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4021  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / Stefano FOLLI. Caso Boschi, Folli: "Renzi, un leader solo che si appella agli.. inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:19:25 pm
21 DICEMBRE 2017

Caso Boschi, Folli: "Renzi, un leader solo che si appella agli italiani"

Il segretario del Pd Matteo Renzi ribadisce con chiarezza che intende ricandidare Maria Elena Boschi al prossimo Parlamento e non c'è alcuna intenzione di dimissioni. "Non c'è profilo penale nelle manovre della ministra per Banca Etruria, ma c'è una questione di opportunità politica legata al conflitto di interesse". Proprio l'opportunità politica dovrebbe portare a un "passo indietro" che il segretario non vuole assolutamente fare, preferendo affidarsi agli elettori. Saranno loro, dice Renzi a decidere se giudicano che Boschi abbia i titoli per sedere in Parlamento.  E lo dice nel "silenzio dei notabili, nella freddezza generale" e con "il partito in grave difficoltà di consenso"

Il commento di Stefano Folli

da - https://video.repubblica.it/politica/caso-boschi-folli-renzi-un-leader-solo-che-si-appella-agli-italiani/292991/293605?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S1.8-T2
4022  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / MARCELLO SORGI. I grillini e l’arte del possibile inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:17:45 pm
I grillini e l’arte del possibile

Pubblicato il 19/12/2017

MARCELLO SORGI

Non è il passato che non passa, ma che ritorna. Oltre a segnare una svolta del M5S dal percorso duro e puro seguito fin qui, e a dimostrare che anche Grillo e Casaleggio si muovono nella logica del proporzionale, stile Prima Repubblica, l’offerta di Di Maio di infrangere la severa regola del «no» a qualsiasi alleanza con i partiti tradizionali, per aprire a un eventuale governo di coalizione, con «Liberi e uguali» e se necessario con un Pd derenzizzato, ha uno storico precedente, che risale a trentacinque anni fa. 

Nel novembre 1982, dopo la caduta del governo Spadolini a causa della famosa «lite delle comari» tra i ministri Formica e Andreatta, alle consultazioni che si aprirono per risolvere la crisi, il leader del Pci Berlinguer fu autore di una strana uscita. «Accetteremmo un governo diverso, che segnasse una discontinuità», disse, rivolgendo a De Mita la proposta di varare un governo Dc-Pri, senza i socialisti, e con l’appoggio esterno dei comunisti. I democristiani non potevano accettare di rompere la già compromessa collaborazione con il Psi, così non se ne fece niente e si andò alle elezioni anticipate. Ma il passaggio segnò egualmente una fibrillazione dei cristallizzati rapporti politici del tempo, e nella nuova legislatura, complice un forte calo elettorale dello Scudocrociato, i socialisti alzarono il prezzo e ottennero la presidenza del consiglio per Craxi.

Tra allora e oggi, va detto, tutto, o quasi tutto, è cambiato. E non c’è alcuna analogia tra un grande, tradizionale e novecentesco partito di massa come il Pci e un movimento imbevuto di logica antisistema come i 5 Stelle. E tuttavia il meccanismo dell’offerta di Di Maio è lo stesso. Il candidato premier pentastellato si smarca dalla rigida divisione di campo che lo ha tenuto fin qui dentro i confini del populismo nostrano, per proporsi come attore a tutto campo della partita politica che si aprirà dopo il voto di marzo, quando l’assenza di una maggioranza chiara uscita dalle urne (la nuova legge elettorale non è in grado di assicurarla) costringerà il Presidente della Repubblica a esercitare tutta la sua fantasia, per cercare di dare al Paese un governo pienamente legittimato.

Fino a ieri, prima dell’ultima mossa di Di Maio, lo scenario più probabile era uno solo: a meno di una chiara, quanto incerta, vittoria del centrodestra, l’unico sbocco sarebbe stato il ritorno a un esecutivo di larghe intese, come quello guidato da Enrico Letta, che inaugurò la legislatura che sta per chiudersi. Di Maio invece, con congruo anticipo in modo che anche gli elettori possano capirla e rifletterci su, ha messo in campo una seconda possibilità: un governo 5 Stelle-Liberi e uguali-Pd (ma senza Renzi, nell’ipotesi terremotato da una sconfitta non improbabile e convinto a farsi da parte), costruito in Parlamento su un programma condiviso.

Naturalmente non basta esprimere una disponibilità, e specie in campagna elettorale, come ormai siamo, è lecita qualsiasi domanda e qualsivoglia retropensiero. Viene da chiedersi, ad esempio, se Di Maio sarebbe disposto a rinunciare a guidare un siffatto governo, qualora i potenziali alleati lo richiedessero per riequilibrare la coalizione. E in questo caso chi potrebbe assumere il ruolo di presidente del Consiglio: lo stesso Gentiloni, o il veto espresso dal M5S nei confronti di Renzi dovrebbe intendersi automaticamente esteso all’attuale premier? O il presidente del Senato Grasso, leader di «LeU», neonata formazione di sinistra non programmaticamente ostile a Grillo, Casaleggio, Di Maio e al loro Movimento? E nel Pd - un Pd bastonato dai risultati, perché questo è il presupposto -, piuttosto che ritrovarsi all’opposizione, davvero potrebbe maturare il capovolgimento dell’attuale sfida anti-populista e anti-5 Stelle? Sono domande destinate in gran parte a restare senza risposta, almeno fino al voto.

Eppure la novità esiste, e sarà interessante capire in che modo l’accoglierà Mattarella, quando Di Maio, oggi stesso, andrà a spiegargliela. Per il momento non resta che prendere atto del cambiamento in corso: la logica binaria politica/antipolitica, populismo/antipopulismo, sinistra di governo/di opposizione, che aveva accompagnato il tramonto della Seconda Repubblica, è finita tutt’insieme. Le larghe intese, che di questa logica erano figlie, non sono più ineluttabili. È aperto il cantiere di un «governo diverso», e chissà che stavolta non vada come trentacinque anni fa. Nella stagione del ritorno al passato, chi ha più filo tesse, la politica è di nuovo l’arte del possibile.

