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Autore Discussione: La destra vuole riscrivere la strage di Bologna  (Letto 3775 volte)
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« inserito:: Luglio 30, 2008, 11:12:26 pm »

La destra vuole riscrivere la strage di Bologna



Il ministro AlfanoAlla vigilia del 28esimo anniversario della strage alla stazione di Bologna, la destra prova a riscrivere la storia. Arrivando ad attaccare direttamente la Procura di Bologna.

Altro che Mabro, Fioravanti e Ciavardini, estremisti di destra condannati con sentenza definitiva. I veri esecutori della strage del 2 agosto vanno ricercati tra i palestinesi.

Una lettera al Guardasigilli Angelino Alfano (che sarà a Bologna il 2 agosto a rappresentare il governo nella cerimonia di commerazione) firmata dal deputato del Pdl Enzo Raisi e da altri parlamentari del centrodestra, per chiedere che il ministro della Giustizia «verifichi se effettivamente la Procura di Bologna stia attentamente e scrupolosamente indagando sulle importanti novità emerse nella Commissione bicamerale Mitrokhin e relative alla strage del 2 agosto 1980», quando una bomba nella stazione di Bologna provocò oltre ottanta vittime.

Le novità le spiega lo stesso Raisi: nelle ultime dichiarazioni pubbliche di Francesco Cossiga, del terrorista Carlos e dalle conclusioni dei due relatori della Commissione Mitrokhin si evince che la strage di Bologna ebbe origine dal trasporto di esplosivo consentito al Flp dal nostro Paese per ottenere in cambio che l'Italia restasse immune da attentati.

«Perché il sostituto procuratore Giovagnoli non ha ascoltato Cossiga? Perché non ha fatto una rogatoria a Parigi per ascoltare Carlos? Qual è stato il ruolo di Kram, che sicuramente nasconde qualcosa?», dice ancora Raisi. Il deputato di An chiede ad Alfano che, «di fronte a documenti e prove schiaccianti», si faccia «garante sull'atteggiamento incomprensibile e provocatorio della Procura di Bologna», per andare «fino in fondo» sulla strage di Bologna.

A dar manforte ai colleghi, arriva direttamente il vicepresidente dei deputati del Pdl, l'ex An Italo Bocchino: «Con l'onorevole Raisi abbiamo presentato un dossier che fa emergere delle chiare lacune rispetto alle indagini sulla strage di Bologna. Si tratta di un dossier documentato, ora ci aspettiamo delle risposte dagli organi competenti».

A rispondere alla destra ci pensa il segretario del Pd di Bologna Andrea De Maria: «Come puntualmente accade, anche quest'anno, a pochi giorni dall'anniversario della strage alla stazione di Bologna, si tornano ad intorbidare le acque, riproponendo fantasiose nuove piste sull'origine di quell'orrendo massacro». De Maria ricorda a «tutti, ma in primo luogo ai sempre solerti onorevoli Enzo Raisi e Fabio Garargnani, che ripetute sentenze hanno posto la parola fine ad ogni eventuale interrogativo sugli esecutori del massacro e che sarebbe quindi necessario concentrare l'attenzione e gli sforzi sulla ricerca dei mandanti».

«Da questo punto di vista - prosegue De Maria - giudico positivo e pertinente che il governo sia autorevolmente rappresentato dal ministro della giustizia Angelino Alfano, dal quale ci aspettiamo che, lungi dal prestarsi a fare eco ai presunti nuovi elementi, si impegni a fare completa luce su chi quella orrenda strage ha concepito e fatta eseguire, impegnandosi in primo luogo nell'abolire il segreto di Stato nei reati di strage. Mi auguro pertanto che, come ha opportunamente sottolineato il presidente Bolognesi, il prossimo 2 agosto tutto si possa svolgere con la compostezza che la circostanza richiede, in modo che Bologna possa ancora una volta stringersi attorno ai familiari delle vittime, ai quali va tutta la nostra solidarietà, e che tutti possano testimoniare un forte impegno per la ricerca della verità e la ferma condanna di ogni forma di terrorismo».


Pubblicato il: 30.07.08
Modificato il: 30.07.08 alle ore 13.11   
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 30, 2008, 11:13:04 pm »

Cofferati sul 2 agosto: "No al revisionismo della memoria"


"La memoria non può e non deve essere condizionata da ipotesi infondate di revisionismo".

Lo ha detto il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, presentando le iniziative per il 28esimo anniversario della strage della stazione di Bologna del 2 agosto '80, che provoco' 85 morti e 200 feriti.

