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Autore Discussione: Berlusconi: "Mani Pulite? Mise fine al progresso" (capito il tipo? ndr)  (Letto 2930 volte)
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« inserito:: Novembre 25, 2008, 12:29:38 pm »

23/11/2008 (18:41) - VIGILIANZA RAI

Berlusconi: "Mani Pulite? Mise fine al progresso"
 
Il premier: «Un passaparola tra i conduttori di sinistra per insultarmi»

L'AQUILA


Nel ’92 la magistratura con Mani Pulite «iniziò un’azione verso i cinque partiti democratici che, pur con molti errori, erano riusciti a garantire per 50 anni progresso e benessere». Lo ha detto Silvio Berlusconi, durante un comizio a sostegno della candidatura di Gianni Chiodi alla Regione Abruzzo. Nessun riferimento esplicito, almeno in questo passaggio ad Antonio Di Pietro, che però il premier ha nominato in un momento successivo del suo intervento. Al nome del leader dell’Italia dei Valori la platea ha reagito con dei fischi e il Cavaliere ha commentato: «Intervento sgraziato ma efficace».

Silvio Berlusconi allarga le braccia, spiega che ciò che è successo per quanto riguarda la Commissione di Vigilanza Rai «non è colpa nostra». Il premier per il momento non intravede soluzioni riguardo alle querele sulla guida della Vigilanza: «È una situazione kafkiana, noi non possiamo incidere su nulla» dice il Presidente del Consiglio. Immediata la replica di Villari. «Kafka? Io mi sento un personaggio reale, posso giudicare quello che succede come sorprendete ma io non sono cambiato, mi sento un uomo del Pd e soprattutto un uomo delle istituzioni».

Parlando prima di entrare allo stadio San Paolo di Napoli per assistere, accanto al presidente Aurelio De Laurentiis, a Napoli-Cagliari, Villari ha aggiunto: «Ho molto rispetto per il presidente del Consiglio e per tutte le istituzioni del nostro paese, ascolto tutti ma mi sono dato una linea di comportamento di stile e di equilibrio che mi spinge a non replicare. Avverto comunque che questa vicenda viene commentata da tanti qualche volta in modo diverso». Quanto al riferimento a Kafka, ha rilevato Villari, «è forse all’intera vicenfa e non al sottoscritto». Oggi, ha poi concluso il presidente della Vigilanza, «sono allo stadio non come presidente della Commissione di Vigilanza ma come presidente del Napoli Club del Parlamento e come amico personale di Aurelio de Laurentiis, un uomo che ha dimostrato come si può far bene per una città senza fronzoli e senza battaglie dialettiche».

Il premier ha poi attaccato le tv. «È passata la parola tra tutti i conduttori, Rai e non, che stanno a sinistra di far convergere sul presidente del Consiglio prese in giro e a volte insulti, oltraggi, molto spesso menzogne». Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a L’Aquila, torna su quello che, a suo giudizio, è un atteggiamento di dileggio, nei suoi confronti, da parte di tv pubbliche e private. «Domenica ho guardato la tv e c’ero sempre di mezzo io, sempre attaccato in malo modo. Sono fenomeni che tutti possono verificare guardando la tv», afferma. «Quanto a trasmissioni come Ballarò, Porta a Porta, Annozero e Primo Piano ho pregato ministri e sottosegretari di non prestarsi a risse - aggiunge - cosa contraria agli interessi dei conduttori che dalla rissa aumentano gli ascolti, ma non dignitosa per chi ha responsabilità di governo».

Infine Berlusconi è tornato ad affrontare il problema economico. «Le imprese si reggono sui consumi e perciò sui consumatori dobbiamo farte leva, perchè le dimensioni della crisi dell’economia reale non siano estreme. Solo questo può fermare un circolo vizioso che va interrotto con forti iniezioni di speranza e fiducia, guardando in faccia la realtà, come noi stiamo facendo».

«Dobbiamo fermare questo circolo vizioso del pessimismo e dare una forte iniezione di speranza e fiducia». È quanto afferma Silvio Berlusconi parlando della crisi economica. «Il sistema delle banche e delle imprese sta facendo il suo dovere. È sui consumatori - afferma il premier - che dobbiamo far leva affinchè le dimensioni della crisi non siano estreme. Il problema è che tutti stanno cominciando a cambiare le abitudini e il sistema di vita con una riduzione dei consumi. Da qui ci può essere una riduzione della produzione da parte delle imprese con i possibili licenziamenti dei lavoratori. Serve - conclude Berlusconi - per questo fiducia e ciò non significa non guardare in faccia alla realtà come faccio io».

da lastampa.it
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 28, 2008, 05:44:23 pm »

Mafia: Italcementi indagata nell'inchiesta Calcestruzzi
 
 
La Italcementi di Bergamo è indagata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta che vede coinvolta la controllata Calcestruzzi. L'iscrizione nel registro degli indagati è datata, ma è emersa solo oggi in seguito al sequestro di due lotti dell'autostrada A31 Valdastico nel vicentino e alla perquisizione di alcune sedi di Italcementi in Italia.

