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Autore Discussione: Giuseppe PEDERALI Finale Emilia piange il suo scrittore  (Letto 3599 volte)
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« inserito:: Marzo 04, 2013, 06:18:21 pm »

E' morto Giuseppe Pederiali Finale piange il suo scrittore

Dopo un mese di coma


Modena, 3 marzo 2013 - E' morto dopo oltre un mese di coma al Fatebenefratelli di Milano lo scrittore Giuseppe Pederiali. Originario di Finale Emilia, Pederiali, 76 anni, era stato investito sulle strisce pedonali a Milano, dove viveva da tempo. Un mese trascorso in bilico tra speranze di una ripresa e delusioni fino all'ultima, qualche giorno fa, quando sembrava aver avuto un sostanziale miglioramento. In poche ore invece il fisico ha ceduto.

Tradotto in Germania, Inghilterra, Russia, Francia e Giappone, Pederiali ha vissuto una lunga e intensissima carriera di scrittore. Profondo e mai affievolito il legame con la sua terra natìa, Finale Emilia. Non molto tempo fa, lo scrittore era tornato a casa per presentare il suo ultimo romanzo 'L'amore secondo Nula', la storia commovente dell'affetto fra lui e il suo cane, Nuvola, detta appunto Nula.

Ancora al nostro territorio  riporta uno dei suoi personaggi di maggior successo, l’ispettore modenese Camilla Cagliostri, protagonista dei romanzi thriller Camilla nella nebbia, Camilla e i vizi apparenti, Camilla e il Grande Fratello, Camilla e il Rubacuori.

Prima di dedicarsi soltanto alla narrativa Pederiali ha fatto molti mestieri, dal marinaio al programmatore di computer, al giornalista (ha vinto il Premio Estense con una raccolta di articoli). Da quelle esperienze sono nati i romanzi Marinai e Il lato A della vita. Di grande successo la trilogia fantastica formata dai romanzi Le città del diluvio, Il tesoro del Bigatto, La Compagnia della Selva Bella. Il tesoro del Bigatto è un long-seller da un milione di copie: dal 1980 continua a essere adottato nelle scuole italiane e venduto in libreria nell’edizione tascabile.

Al grande atleta Dorando Pietri ha dedicato il romanzo Il sogno del maratoneta.

Alcuni suoi romanzi sono ispirati ai fatti della Seconda guerra mondiale: Stella di Piazza Giudìa, I ragazzi di Villa Emma, L’amica italiana. Romanzi storici sono Emiliana, Donna di spade e Una donna per l’inverno.

Sotto il titolo Padania felix ha raccolto saggi e interventi giornalistici (in particolare le Fiabe Padane che pubblicava sul Il Giorno: racconti o commenti ispirati a tradizioni e a fatti di cronaca).

Ha pubblicato con grande successo i volumi di racconti L’Osteria della Fola (Premio letterario Piero Chiara 2002) e Il paese delle amanti giocose.

da - http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/2013/03/03/853481-morto-scrittore-giuseppe-pederiali-finale-emilia.shtml?utm_source=mrsend&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter
« Ultima modifica: Luglio 24, 2013, 03:32:03 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 05, 2013, 04:58:08 pm »

Poliedrico e brillante, amato dalla critica e dai lettori: ecco chi era Giuseppe Pederiali

Il ricordo

Lo scrittore, morto a Milano in seguito a un incidente, era legatissimo alle radici emiliane che gli imponevano periodici ritorni nella sua Finale Emilia

di Roberto Barbolini


Milano, 4 marzo 2013 - È stato un cattivo espediente del destino, che sicuramente la sua fantasia di narratore avrebbe trovato banale, a toglierci Giuseppe Pederiali, lo scrittore emiliano da molti anni naturalizzato milanese, morto domenica in seguito ai postumi d’un incidente  stradale. Se n’è andato così, ancora nel pieno della propria vitalità creativa, un autore capace di mettere d’accordo –cosa rara in Italia-  tanto i lettori, che molto lo amavano, quanto i critici più schizzinosi, che gli riconoscevano talento e sapienza narrativa. Doti che Pederiali amava nascondere sotto un  basso profilo fatto d’ironia un po’  sorniona, per poi sorprendere l’interlocutore con il lampo d’una battuta fulminante.