 Anniversario che vedrà a Bologna, sul palco di piazzale Medaglie D'Oro dove campeggia ancora l'orologio fermo all'ora della strage - le 10.25 - , a fianco dello stesso sindaco e del presidente dell'Associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, anche il Ministro della Giustizia Angelino Alfano, al quale proprio oggi alcuni parlamentari del centrodestra hanno scritto chiedendo se la procura di Bologna stia o meno indagando con scrupolo sulle novità emerse dalla commissione bicamerale Mitrokhin in relazione alla strage.

"Bologna non dimentica la strage fascista", replica il partito dei comunisti italiani di Bologna aggiungendo che il ministro Alfano "autore dell'omonimo 'lodo salva premier', è la persona oggi meno indicata alla cerimonia in ricordo delle vittime della strage. "Alla ferita della strage - si legge in un volantino - si aggiunge la provocazione istituzionale".

Prima le rivelazioni dell'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, poi quelle del terrorista Carlos e le novità della commissione: il tutto mentre sulla strage - attribuita, con sentenze passate in giudicato, ai brigatisti neri Valerio Fioravanti e Francesca Mambro - gravitano nubi di un trasporto di esplosivo consentito ai palestinesi dal nostro paese, in cambio di una sorta di immunità da attentati. In mezzo a tutto ciò, Bologna punta alla memoria, quella che esce dalle carte processuali, dopo decenni di indagini e sentenze, e che viene portata avanti - ha sottolineare il sindaco Cofferati - dall'associazione familiari delle vittime. "Non è mai venuta meno - ha detto Cofferati - la volontà di fornire, soprattutto alle giovani generazioni, tutti gli elementi per la memoria".

"Ci sono stati cinque gradi di processo e si è arrivati a condannare Mambro e Fioravanti - ha commentato Bolognesi - Hanno dichiarato di essere in possesso di carte in grado di far riaprire il processo il giorno dopo, 12 anni dopo non è si è mai riaperto". In relazione al segreto di Stato sulle stragi, Bolognesi ha spiegato che il problema potrebbe ritenersi superato se, a trent'anni dagli eventi, tutte le carte presenti negli archivi fossero rese pubbliche, in grado di essere giudicate dai giudici. 

Anche quest'anno la celebrazione del 2 Agosto partirà con l'arrivo di prima mattina, al parco della Montagnola, delle staffette podistiche provenienti da tutta Italia (sono circa 20 mila le persone che partecipano, a Bologna alla fine arrivano delle delegazioni), per poi continuare in Comune con l'incontro tra i familiari delle vittime e le autorità. Alle 9.15, da piazza Nettuno, partirà poi il corteo con i gonfaloni della città, che percorrerà Via Indipendenza fino ad arrivare a Piazzale Medaglie D'Oro, dove all'ora della strage verrà osservato un minuto di silenzio, per poi proseguire con i discorsi ufficiali della autorità.

Come tutti gli anni, dopo le ultime contestazioni, Bolognesi ha invitato già nei giorni scorsi a tenere lontano dalla piazza i fischi. Dopo la cerimonia, deposizione di una corona al cippo- primo binario - che ricorda il sacrificio del ferroviere Silver Sirotti deceduto nella strage del treno Italicus, mentre al piazzale Est della stazione partenza di un treno straordinario per San Benedetto val di Sambro, per ricordare gli attentati all'Italicus e al 904 Napoli-Milano. Messa del vescovo ausiliare Monsignor Ernesto Vecchi alla chiesa di San Benedetto, in via Indipendenza e deposizione di corone in memoria dei tassisti deceduti il 2 agosto 80.

In serata, in piazza Maggiore il concorso internazionale di composizione dedicato al 2 agosto, giunto alla sua XIV edizione, riservato a partiture per sintetizzatori, campionamenti e orchestra. Il concerto - che dopo 14 anni sarà nuovamente accompagnato dal'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna - sarà trasmesso in diretta da Rai radio tre e in differita da Rai 3, giovedì 7 agosto.

Tra le novità di quest'anno, annunciate dal presidente dell'associazione delle vittime assieme al francobollo commemorativo che sarà in vendita in stazione allo stand delle Poste, un spillo da mettere sulla giacca, in oro (costo 50 euro) o in bronzo dorato( 10 euro) che reca il simbolo dell'orologio della stazione con le lancette ferme all'ora della strage e la scritta per non dimenticare. La particolarità, ha spiegato Bolognesi, è che è stato realizzato con l'oro della P2 - 712 grammi in tutto- donato all'associazione dai giudici Colombo e Turone, parte di un risarcimento di una causa di diffamazione vinta dagli stessi magistrati contro Licio Gelli. Ne sono stati ricavati 500 in oro e 1000 in bronzo dorato, che si presume andranno a ruba.

