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Autore Discussione: Massimo GRAMELLINI.  (Letto 290171 volte)
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« Risposta #615 inserito:: Giugno 28, 2014, 12:10:52 pm »

27/06/2014

Per comprendere i guasti del nazionalismo applicato al calcio può essere utile studiare il caso che ha coinvolto in maniera imbarazzante l’uruguaiano più famoso del pianeta. Non il centravanti Luis Suarez - espulso per quattro mesi da tutti gli stadi dopo avere morsicato con appetito una spalla di Chiellini, la prelibata «chiellina» (copyright del collega Guido Boffo) - ma il suo Presidente e santissimo laico per eccellenza: Pepe Mujica. Il politico che abita in una casetta alla periferia di Montevideo, guida un Maggiolino scassato, ha rinunciato ai nove decimi dello stipendio per darli ai poveri, ha legalizzato le droghe leggere e predica moralità e sobrietà a ogni piè sospinto. Ecco, prendete questa meraviglia d’uomo e mettetelo davanti a un televisore con la sciarpa dell’Uruguay: si trasformerà nel più becero dei fanatici. 

Interpellato sui gusti vampireschi del suo centravanti di riferimento, Pepe ha cominciato col dire che lui di morsi non ne aveva visto neanche mezzo. E comunque «non abbiamo scelto Suarez per fare il filosofo o per le sue buone maniere, ma perché è un calciatore eccellente». Dopo avere derubricato il tentativo di sbranamento a sintomo tollerabile e in fondo simpatico di machismo, il Presidente Buono y Giusto ha intonato la solita canzonetta vittimista, lamentando contro l’incolpevole roditore l’esistenza di una bieca campagna di screditamento, volta a privare l’Uruguay del suo giocatore più forte. E la sobrietà, Pepe? E la moralità? Tale è la delusione che verrebbe voglia di prenderlo a morsi.

Da - http://www.lastampa.it/2014/06/27/cultura/opinioni/buongiorno/lultimo-morxista-1w8m2LrwXjhWZMiuOiSFKM/pagina.html
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« Risposta #616 inserito:: Luglio 03, 2014, 06:30:38 pm »

03/07/2014

Massimo GRAMELLINI

Hai venti minuti per parlare davanti a una platea di europarlamentari gentilmente offerti da un’azienda di surgelati. Puoi berlusconeggiare, ribadendo lo stereotipo dell’italiano simpatico, furbo e un po’ cafone. Oppure mariomonteggiare, ipnotizzando con dei mantra numerici un pubblico che non chiede di meglio per continuare a dormire in pace. Potresti persino enricoletteggiare e produrti in una lista di promesse di buon senso che qualunque presidente di turno dell’Unione Europea ripete senza sosta da vent’anni. Invece, essendo Renzi e non facendoti difetto l’autostima, decidi di renzeggiare. Evochi lo spirito dei tuoi idoli Blair e Obama – nessuno dei due, guarda caso, centroeuropeo – e ti produci in un monologo carico di valori, passioni, riferimenti storici e letterari. Avendo letto il libro omonimo dello psicanalista Recalcati, attingi a «Il complesso di Telemaco» ed elevi il figlio di Ulisse che cerca di meritarsi l’eredità a simbolo della tua idea di Europa. Il problema è che lo stai dicendo proprio all’assemblea dei Proci, che oggi non sono i principi di Itaca e neppure i politici italiani che ogni giorno costringono Penelope Boschi a fare e disfare la tela delle riforme. Sono i burocrati di Strasburgo, i ragionieri di Berlino e gli eurofobi di Farage e Le Pen: tutta gente molto prosaica e prevenuta, che da te vorrebbe sapere soltanto una cosa: quando pagherai i debiti, affamando sempre di più quegli scansafatiche baciati dal sole dei tuoi connazionali. 

Per fare fuori i Proci che il destino ti ha dato in sorte un bel discorso purtroppo non basta. Come Telemaco, avresti bisogno dell’esperienza di Ulisse. Invece hai solo D’Alema.
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« Risposta #617 inserito:: Luglio 03, 2014, 06:41:26 pm »

28/06/2014

Massimo GRAMELLINI

«Caro Massimo, mi piacerebbe condividere con te il mio Buongiorno speciale. In questo periodo storico particolare, vorrei che qualcuno mi chiedesse chi sono i miei eroi, le persone per le quali valga davvero la pena di svegliarsi al mattino. Risponderei che i miei eroi sono tanti. Non i politici (ovviamente), non i colleghi avvocati più anziani di me (spesso accecati dalla corsa al guadagno), nemmeno i Grandi della storia e coloro che si sono distinti per i loro atti valorosi. 

La mia prima eroina è V., 4 anni, che un sabato pomeriggio mi ha fatto venire la pelle d’oca quando si è svegliata disperata per dirmi “io non voglio più stare nella casa dei bambini, io voglio due grandi speciali”. È P., 2 anni, che quando mi vede entrare mi ringrazia con il suo sorriso e i suoi occhi, dato che la bocca emette ancora suoni indistinti. È anche D., 16 anni, che studia talmente tanto a scuola che i suoi educatori fanno a gara per andare ai colloqui con i professori. Ed è anche Paolo, un signore in pensione a cui non piace molto giocare con i bambini, ma si occupa della loro casa anche solo cambiando una lampadina. O Emma, una signora di mezza età che la domenica cucina per tutti il suo profumato ragù. Vedi, Massimo, esistono ancora molti eroi nell’Italia che troppe persone non fanno altro che criticare. Pochissimi li vedono. Eppure i miei eroi sono talmente semplici da essere davanti agli occhi di tutti». Sara

Grazie, Sara, per la boccata d’aria fresca. Però, credimi, non sei sola. Tanti vedono i tuoi eroi semplici e tanti ne hanno di propri. Da oggi, se vorranno, i nostri lettori potranno dirci quali sono scrivendoli nello spazio “commenta” in basso a destra di questa pagina.