 Legatissimo alle radici emiliane che gli imponevano periodici ritorni nella sua Finale Emilia, la cittadina in provincia di Modena dov’era nato nel 1937, Pederiali si sentiva però saldamente trapiantato a Milano, dove s’era trasferito nel 1957. Dopo varie esperienze (fu anche pionieristico programmatore di computer) entrò ben presto nel mondo della carta stampata sia come sceneggiatore di fumetti  che come giornalista. Ebbe la fortuna di uno straordinario apprendistato ad ABC, settimanale politico e d’attualità inizialmente guidato dall’ex direttore del Giorno Gaetano Baldacci, lavorando accanto a scrittori-giornalisti di straordinario talento come Luciano Bianciardi e Giancarlo Fusco nella Milano effervescente degli anni del boom. Di quel periodo ci ha dato una scintillante testimonianza narrativa di  forte impronta autobiografica ne Il lato A della vita, pubblicato da Aragno nel 2001, e nel Ponte delle Sirenette, edito due anni fa da Garzanti: una trama affollata di personaggi vivi, ricca di storie  e di Storia, che dagli anni Venti si sviluppa fino alla metà dei Sessanta, restituendoci il ritratto memorabile d’una Milano non ancora «da bere».

 Ma la gamma narrativa di Pederiali era vasta e colma di sorprese, proprio come quest’uomo schivo che a quindici anni s’era imbarcato come macchinista su una nave: un’ esperienza da fare invidia ai personaggi di Stevenson o di London, dalla quale ricavò il delizioso romanzo autobiografico Marinai , pubblicato da Rizzoli nel ’94. Ma un surreale marinaio di terraferma lo troviamo anche nel Drago nella fumana del 1984: uno dei suoi bellissimi romanzi inaugurali, come il bestseller Il tesoro del Bigatto (oltre un milione di copie vendute fra le varie edizioni),  nei quali  lo scrittore sperimentò un miscuglio inconfondibile di fantasy e realismo padano, celebrando una saga fantastica della golosa terra emiliana, dove è ambientata anche la fortunatissima serie poliziesca dell’ispettrice Camilla Cagliostri. 

  Dall’Osteria della Fola a Stella di Piazza Giudìa, da Emiliana al Sogno del maratoneta sulla figura dello sfortunato atleta Dorando Pietri (da cui la fiction tv omonima), sono molti i titoli di Pederiali degni di restare nella memoria dei lettori. Nell’ultimo, L’amore secondo Nula (Garzanti), ci fa scoprire la nostra insensatezza umana attraverso gli occhi del suo cane.

  Ci mancherà tanto, Giuseppe Pederiali: non solo a chi l’ha conosciuto e gli ha voluto bene, ma a tutti i lettori dei suoi libri, che non vogliamo dimenticare.

Roberto Barbolini

da - http://www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/2013/03/04/854107-morto-giuseppe-pederiali-scrittore-ricordo.shtml?utm_source=mrsend&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 11, 2013, 06:09:02 pm »

Finale Emilia perde un maestro

...

Giuseppe Pederiali   

Ero un ragazzetto quando ho conosciuto Giuseppe Pederiali e non mi è mai passato per la testa che un giorno avrei scritto queste parole di saluto e di ringraziamento.

L’altro giorno ero al lavoro quando mi è arrivato il messaggio di mia mamma con la brutta notizia, e per tutto il pomeriggio i ricordi della sua persona mi hanno affollato la mente.

In un ricordo un po’ sfocato eravamo nei pressi del Castello, non ricordo perché fosse a Finale ma ricordo la sua camminata agile, la sua forza nella stretta di mano, il tatuaggio che faceva capolino dalla manica della giacca e quel mezzo sorriso col quale sembrava sfottere  benevolmente chi lo omaggiava; ma non sfotteva me, ragazzetto impacciato e ingenuo, anzi mi dava dritte secche e decise.

Era questo tipo di splendida persona: irriverente col potere, non si faceva impressionare dallo sfoggio d’ufficialità nei cerimoniali e anzi ne satireggiava, ma serio e attento nei confronti dei suoi giovanissimi lettori, che altri magari non avrebbero neanche degnato di uno sguardo.

E quell’altra volta all’osteria La Fefa che ebbi la fortuna di sedere al suo fianco, avreste dovuto sentire che sentenze di intelligenza umoristica mi sussurrava a proposito di quei commensali che cercavano le parole più alte per elogiarlo.