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/19/cultura/opinioni/editoriali/i-grillini-e-larte-del-possibile-4USh9BPMt39GpubAM5mshI/pagina.html
4023  Forum Pubblico / AUTORI - Firme scelte da Admin. / Tommaso LABATE. Matteo Richetti, attacco a sorpresa a Renzi: «Nel Pd manca ... inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:16:44 pm
L’ATTACCO CHE NON TI ASPETTI
Matteo Richetti, attacco a sorpresa a Renzi: «Nel Pd manca l’etica della parola data»
Il Capo comunicazione Pd (e fedelissimo di Renzi), in un video girato a Napoli attacca il segretario del partito

Di Tommaso Labate

«Non puoi andare ad Arezzo a dire “siccome volevamo abolire il Senato e ci mettiamo la faccia su Banca Etruria, mi candido al Senato ad Arezzo”. Poi arrivi a Milano e “siccome sono a Milano sfido Berlusconi nel collegio di Milano. Poi dopo andrà a finire, com’è giusto che vada a finire, che ti candidi a Firenze che è la tua città. Allora mi chiedo, perché non comprendiamo che in politica la parola data, anche su questioni poco rilevanti, conta, in una stagione così complessa?»

All’attacco di Renzi
L’attacco frontale nei confronti di Matteo Renzi, stavolta, è sorprendente. Perché non arriva da un componente della minoranza interna o dai fuoriusciti oggi in Liberi e Uguali. Ma arriva dalla viva voce di Matteo Richetti, responsabile comunicazione del Pd, tornato da qualche mese tra i fedelissimi del segretario Pd. Lunedì scorso, durante un’iniziativa dell’associazione Tempismo democratico andata in scena a Napoli all’antisala dei Baroni del Maschio Angioino, Richetti ha preso di mira Renzi sul presente e sul passato. «Non puoi nel giro di sei mesi dire che ci vuole il lanciafiamme e provare poi a gestire un governo a tavolino. Ragazzi ma non la saltano neanche i cavalli questa…? Non puoi mandare giù i tuoi due a sistemare le questioni congressuali se hai appena detto che ci vuole il lanciafiamme…».

Mantenere la parola data
La conclusione, che in realtà Richetti mette in premessa, è che manca «quell’etica della parola data». «Se non la ritroviamo…ragazzi, possiamo fare tutta l’azione di governo…». Sottotesto, si perdono le elezioni. «Mi ha fatto molta impressione l’amica dell’Anci che mi ha detto “nell’ultimo anno è la prima volta che parliamo di noi”. (…) Quando un partito arriva a questo dato di stanchezza e sfilacciamento abbiamo un problema enorme…». E «chi non è consapevole di questo è meglio che cambi mestiere». Da quando i due hanno ricucito, Richetti è stato tra i più vicini a Renzi. L’affondo di ieri è il segno che qualcosa è cambiato o sta cambiando. Non si sa se nel rapporto tra i due. O, come più probabile, dentro tutto il Pd.

19 dicembre 2017 | 19:35
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Da - http://www.corriere.it/video-articoli/2017/12/19/matteo-richetti-scontro-renzi-manca-l-etica-parola-data/41c65942-e4e8-11e7-99b2-e4b972c90c1d.shtml
 
4024  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / Il "caso" Boschi è un malefico pallone gonfiato per farci "sragionare" Da FB inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:15:00 pm
Il "caso" Boschi è un malefico pallone gonfiato per farci "sragionare".
Questo l’abbiamo capito, … ma a che scopo farlo?

1°) - Molto probabilmente perché non si sa come rimborsare i Cittadini (quelli da tutelare e che non hanno speculato) dei soldi che gli hanno sono stati sottratti. Se accadesse oltre al costo reale della restituzione, ci sarebbe il costo delle moltissime teste (colpevoli e complici) da tagliare nelle banche … un massacro che la lobby bancaria non può permettere.

2°) – Allo scopo di rinforzare il Caos, che da tempo viene alimentato in modi vari e differenti da chi si preoccupa solo di "conquistare" il potere, sia contro avversari politici (anche interni al partito o al movimento in cui si milita), sia perché non avendo la capacità di portare un preciso Progetto che risolva la situazione caotica in cui seguitiamo ad essere, preferisce la vecchia tecnica di creare il nemico e aizzargli contro i “creduloni” a combatterlo con l’arma del voto (per fortuna oggi non in guerra ... almeno per il momento).

3°) - Quanto detto sopra non deve farci dimenticare che il PD e Renzi devono Rendere Conto degli errori commessi e delle persone incompetenti e non produttive (se non di guai) che hanno in squadra. Resa dei conti che devono assolvere presentandoci un Progetto Quinquennale di Sviluppo e Soluzione del Malessere Italiano. Senza quello non li si vota.

E le chiacchiere stanno a zero!

ciaooo
4025  Forum Pubblico / CENTRO PROGRESSISTA e SINISTRA RIFORMISTA, ESSENZIALI ALL'ITALIA DEL FUTURO. / A proposito di obiezione di coscienza dei medici cattolici, ... inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:12:56 pm
A proposito di obiezione di coscienza dei medici cattolici, viene spontanea una domanda laica: la vostra coscienza è la stessa che, profittando delle smagliature del sistema sanitario regionale, vi permette di effettuare visite private che, in molti di voi, chiedete di pagarvi senza fattura? 

ciaooo
4026  Forum Pubblico / ECONOMIA e POLITICA, ma con PROGETTI da Realizzare. / Bobo Craxi Politico, esponente di Socialisti in Movimento inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:10:45 pm
IL BLOG
Il giovedì catalano che parla anche all'Europa

 19/12/2017 15:49 CET | Aggiornato 6 ore fa

Bobo Craxi
Politico, esponente di Socialisti in Movimento

Dopo tre mesi tormentati infine in Catalogna si vota, accadrà giovedì in modo da poter metabolizzare al desco natalizio il risultato che uscirà dalle urne. Le settimane surreali che hanno anticipato questo voto resteranno scolpite nella memoria di tanti spagnoli, catalani, europei. Il processo indipendentista intentato dalle forze eterogenee che rappresentavano La maggioranza parlamentare uscente si è schiantato dinnanzi alla ferma opposizione, a tratti persino violenta, dello Stato spagnolo; Ma ha anche subito un vistoso voltafaccia del mondo economico che pure aveva sostenuto il "pruces" avviando un esodo d'imprese dalla Catalogna mai visto prima, così come il rifiuto netto della comunità internazionale di riconoscere legittima la volontà di far nascere un nuovo stato da una forzatura parlamentare e dalla lesione della Costituzione democratica della Spagna, poi sanzionata dalla Magistratura.

