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Autore Discussione: Debora. Aria fresca nel PD... dalla Base.  (Letto 2230 volte)
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« inserito:: Marzo 24, 2009, 11:02:54 pm »

«Consultare la base. E a Strasburgo vada chi ha competenze»


di Simone Collini


Come ogni ciclone che si rispetti, quello che si è abbattuto sul Pd ha un nome femminile: Debora. Viene da Udine e sabato ha investito bene o male tutto il gruppo dirigente del partito, tra gli applausi dei tremila segretari di circolo arrivati a Roma. Ieri poi, mentre la Direzione approvava il regolamento per le candidature delle europee, il video del suo intervento è stato visto oltre 10 mila volte sul sito web di Youdem, un centinaio di blogger lo ha linkato nell’home page e su Facebook è stato creato un gruppo in cui in un paio d’ore si sono iscritti in 530. Titolo: «Quelli che avrebbero detto le stesse cose di Debora Serracchiani».

Magari il ciclone Debora passerà senza lasciare tracce, però intanto ha portato una ventata d’aria nuova.


Se l’aspettava questo successo?
«Assolutamente no».

Ma come, e tutti quegli applausi?
«Posso dire che ho detto delle cose ovvie?».

Che finora altri non avevano saputo dire?
«Io le ho solo dette in modo forse più semplice».

Tipo, si ascolti la base per decidere chi candidare alle europee?
«Certo».

La Direzione ha appena deciso che i capilista siano scelti dalla segreteria e che le candidature rappresentative del territorio siano indicate dai livelli regionale e provinciale.
«Mi auguro che arrivino a una rosa di nomi dopo aver consultato anche i circoli».

E le primarie, per scegliere i candidati, come le vede?
«C’è il pericolo di un uso distorto dello strumento, anche perché alle europee si vota con le preferenze e il rischio della concentrazione dei personalismi, della pura ricerca della visibilità, è alto».

I vertici vogliono candidare personalità che portino voti.
«Mi auguro che siano anche personalità che abbiano competenze spendibili in Europa. E non si può pensare che a Strasburgo vada chi vuole svernare all’estero».

Si augura anche un ricambio generazionale?
«Certo, anche se il rinnovamento non è solo una questione anagrafica. Bisogna avere la mentalità adatta».

La vede diffusa, questa mentalità?
«La vedo nella base, quando giro per i circoli e non sento mai fare discorsi sulla provenienza, su chi deve parlare prima e chi dopo, eccetera. Poi
appena arrivi ai livelli superiori iniziano questi discorsi».

Lo ha detto anche Franceschini.
«E ne sono contenta».

Anche Veltroni lo ha detto più volte.
«Il problema non era Veltroni e se non c’era lui non c’era neanche il Pd. Però le sue dimissioni sono state la soluzione, perché ha messo di fronte al fatto compiuto alcune persone che pensavano di poter fare tutto quello che volevano all’interno del partito. A quel punto o toccavamo il fondo e cominciavamo a scavare o ci davamo una scossa. La scossa è arrivata».

Con Franceschini?
«Sta dando lo stimolo necessario e, cosa importantissima, sta dettando l’agenda. Abbiamo finito di rincorrere Berlusconi. Io francamente iniziavo ad avere il fiatone. Adesso è lui che deve dare delle risposte a noi».

Lei ha detto all’assemblea dei circoli che finora è anche mancata la sintesi, una linea politica.
«È chiaro che ci sono delle diversità all’interno del partito. A me è piaciuto molto Franceschini quando ha detto discutiamo anche accanitamente, ma poi venga fuori una voce sola».

Un’altra norma per le europee: almeno il 40% di candidature femminili.
«Non sono d’accordo con le quote rosa, mi sembra sempre di parlare di un animale in via d’estinzione. Però mi rendo anche conto che finché i tempi della politica non si adegueranno ai tempi delle donne saremo costretti a ricorrervi».

scollini@unita.it


24 marzo 2009
da unita.it
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