LA-U dell'OLIVO
Maggio 14, 2024, 07:20:32 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: UMBERTO GENTILONI. Misteri d'Italia, non uccidiamo anche la storia  (Letto 1843 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Aprile 23, 2012, 05:40:33 pm »

22/4/2012

Misteri d'Italia, non uccidiamo anche la storia

UMBERTO GENTILONI


Come si può accettare l’idea che la storia d’Italia diventi un lungo viaggio tra misteri non conosciuti o non conoscibili? Davvero siamo convinti che si possa costruire il futuro partendo dai buchi neri, dalle assenze, da un elenco di occasioni mancate? Non è vero che non si conosce la storia degli Anni Settanta: i misteri d’Italia non sono la trama incompleta di un romanzo criminale.

Né si può accettare un’immagine falsata e insidiosa del dopoguerra come manifestazione di una eccezionalità italiana in grado di offrire spiegazioni e suggestioni per ogni desiderio. Che posto occuperebbero i tasselli di verità che magistrati, studiosi, giornalisti hanno contribuito a inserire in un mosaico incompleto ma capace di trasmettere e consolidare alcuni snodi inequivocabili? Motivazioni di sentenze, stagioni di studi e ricerche hanno dimostrato la matrice nera di una destra eversiva responsabile di stragi e delitti; eventi che hanno insanguinato anni e decenni, spezzato vite innocenti giovandosi di complicità e connivenze di settori dello stato deviati o piegati a interessi di parte.

Un edificio incompleto, pieno di buchi e omissioni, condizionato da depistaggi e azioni distorcenti. Su questo dovremmo concentrare la nostra attenzione anche da prospettive e priorità diverse: rafforzare l’edificio, la trama della storia, andare avanti, riempire lacune condannando omissioni e responsabilità. Un passo importante potrebbe essere il varo dei decreti attuativi sul segreto di Stato, sull’accessibilità di fonti e documenti, sulla possibilità di aprire archivi e armadi impolverati.

Non per trovare verità nascoste, telegrammi decisivi o scoop rivelatori, ma per offrire strumenti affinché si possa meglio comprendere e condividere una stagione così cruciale. Sui punti fermi, su quei tasselli fondamentali di conoscenza si gioca la sfida sul futuro di una comunità nazionale, sulla possibilità di difenderli e valorizzarli, farli diventare patrimonio diffuso, programmi di studio nelle scuole, oggetti di indagine e approfondimento nelle università. Se svanisce il senso di tale ricerca, se si perdono di vista i canali di costruzione della conoscenza del passato, rischiano di far breccia semplificazioni pericolose o letture strumentali ispirate dagli usi e dagli abusi del momento.

Partire dalle vittime e dalla loro tutela significa muoversi su due direttrici: la giustizia e il suo cammino, la storia come comprensione del passato. Non può reggere l’immagine di un Paese a sovranità limitata, eterodiretto da burattinai lontani che decidono condizionando il corso degli eventi. Nel migliore dei casi tali assunti conducono inesorabilmente verso lo sconforto, il disimpegno, la rassegnazione. Intendiamoci, non che questi elementi non attraversino, anche in modo significativo, parti costitutive della nostra storia nazionale; ma la semplificazione e la confusione che ci circonda rischiano di operare un corto circuito tra pericoli e risultati, tra minacce eversive e conquiste democratiche. Le parole di Aldo Moro nel suo memoriale sono un monito prezioso: «La cosiddetta strategia della tensione ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l’Italia sui binari della normalità dopo le vicende del ’68 e il cosiddetto autunno caldo».

L’inciso appare decisivo: quella terribile e sanguinosa strategia non conseguì l’obiettivo sperato, pur inquinando e condizionando non riuscì a spezzare la trama di un cammino comune iniziato sulle macerie della guerra con la Costituzione repubblicana. Non possiamo accettare che la storia, fatta a pezzi in frammenti sconclusionati, entri a far parte della grande schiera delle vittime solitarie; l’unico antidoto è rafforzare gli strumenti e i percorsi di conoscenza.

Non è facile ma è necessario, appare scomodo e in controtendenza di fronte alle verità gridate e semplificate. Gli strumenti si conoscono: fonti, documenti, testimonianze, la fatica della ricerca come base per giudizi e interpretazioni ispirate da nuovi bisogni e inediti interrogativi. Una sfida per tutti che richiede attenzioni e distinzioni: non tutti i libri e i film possono essere messi sullo stesso piano, non tutte le ricostruzioni meritano lo stesso trattamento. Non è possibile chiudere gli occhi di fronte a sovrapposizioni di protagonisti, confusioni di tempi e situazioni o accostamenti improbabili tra fasi così diverse della storia della Repubblica. Di fronte a verità scomode, delitti efferati, stragi impunite il rigore del metodo storico contribuisce a far sì che la comprensione del passato, nelle forme parziali e perfettibili in cui si manifesta, diventi parte della strategia di una cittadinanza responsabile e consapevole.

da - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10024
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!