La via politica e democratica che pure fu intentata, attraverso il Referendum, dagli indipendentisti non ha partorito gli effetti auspicati e d'altronde si è confermato, anche in questa campagna elettorale, che il peso della forza di chi immagina una Catalogna indipendente non è sufficiente per poter affermare che esista una larga e sufficiente maggioranza di cittadini che intende separarsi dal vincolo secolare che lega questa regione così ricca d'identità dalla Spagna. Gli ultimi sondaggi rilevano che le forze espressamente unioniste possano per la prima volta dopo anni ridiventare maggioranza parlamentare nonostante questo blocco sia politicamente disomogeneo e avversario nella politica nazionale. Mentre leader indipendentisti hanno dovuto affrontare la campagna elettorale dall'esilio o dalla galera, il resto delle forze democratiche nella breve campagna elettorale ha avuto l'opportunità di spiegare le ragioni del fallimento del processo indipendentista, rimontando una china che le ha viste per anni isolati nel dibattito politico interno.

Va detto che la protagonista assoluta di questa campagna elettorale è una giovane avvocatessa, Ines Arrimadas, che per il movimento Ciudadanos ha sviluppato una feroce campagna anti-indipendentista, mentre i per socialisti, la grande forza tradizionale catalana, è giunto il momento della rivincita se non in termini elettorali certamente in termini politici, avendo esaltato la riconciliazione nazionale, una nuova forma di finanziamento e la riforma Costituzionale come primi obiettivi del prossimo governo. Lo stesso Podemos, che si è fatto largo nella politica spagnola per il suo carattere antisistema, è apparso con tutto il suo carattere popolare e razionale; nella sinistra si fanno i calcoli dei costi economici della crisi catalana mettendo in secondo piano le ragioni dell'ostilità verso il partito popolare. Quest'ultimo rischia di essere uno dei veri sconfitti delle elezioni del 21 dicembre. Mariano Rajoy avuto l'intuizione di commissariare in forme brevi l'autonomia della Catalogna e di convocare a stretto giro le lezioni autonomiche, ma il suo partito probabilmente non ne trarrà alcun beneficio, il partito popolare della Catalogna è il partito meno votato e questo crea uno squilibrio sistemico vistoso. E, com'è possibile infatti che il partito che guida il governo a Madrid possa pretendere d'imporre la propria egemonia in Catalogna, dove rappresenta chiaramente un'esigua minoranza?

Restano sullo sfondo tutte contraddizioni politiche che hanno generato questa crisi, il voto di giovedì in ogni caso può rappresentare un cambio di fase, riconciliare la società catalana divisa come non mai da questi quattro mesi sarà difficile. Il Leader socialista Iceta ha invocato un'amnistia per quelli che vengono considerati "prigionieri politici", ovvero i leader indipendentisti in carcere e il Presidente auto esiliato a Bruxelles Puigdemont. Prima di ricucire le ferite, ha ammonito l'ex Presidente del Parlamento europeo Borrell, è necessario "disinfettarle perché ciò che è avvenuto è qualcosa di pre-democratico, quasi medievale, la pretesa dei nazionalisti catalani è quasi religiosa".

Non c'è da dargli torto se si pensa che Oriol Junqueras, il capo della Sinistra Repubblicana, ha affermato che la scelta elettorale sarà fra il "bene e il male".

C'è un pezzo di Medio Oriente che si sta installando dalle nostre parti nel Mediterraneo, il neo-nazionalismo che sta insidiando molte aree in Europa.

La crisi catalana parla anche a noi, e forse assieme presto o tardi dovremo trovare delle vie d'uscita prima che essa si aggravi con conseguenze imprevedibili.

Da - http://www.huffingtonpost.it/bobo-craxi/il-giovedi-catalano-che-parla-anche-alleuropa_a_23311755/?utm_hp_ref=it-homepage
4027  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / JACOPO IACOBONI. - L’ambasciata britannica riceve Casaleggio. inserito:: Dicembre 22, 2017, 04:09:26 pm
L’ambasciata britannica riceve Casaleggio.
Il Movimento osservato speciale a Londra

Mostrato il feeling con Davide, contro le tentazioni russe 5S
Jill Morris, ambasciatore britannico a Roma, ha ricevuto Davide Casaleggio «per capire meglio il programma e gli obiettivi del M5S»

Pubblicato il 21/12/2017 - Ultima modifica il 21/12/2017 alle ore 10:51

JACOPO IACOBONI

Nella giornata di martedì Davide Casaleggio - presidente della Casaleggio associati - è stato ricevuto dall’ambasciatore britannico a Roma Jill Morris. Lo ha comunicato lei stessa su twitter, spiazzando un po’ i riservati ambienti milanesi dei cinque stelle, che non avevano dato pubblica comunicazione dell’incontro. Morris ha postato una bella foto sorridente del colloquio, accompagnata dal seguente commento: «Lieta di incontrare ieri a Roma Davide Casaleggio per capire meglio il programma e gli obiettivi del M5S».

L’incontro è stato cordiale e, a quanto risulta a La Stampa, è andato molto bene. Non è la prima volta che la rappresentanza diplomatica di Sua Maestà si vede in forma ufficiale con esponenti importanti dei cinque stelle, Movimento che molto incuriosisce oltremanica, ma è anche un osservato speciale e un oggetto misterioso, per tante ragioni. Solo per stare al passato più recente, sono stati ricevuti due dei giovani leader parlamentari più in vista del gruppo grillino. Alcune circostanze di questo incontro con Casaleggio jr meritano tuttavia un approfondimento.

Se è vero che l’ambasciata è solita intrattenere rapporti cordiali anche con altre forze politiche italiane, è altrettanto un fatto che il Foreign Office - il ministero degli Esteri britannico - ha una lunga tradizione di discreta, benché attiva presenza in alcune dinamiche della politica italiana. Non è sfuggita la circostanza che sia stata proprio l’ambasciata a render pubblico questo incontro con Davide Casaleggio, uomo che non ricopre ruoli ufficiali nel Movimento, e anzi ha sempre detto di essere solo un consulente per la piattaforma online «a titolo gratuito». Se è stato ricevuto «per capire meglio gli obiettivi del M5S», e se questo ci viene fatto sapere direttamente dall’ambasciatore, ha un valore.