(30 luglio 2008)


da bologna.repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 02, 2008, 09:02:22 am »

Paolo Bolognesi: «I processi li fanno i giudici, basta raccontare favole...»


Pierpaolo Velonà


«Sembra una lettera scritta da persone che non hanno letto le sentenze». Paolo Bolognesi è il presidente dell’Associazione che riunisce i familiari delle vittime della strage del 2 agosto alla Stazione di Bologna. Alla vigilia del 28esimo anniversario dell’attentato portato a termine dai neo-fascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, lui che da subito si è dato da fare per arrivare alla verità su esecutori e mandanti, si dice sconcertato del fatto che alcuni parlamentari del Pdl - appoggiati dal vice-capogruppo alla Camera Italo Bocchino - abbiano inviato una appello al ministro della Giustizia per riaprire le indagini sulla strage, includendo i risultati della commissione Mitrokhin che ipotizza un coinvolgimento di Marcos e del terrorista tedesco Thomas Kram.

Bolognesi, perché gli esiti della Mitrokhin non la convincono?
«Perché questi presunti “nuovi” elementi, in realtà sono vecchi di tre, quattro anni. E, a quanto ne sappiamo, la procura bolognese ha già svolto le sue verifiche verifiche. Credo poi che una commissione che ha come consulente Scaramella non brilli per trasparenza e attendibilità. Cosa sono state la Mitrokhin e Telecom Serbia? Due strumenti che più squallidi di così...».

Come si spiega, allora, l’appello del Pdl?
«Mi meraviglio dei deputati che lo hanno firmato. Credono di potere raccontare alla gente qualsiasi favola. Se poi, in realtà, vogliono liberarsi di certe parentele scomode con la destra eversiva, schierandosi con dei criminali già condannati, mi spieghino perché continuano a vituperare il fascismo. Comunque, i processi si fanno in tribunale. Li facciano i giudici. Se il processo ha necessità di essere riaperto, non saremo noi parenti delle vittime a opporci. Non spetta a noi. E non ho nulla da sindacare sul lavoro della procura, se hanno qualche elemento in mano, lo valutino con tranquillità».

Crede che sul forfait alla manifestazione del ministro Alfano abbiano pesato le contestazioni già annunciate da Rifondazione Comunista?
«Sono dispiaciuto dell’assenza di Alfano. Spero che non sia dovuta alle polemiche. Se così fosse, vuol dire che chi ha annunciato i fischi non ha a cuore gli interessi delle vittime. Forse è gente che forse vuole farsi vedere in televisione una volta all’anno. Sarebbe stata la prima volta di un ministro della giustizia alla cerimonia del 2 agosto. L’importante è che ci sia un esponente del governo. Mi auguro che Gianfranco Rotondi abbia qualcosa da dire a nome del governo».

Come procedono i risarcimenti alle vittime della strage?
«A rilento e con tempi diversi a seconda delle regioni. Per fare un esempio, l’Inps di Bologna ci risponde in un modo, l’Inps di Palermo in un altro e così via. Chiediamo che vengano attuate le stesse procedure in tutta Italia».

Il governo Prodi ha cancellato il segreto di Stato. Vi aspettate qualche nuovo elemento dall’apertura degli archivi?
«Chiediamo che i dossier siano consultabili da tutti. E che i servizi segreti, per evitare che si ripetano depistaggi, tengano un archivio serio e aggiornato di tutte le operazioni che svolgono».

Pubblicato il: 01.08.08
Modificato il: 01.08.08 alle ore 8.29   
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« Risposta #3 inserito:: Agosto 02, 2008, 09:03:19 am »

Strage di Bologna, tecnica del depistaggio


Gigi Marcucci


Che succede a Bologna? Lo chiede ai suoi lettori il Secolo d’Italia, già organo del Msi, poi di Alleanza nazionale, oggi confluito nella potentissima flotta dei media fiancheggiatori dell’attuale governo. Di solito i giornali, quando vogliono sapere che accade in una città, mobilitano uno o più inviati. Non così il Secolo, che forte di un editore, Gianfranco Fini, che è anche presidente della Camera, solleva interrogativi di cui evidentemente conosce già la risposta.

Perché a Bologna, secondo l’articolo che ieri appariva in prima pagina sull’organo di An, c’è una Procura che non vuole indagare sulla strage avvenuta alla stazione il 2 agosto 1980.

