrista nel centrosinistra. Per questo c’è bisogno di una sinistra politica, che affronti i problemi per quello che sono, senza lasciarsi incantare dalla spirale vecchio-nuovo, o da una presunta modernità. Ci viene presentata come novità, per esempio, l’idea che i bassi salari e la precarietà siano inevitabili, come la pioggia. Una sciocchezza. In realtà tutto questo è determinato dai rapporti di forza, dall’”avidità del neocapitalismo”, che è un’espressione di Alan Greenspan. Per questo è necessaria una critica dell’esistente. Ci vuole una sinistra che lo dica, e dirlo non è estremismo. La competizione con il Pd sarà su questo».

Non teme di rischiare di apparire come i vecchi comunisti davanti alla novità Veltroni?
«Questi sono contenuti modernissimi. Se parlo alla gente di destra, sinistra e centro in termini politologici non si appassiona. Ma se parlo di precarietà, ambiente, coppie di fatto, e della questione morale che oggi è diventata esplosiva, allora tutto è più chiaro. Capisco la suggestione della “modernità”, ma poi, quando come diceva Marx si “sale” nel concreto, sono certo che le ragioni della Sinistra troveranno molto ascolto».

Eppure la nascita della Sinistra arcobaleno è piena di problemi...
«Dobbiamo fare in poche settimane quello che altri, compreso il Pd, hanno fatto in anni. Siamo usciti dai Ds dieci mesi fa e siamo pronti a fare una lista unica, che non sarà un cartello elettorale ma il primo passo per un soggetto unitario. A me pare un successo e la nascita di Sd ha favorito questo sbocco».

Si dice che nel suo movimento ci sia malumore per il rischio di annessione da parte di Bertinotti...
«So che il processo unitario doveva partire dal basso, ma i tempi ci sono stati imposti dalla situazione. Bertinotti è un uomo di prestigio, non è nuovo ma è uno dei più convinti sostenitori della necessità di mettere in moto un processo nuovo a sinistra».

Non crede che un candidato che annuncia che dopo il voto si farà da parte sia poco appetibile?
«Il ruolo di traghettatore verso la nascita di un nuovo soggetto è decisivo, senza i fiumi non si attraversano...».

Ci sarà il ticket con la Francescato?
«Vedremo la prossima settimana. Tutta la squadra andrà definita bene».

E i socialisti?
«Finora non hanno aderito al nostro invito, chiederò un incontro per verificare se ci sono le condizioni per un’alleanza. Ma la legge elettorale non aiuta».

Ci sono tra le vostre file nostalgie del Pd? Crucianelli vi lascia per Veltroni..
«Crucianelli vuole entrare nel Guinness dei primati per il numero di partiti cui ha aderito. Auguri. Ma non vedo pentimenti in giro».

Non crede che Veltroni tocchi un punto vero quando dice che la gente vuole una politica più semplice?
«È così, ma da parte nostra c’è altrettanto spirito innovativo e di semplificazione. Le novità sono due: il Pd e la Sinistra l’arcobaleno. Tra noi non ci sarà guerra ma sfida per il futuro».

Non dà a Veltroni nessuna possibilità di vittoria?
«Da solo, mi pare molto difficile».


Pubblicato il: 09.02.08
Modificato il: 09.02.08 alle ore 9.38   
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« Risposta #87 inserito:: Febbraio 12, 2008, 10:32:34 am »

Appello ai compagni della costituente socialista (12 febbraio 2008)

C'è bisogno di socialismo, di sinistra, di cultura critica e di unire il popolo della sinistra

