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Autore Discussione: Pecoraro Scanio: «In Italia il caldo aumenta 4 volte di più»  (Letto 2979 volte)
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« inserito:: Settembre 12, 2007, 07:07:55 pm »

Pecoraro Scanio: «In Italia il caldo aumenta 4 volte di più»


L'Italia è tra i paesi che pagheranno il maggior prezzo in termini di danni ambientali, perdita di vite umane e salute oltre ai costi economici. È il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio a lanciare l´allarme intervenendo alla conferenza nazionale sui cambiamenti climatici. «I primi a pagare saranno agricoltori ed operatori turistici -ha continuato- la produttività agricola a causa dell'eccesso di caldo e della minore disponibilità d'acqua potrebbe diminuire del 22%: i danni sarebbero pari a 2-3 milioni di euro l'anno».

Quanto alle perdite in termini di turismo Pecoraro ha sottolineato come «le regioni mediterranee diventerebbero piuttosto inospitali per il turismo estivo al mare, sia per la mancanza d'acqua che per l'eccessivo calore e, il turismo invernale, specie quello alpino, subirebbe una considerevole riduzione. Nel nord Europa, viceversa, le opportunità di sviluppo turistico sarebbero notevoli. I danni potrebbero variare nel nostro paese da 200 a 800 milioni di euro all'anno».

Ad aprire la Conferenza, insieme a Pecoraro Scanio, c´era anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: «Un augurio di buon lavoro», ma «interessato», perché «a un tema come quello degli sconvolgimenti climatici la politica e le istituzioni non possono non essere interessate». «Se c'è una causa dietro i cambiamenti climatici a cui assistiamo - ha detto il presidente della Camera - essa risiede anche nella politica di rapina e di sfruttamento delle risorse e di un tipo di sviluppo pericoloso». Per questo, secondo Bertinotti, politica e istituzioni sono chiamate a un profondo cambiamento e a un lavoro di «sorveglianza critica», soprattutto nel Mediterraneo, dove «è necessario un cambiamento di rotta».

Il ministro dell´Ambiente, inoltre, dai lavori della Conferenza uscirà «un vero pacchetto per la sicurezza ambientale per la sicurezza del nostro paese perchè bisogna avere la capacità di prevenire senza curare dopo». L'emergenza climatica, ha poi detto ancora il ministro, è «davvero sotto gli occhi di tutti e questa conferenza nazionale è un segnale chiaro perchè non si ragioni solo sulla mitigazione e su come ridurremo le emissione di anidride carbonica ma anche come essendo il clima già cambiato, l'Italia si attrezza per la tutela del mare, delle coste, del risparmio idrico e possa darsi regole per la sicurezza ambientale».

Ad assistere ai lavori c´era anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Sono venuto qui perché sono ovviamente convinto che quello del cambiamento climatico e del futuro dell'ambiente sia uno dei più gravi e complessi problemi globali del nostro tempo e anche l'avvio della discussione di questa conferenza conferma che per influenzare intese e sforzi coordinati che debbono realizzarsi a livello mondiale è innanzitutto essenziale che l'Europa parli con una sola voce, quindi che si porti davvero avanti quella politica europea integrata dell'ambiente e dell'energia che è stata annunciata nel Consiglio europeo di questa primavera e l'Italia deve fare la sua parte».

Tra gli interventi, anche David Harcharik, vice direttore generale della Fao. «Sono 852 milioni le persone - ha affermato Harcharik - vittime della fame e 815 milioni vivono nei Paesi poveri e in via di sviluppo. Questa cifra sta aumentando e la situazione peggiora di anno in anno. Le ragioni di questa drammatica e triste realtà sono tante e complesse, ma una è quella dei cambiamenti climatici». Secondo il vice direttore generale della Fao, il cambiamento del clima del pianeta «è ormai una realtà» perché gli studi compiuti mostrano fenomeni di siccità e alluvioni sempre più intensi, aumento del livello dei mari, rialzo delle temperature, incendi boschivi più numerosi: «Di fronte a questa situazione non è più sufficiente cercare solo di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici: dobbiamo riuscire ad adattarci a questa realtà».

