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Autore Discussione: Anno giudiziario, Canzio: "Per toghe gogna infamante"  (Letto 2041 volte)
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« inserito:: Gennaio 26, 2014, 11:41:26 pm »

Anno giudiziario, Canzio: "Per toghe gogna infamante"

Inaugurazione in tutta Italia. Il presidente della Corte d'Appello di Milano ricorda le accuse rivolte ai giudici chiamati a occuparsi di "procedimenti a forte sovraesposizione mediatica". Maddalena: "Terrorismo anarchico minaccia Paese". Oliveri: "Servono nuove regole e più rispetto".

MILANO - "Agli attacchi personali, al dileggio strumentale, talora alla infamante gogna mediatica e alle minacce cui sono stati sottoposti", i giudici "hanno saputo rispondere" usando "le armi" della "imparzialità". Lo si legge nella relazione del presidente della Corte d'Appello di Milano Giovanni Canzio, per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

Nella relazione, Canzio ha voluto dedicare alcuni passaggi ai giudici milanesi che sono "stati oggetto di sommarie e ingiuste accuse di parzialità e di mancata serenità di giudizio, solo perché funzionalmente investiti della definizione di taluni procedimenti a forte sovraesposizione mediatica, per lo spiccato rilievo politico e sociale che li caratterizzava".

A questi giudici il presidente ha rivolto parole "di apprezzamento e di gratitudine per il profondo senso del dovere e di appartenenza all'istituzione dimostrato" e perché "alle immotivate censure, agli attacchi personali, al dileggio strumentale, talora la infamante gogna mediatica e alle minacce cui sono stati sottoposti (...) hanno saputo rispondere con sobrietà, umiltà e riservatezza, adoperando le armi della giurisdizione e continuando a giudicare con imparzialità al solo servizio della giustizia e dello Stato". L'anno scorso a Milano tra i vari processi che sono stati celebrati si ricordano quello sul caso Ruby e quello per la vicenda Mediaset.

E proprio riferendosi a Silvio Berlusconi, Canzio ha evidenziato come "la Corte di Cassazione (...) nel respingere la richiesta di rimessione di quei procedimenti ad altro distretto, ha preso una storica decisione".

Ha concentrato l'attenzione sul rischio terrorismo il procuratore generale del Piemonte, Marcello Maddalena, in un documento citato in occasione dell' anno giudiziario. Esiste, sostiene "un'area marginale, ma non trascurabile di soggetti anarchici che, operando su un doppio livello, palese e occulto, costituiscono una minaccia per le regole costituzionali del Paese puntando, attraverso atti di terrorismo, all'eversione del sistema democratico".

Risponde, invece all'invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il presidente facente funzioni della Corte d'Appello di Roma, Catello Pandolfi: "Il presidente della Repubblica nel suo recente messaggio di fine anno ha invocato il coraggio degli italiani come indispensabile risorsa cui attingere in un momento
tra i più difficili della storia recente del Paese. Come magistrati non lasceremo cadere questo invito". E ha aggiunto: "Sono certo che tra la 'gente disposta a non mollare' ci saremo senza esitazione e sono certo che l'immagine del magistrato e lo spirito che lo anima corrispondono totalmente al nostro sentire".

Sempre riferendosi a Napolitano parla di 'debito di riconoscenza' il presidente della Corte d'appello di Palermo, Vincenzo Oliveri. "Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti del Capo dello Stato, per cui quando si è tentato di offuscare la sua immagine con il sospetto di sue interferenze in un grave procedimento in corso qui a Palermo, sospetti che i nostri giudici hanno dichiarato da subito totalmente infondati, sentiamo di dovergli rinnovare l'impegno, assunto col giuramento all'inizio del nostro lavoro, di fedeltà alla legge e alla Costituzione, di cui egli è supremo garante". Oliveri, che ha ammesso che in Sicilia la mafia, nonostante gli arresti, è ancora forte, ha attaccato la politica ("Come cittadini non possiamo esimerci dal manifestare la nostra sofferenza nell'avere scoperto l'inimmaginabile putridume da cui siamo circondati", ha detto) e ha invitato i magistrati a svolgere il loro lavoro tenendosi lontani dalle ribalte mediatiche: "I magistrati non hanno soltanto il dovere di essere imparziali, ma devono anche apparire come tali. Dunque, no all'esposizione mediatica no a comportamenti impropri, no a carriere politiche inaugurate nel medesimo distretto dove il giorno prima il candidato indossava la toga", ha detto. Poi ha insistito sulla necessità di nuove leggi e di un maggiore rispetto di queste: "Il nostro Paese ha bisogno di nuove regole e del rispetto delle stesse, di leggi chiare e durevoli nel tempo, di tagli netti ai costi della politica e delle istituzioni, di innovazione in alcuni istituti del welfare, di una riforma del lavoro che stimoli la produttività, non freni il dinamismo imprenditoriale e premi i lavoratori".

Da - http://www.repubblica.it/politica/2014/01/25/news/anno_giudiziario_canzio_per_toghe_gogna_infamante-76882960/?ref=HREA-1
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