di Rita Anania*


“ Chi raccoglierà ciò che di vitale resta del patrimonio del riformismo socialista italiano ?”…
Vorrei chiedere ai compagni della Costituente Socialista di fare una riflessione  sul  pericolo concreto che c’è oggi in Italia che sparisca la sinistra e  sulla necessità di lavorare insieme perché ciò non succeda.
Ai compagni Socialisti mi piacerebbe dire, da Socialista della prima ora, che la mia piena adesione al movimento “ Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo”…mi ha ridato
la speranza di un progetto alto che miri alla costruzione di un’unica casa dei riformisti nell’ottica dell’unità dei socialisti e della sinistra con un forte radicamento nel Socialismo Europeo.
Noi non possiamo permettere la scomparsa in Italia di un grande partito SOCIALISTA e di Sinistra, perchè il socialismo classico e le sue nuove forme di espressione costituiscono un’opportunità politica irrinunciabile per l’Italia.
A noi socialisti dopo il ’93 e la conseguente frantumazione del PSI  è mancata una leaderschip autorevole che ne ricomponesse la diaspora e in grado di costruire una forza unitaria delle sinistre che raccogliesse le domande di libertà e che non abbabonasse i più deboli; oggi questa possibilità è concreta ,e noi , insieme, abbiamo il dovere di metterla in campo.
 Le difficoltà sono molte ad iniziare dalla posizione di AUTOSUFFICIENZA  del  PD, che pericolosamente si illude di poter correre da solo: l’unica alternativa è la nascita  della Sinistra, l’Arcobaleno che può e deve dar vita ad una forza popolare di ispirazione socialista, laica e di governo, protesa verso un futuro autenticamente riformista che del pluralismo culturale sia effettiva portabandiera.
 La Sinistra, però,  ha l’urgenza di accellerare i tempi dell’unità anche perché siamo già in campagna elettorale e questo progetto alto che costituisce un’opportunità politica irrinunciabile per l’Italia è l’ unica risposta seria che si può offrire al popolo di sinistra da contrapporre al PD, ormai partito centrista e conservatore.
La Sinistra,l’Arcobaleno può comprendere e rappresentare quella sinistra, che va dai valori del socialismo europeo a quei principi radicali, capaci di offrire sintesi avanzate e procedere nella direzione di superare i particolarismi; perchè forza di governo, con pari dignità e pariteticità .
La Sinistra,l’ Arcobaleno deve rimarcare e affermare quei principi e valori della sinistra che una società moderna e democratica merita e ai quali non può rinunciare.
 Oggi per la sinistra si è aperta una nuova speranza, si sente il  bisogno di costruire una sinistra che unifichi e guardi all’univocità di intenti per creare un effettivo pluralismo che vada dal socialismo liberale alla cosiddetta sinistra “estrema”.
Il pluralismo si realizza  facendo emergere in forze politiche, che pure sembrerebbero distanti, un’unitarietà di intenti che condivida ciò che unisce rispetto alle diversità di espressione.
Voglio ancora portare ad  esempio la felice esperienza di Mitterand, che negli anni ’70 riuscì ad unificare la sinistra francese mettendo insieme le diverse anime del socialismo e del comunismo in una sintesi armonica , esempio assolutamente attuale nel nostro confuso presente.
Il socialismo è da vivere nel presente facendo tesoro della storia ma gettando le basi  per un futuro solido per le nuove generazioni.
La Sinistra Arcobaleno alla quale abbiamo dato vita deve essere una forza  politica della sinistra, moderna, popolare e di governo, diffuso su tutto il territorio nazionale, radicato nel mondo dei lavori, della cultura, delle nuove generazioni, aperto, impegnato nella realizzazione di una società di eguali che guardi alla meritocrazia come strumento efficace per offrire opportunità ai più deboli, ai meno fortunati e socialmente svantaggiati per renderli protagonisti della propria vita e del proprio futuro.
La Sinistra,l’Arcobaleno guarda alle libertà individuali e ai diritti civili come spazi irrinunciabili di una società democratica e moderna, a passo con gli altri paesi europei; non tralasciando il bisogno di laicità dello stato che rappresenta il cardine del rispetto delle libertà di tutti per realizzare quella uguaglianza di opportunità, cosi bene esplicitata dalla carta costituzionale.
Il rispetto dei diritti non può non riguardare il lavoro,i morti sul lavoro, i giovani, le problematiche ambientali, le libertà delle donne,  cammino non facile ma non più procrastinabile.
Altre tematiche che bisogna affrontare seriamente sono l’etica della responsabilità, la questione della legalità , la pratica  del rinnovamento della politica,le forme nuove di partecipazione e la nuova"questione morale" come tema fondamentale.
Una sinistra nuova e rinnovata nei comportamenti e nella pratica politica.
C’è bisogno di Socialismo, di Sinistra, di cultura critica e di unire il popolo di sinistra.   La forza della sinistra, socialista e riformista risiede proprio nella capacità di saper concretare i bisogni e le aspettative di schiere di cittadini bisognosi di certezze per il presente e per il futuro.
A noi non interessa il potere per il potere, ma realizzare la forza  delle nostre idee che spazzino via definitivamente le iniquità sociali, economiche e politiche. Non può non essere forte e  chiaro l’invito ad unirci in nome di comunanza di idee e valori.         