Non era certo sfuggito al Foreign Office - da sempre su posizioni atlantiche, e forte di un orientamento filo Nato mai messo in discussione neanche nella stagione della Brexit - il posizionamento geopolitico del Movimento, l’allenaza con Farage, gli incontri dei grillini con emissari del partito di Vladimir Putin, e più in generale una evidente narrativa anti Nato e filorussa del M5S, che si è speso per abolire le sanzioni a Mosca, ed è arrivato a evocare la possibilità di rivolgersi ai cittadini italiani - con un referendum - sulla stessa adesione italiana alla Nato. Davide Casaleggio agli occhi degli inglesi è la persona ideale per ricordare al Movimento le sue origini: ha un legame speciale con l’Inghilterra, è figlio di madre inglese, è bilingue e ha la doppia cittadinanza, tutti elementi che sembrano riassumere in sé, anche simbolicamente, l’antico lavoro svolto da Gianroberto in una joint venture inglese-italiana che si occupava di telecomunicazioni.

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/21/italia/politica/lambasciata-britannica-riceve-casaleggio-il-movimento-osservato-speciale-a-londra-i7DJtiSrAHkCmLzaZgrIVI/pagina.html
4028  Forum Pubblico / AUTRICI e OPINIONISTE. / FRANCESCA SCHIANCHI. Renzi dopo l’audizione di Visco: “Contento abbiamo fugato.. inserito:: Dicembre 21, 2017, 02:33:13 pm
Renzi dopo l’audizione di Visco: “Contento abbiamo fugato ogni dubbio”
L’ex premier: «Nessun ministro ha mai fatto pressioni, ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio»


Pubblicato il 19/12/2017 - Ultima modifica il 19/12/2017 alle ore 14:06

FRANCESCA SCHIANCHI

C’era grande attesa per l’audizione di oggi del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla commissione d’inchiesta sulle banche. In tarda mattinata, dopo le prime tre ore di intervento, il segretario Pd Matteo Renzi diffonde un comunicato per compiacersi di come il governatore abbia «fugato ogni dubbio sul comportamento dei ministri». Vista da Firenze, dove il leader dem segue la giornata, un altro ostacolo sembra superato, dopo gli interventi dei giorni scorsi che hanno riacceso la polemica su Banca Etruria e l’ex ministra Boschi: ecco a seguire il testo completo della nota di Renzi. 

«Ringrazio molto il Governatore Visco per le parole di apprezzamento che ha rivolto al mio Governo nella sua audizione di questa mattina. Confermo che abbiamo sempre avuto la massima collaborazione istituzionale, anche quando non eravamo d’accordo su tutto nel merito. Mi fa piacere che egli finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Nessuno di loro ha mai svolto pressioni, ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio: attività istituzionalmente ineccepibile svolta anche da amministratori regionali di ogni colore politico. Ringrazio dunque il Governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio governo». 

 «Confermo anche che il nostro interesse per Etruria era decisamente minore rispetto ad altri gravi problemi del sistema del credito e il tempo che abbiamo impiegato a informarci di questo lo conferma: decisamente più rilevante è stato il lavoro congiunto su altri dossier, a cominciare da quello di Atlante. Rivendico tuttavia il fatto di essermi interessato a tutti i singoli territori, nessuno escluso, oggetto di crisi bancarie. Le difficoltà del calzaturiero marchigiano o del settore orafo aretino o dell’export Veneto o del turismo pugliese stavano a cuore a me e al mio Governo come possono testimoniare le mie iniziative pubbliche e i numerosi incontri con Banca d’Italia, svoltisi sempre alla presenza di collaboratori e colleghi, quali Pier Carlo Padoan e Graziano Delrio».

«Nessuna “insistenza”, nessuna “pressione”, nessuna richiesta di “violazione del segreto” è stata mai formulata da parte nostra e del resto essendosi svolti gli incontri in presenza di testimoni il fatto è facilmente verificabile. Il nostro stile istituzionale è sempre stato ineccepibile come peraltro riconosciuto dallo stesso Governatore».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/19/italia/politica/renzi-dopo-laudizione-di-visco-contento-abbiamo-fugato-ogni-dubbi-gKXJ6cSxRxpo0y1o6kB4eM/pagina.html
4029  Forum Pubblico / ITALIA VALORI e DISVALORI / Piazza San Carlo, avviso di garanzia al prefetto di Torino Renato Saccone inserito:: Dicembre 21, 2017, 01:03:35 pm
Piazza San Carlo, avviso di garanzia al prefetto di Torino Renato Saccone

Pubblicato il 19/12/2017 - Ultima modifica il 19/12/2017 alle ore 14:19

FEDERICO GENTA, IRENE FAMÀ
TORINO

La conferma è arrivata dagli stessi uffici della Prefettura di Torino. Questa mattina, martedì, il prefetto Renato Saccone ha ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito del procedimento penale per i fatti del 3 giugno scorso in piazza San Carlo, durante la proiezione della finale di Champions League Juventus-Real Madrid. La fuga improvvisa degli spettatori, che hanno sfondato le barriere collocate attorno alla stessa piazza, e la distesa di cocci di vetro si è chiusa con un bilancio di 1527 feriti e un morto: Erika Pioletti, deceduta in ospedale dopo 12 giorni di coma.

Renato Saccone era stato iscritto nel registro degli indagati, per lesioni, alla fine dell’estate. A seguito delle querele presentate da numerosi tifosi rimasti feriti. 

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/19/cronaca/piazza-san-carlo-avviso-di-garanzia-al-prefetto-di-torino-renato-saccone-6vZW3evujzsaQoVznUMbUL/pagina.html
4030  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / FRANCESCO BEI. Maria Elena Boschi: “Quegli incontri erano doverosi, non farò il inserito:: Dicembre 21, 2017, 12:34:22 pm

Maria Elena Boschi: “Quegli incontri erano doverosi, non farò il capro espiatorio”
La sottosegretaria: nessun favore, pronta a ricandidarmi


Pubblicato il 21/12/2017

Francesco Bei
Roma

«Non sono stata io a chiedere di acquisire. Io mi sono informata sul se, non ho chiesto di. É una informazione, non una pressione. C’è una differenza abissale». È questa la linea del Piave di Maria Elena Boschi, al termine di 48 ore infernali sul caso Banca d’Etruria. Una differenza semantica tra «pressione» e «informazione» che la spinge a resistere contro le richieste di dimissioni che si alzano pubblicamente dalle opposizioni. E contro le voci interne al Pd che vorrebbe non si ricandidasse. 

Lei lamenta di essere diventata il capro espiatorio dell’intera crisi bancaria, quando Banca Etruria in fondo vale una piccola frazione del totale. Ma se è vero, non sente anche una responsabilità nell’errore speculare del Pd che ha impostato il lavoro della commissione come una revanche contro la Banca d’Italia e il suo governatore? 

