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Autore Discussione: Crocetta: «Io, sindaco di Gela accerchiato dai nuovi picciotti»  (Letto 2089 volte)
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« inserito:: Agosto 11, 2008, 12:03:27 am »

Crocetta: «Io, sindaco di Gela accerchiato dai nuovi picciotti»

Marzio Tristano


«Il portone incendiato al pm? Non è l’unico episodio che ha subito la coraggiosa magistrata, qui c’è una nuova strategia della tensione condotta dalle new entry mafiose, giovani eredi di Davide Emanuello, boss morto in un conflitto a fuoco con la polizia». Mentre il capo della polizia Antonio Manganelli raccoglie l’invito del presidente Napolitano e assicura supporto di intelligence operativa a chi indaga sulle intimidazioni al pm Serafina Cannatà, mentre il Guardasigilli Alfano promette incentivi economici per i giudici che accettano le sedi disagiate, dalla trincea di Gela il sindaco più blindato d’Italia, Rosario Crocetta, costretto sotto le elezioni ad indossare un giubbotto antiproiettile, lancia un appello al governo: «Il decreto sicurezza lo applico da 5 anni, si tolga invece dal patto di stabilità tutte le spese per la sicurezza, dall’assunzione dei vigili alla videosorveglianza e vedremo i risultati».

Crocetta, per amministrare Gela occorre ancora il giubbotto antiproiettile?
«L’8 febbraio scorso mi chiamarono il prefetto ed il procuratore distrettuale Antimafia. Mi dissero che c’era un progetto di attentato contro di me. I dettagli non li posso rivelare, il progetto è ancora valido. Ogni mattina quando mi alzo ci penso. Per uccidermi devono calcolare se faccio più danno da vivo o da morto. L’attentato contro la casa del magistrato dimostra che la tensione è sempre alta».

Sindaco, perché incendiare il portone di un pm?
«È calabrese, è giovane ma tra i giudici ragazzini è la più anziana professionalmente, conosce bene il territorio ed è tra i magistrati più severi. Faccio due ipotesi: un altro episodio della strategia della tensione, o un fascicolo processuale particolarmente delicato».

Strategia della tensione?
«Gela è il territorio di una guerra senza soste tra Stato e antistato. Almeno 3000 persone sono organiche alle cosche, non meno di diecimila sono quelle controllate. Con l’indulto, sono usciti 520 detenuti. Il modello criminale è quello imposto da Daniele Emanuello, che era riuscito a saldare la spietatezza della stidda con le regole e la “riflessione” di Cosa Nostra. Aveva la tradizione criminale di famiglia e l’esperienza terroristica maturata a Genova con le Brigate Rosse. Ora ci sono le new entry».

E chi sono?
«Sono giovani eredi di quel leader criminale, li ho denunciati in un esposto. Vanno nei pub, nelle discoteche, e scelgono a caso un bersaglio. Il 19 luglio hanno ridotto in fin di vita un giovane che ballava in discoteca: lo hanno picchiato, calpestato, umiliato urinandogli addosso, senza motivo, solo per affermare il controllo del territorio».

Con quali risultati?
«Cercano di intimidire, di minacciare, con la forza e la violenza. Ma non ci riescono. Sono quelli che rubano le moto e poi le restituiscono dietro riscatto, 500-1000 euro. Rubano le basole nuove del corso principale, staccandole a colpi di mazza. Scavano nella sabbia micidiali trappole vicino le docce appena sistemate nel lido riempendole di vetri rotti. Rubano i fusibili delle pompe di sollevamento dei liquami per poi chiedere in appalto lo spurgo delle fogne con la scusa della somma urgenza. Ho coniato un nuovo termine, vandalaggio. Vandalismo finalizzato al sabotaggio. Della legalità».

Manovalanza pericolosissima, in mano alle cosche. E la mafia?
«Tenta di controllare gli appalti, ne abbiamo revocati decine e siamo gli unici in zona ad applicare il protocollo di legalità. E si occupa di politica, piazzando propri uomini nelle liste. Con il pizzo ora va molto meglio: a Gela 85 imprenditori hanno denunciato il racket, ma solo due hanno scorta».

È contento dell’arrivo dell’esercito?
«Dovrebbe proteggere gli imprenditori; l’operazione Vespri funzionò davvero, questa non mi sembra abbia lo stesso rigore».

Il decreto sicurezza affida più potere ai sindaci…
«A Gela la maggior parte delle disposizioni è applicata da 5 anni. Qui abbiamo bisogno di vigili urbani: ne abbiamo 40, ce ne vogliono almeno 250. Occorrono telecamere e videosorveglianza senza i tempi biblici dei finanziamenti ministeriali e dei contributi Ue. Propongo un emendamento Crocetta: perché non togliere dal patto di stabilità tutte le spese relative alla sicurezza? Occorre concretezza, la legalità non è uno show in tv…».

Qualche riferimento a Berlusconi ritratto a Napoli con la scopa in mano?
«Ho indossato la tuta e impugnato la ramazza per spazzare le spiagge lavorando per ore per dare l’esempio. E non c’erano le telecamere…».
Adesso l’ultima battaglia è con Sgarbi contro le pale eoliche da piazzare in mare a 3 miglia dal litorale…
«È per una battaglia per difendere la bellezza dell’ultimo tratto di costa gelese rimasto intatto, dal castello di Falconara a Licata. Che senso ha piazzare enormi ventilatori per fare energia quando il resto del territorio è devastato dal Petrolchimico e dall’abusivismo? Mi dicono: l’energia pulita servirà a dismettere la raffineria dell’Eni; sarà, nessuno ci ha promesso niente. È un’aggiunta devastante che produrrà solo 20 posti di lavoro. E allora meglio il solare: il vento sta al nord, noi, in Sicilia abbiamo il sole».

Pubblicato il: 10.08.08
Modificato il: 10.08.08 alle ore 14.29   
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