*del Comitato Promotore Nazionale di Sd

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« Risposta #88 inserito:: Febbraio 12, 2008, 10:36:00 am »

La risposta a Sergio Chiamparino (12 febbraio 2008)

La politica del come fare

di Monica Cerutti*


Il progetto di costruire un soggetto unitario a sinistra risulta sempre più attuale nella deriva culturale del nostro Paese, di cui il Partito Democratico è autorevole interprete.
Lo posso sostenere con maggiore convinzione rispetto ad altri, poiché vivo la realtà torinese come capogruppo di Sinistra Democratica in Consiglio Comunale e ho a che fare quotidianamente con il sindaco più amato dagli Italiani, Sergio Chiamparino, che a mio avviso può rappresentare l’avanguardia dell’idea politica del Partito Democratico.
Le sue ultime esternazioni sull’Espresso, a favore di larghissime intese, prefigurano un futuro governo del PD con Forza Italia, volto non solo a realizzare le riforme istituzionali, ma anche le questioni sociali ed economiche. Queste dichiarazioni hanno già provocato parecchie fibrillazioni a livello nazionale e locale, andandosi ad inserire nella campagna elettorale ormai avviata. Addirittura ho avuto modo di rilevare che le parole del mio sindaco erano le stesse usate in un’intervista di una settimana fa dal coordinatore piemontese di Forza Italia, Guido Crosetto.
Gli effetti di quest’uscita sul risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno possono essere letti in modo assolutamente speculare, sia in termini favorevoli, che, se non sfavorevoli, comunque problematici rispetto all’impostazione della nostra campagna elettorale.
Da una parte, le posizioni di Sergio Chiamparino possono aiutarci a parlare a quegli elettori facenti capo ad una sinistra diffusa, e non ad una precisa forza politica, che non possono riconoscersi in un governo del PD con FI. Viene così meno la convinzione che il voto al PD sia il voto utile contro la destra, rappresentata ancora da Silvio Berlusconi.
Dall’altra però dobbiamo riflettere sul messaggio che il sindaco di Torino estremizza, ma che è quello proprio del Partito Democratico: la bontà della “politica del fare”, che va ormai al di là della divisione tra destra e sinistra e risponde all’esigenza dei cittadini di vedere risolti i problemi. Questa è la sfida culturale a cui dobbiamo rispondere, perché i nostri competitori politici tendono continuamente a metterci nell’angolo del non fare, dell’immobilismo, della conservazione. E gli argomenti usati sono i termovalorizzatori, la TAV, i grattacieli, … Lo stereotipo della non decisione in cui ci vogliono schiacciare rischia di convincere un elettorato, potenzialmente di sinistra, deluso dalla politica, che potrebbe anche optare, questa volta più di altre, per l’astensione. Presentarsi come forza di opposizione non sembra la risposta più efficace. Noi dobbiamo evidenziare come i problemi non abbiano colore politico, ma le soluzioni sì. E’ necessario contrapporre al fare comunque la responsabilità nei criteri di scelta dei fini, alla logica dello sviluppo come valore assoluto la cultura del limite.
Ciò deve essere contestualizzato in un sistema politico che, come dice Ilvo Diamanti, ha sostituito la partecipazione con la comunicazione. Noi non rinunciamo alla partecipazione, ma dobbiamo essere consapevoli dell’esigenza di comunicare la nostra idea della politica, come spazio in cui si confrontano progetti alternativi di società, rifiutando l’accezione di chi pensa ormai di vivere una fase di post-politica, in cui non ha più senso parlare di destra e sinistra.
La Sinistra Arcobaleno deve esplicitare il suo programma, in cui sia evidente che alla politica del fare indifferenziato si propone  una “politica del come fare”.

*Capogruppo Sinistra Democratica Consiglio Comunale di Torino

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« Risposta #89 inserito:: Febbraio 13, 2008, 11:15:54 pm »

Verso le elezioni (13 febbraio 2008)

Innovazione, modernità, che valori esprimono, che contenuti sono?

di Michele Prospero*


Insomma, ci voleva proprio un ex comunista (che naturalmente dice di non esserlo mai stato) a reintrodurre in Italia la conventio ad excludendum. Con un bel salto indietro di qualche decennio, il sistema politico torna a un triste punto fermo, che in verità non è ribadito con una tale virulenza dai lontani anni cinquanta: la sinistra deve restare fuori dai giochi. Solo nelle poco edificanti stagioni del pentapartito una perimetrazione così ostile alla sinistra si era riaffacciata portando però la politica ad una irreparabile catastrofe. Nei confusi anni della seconda repubblica, tra pasticci e regressioni, una cosa di nuovo almeno era stata raggiunta: la fine della soluzione trasformista. Ossia l’accantonamento di una antica consuetudine, che risale nientemeno che all’italietta liberale, per la quale i legittimati a governare sono solo quelli che occupano stabilmente il centro del sistema. Gli altri, se proprio ci riescono, possono anche sedere in parlamento, ma nelle stanze dei bottoni non possono mai accedere. Le sentinelle della legittimità del sistema possono di volta in volta potare i rami estremi che si affacciano appena un po’ oltre i limiti recintati dai ceti dominanti. Negli ultimi anni questa preclusione ideologica verso la sinistra era stata archiviata. Ora torna invece alla ribalta e viene spacciata dai media come segno dei tempi nuovi.

