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Autore Discussione: Stefano Miliani. Tesori e monumenti al Sud. I nuovi archeologi al Nord  (Letto 2010 volte)
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« inserito:: Settembre 02, 2008, 12:14:49 am »

Tesori e monumenti al Sud.

I nuovi archeologi al Nord

Stefano Miliani


Chissà se è un regalo alla Lega. Sta di fatto che un benemerito concorso per 30 archeologi da inserire nel ministero dei beni culturali assegna 17 posti al nord, 10 al centro e appena 3 al sud escludendo intere regioni come la Campania, l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata. La stranezza è che il centro e soprattutto il meridione sono le zone più ricche di siti archeologici da gestire (o da scoprire). Per quei 30 posti da 1.050 euro al mese sono arrivate 5.551 domande di archeologi precari. Scoppiano le polemiche.

La nostra penisola abbonda di tesori d’archeologia e basta una semplice ricognizione per accorgersi che la maggior parte sta nell’Italia centrale e meridionale. Senza citare Roma che fa testo a sé, basti ricordare l’Etruria tra Toscana e Lazio, Paestumin Campania, la città romana di Alba Fucens in Abruzzo, la Magna Grecia... Zone dove, conviene ricordare, possono saltar fuori reperti o tombe, magari non già depredate dagli attivissimi tombaroli in Puglia. Orbene: per l’attuale governo, se c’è da assumere nuovo personale nei Beni culturali, dicastero da anni (non certo da ora) in disperato bisogno di forze fresche anche perché l’età media è sui 55 anni e molti andranno presto in pensione, insomma se c’è da assumere conviene coprire soprattutto il nord. Con una distribuzione dei posti in cui, ad esempio in un settore come l’archeologia, il sud ci rimette alla grande.

Chiarendo che qua non si parla affatto di custodi perché lì è un discorso completamente diverso, la Cgil Beni culturali fornisce numeri emblematici. Per il posto da archeologo fascia C (la più bassa, da 1.050 euro netti al mese, un direttore di museo supera di poco i 1.500) il ministero ha meritoriamente bandito un concorso su base regionale per 30 archeologi. Bravi, sennonché assegna 17 posti al nord, 10 al centro (Emilia Romagna, Toscana e Marche), appena 3 al sud (1 a testa in Calabria, Puglia e Sardegna). E per quei 30 incarichi sono arrivate 5.551 domande. Le quali, oltre a indicare il bisogno di lavoro, denunciano anche quanti precari con laurea forti di collaborazioni e quant’altro cerchino una soluzione stabile quando viaggiano già sui 30, 40 e perfino i 50 anni. Altro esempio: il bando contempla 5 archivisti negli Archivi di Stato, 2 in Lombardia, 1 in Piemonte, 1 in Veneto, 1 in Friuli: 4.435 le domande arrivate.

Siccome le date hanno un peso, converrà segnalarle. Perché il tutto ha il sapore di un possibile favore alla Lega Nord. La finanziaria per il 2008 del Governo Prodi previde finalmente il concorso nei Beni culturali. L’ex ministro Rutelli s’era impegnato ma sia chiaro: su questo fronte anche il centro sinistra, nei suoi anni a Palazzo Chigi, ha responsabilità. È un guaio di lunga data. Ma il concorso non viene però gestito, ovvero nessuno fissa quanti archeologi servono e dove. Un ritardo che avrà le sue conseguenze. Cambia governo, c’è il ministro Bondi, la distribuzione dei posti viene decisa secondo criteri, a detta di più voci interne, in modo piuttosto equo e razionale su tutto il territorio. Poi il 14 luglio viene firmato dalla direzione generale firma il bando per esami su base regionale (si può far domanda solo per una regione) per 100 posti, di cui 30 archeologi. Esce il 18 luglio sulla Gazzetta ufficiale. Non sono ammessi inesperti o debuttanti. Oltre la laurea serve la specializzazione. E il Settentrione, rispetto al resto d’Italia, viene all’improvviso beneficiato. Scattano i malumori tra gli archeologi. E un’associazione, la Confederazione italiana archeologi, lancia una petizione on line (http//firmiamo.it/concorsoarcheologi18072008) cui fino a ieri avevano firmato in 664: contesta da un lato che il ministero richieda il diploma di specializzazione o il dottorato escludendo migliaia di laureati precari chiamati ogni anno a coprire i vuoti delle soprintendenze negli scavi e altrove («da laureati si è forse abbastanza archeologo per lavorare per il ministero ma non abbastanza per farlo nel ministero?»); dall’altro si contesta lo sbilanciamento territoriale che ha per esempio ignorato Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata.... Eppure il ministero, che in totale ha circa 450 archeologi, nella fascia di primo impiego è quasi sguarnito: dovrebbe invece averne una quindicina al nord, una cinquantina nel centro e altrettanti nel sud e Sardegna (la Sicilia ha una sua autonomia). Sarà una coincidenza, ma anche nel concorso per archeologi dirigenti incorso gli ammessi all’orale sembrano venire soprattutto dal nord. A settentrione sono più bravi?

Pubblicato il: 31.08.08
Modificato il: 01.09.08 alle ore 13.08   
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