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Autore Discussione: Gerardo D'Ambrosio: «Berlusconi ha indicato l'obiettivo ed è partito l'assalto»  (Letto 2907 volte)
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« inserito:: Luglio 19, 2008, 07:21:51 pm »

Gerardo D'Ambrosio: «Berlusconi ha indicato l'obiettivo ed è partito l'assalto»

Luca Sebastiani


Le istituzioni non stanno certo passando un bel momento. «L’arroganza straripante» del Pdl sta lentamente conducendo verso una «forma di dittatura della maggioranza» che non fa altro che dimostrare un sostanziale «disprezzo delle istituzioni repubblicane». Il giorno in cui Maurizio Gasparri ha definito una «cloaca» il Consiglio superiore della magistratura, organismo di rilevanza costituzionale presieduto dal presidente della Repubblica, Gerardo D’Ambrosio usa parole amare per commentare l’attualità. E esprime un forte senso di disagio.

Senatore, cosa pensa delle parole di Gasparri sul Csm?

«Si potrebbe dire qualsiasi cosa, ma non credo che serva a nulla. Quando un capogruppo del partito della maggioranza usa certe parole, non va neanche tenuto in considerazione. Del resto Gasparri non è cambiato in niente rispetto a quello che era anni fa. Oggi cerca solo di squalificare un organo di rango costituzionale con le espressioni che gli sono congeniali».

Come interpreta questa «escalation linguistica» nei confronti della magistratura?

«Credo che si tratti semplicemente di una delle ultime espressioni dell’arroganza di una maggioranza straripante che ci sta conducendo verso una forma di dittatura della maggioranza»

Eppure non erano queste le premesse iniziali. Che fine ha fatto il dialogo?

«Non credo ci possa mai essere. All’inizio la maggioranza, anche col discorso di Schifani al Senato, si era presentata cercando la collaborazione, ma in realtà non l’ha mai voluta. Basta guardare quello che succede nel Parlamento. Ogni volta che l’opposizione ha cercato il dialogo, la maggioranza ha sempre respinto le sue proposte votando compatta. E la forza della loro compattezza la fanno valere ogni volta. Pensi al caso del reato di clandestinità per gli immigrati irregolari. Una misura assurda e irrealistica che rischia solo di intasare la giustizia. Abbiamo cercato strade alternative, vie diverse. Niente da fare. Hanno votato granitici. Praticamente in Parlamento non votiamo più niente. Una situazione che mi fa sentire estramamente a disagio, che mi fa domandare quale senso abbia il mio lavoro».

Cosa vuol dire questo atteggiamento di chiusura?

«Ci vedo un certo disprezzo delle istituzioni repubblicane. Già si sta smarrendo la funzione del Parlamento e ora vogliono mettere mano al Csm, l’altro organo costituzionale che ha cercato di mettergli un argine criticando la cosiddetta salva processi. Berlusconi l’ha già detto e Gasparri non ha fatto che ripetere la sintonia col Primo ministro col linguaggio che gli è familiare».


Un linguaggio sprezzante...

«Un linguaggio che manifesta un tale disprezzo per le istituzioni che non ha pecedenti. Ha iniziato Berlusconi, che contro la magistratura ha utilizzato una gamma vastissima di offese. Sin dall’inizio. Ora semplicemente tocca al Csm, perché quello è l’attuale bersaglio della maggioranza».

Non può trattarsi solo di una critica «colorita»?

«Non credo. Un’organismo come il Csm si può senz’altro criticare, ma non dileggiare così, offendere a questo modo. Qui si tratta di una delegittimazione di un’istituzione da parte di un’altra. Un fatto gravissimo di cui nessuno è felice».





Pubblicato il: 19.07.08
Modificato il: 19.07.08 alle ore 10.33   
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« Risposta #1 inserito:: Luglio 24, 2008, 06:44:09 pm »

POLITICA

Caso Mills, slitta a settembre il dibattito del Csm sulle accuse di Berlusconi ai giudici

Il rinvio proposto dal vicepresidente: "Spetta a noi contribuire a rasserenare i rapporti "

Mancino: "Ferite alla magistratura nuocciono alla democrazia"

 

ROMA - "La democrazia si regge se la magistratura è autonoma e indipendente. Ogni ferita che si arreca all'ordine giudiziario nuoce alla democrazia". Lo ha sottolineato il vice presidente del Csm Nicola Mancino nell'intervento che ha tenuto oggi al Consiglio superiore della magistratura per chiedere il rinvio della discussione sul documento che accusa Silvio Berlusconi di aver denigrato i magistrati del suo processo.