Aveva una conoscenza vastissima degli esseri umani e del loro universo, dei loro vizi, delle loro manie, dei loro repertori comportamentali, una sapienza antropologica raccolta in anni di lavoro, avventura, esperienze in giro per il mondo. “Fare lo scrittore – mi disse una volta – è sempre meglio che lavorare” e lo disse prendendosi in giro perché sapeva molto bene cosa fossero lavoro e fatica e nei suoi occhi splendeva sì la luce del romanziere ma ben più ardente quella del marinaio.

Bello e complesso il suo rapporto coi finalesi, protagonisti dei suoi romanzi di realismo-magico, fiabe padane in cui la nebbia, la fumana, nasce dalla terra e fra le macchie dei maceri si annidano animali che amano il lambrusco. Ho spesso sentito dire che i finalesi non lo amassero, ma questo non è vero e lui lo sapeva, come sapeva che lo sport preferito dei finalesi è parlar male dei concittadini più fortunati ma, prima ancora, del sindaco: e in questo sport Pederiali, finalese genuino quanto caustico, dava il suo contributo.

A Finale tornava di rado, o meglio, rare erano le sue visite “ufficiali”, a conoscenza di tutti, ma basta leggere le sue opere per capire quanto non abbia mai smesso di considerare la Bassa come la sua culla, la sua terra, l’unico posto in cui sentiva davvero chiudersi il suo cerchio.

Mi ha dato consigli spassionati e veri e devo ringraziarlo per questo. Alcuni di questi sono diventati talmente radicati in me che li davo per scontati e, paradossalmente, soltanto ora che Pederiali non c’è più, mi accorgo che me li aveva dati proprio lui: a volte erano ammonimenti utili a smorzare il mio entusiasmo per una tal cosa, altre volte erano travestiti da simpatici ritratti di personalità accademiche con le quali entrambi eravamo entrati in contatto, altre ancora erano linee guida dettate da un maestro che, senza invadenza né paternalismo, mi invitava a leggere nel passato gli elementi per poter prefigurare il futuro, perché l’umanità comunque si ripete.

Ha sempre letto le cose che gli mandavo, anche se avrebbe potuto tranquillamente evitarlo, inviandomi critiche e commenti acuti e soprattutto tra i più sinceri che abbia mai ricevuto.

Ma non di soli consigli vive un maestro: Pederiali era uomo concreto e per quanto mi riguarda ho sempre visto nella sua biografia il più grande insegnamento, poiché le grandi persone parlano coi fatti.

E perché Pederiali ha sempre fatto di testa sua. Finalese come tanti, con tutto il suo bagaglio di usi e tradizioni “padane”, a quindici anni ha avuto le palle di prendere e andare in marina. A venticinque, con un buon posto all’Univac (programmatore sui computer di allora) si è licenziato per fare il giornalista free-lance, senza troppe prospettive di guadagno. A quarant’anni ha mollato un altro buon posto, questa volta in un giornale, ed è andato a lavorare alla Rusconi con uno stipendio inferiore, ma per un lavoro (libri) che gli piaceva di più. A quarantanove si è messo a fare lo scrittore libero professionista, cioè a vivere di soli diritti d’autore. “Scelte non facili, sempre d’azzardo” come mi scrisse una volta.

Il sapore dell’avventura lo aveva contagiato nella vita, altrimenti non avrebbe potuto trasferirlo nei libri; sapeva accettare il rischio, ben sapendo che la nostra volontà può abbattere qualsiasi barriera. È stato originale, curioso, indipendente. Uno scrutatore profondo e ironico del mondo e delle sue genti, che ha sempre conservato il bene prezioso della propria libertà.

Ha detto bene, senza retorica, il sindaco Ferioli: “Finale ha perso un altro monumento”. L’ultimo anno è stato severo con Finale Emilia e la sua cittadinanza; i finalesi sono stati chiamati ad affrontare prove che sembravano e sembrano impossibili da superare. Dalla terribile esperienza del terremoto ci si è subito rialzati, anche se le sue profonde conseguenze ancora pesano sulla vita quotidiana di tutti. Però fin da subito, nonostante la potenza del colpo, la cittadinanza unita ha scelto di reagire.

Certo, ha di fronte a sé ancora tanto lavoro, per il quale serve ancora tanta forza, quella che Pederiali – nel silenzio della sua umiltà marinaresca – ha sempre dimostrato di avere.

Me lo immagino a guardare, col suo sguardo penetrante, uno a uno tutti i finalesi, mettere a ognuno una mano sulla nuca, fare un’alzata di spalle e proseguire nel cammino. Bisogna solo seguirlo.


da Lo Scaffale Capovolto
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