«Io non mi lamento, io prendo atto. Ci sono stati scandali, perdite bancarie per almeno 44 miliardi di euro, vergognose mistificazioni e di che cosa parlano gli addetti ai lavori? Solo della mia agenda e dei miei appuntamenti che sono, peraltro, del tutto legittimi e doverosi. Penso che il Pd abbia fatto benissimo a chiedere la Commissione di inchiesta non per vendicarsi, anche perché non si capirebbe di cosa, ma per mettere in evidenza i nodi che impediscono alla vigilanza di funzionare bene. Noi siamo quelli della trasparenza, sempre. Qualcuno ha trasformato il racconto di questa Commissione in una caccia all’uomo, anzi alla donna. Ma ognuno è responsabile di ciò che fa: il Pd fa bene a insistere per fare chiarezza».

 Il banchiere Ghizzoni, pur dicendo che lei non fece «pressioni», di fatto ha ripetuto in commissione quello che scrisse Ferruccio De Bortoli nel suo libro. Fair play vorrebbe che ritirasse la querela nei confronti di De Bortoli… 

«Eh no. De Bortoli sostiene che io vada da Ghizzoni per chiedergli di comprare la banca e che l’Ad a quel punto faccia fare le verifiche. A chiedere a Unicredit di valutare l’acquisizione era stata Mediobanca e le necessarie verifiche erano state fatte prima che io chiedessi informazioni a Ghizzoni. De Bortoli mi ha confuso con Mediobanca, ma non è la prima volta che prende di mira qualcuno di noi del cosiddetto “Giglio Magico”. Proprio non gli andiamo giù, peccato. L’azione civile va avanti e spero solo che non cada tutto nel dimenticatoio».

Lei nel 2014 era già ministro e braccio destro del presidente del Consiglio. Non le sembra che già il solo fatto di chiedere informazioni a un banchiere sia una forma di pressione? 

«Vediamo di dirla chiara. Non ho fatto pressioni, non ci sono stati favoritismi, mio padre è stato commissariato, mio fratello si è licenziato per non creare difficoltà ad altri dipendenti. Se qualcuno mi dimostra che ho favorito i miei, tolgo il disturbo domattina. Io penso di averli danneggiati, ma è un’altra storia. Rivendico invece il fatto di aver chiesto informazioni. Sarebbe stato assurdo il contrario. Parlare con gli amministratori delegati e ascoltare gli amministratori delegati è una delle attività di chi sta al governo: chi non lo capisce o è in malafede o è totalmente vittima della demagogia qualunquista».

Nel suo post del 9 maggio scorso lei scrisse «non ho mai chiesto all’ex Ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria». Alla luce dell’audizione di oggi lei conferma la sua versione? 

«Non sono stata io a chiedere di acquisire. Ma Mediobanca prima, il management di Bpel poi. Io mi sono informata sul se, non ho chiesto di. È una informazione, non una pressione. C’è una differenza abissale». 

Siamo alla fine della commissione d’inchiesta, in questa ultima settimana si è saputo di plurimi contatti che lei ha intrattenuto con Vegas (Consob), con Panetta (Bankitalia) fino a Ghizzoni (Unicredit). Perché di questi colloqui si è saputo solo adesso? 

«Trasecolo. I miei contatti con queste persone sono talmente segreti da essere o nei palazzi istituzionali o in sedi pubbliche. Vegas, Visco e Ghizzoni dicono che il mio comportamento è stato corretto e normale. Ma davvero vi sembra una notizia che un ministro incontri il capo della Consob o un alto dirigente di Banca d’Italia o un amministratore delegato? Per di più una persona che è suo malgrado spesso seguita da fotografi. Il tentativo è quello di trovare un ottimo capro espiatorio per non discutere delle vere vicende che hanno riguardato il sistema bancario italiano. Io non mi faccio utilizzare come foglia di fico per coprire chi ha sbagliato in questi anni. Da mesi sembra che Banca Etruria sia l’unica priorità per questo Paese. A me dispiace solo che quella storia non sia stata salvata, il resto appartiene al chiacchiericcio. La mia famiglia è presa di mira da due anni, ma non abbiamo mai chiesto alcun trattamento di favore. Dura lex, sed lex. A differenza di chi è colpevole e non paga mai».

Marco Carrai sostiene di aver mandato quella e-mail a Ghizzoni per conto di un cliente e non da parte sua o di Renzi. Converrà che è coincidenza sorprendente… 

«Conosco Marco Carrai. Se dice una cosa, è quella. Ma per chi non si fida basta rileggere le notizie locali dell’epoca per sapere che esisteva un interessamento per la Federico Del Vecchio. Sorprendente è che un deputato Cinque Stelle chieda un appuntamento al Governatore Visco su un fatto personale e nessuno dica una parola sul tema. Ma forse il problema è che quel deputato, Villarosa, non è toscano».

Al di là del merito, nel suo partito alcuni pensano che la vicenda bancaria sia diventata una zavorra troppo pesante in campagna elettorale. Non ha mai pensato, per il bene del Pd, di rinunciare alla candidatura? 

«Io non ho un problema personale. A me pare evidente quanto sia meschina la strumentalizzazione di queste ore. Se chiedono a me, io darò la disponibilità a correre in qualsiasi collegio con l’entusiasmo e la forza di chi non ha niente da temere. Perché la verità e più forte delle strumentalizzazioni. La decisione però spetta al Pd e ai cittadini: io nel frattempo lavoro e vado avanti».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/12/21/economia/maria-elena-boschi-quegli-incontri-erano-doverosi-non-far-il-capro-espiatorio-ePunq92Wc5OhFnuVn866ZM/pagina.html
4031  Forum Pubblico / MONDO DEL LAVORO, CAPITALISMO, SOCIALISMO, LIBERISMO. / Amazon è una realizzazione concreta di aziendalismo efficiente, ma anche di... inserito:: Dicembre 17, 2017, 09:05:18 pm
Amazon è una realizzazione concreta di aziendalismo efficiente, ma anche di buon servizio alla clientela.
Cresce e guadagna ed è un bene per l’azienda.

Non gli mancano i problemi da risolvere, per esempio:
una migliore selezione nella qualità dei prodotti in vendita (a volte deludenti). Consegnare rapidamente le merci ordinate è magnifico, ridurre al minimo le confezioni rovinate o manomesse in consegna è buona cosa, ma se il cliente rimane scontento dalla qualità di quanto acquistato, offrire molto e deludere, diventa dannoso.
Altro aspetto emerso di recente: la gestione del personale.