Proposta accolta dal Plenum, che ha stabilito di far slittare a settembre il dibattito sulla pratica a tutela dei magistrati di Milano aperta dal Csm dopo le dichiarazioni che il presidente del Consiglio aveva affidato ad una lettera inviata al presidente del Senato Renato Schifani. Nella missiva il premier aveva parlato di un "sostituto procuratore milanese" che utilizza "la giustizia a fini mediatici e politici" e di magistrati del "Tribunale di Milano anch'esso politicizzato e supinamente adagiato sulle tesi accusatorie".

L'iniziativa di Mancino di rinviare la discussione nasce chiaramente dalla necessità di non aggiungere ulteriori motivi di tensioni tra le toghe e la maggioranza in una fase già molto delicata per i tanti motivi di attrito sul tappeto, dalla correttezza del Lodo Alfano ai propositi di radicale riforma dell'ordine giudiziario più volte avanzati da Berlusconi nei giorni scorsi. "Spetta a noi - ha osservato il vicepresidente del Csm - contribuire a rasserenare i rapporti istituzionali superando polemiche strumentali che hanno investito non tanto le lacune, sempre possibili del nostro lavoro, ma direttamente la legittimazione del Consiglio".

La pratica sul caso Berlusconi-Mills, dunque, verrà esaminata nel corso di un Plenum straordinario. La data precisa della seduta sarà fissata dopo che ne Mancino ne avrà parlato con il capo dello Stato Giorgio Napolitano anche al fine di delimitare con maggiore precisione gli argomenti del dibattito che dovrebbe investire anche il tema più ampio del ruolo, delle funzioni e delle attribuzioni del Csm.

Confronto che in ogni caso si annuncia del tutto sereno. "Il mio rapporto con il capo dello Stato - ha ricordato Mancino ai giornalisti lasciando Palazzo dei Marescialli - è di piena assonanza, condivido il suo metodo e il contenuto delle sue riflessioni ad alta voce".

(24 luglio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 24, 2008, 06:45:39 pm »

POLITICA

Lodo Alfano, Berlusconi soddisfatto

"Il minimo che si potesse fare"



ROMA - "Ho già detto che non mi sarei avvalso, per processi anteriori al 2000, della norma che è stata chiamata blocca-processi o salva-premier.

Quando smetterete questa persecuzione inaccettabile sarà troppo tardi".

Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi commentando l'approvazione definitiva da parte del Senato del Lodo Alfano. Contestualmente il premier ha anche ribadito di essere convinto che "il Lodo Alfano sia il minimo che una democrazia possa apprestare a difesa della propria libertà". "Il presidente del Consiglio - ha commentato - a seguito della persecuzione a cui è stato sottoposto in questi 14 anni, dal 30 giugno al 15 luglio, avrebbe dovuto andare un giorno sì un giorno no in udienza: quindi non avrebbe potuto governare, non avrebbe potuto convocare un Consiglio dei ministri". "Mi sembra - ha proseguito - che in una democrazia, quando si verificano cose come quelle che si sono verificate in Italia con una parte della magistratura che si è data come compito quella di sovvertire il voto degli italiani, mi sembra che il lodo Alfano sia il minimo da fare per tutelare la libertà propria".

Berlusconi ha rievocato quindi le sue disavventure giudiziarie spagnole legate alle attività di Telecinco. "Dopo 10 anni di persecuzione - ha affermato - e di fango gettato internazionalmente addosso a me e alla Fininvest sui processi spagnoli, creati da Garcon su spinta materiale della procura milanese, tutti coloro che erano nel processo sono stati questa mattina assolti dalla Corte di Cassazione spagnola con formula piena perché il fatto non sussiste.

Mi domando chi risarcirà l'immagine sporcata in 10 anni, chi risarcirà le spese per gli avvocati e di trasporto, chi risarcirà le spese di trasferta.

La risposta è: nessuno. Spero che qualcuno venga a chiedere scusa, ma so che non sarà così".

(24 luglio 2008)

da repubblica.it
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