Secondo l'esponente della Fao, occorre in particolare cambiare le pratiche agricole, principalmente nei Paesi in via di sviluppo, tenendo conto dei fenomeni atmosferici sempre più violenti. Harcharik ha concluso il suo intervento augurandosi che la Fao possa beneficiare del lavoro avviato dall'Italia per contrastare i cambiamenti del clima e ribadendo la piena disponibilità a «qualsiasi collaborazione con il governo italiano affinché si posa contrastare con successo gli effetti del cambiamento del clima».

Pubblicato il: 12.09.07
Modificato il: 12.09.07 alle ore 15.49   
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 13, 2007, 10:45:54 am »

13/9/2007 - RETROSCENA
 
Un nuovo clima

E dai tropici arrivano i virus
 
Quasi duecento contagiati dalla «Chikungunya»
 
 
ROMA
Ondate di calore e umidità, che a tratti ci fanno sentire come ai tropici, aprono la via a «immigrati» davvero pericolosi, a differenza di quelli che muovono da territori dove fame, sete e siccità sono il presente. I cambiamenti climatici portano malattie.

«Per la prima volta, in Italia, abbiamo avuto un focolaio di epidemia del virus Chikungunya», spiega Roberto Bertollini, responsabile di Oms Italia. Sono stati 197 i casi (e un morto). Una patologia con febbri alte e sintomi che la fanno scambiare per una brutta influenza, e per la quale non esiste vaccino. E’ diffusa dalla zanzara Aedes Aegypti, meglio nota come zanzara tigre, che ormai si è stabilita alle nostre latitudini.

Come influisce il clima sul piano globale? Bertollini riferisce gli ultimi dati disponibili, relativi al 2000, che definisce «superati in senso peggiorativo». Per esempio, il clima risultava già responsabile del 2,4% di tutti i casi di diarrea nel mondo e il 2% di tutti gli episodi di malaria, per un totale di 150 mila morti.

Sul piano europeo, l’analisi dell’Organizzazione mondiale della sanità, ricorda i 35 mila morti in eccesso per l’ondata di calore del 2003, ma anche i problemi legati alle alluvioni che, nello stesso anno, provocarono 250 decessi e colpirono circa due milioni di persone. I casi di salmonella, poi, salgono del 5-10% per ogni grado di aumento di temperatura.

Ma quello che preoccupa di più è l’interazione tra ondate di calore e inquinamento da ozono. «Si è calcolato - riferisce Bertollini - che un’ondata di calore fa crescere la mortalità del 10%. Se a questo si aggiunge l’effetto ozono, la mortalità aumenta del 13% e, nella popolazione anziana, può raggiungere percentuali anche più elevate». In forte crescita sono anche le malattie gastroenteriche. Ne parla Luciana Sinisi, responsabile del settore ambiente e salute dell’Apat, l’agenzia per la tutela dell’ambiente. «Per il surriscaldamento cambia la qualità delle acque e negli alimenti si possono sviluppare micotossine - dice -. Nel 2003, tonnellate di cereali andarono perse per questa ragione. Del resto, più aumenta il caldo, più si sviluppano fenomeni di fermentazione».

Il clima causa anche il prolungamento della stagione dei pollini. «E siccome è cambiata la circolazione atmosferica - aggiunge la dottoressa Sinisi -, abbiamo nel nostro territorio molte varietà di piante allergeniche nuove che, trovando una temperatura più calda, attecchiscono».

C’è, poi, un rischio chimico pesante. «L’aumento della temperatura porta a una più veloce degradazione dei pesticidi che, così, perdono di efficacia. Questo fenomeno induce a un maggiore uso di prodotti. Il risultato è la contaminazione del suolo e delle acque. A medio termine, anche delle falde freatiche».

A questo punto, raccomandano gli esperti, il rischio di malattie non è più esclusivo campo d’azione del ministero della Salute. La prevenzione sanitaria e quella ambientale devono andare a braccetto.
 
da lastampa.it
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