Generare insoddisfazione e disagio per la cattiva gestione del valore del personale è una grave mancanza aziendalista, soprattutto in un paese come l’Italia che ha vissuto l’esperienza industriale di Adriano Olivetti a cui molti dei moderni “principi del turbo-capitalismo” dovrebbero ispirarsi per imparare che legare all'azienda in positivo, il personale, è un valore aggiunto!
Pagare sopra la media una persona che lavora per l’azienda (in generale) e non riconoscergli la dignità operativa che un algoritmo ben impostato potrebbe consentire senza ridurre le economie di scala, è un controsenso aziendalista che non genera qualità.

Ottenere utili cospicui in un bilancio aziendale non orientato al benessere dell’ambiente che circonda l’azienda, diventa una speculazione di corto respiro che stimolerà azioni-contro che i nuovi “sinistrissimi” prima o poi utilizzeranno, innalzandole a principi “politici”.

Una visione limitata del diritto al lavoro dignitoso è storicamente la causa principale di rivendicazioni strumentalizzate da quella parte che all'inizio del 1900 veniva definita "sinistrissimi" che il socialismo-democratico ha sofferto per decenni e che non si è ancora riscattata dalle pretese ideologiche oggi obsolete e dispersive.
Quindi inefficaci ad ottenere risultati di sviluppo, sia nella cittadinanza operante, sia nella parte progressista della industria.

Adriano Olivetti non era un sindacalista ma i suoi ex dipendenti si considerano ancora oggi (dall'anno della sua morte nel 1960) dei privilegiati (operai compresi).
Peccato che il capitalismo deteriore e la finanza discutibile abbiano annientato l'uomo e la sua azienda.

Gli Olivettiani credono nella “speranza in fabbrica”, ma l'aziendalismo lo si deve vedere espresso in ogni “angolo” del convivere in azienda.

ggiannig

4032  Forum Pubblico / GIORNALISMO INVESTICATIVO d'INCHIESTA. OPINIONISTI. / JACOPO IACOBONI. - Il Pd accusa: “Di Maio chiarisca su quei siti di disinformazi inserito:: Dicembre 17, 2017, 08:57:17 pm
Il Pd accusa: “Di Maio chiarisca su quei siti di disinformazione”.
A quali personaggi portano le impronte su Facebook
Il primo report annunciato da Renzi sulle fake news.
Gli incroci attorno al “Club Luigi Di Maio” su Facebook, che posta violenza, antisemitismo e casi di presunta diffamazione
Il report del Pd inizia tracciando la storia web di una singola fake news su «L’incontro segreto Renzi-Zuckerberg», accompagnata dal titolo strillato «VERGOGNA!»: nella «villa» di Renzi a Firenze il leader Pd e il CEO di Facebook avrebbero parlato di come censurare informazione e libertà di opinione sul web.
Ovviamente non andò così

Pubblicato il 13/12/2017
Ultima modifica il 13/12/2017 alle ore 07:36

JACOPO IACOBONI
Alcuni siti e pagine Facebook pro M5S, alacri nel diffondere disinformazione e campagne di demonizzazione virali, presentano un evidente coordinamento nei post, e sono gestiti, sì, da personaggi privi di cariche ufficiali, che però risultano più volte taggati su Facebook da profili ufficiali del Movimento, a partire da quello di Luigi Di Maio. Sono alcuni dei punti nodali contenuti nel primo report pubblicato dal Pd sulla Disinformazione. Il report inizia tracciando la storia web di una singola fake news su «L’incontro segreto Renzi-Zuckerberg», accompagnata da titolo strillato «VERGOGNA!»: nella «villa» di Renzi a Firenze il leader Pd e il Ceo di Facebook avrebbero parlato di come censurare informazione e libertà di opinione sul web. Ovviamente non è andata così, il post originario è su una pagina pseudosatirica, ma post e video vengono quasi all’istante (soprattutto, a un minuto di distanza tra loro) rilanciati da tre siti del network pro M5S: Virus5Stelle, M5SNews, Vogliamo il Movimento 5 Stelle al Governo. Già solo così raggiungono 230mila utenti. Chi sono i gestori?

I primi due sono amministrati dalle stesse persone: Daniele Ferrari e Adriano Valente. Ferrari è anche admin di «M5SNews». Uno di questi siti mise in circolo la foto in cui si faceva passare il concetto di Boschi e Boldrini mafiose (in quanto immortalate al funerale di Riina; cosa naturalmente mai avvenuta). Nardelli, reporter di Buzzfeed, aveva fatto notare come Valente fosse stato taggato dal profilo Facebook ufficiale di Di Maio. Ma anche l’altro gestore Ferrari - dice il report Pd - «admin di tutte e tre le pagine, è taggato in alcuni post di Luigi Di Maio (del 14 gennaio e del 9 gennaio 2016)». Di Maio sa di taggare gente che tiene pagine con ripetute, presunte diffamazioni seriali? Ferrari, mostra il report, è anche taggato da un’altra pagina Facebook ufficiale, quella di Riccardo Fraccaro.

Nel report si racconta poi un caso diverso: un sito e pagina Facebook di destra con 400 mila fan, Adesso basta, il cui proprietario risulta essere all’estero, un ricco texano che ha una catena di siti della rete alt-right Usa, spesso xenofobi. «Adesso basta» condivide parti sorgenti con pagine leghiste, ha scoperto David Puente, e risulta intrecciata col network rivelato dall’inchiesta del New York Times nelle settimane scorse: pagine ufficiali leghiste e non ufficiali grilline (gestite dal social media manager ufficiale di Salvini, e da un tale di Afragola che si dice «attivista M5S», e ha l’amicizia Facebook ricambiata con diversi big grillini).

Forse merita aggiungere qualcosa sul «Club Luigi Di Maio» su Facebook, quello che pubblicò la foto di Emanuele Fiano, parlamentare Pd di religione ebraica, assimilato a un maiale. Enrico Mentana, in un’altra occasione, aveva chiesto a Di Maio che diffidasse una pagina di tale tenore dall’usare il suo nome. Di Maio rispose: «Abbiamo chiesto a Facebook di cambiare il nome. Qualcuno a me estraneo pubblica delle foto insultando il deputato Pd Fiano». Ma il nome del “Club” resta uguale, come anche il tenore dei post. Facciamo due esempi degli ultimi giorni: uno, un post con tante foto segnaletiche di politici del Pd, o Monti, o Fornero, o Bonino, e la scritta «che ne pensate?». Il commento più civile è: «li cospargerei col kerosene». Due, il «Club Di Maio» pubblica post di Daniele Tizzanini, ultrà del Genoa, personaggio oggetto di attenzioni giudiziarie, raccontato bene da Ferruccio Sansa sul Fatto, già autore del minaccioso blitz alla redazione del Secolo XIX, che in passato scortò Grillo nella passeggiata a Genova dopo l’alluvione (Grillo disse poi di non conoscerlo).