La Italcementi - come detto dal procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, durante una conferenza stampa - è iscritta sul registro degli indagati in base alla legge 146/2006, che prevede la responsabilità amministrativa penale dell'ente. Frode in pubbliche forniture, riciclaggio, favoreggiamento a Cosa nostra e illecita concorrenza sono alcuni dei reati che adesso, con l'ausilio di carabinieri e Guardia di finanza, la Procura di Caltanissetta sta valutando. Per il procuratore nisseno Sergio Lari questa resta «un'indagine fra le più articolate e complesse che travalica la dimensione mafiosa siciliana». I magistrati vogliono accertare, in particolare, se i presunti fondi neri che sarebbero stati realizzati riducendo la quantità di cemento nella preparazione del calcestruzzo, siano stati finalizzati a creare fondi per pagare il pizzo a Cosa nostra o siano stati destinati all'arricchimento delle società.

Il sequestro dei lotti 9 e 14 dell'autostrada A31 Valdastico in provincia di Vicenza, è avvenuto dopo che i periti della Procura, analizzando la documentazione, hanno riscontrato significativi scostamenti tra i dosaggi contrattuali di cemento e quelli effettivamente impiegati. L'atto di sequestro vuole effettuare dei carotaggi per verificare, realmente, la quantità di cemento contenuta nel calcestruzzo utilizzato per la realizzazione di quei tratti autostradali. Secondo fonti investigative, a cui ha accennato il procuratore Lari, i previsti carotaggi da effettuare per legge nei cantieri sarebbero stati realizzati prima: «Le carote di cemento venivano fatte prima», ha spiegato Lari.

da ilsole24ore.com

 
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 28, 2008, 05:45:20 pm »

Le mafie si sono diversificate nelle regioni del Nord

Analisi di Roberto Galullo
 
Diversificare al Nord.


Era il chiodo fisso del boss di Cosa Nostra Salvatore Lo Piccolo, ancora più convinto della necessità di espandersi dopo la cattura di Bernardo Provenzano.

L'obiettivo: fare affari ed esportare i metodi mafiosi oltre i confini regionali. Non è stato il solo boss a pensarci: dalla camorra alla ‘ndrangheta, passando per la Sacra corona unita, non c'è stata organizzazione criminale che non abbia esteso – ogni anno di più - le proprie radici al Nord.

Aldilà delle cifre e dei dati – da brivido – è questo il tasto dolente sul quale batte l'XI Rapporto Sos-Impresa di Confesercenti.

Lo Piccolo guardava con interesse a grandi operazioni immobiliari: a Chioggia e nella zona termale di Abano. Cosa Nostra imprenditrice, dunque, che molto ha da insegnare a chi invece si ingrassa speculando sulle disgrazie di commercianti e imprenditori, a partire dai più classici dei reati: racket e usura.

In Trentino Alto Adige – solo per limitarsi all'anno in corso – i Ros dei Carabinieri hanno annientato una rete capillare di estorsori, capeggiata da un boss della Sacra corona unita: Giulio Andrisano.

Ad ottobre a Borgiallo, alle porte di Torino, la guerra tra le cosche impegnate nel racket dei cantieri edili (oltre a traffico di armi e droga) ha lasciato sul campo un uomo, fatto saltare in aria con la sua auto. Come nei film di mafia, tanto per capirci.

In Lombardia – che vede Milano nuova capitale della ‘ndrangheta, come hanno avuto modo di chiarire l'ex presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione e il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Francesco Macrì – ormai le radici sono talmente solide che, in alcuni comuni, il controllo del territorio è ferreo. Alcuni mesi fa – per citare un'operazione tra le tante – è stata arrestata una banda che a fronte di un prestito di 77mila euro pretendeva dall'imprenditore taglieggiato 187mila euro dopo 18 mesi, oltre all'intestazione di un complesso immobiliare.

Proprio l'asfissia dell'imprenditore e la successione al timone dell'impresa rappresentano del resto una strada maestra e ormai sperimentata attraverso la quale inquinare e strangolare l'economia sana e quella che resiste alla crisi.

L'Emilia-Romagna – la Gomorra del Nord – da questo punto di vista è ormai una testimonianza tangibile della penetrazione del clan dei casalesi e delle cosche di Reggio Calabria che, mentre prima si limitavano a colpire i corregionali che avevano fatto fortuna rilevandone infine le attività quando erano allo stremo, ora minacciano anche chi in Emilia-Romagna è nato e cresciuto. Ma il discorso sarebbe analogo se – come fa il rapporto – ci spostassimo in Liguria, Toscana, Marche e Umbria.

E al Nord il rapporto di Confesercenti guarda anche quando si rivolge a chi dalla linea del Po parte per fare il proprio lavoro al Sud. Confesercenti denuncia infatti il diffondersi presso alcuni imprenditori di una doppia morale per la quale ci si mostra ligi alle regole del mercato e dello Stato quando si opera al Centro-Nord Italia e ci si comporta, invece, con molta disinvoltura adeguandosi alle regole mafiose se si hanno interessi al Sud. "Un comportamento censurabile – si legge nel rapporto – che rappresenta un riconoscimento della sovranità territoriale alle organizzazioni mafiose, a danno dei principi di leale concorrenza e libertà d'impresa".

Una censura apprezzabile, così come encomiabile è la denuncia dell'intreccio affaristico-mafioso che si sviluppa in alcuni protagonisti della Grande distribuzione organizzata. Una sola cosa avrebbe meritato un ulteriore approfondimento: il ruolo delle banche nella scelta di molti imprenditori di seguire strade poco limpide e mettersi nelle mani della criminalità organizzata. Siamo certi che Confesercenti, come ha fatto nel passato, non mancherà di soddisfare questa curiosità.

roberto.galullo@ilsole24ore.com

da ilsole24ore.com
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