In realtà, a Bologna c’è una Procura che le indagini sulla strage le ha già fatte e altre ne sta facendo, magari non come il Pdl desiderebbe: la chiamano separazione dei poteri. Tre neofascisti, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e il loro complice Luigi Ciavardini, sono già stati condannati quali autori materiali del massacro; due ufficiali del Sismi, all’epoca controllato dalla P2, il venerabile maestro Licio Gelli, e Francesco Pazienza, sono stati condannati per calunnia pluriaggravata finalizzata al depistaggio delle indagini. È solo la sintesi di sentenze pronunciate all’esito di un iter processuale lunghissimo, che ha visto una decina di dibattimenti, celebrati da altrettanti collegi giudicanti nei vari gradi di giudizio. Da alcuni anni però i parlamentari di An-Pdl chiedono che le indagini imbocchino una pista diversa, che in ultima analisi attribuisce la strage a fazioni dell’Olp, la vecchia Organizzazione per la liberazione della Palestina, tesi cara anche al senatore a vita Francesco Cossiga e prima ancora ai servizi segreti controllati dalla P2. Ieri i parlamentari del Pdl hanno interrogato a mezzo stampa il ministro della giustizia Angelino Alfano, reduce dalle fatiche del lodo salva-premier, «affinché verifichi se effettivamente la Procura di Bologna stia attentamente e scrupolosamente indagando sulle importanti novità emerse nella commissioni Mitrokhin e relative alla strage del 2 agosto 1980». In altre parole, viene invocata un’ispezione ministeriale - si legge nella lettera firmata tra gli altri da Enzo Raisi, parlamentare di An-Pdl nonché procuratore generale del Secolo, e Italo Bocchino - su una «serie di attività comportamentali ed eventi» che «inducono a credere che non vi sia una ferma volontà, da parte della Procura di Bologna, di verificare realmente le circostanze che hanno indotto personalità come il senatore a vita Giulio Andreotti e il senatore Francesco Cossiga a giudicare come importante novità» le conclusioni relative alla strage della commissione bicamerale. Insomma, se Alfano si è occupato di processi che impensierivano il premier, perché non dovrebbe spendersi per quelli che in passato hanno squadernato gli imbarazzanti album di famiglia di Msi-An (suscitò clamore l’intervista rilasciata a Gian Antonio Stella in cui, ricordando la vecchia militanza nel Msi, Mambro e Fioravanti, commentavano: «Noi in galera, loro al governo»). Un primo effetto la lettera dei parlamentari sembra averlo prodotto: proprio ieri il ministro Alfano ha fatto sapere che domani non sarà a Bologna, dove avrebbe dovuto parlare - l’annuncio ufficiale è stato dato solo pochi giorni fa - per conto del governo alla commemorazione delle vittime della strage. Al suo posto ci sarà Gianfranco Rotondi, figura più defilata (è ministro all’Attuazione del programma)dell’esecutivo Berlusconi.

Ma cosa rimproverano i parlamentari del Pdl al sostituto procuratore bolognese Paolo Giovagnoli, titolare delle indagini sulla strage? È semplice: non aver preso per oro colato le informazioni uscite dalla commissione Mitrokhin, diventata famosa perché il cui presidente Paolo Guzzanti utilizzava come consigliere tal Mario Scaramella, venditore di patacche (voleva incastrare Romano Prodi come agente del Kgb) successivamente arrestato dalla Digos per traffico d’armi. Il nodo del contendere è la presenza a Bologna di un terrorista di sinistra tedesco, Thomas Kram, per An legato al più famoso Ilich Ramirez Sanchez, alias Carlos. È accertato che Thomas Kram, pedinato da servizi e polizie di mezza Europa, trascorse la notte tra il primo e il 2 agosto 1980 all’hotel “Il Cappello Rosso” di Bologna, registrandosi con nome e cognome e veri. Per questo motivo, secondo An-Pdl, avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati per il reato di strage. La Procura, che ha già avviato una rogatoria internazionale, lo vuole invece sentire come persona informata sui fatti, cosa che intende fare anche per Carlos. Perché per formulare un’ipotesi d’accusa ci vogliono prove e, pur supponendo Kram autore della strage di Bologna, restano da spiegare alcune cose. Innanzitutto c’è da capire per quale motivo un terrorista esperto e navigato arrivi dalla Germania con l’intenzione di fare una spaventosa carneficina e declini in albergo le sue vere generalità. In secondo luogo, perché una simile leggerezza provenga da uno come Thomas Kram, che la polizia tedesca considera un abilissimo falsario (non un «esperto di esplosivi» come scrivono i parlamentari del Pdl) nonché autore di una clamorosa truffa con titoli taroccati ai danni delle Poste del suo Paese. Quindi uno perfettamente in grado di procurarsi, se non di fabbricare, un passaporto falso. Kram viene controllato al posto di frontiera di Chiasso, che il primo agosto 1980 ne segnala l’ingresso in Italia. In quell’occasione, Kram, che è diretto a Milano, viene anche perquisito con esito negativo.