Il «Club Di Maio» «non ha nessun legame con me né col M5S», scrisse Di Maio. Ma il Club pubblica (l’ultimo ieri l’altro) post del profilo “Dario De Falco”, il quale a sua volta fino al 2016 (abbiamo gli screenshot) posta contenuti del «Club». È lo stesso De Falco amico d’infanzia di Di Maio, consigliere M5S di Pomigliano, oggi un personaggio ufficiale importante del Movimento? È entrato infatti nei tre membri del Comitato elettorale M5S per le elezioni 2018 (gli altri due sono Spadafora e Dettori). Il profilo “De Falco” condivise sulla pagina del «Club» la foto di un compleanno di Di Maio di anni fa. “De Falco” si tagga con “Nicola Iovinee”, uno degli admin del «Club». Siamo in una sfera non ufficiale, naturalmente il Movimento e Di Maio nulla hanno nulla a che fare con tutto ciò. 

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4033  Forum Pubblico / ITALIA VALORI e DISVALORI / Etruria, Consoli (ex Veneto Banca): “Incontro anche con Boschi ma non proferì... inserito:: Dicembre 17, 2017, 08:44:13 pm
Etruria, Consoli (ex Veneto Banca): “Incontro anche con Boschi ma non proferì parola”
L'ex numero uno dell'istituto di credito veneto davanti alla commissione d'inchiesta sulle banche conferma lo scoop del Fatto Quotidiano: il summit di Arezzo ci fu.
E l'ex ministra era presente anche se non disse nulla.
Nelle stesse settimane aveva interessato della questione anche il numero uno di Consob, Vegas

Di F. Q. | 15 dicembre 2017

L’incontro a casa Boschi tra i vertici di Etruria e Veneto Banca ci fu. E tra i presenti c’era anche Maria Elena Boschi, in quel momento ministra delle Riforme del governo di Matteo Renzi. A confermare lo scoop del Fatto Quotidiano è uno dei protagonisti di quel summit: Vincenzo Consoli. “Il ministro Maria Elena Boschi partecipò a un incontrò con i vertici di Banca Etruria e di Veneto Banca nella casa di famiglia ad Arezzo nella pasqua del 2014, per un quarto d’ora, nel quale non proferì parola, dopo di che si alzò e andò via”, ha detto l’ex amministratore delegato dell’istituto di credito veneto in audizione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. La riunione – ha aggiunto Consoli  – avvenne “perchè sapemmo che Etruria aveva ricevuto da Bankitalia una lettera simile alla nostra” nella quale chiedeva l’aggregazione con un partner di “elevato standing” e indicandolo poi in Popolare Vicenza. Perché il ministro delle Riforme doveva partecipare ad un vertice del genere, organizzato peraltro nella sua casa di famiglia, anche senza proferire parola? Questo Consoli – che è imputato per ostacolo alle autorità di vigilanza – non lo dice.

di Manolo Lanaro
Le sue parole, però, preannunciano una giornata pesante per la sottosegretaria del governo Gentiloni. La seconda di fila, visto che ieri le dichiarazioni del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, hanno fatto riesplodere le polemiche sulla politica di Laterina. “Su Banca Etruria ho avuto modo di parlare della questione con l’allora ministro Boschi, che espresse un quadro di preoccupazione perché a suo avviso c’era la possibilità che Etruria venisse incorporata dalla Popolare di Vicenza e questo era di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro”, ha detto il presidente della Consob. Che incontrò Boschi più volte tra l’aprile e il maggio del 2014. Boschi era diventata ministro a febbraio. Tra marzo e aprile, dunque, partecipa agli incontri con i vertici di Veneto Banca e Banca Etruria e interessa della questione il numero uno della Consob.

In quelle settimane sia Etruria sia Veneto Banca erano nel mirino della Vigilanza di Bankitalia che aveva ispezionato gli istituti nel corso del 2013 traendone a fine anno conclusioni piuttosto dure: le due banche erano messe talmente male da aver bisogno di un matrimonio d’onore e l’unica sposa rimasta sul campo era la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin. I vertici dei due istituti però non ne vogliono proprio sapere. Poi a maggio Pier Luigi Boschi diventa vicepresidente di Etruria: una nomina che la ministra preannuncia a Vegas in uno degli incontri, probabilmente, già ad aprile.

“Io non ho mai fatto pressioni”, ha ripetuto per tutta la giornata di ieri la sottosegretaria. Accusata dalle opposizioni di avere mentito in Parlamento per difendersi dalla mozione di sfiducia del dicembre 2015 sul caso Banca Etruria e invitata alle dimissioni, la posizione dell’ex ministro è stata blindata nelle scorse ore dal premier Paolo Gentiloni. “Non sono il giudice del valore aggiunto o non aggiunto. Penso che Maria Elena abbia chiarito tutto quello che c’è da chiarire, quindi sarà candidata dal Pd e mi auguro che abbia successo”. Pochi minuti dopo e Consoli avrebbe cominciato la sua deposizione a Montecitorio. Un’audizione in cui l’ex numero uno di Veneto Banca ha raccontato che Gianni Zonin, presidente della banca popolare di Vicenza, nel dicembre 2013, sottolineò come l’operazione di fusione fra i due istituti di credito fosse “fortemente caldeggiata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco, con il quale aveva avuto una lunga telefonata”. “Io – ha aggiunto Consoli – ho sempre pensato alla Banca d’Italia come una sorta di Madonna che non si può toccare.  Ma è chiaro che c’è stato qualche errore”.

Ma non solo. Perché a legare Consoli alla famiglia di Laterina ci sono anche alcune chiamate più recenti: risalgono al 3 febbraio 2015, subito dopo il decreto legge varato dal governo Renzi per la trasformazione delle banche popolari in Spa, Etruria compresa; e una settimana prima il commissariamento della banca di Arezzo. Boschi era già vicepresidente dell’istituto di credito e cercava un salvatore. Per questo si rivolge a Consoli, impegnato a sua volta nel tentativo di alleggerire l’attenzione di Bankitalia su Veneto Banca e in cerca di sostegni politici a Palazzo Chigi. E Boschi lo rassicura. Con queste parole: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”. Il presidente ovviamente è Matteo Renzi. Del resto, l’aveva annunciato in una telefonata precedente avuta con Vincenzo Umbrella, capo della sede fiorentina di Bankitalia. Dice Consoli: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fa, mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”.

