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Autore Discussione: PIETRO GARIBALDI Con tanti saluti ai lavoratori  (Letto 2116 volte)
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« inserito:: Novembre 13, 2008, 02:54:42 pm »

13/11/2008
 
Con tanti saluti ai lavoratori
 
PIETRO GARIBALDI

 
La crisi economica e la recessione in arrivo colpiranno inevitabilmente i lavoratori italiani. La recessione dovrebbe essere un momento in cui chi rappresenta milioni e milioni di lavoratori mette da parte le proprie divisioni e cerca in ogni modo di rimanere unito.

Non è esattamente quello che sta succedendo nel movimento sindacale italiano, che appare invece in questi giorni totalmente diviso, con tanto di accuse reciproche e attacchi frontali. Parlare di rottura appare quasi un eufemismo.

Ieri la Cisl ha ufficialmente dichiarato di non aderire allo sciopero generale della scuola previsto per venerdì prossimo. Quasi per rilanciare, quasi fosse una vera e propria partita a scacchi, la Cgil ha annunciato uno sciopero generale unilaterale, senza accordo con gli altri sindacati confederali. Un fatto davvero inconsueto.

Infine, sempre la Cgil e sempre ieri ha dichiarato grande irritazione nei confronti del governo per aver convocato una riunione informale con Cisl, Uil e Confindustria, escludendo così la Cgil stessa. Anche questo è indubbiamente un fatto inconsueto.

Ma che origine hanno tensioni e divisioni così profonde? Innanzitutto vi sono le tensioni legate al rapporto tra sindacati e governo. Da un lato Cisl e Uil vorrebbero che la concertazione con il governo andasse avanti anche con la Cgil, ma con la chiara possibilità e libertà di firmare accordi separati. Da un altro lato vi è una Cgil che non può permettersi di stare fuori dalla concertazione e dalle grandi decisioni in materia di Welfare, ma che al tempo stesso non vuole essere percepita come troppo vicino a un governo che, inevitabilmente, non trova l’appoggio della sua base. L’equilibrio tra queste due forze opposte è quasi impossibile.

Vi sono poi le tensioni legate al rapporto dei sindacati con l’opposizione. Queste tensioni sono quasi tutte interne alla Cgil, di gran lunga il più grande e rappresentativo dei sindacati confederali, ma anche il più lacerato al suo interno. L’ala riformista della Cgil guarda con responsabilità a ogni proposta che arriva dal governo, mentre l’ala più radicale sarebbe pronta anche a cavalcare le onde più estreme del sindacalismo italiano, non lontane dagli inaccettabili episodi di questi giorni a Fiumicino.

Il governo, dal canto suo, non aiuta certamente l’unità sindacale. Un invito limitato ad alcuni dei sindacati, come quello effettuato l’altra sera, non può che alimentare le stesse divisioni. Tuttavia, lo stesso governo ha il terrore di una dura e forte opposizione sindacale, come dimostrano le tensioni dopo la manifestazioni sul decreto Gelmini delle scorse settimane.

Vi è poi infine la questione più importante, quella legata al nuovo modello contrattuale. Le parti sociali si erano impegnate a dare al Paese un nuovo modello contrattuale entro fine settembre. L’obiettivo, da tutti condiviso, era quello di rafforzare il legame tra salario e produttività e aumentare il peso della contrattazione aziendale. Siamo ormai verso metà novembre e non è affatto chiaro se e quando un nuovo modello contrattuale verrà firmato. Le responsabilità di questo ritardo, che speriamo non si trasformi in un vero e proprio fallimento, non sono solo dei sindacati, ma anche dei rappresentanti dei datori di lavoro. Mentre su singoli temi non vi è nulla di strano se il governo conclude accordi con una parte sola dei sindacati, quando si deve cambiare il modello contrattuale un accordo separato è impensabile e sbagliato.

Nonostante le tensioni siano davvero molte, di fondo rimane lo spettacolo poco edificante di una classe dirigente sindacale totalmente disunita nel mezzo di una profonda crisi economica. Invece di fughe in avanti, incontri separati, e annunci di sciopero unilaterali, ai lavoratori italiani interesserebbe semplicemente sapere come i sindacati intenderanno difenderli, sia in sede di concertazione con il governo che in sede di negoziazione salariale.
 
da lastampa.it
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