Insomma c’è un terrorista supersorvegliato, perfettamente consapevole di esserlo (anche l’11 dicembre del ‘79 la sua casa di Perugia viene perquisita dalla Digos), che il 2 agosto dell’80 va a fare una strage premurandosi di far sapere come si chiama con tanto di documento autentico. Sull’altro piatto della bilancia, ci sono le accuse ai terroristi neri verificate in anni di indagini e confermate da numerosi collegi giudicanti, con sentenze pronunciate anche dalle Sezioni penali unite della Cassazione. È comprensibile che un magistrato proceda con cautela. È anche comprensibile che An veda in Kram la soluzione di qualche suo problema di immagine, ma per questo farebbe bene a rivolgersi a un esperto di comunicazione. La magistratura, almeno per ora, ha altri compiti.

Pubblicato il: 01.08.08
Modificato il: 01.08.08 alle ore 15.11   
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« Risposta #4 inserito:: Agosto 04, 2008, 07:48:08 pm »

Pino Giampaolo: «I mandanti della strage di Bologna? Lo sanno quelli che sono stati condannati»

Pierpaolo Velonà


«Non fu individuato il primo fascista che passava per strada. Furono verificate tutte le ipotesi e via via scartate. Fino ad arrivare a Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Perché, se dicono di essere innocenti, non chiedono loro stessi la revisione del processo? Evidentemente non hanno gli elementi per farlo». Pino Giampaolo ha seguito da vicino il lungo iter giudiziario per cercare la verità sulla strage del 2 agosto: come avvocato di parte civile del Comune di Bologna e come assistente legale di un gruppo di familiari delle vittime. Parla dopo una settimana di polemiche sulla riapertura del processo invocata dai parlamentari di An.

Avvocato, Gianfranco Fini ha chiesto che «si dissolvano le zone d’ombra intorno all’accertamento della verità sulla strage». Ci sono gli elementi per riaprire il processo?

«L’accertamento giudiziario non è un dogma, ma per smontarlo ci vogliono determinate condizioni. Se le parole di Fini puntano a riaprire il processo, giuridicamente parlando, questa mi sembra una stupidaggine».

Perché?

«Perché abbiamo alle spalle anni di indagini. La responsabilità penale di Mambro e Fioravanti per strage e banda armata è stata verificata dalla Cassazione a sezioni unite presiedute da un magistrato di grande valore come Zucconi Galli Fonseca. Uno che non è stato mai qualificato come toga rossa. Certo, era un processo indiziario, ma c’era una gran quantità di indizi. Che per la Cassazione devono essere «gravi, precisi e concordanti». Altrimenti una condanna non può essere confermata».

Qualcuno sostiene che la pressione degli ex missini per ritornare in tribunale sia il tentativo di scrollarsi di dosso - scagionandole - parentele scomode...

«Non sono un dietrologo e non credo che tutta An la pensi così. Probabilmente, trovandosi An dentro un governo che ha molte cose da nascondere, visto che si occupa dei fatti personali del premier, sollevare un polverone su altre questioni può tornare utile».

Chi chiede di riaprire il processo cita anche Francesco Cossiga che attribuisce un ruolo alla resistenza palestinese...

«Cossiga si è sempre detto convinto dell’innocenza di Mambro e Fioravanti. Ma le sue non sono rivelazioni. Sono un’elaborazione di fatti già conosciuti. E c’è una bella differenza. Gli stretti rapporti della politica italiana con alcuni paesi del Medio-Oriente sono noti da decenni. Su questi legami Cossiga elabora un’ipotesi politica, non giuridico-processuale. Lo stesso vale per gli esiti della commissione Mitrokhin».

Che ipotizza una responsabilità nella strage per il terrorista tedesco Kram...

«Si sa che la Mitrokhin ha raggiunto un livello molto basso di elaborazione. Cercava di attaccare l’avversario per nascondere cose molto più importanti».

Crede che si sia indagato a fondo sui mandanti del 2 agosto?

«Si è indagato fin dall’inizio. E non ci furono elementi sufficienti per ritenere che i mandanti fossero gli stessi uomini condannati per aver deviato le indagini come Licio Gelli. Anche questo dimostra la serietà del processo. La ricerca dei mandanti risente però del lungo silenzio di Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Sanno che la loro protezione finisce nel momento stesso in cui iniziano a parlare».

Pubblicato il: 04.08.08
Modificato il: 04.08.08 alle ore 11.33   
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