Il governo cade per lo smembramento della margherita e la defezione dell’udeur, ma l’accelerazione suggerita all’unisono dalla grande stampa va verso la risoluzione del problema indigesto della presenza di una sinistra al governo. Berlusconi può impunemente ricorrere ad una gigantesca conventio ad includendum portando nel suo listone anche la destra più estrema. Nessuno apre la bocca. Per la grande stampa e i poteri forti non è l’attaccamento alla democrazia-metodo quello che conta ma solo l’accettazione del primato dell’impresa e dei suoi interessi materiali. Chi riconosce supinamente questa identificazione dell’impresa con l’affare generale, sta ben dentro i confini. Chi invece si ostina a rappresentare altri interessi e osa contestare l’opzione liberista per la precarietà e  la flessibilità è invitato ad accomodarsi fuori. Si sta costruendo un nuovo sistema politico la cui costituzione materiale prevede l’intangibilità degli interessi dell’impresa. Morando dice il vero quando ammette senza scomporsi che il programma del Pd è stato redatto in contatto incessante con la confindustria.  Il sindacato forse ancora non lo ha percepito, ma il successo dell’operazione orchestrata da Pd e Fi ha un immediato cadavere: il sindacato generale. Nel nuovo sistema a dominanza imprenditoriale-finanziaria al sindacato è destinato solo un marginale spazio, quello di un flaccido aggregato meramente corporativo senza alcuna voce politica, privo cioè di una cultura del generale.

Le pagelline domenicali di Scalfari hanno ben motivo di esultare per il coraggio di Veltroni che finalmente spalanca una condizione sconosciuta in Italia: nessun interesse sociale eccentrico rispetto a quello delle forze del mercato e dell’impresa può pretendere rappresentanza. Questa è la vera posta in gioco: la costruzione di un sistema politico inedito in cui tutti si riconoscono nel primato dell’impresa e dei suoi criteri di organizzazione della vita sociale.
Nessuno più a sinistra formulava ingenue istanze di alternative di sistema, ma anche modiche politiche di redistribuzione e di tutela del salario sono denunciate in questa Italia in declino come sicuro indizio di mentalità massimalista. Il mondo del lavoro non può pretendere alcuna sia pure flebile autonomia politica: tale è il nuovo confine del sistema. Pd e Fi condividono fortemente il progetto di una competizione di nuovo conio in cui le alternative sono tutte dentro le opzioni acconsentite dall’impresa. Il solerte Mannheimer si affretta a dare indicazioni numeriche a questa veloce corrispondenza di amorosi sensi: il 45 per cento delle forze berlusconiane e addirittura il 35 per cento dell’elettorato del Pd desiderano un governo comune.

Come l’ha chiamato l’ineffabile Reichlin il suo Pd?  “Partito della nazione”, ovvero state buoni, non rovinate l’idillio. Il lavoro da 15 anni è spremuto e perde ogni potere d’acquisto (per un ironica coincidenza il tour del Pd comincia da una località che si chiama “spello”) mentre l’impresa fa profitti d’oro?
Non importa nulla. State tranquilli, perché la nazione esige sempre coesione. Dopotutto anche l’imprenditore è un lavoratore. E che lavoratore. Tutti in riga, dunque in nome dell’innovazione, della modernità, della crescita. E non è proprio Roma l’esempio più riuscito di innovazione e di crescita? E’ probabile. Ma forse certe tipologie di crescita andrebbero scrutate con maggiore attenzione. I numeri non dicono il vero o, meglio, non significano nulla in termini di qualità. Se la crescita è quella che comporta la costruzione a pioggia di microcittà a ridosso del raccordo anulare senza che gli affitti calino e senza che i prezzi delle case si razionalizzino è meglio lasciar stare. Si sta costruendo un degrado infinito ma lo chiamano innovazione. Gli assalti alle città oggi non si chiamano più sacchi ma ipermodernità. Anche il linguaggio dà la mano in questi di tempi un po’ vichiani di ritorni alla barbarie. Qualche esempio di barbarie postmoderna e di città commercializzata? Non bisogna recarsi molto lontani, basta inoltrarsi fino a cento metri dopo il palazzetto dello Sport, sulla destra. Rendita, finanza e politica lì danno il meglio di sé.

da sinistra-democratica.it
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