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Titolo: A. MATTIOLI. Fitoussi: le critiche di Schäuble alla Francia? Un'esibizione ...
Inserito da: Admin - Giugno 15, 2012, 11:51:34 pm
Economia

14/06/2012 - l'intervista

"L'Europa ce la farà soltanto se nessuno esce dall'euro"

Fitoussi: le critiche di Schäuble alla Francia? Un'esibizione muscolare

ALBERTO MATTIOLI
Corrispondente da Parigi

Al capezzale dell’euro ci sono troppi medici e forse non tutti hanno le idee chiare come Jean-Paul Fitoussi, uno degli economisti francesi più celebri e più influenti.

Professor Fitoussi, intervistato dalla Stampa, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble critica le proposte francesi sull’Europa e anche la scelta di François Hollande di riportare a sessant’anni l’età pensionistica.

«A fine mese si svolgerà un vertice europeo decisivo. Prima, è chiaro, ognuno mostra i muscoli. Nessuno vuol dare l’impressione di essere disposto a cedere e i tedeschi, in particolare, vogliono mostrarsi inflessibili. Aggiungerei però che da parte di madame Merkel non è stato molto giudizioso sostenere apertamente un candidato alle Presidenziali, che poi è quello che ha perso. Né, da parte di monsieur Schäuble, criticare una scelta politica interna della Francia come quella fatta da Hollande sulle pensioni. Tanto più che è completamente finanziata da un aumento dei contributi».

Oggi Hollande va a Roma. L’impressione è che la Francia stia corteggiando l’Italia per trovare una sponda per smuovere i tedeschi.

«Mi sembra che la corte sia reciproca. Ne uscirebbe un matrimonio d’interesse: dalle posizioni di Hollande sulla crescita l’Italia ha da guadagnare almeno quanto la Francia. Entrambi i Paesi hanno interesse a opporsi a una politica di austerità per l’austerità e a pensare all’avvenire. Il che significa investimenti, stimoli, occupazione. In una parola: crescita».

Il compromesso europeo si troverà?

«Credo di sì. L’Europa è condannata a mettersi d’accordo. Il punto è che non deve essere un compromesso al ribasso, ma una vera decisione, perché la situazione è molto grave e l’Europa rischia di esplodere o di conoscere una recessione molto profonda».

Cosa bisogna fare?

«Poiché il tempo stringe, usare gli strumenti che già esistono. Il primo è la Banca centrale europea. Bisogna autorizzare la Bce ad acquistare i titoli di Stato dei vari Paesi. Pensi all’Italia, che ha appena emesso obbligazioni per 6 miliardi e mezzo di euro. Le avesse comprate la Bce, il tasso d’interesse sarebbe stato senz’altro più basso. E invece adesso la Bce presta alle banche chiedendo loro di comprare titoli di Stato. Ma così lo spread aumenta, il valore dei titoli diminuisce, le banche si impoveriscono e non possono fare il loro mestiere, cioè finanziare l’economia. E’ un circolo vizioso, come si è visto anche nel caso del rifinanziamento delle banche spagnole».

Capitolo eurobond. Come si fa a spiegare a un contribuente tedesco che deve farsi carico dei debiti altrui?

«Si può farlo in due modi. Primo: la Germamia è creditrice degli altri Paesi dell’eurozona. Ora, la solidarietà più forte che esiste è quella fra creditore e debitore. Perché se il debitore fallisce, il creditore non rivedrà uno solo dei suoi quattrini».

Secondo?

«La Germania ha approfittato della zona euro più di ogni altro Paese sia in termini di tassi d’interesse che di competitività. Se l’euro non ci fosse, dovrebbe dire addio a questi vantaggi».

Appunto: l’euro potrebbe sopravvivere senza la Grecia?

«No. Se la Grecia uscisse, per scelta sua o perché buttata fuori, sarebbe l’inizio della fine. La speculazione non finirebbe. Semplicemente, si sposterebbe, prima sul Portogallo, poi sulla Spagna, poi sull’Irlanda, poi magari sull’Italia, e così via. Se si dà ai mercati l’impressione che l’euro non sia irreversibile, allora nessuno gli crederà più. E sarà la fine».

Insomma, siamo appesi ai greci.

«Siamo appesi a una decisione europea. Ma purtroppo l’Europa è sempre in ritardo. Atene andava aiutata già dopo le elezioni precedenti, senza dare ai greci l’idea che Bruxelles voglia punirli. Adesso è l’Europa che gioca con il fuoco, non la Grecia».

da - http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/458302/