Di F. Q. | 15 dicembre 2017

Da - https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/15/etruria-consoli-ex-veneto-banca-incontro-anche-con-boschi-ma-non-proferi-parola/4041304/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter-2017-12-15
4034  Forum Pubblico / Gli ITALIANI e la SOCIETA' INFESTATA da SFASCISTI, PREDONI e MAFIE. / Gentiloni: «Clima questione centrale, rischi non più opinabili» inserito:: Dicembre 17, 2017, 08:41:18 pm
PRIMA INIZIATIVA DELLA LISTA “INSIEME”

Gentiloni: «Clima questione centrale, rischi non più opinabili»

16 dicembre 2017

Unire gli sforzi per sostenere il Patto per il clima (Cop21), firmato a Parigi a fine 2015, «innanzitutto nei confronti di chi sottovaluta o nega addirittura la centralità della questione». Questo ha chiesto oggi il premier Paolo Gentiloni intervenendo a Roma al convegno “Patto per il Clima”. La centralità del dossier clima non è «sentitissima quanto dovrebbe nel nostro Paese», ha ammesso Gentiloni, rivendicando gli sforzi dell'Esecutivo nell'ultimo anno, anche se «dobbiamo fare di meglio e di più». La questione del cambiamento climatico, in altre parole, «deve essere considerata come una delle questione centrali della nostra politica economica, strategica, internazionale. I rischi legati non sono più opinabili, sono rischi presenti».

«Ritiro Usa aumenta nostre responsabilità du Cop21»
La strategia per contrastare il cambiamento climatico e, più in generale gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile del Patto per il clima solennemente approvato due anni fa sono oggi a rischio per il passo indietro della presidenza Trump, da sempre fredda su questi temi. Per Gentiloni, «il fatto che gli Usa si siano tirati fuori dalla cornice del Cop21 non diminuisce ma moltiplica la responsabilità degli altri Paesi. L'Italia e l'Europa devono mantenere gli impegni, fare la loro parte in modo efficace. Prendiamo atto della decisione degli Usa ma non della possibilità che a livello internazionale si faccia qualche passo indietro dall'applicazione» di Cop21, ha poi sottolineato il premier.

«In politica abbiamo bisogno della spinta ecologista»
Il convegno, organizzato dai Verdi, è la prima iniziativa della lista “Insieme” aveva l’obiettivo di trattare tutte le tematiche legate ai cambiamenti climatici per trasformare le proposte scaturite in punti programmatici per la coalizione di centrosinistra. «Considero importante il fatto che una delle radici dell'Ulivo e del centrosinistra decida di impegnarsi» in vista delle Politiche 2018», ha proeguito Gentiloni, che a 30 anni dalla sua prima manifestazione considera «l'attualità dell'impegno ecologista è tutt'altro che assorbita: abbiamo bisogno della spinta ecologista in politica».

© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-12-16/gentiloni-clima-questione-centrale-rischi-non-piu-opinabili-124857.shtml?uuid=AEHRSYTD
4035  Forum Pubblico / ITALIA VALORI e DISVALORI / Scontro in casa Savoia, mentre la salma del re d'Italia torna in patria. - Sic.. inserito:: Dicembre 17, 2017, 08:03:41 pm
Emanuele Filiberto: "Il mio bisnonno Vittorio Emanuele III va sepolto al Pantheon, non in un posto qualsiasi"

Scontro in casa Savoia, mentre la salma del re d'Italia torna in patria.

Verrà sepolta con la regina Elena al santuario di Vicoforte, vicino Mondovì

 17/12/2017 10:02 CET | Aggiornato 1 ora fa

La salma di Vittorio Emanuele III è partita da Alessandria d'Egitto dove era sepolta nella cattedrale di Santa Caterina, per rientrare in Italia a bordo di un volo militare atteso stamani attorno alle 11. Lo riferisce il Gr1 di Radio Rai, secondo cui ad Alessandria erano presenti familiari e l'ambasciatore italiano al Cairo Giampaolo Cantini. L'aereo fa rotta verso uno scalo militare del Piemonte in mattinata, e la bara dovrebbe essere poi traslata al Santuario di Vicoforte, accanto a quella della regina Elena.

Prosegue il litigio fra gli eredi. Emanuele Filiberto di Savoia, bisnipote di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, spiega al Corriere della Sera i motivi della tensione con la zia Maria Gabriella che ha preso "in autonomia" la decisione di far rientrare le spoglie in Italia, chiedendo con forza che la sepoltura avvenga al Pantheon, dove tra gli altri riposa Vittorio Emanuele II.

"La nostra battaglia è sempre stata quella di far tornare le salme degli ex re nell'unico luogo deputato alla loro sepoltura, il Pantheon a Roma. Non in una tomba qualsiasi in Piemonte" La mia bisnonna, l'amata regina Elena seppellita a Cuneo? Mio padre Vittorio Emanuele, capo di Casa Savoia, è rimasto sconvolto dall'iniziativa della sorella Maria Gabriella e soprattutto dai modi della traslazione della salma della regina d'Italia, in gran segreto. Ma perché? Farla tornare adesso di nascosto, quasi fosse stata una terrorista, per noi Savoia è un insulto".

Ieri l'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon si era dissociato "totalmente dall'iniziativa della traslazione da Montpèllier a Vicoforte della salma di Sua Maestà la Regina Elena". Il presidente dell'Istituto Ugo d'Atri esprime "forti dubbi sulla liceità di tale azione, che non tiene conto dei sentimenti degli Italiani che tuttora si riferiscono a Casa Savoia e che non ritengono adatto alla sepoltura dei Sovrani d'Italia alcun luogo diverso dal Pantheon".

Sui quotidiani in edicola si dà notizia dell'irritazione del Quirinale per le richieste di portare i reali Savoia al Pantheon. Il Colle con discrezione ha lavorato dietro le quinte per agevolare la "richiesta umanitaria" di Maria Gabriella di Savoia, ma ha sempre premesso che l'operazione-rientro ha una sola destinazione possibile, il santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì. Niente sacrario dei padri della patria, a Roma, dove altri re di casa Savoia sono sepolti.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2017/12/17/emanuele-filiberto-il-mio-bisnonno-vittorio-emanuele-iii-va-sepolto-al-pantheon-non-in-un-posto-qualsiasi_a_23309726/?utm_hp_ref=it-homepage
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