Da - http://www.lastampa.it/2014/06/28/cultura/opinioni/buongiorno/i-miei-eroi-4K5HSU28xNnVixoVgbzmkI/pagina.html
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« Risposta #618 inserito:: Luglio 07, 2014, 12:06:07 am »

05/07/2014

Massimo GRAMELLINI

Era proprio bello essere Faletti. La sua apparizione sul pianeta Terra si è rivelata talmente intensa da farci quasi dimenticare quanto sia stata breve. Sapeva cantare, scrivere, comporre, dipingere, recitare. Sapeva persino cucinare: meglio di un concorrente di Masterchef, altroché. Sapeva farci ridere e farci piangere, duplice impresa riservata alle anime elette. 

La vita gli aveva dato tutto, tranne una salute di ferro e il plauso delle facce di bronzo: quell’aristocrazia culturale che per principio disprezza chiunque osi farsi capire dalle persone comuni. Giorgio non si dava mai arie e in certi ambienti di questo strano Paese il talento viene riconosciuto solo a patto che si associ alla spocchia. O alla bara. Adesso, c’è da scommetterci, le sue macchiette di «Drive In» assurgeranno a classici e un produttore si deciderà finalmente a girare il film di «Io uccido», il miglior thriller italiano degli ultimi vent’anni. 

Sì, era proprio bello essere Faletti. Oltre alle miniere di creatività per cui siamo qui a ricordarlo, la vita gli aveva concesso il gioiello più prezioso. Una moglie formidabile, che è stata al suo fianco fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno e lo accudirà nella memoria per sempre. Prima di chiudere gli occhi e partire per la sua trionfale tournée in un mondo meno «cano» di questo, Giorgio le ha preso una mano e se l’è appoggiata sul cuore. Chi di noi non si augurerebbe una simile uscita di scena? 

Da - http://lastampa.it/2014/07/05/cultura/opinioni/buongiorno/ragazzo-fortunato-W43Qsu3tnqlCpq3ICMbgIO/pagina.html
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« Risposta #619 inserito:: Luglio 12, 2014, 11:03:11 pm »

12/07/2014
Massimo GRAMELLINI

Il centravanti di Scarsa Italia ha postato una foto sul web che lo ritrae mentre punta un fucile nell’occhio del malcapitato lettore, dedicando il proiettile immaginario «a tutti i miei odiatori». L’ultima balotellata è solo un gancio a cui appendere qualcosa di più serio. Gli odiatori, appunto. In inglese «haters». Nel linguaggio della Rete, mutuato dalla musica rap, gli «haters» sono persone che si mettono insieme per detestare qualcun altro. Non agiscono per gelosia, semmai per nichilismo. Se odiano un ricco, non è perché sognano di diventare ricchi, ma perché sperano che diventi povero anche lui. La loro arma satirica preferita non è l’ironia - troppo raffinata e allusiva - ma il sarcasmo, che presuppone disprezzo per il bersaglio. 

Ora, se chiunque urlasse in un megafono: «Gli odiatori di Balotelli sono pregati di mettersi sul lato sinistro della piazza, gli amatori sul lato destro», verrebbe internato all’istante. Invece in Rete è normale che amatori e odiatori si dividano e digrignino su qualsiasi argomento, da Einstein a Pupo. Come se quel minimo di evoluzione umana conquistata faticosamente nei secoli fosse stata azzerata dal cambio di tecnologia e ora si dovesse ripartire daccapo.

Da - http://lastampa.it/2014/07/12/cultura/opinioni/buongiorno/gli-odiatori-XhZppTuHJKcu9w442dntBP/pagina.html
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« Risposta #620 inserito:: Luglio 13, 2014, 11:17:30 am »

08/07/2014

Massimo GRAMELLINI

C’è un video rubato all’intimità di una coppia che sta spopolando sul web, con oltre mezzo milione di contatti durante l’ultimo fine settimana. Loro sono taiwanesi dai nomi occidentali: Anita e Alston. Anita è graziosa, ancorché molto timida e spaventata. Guarda Alston come se fosse la sua ultima speranza di salvezza su questa terra. Esiste evento più straordinario di una femmina che si abbandona con fiducia a un maschio? Sì: un maschio che non tradisce la sua fiducia. E questo maschio è Alston. Scruta la compagna negli occhi e con tono serio ma dolce le sussurra: «Non hai niente di cui preoccuparti. Ti proteggerò io».

Ti proteggerò io. Ho ricontrollato il video perché volevo essere sicuro che non si trattasse di una voce fuori campo aggiunta a bella posta per risollevare le sorti claudicanti della reputazione maschile. Invece Alston l’ha detto davvero: e non lo si capisce tanto dalla sovrascritta in inglese («I’ll protect you») ma dalla faccia di lei. Improvvisamente spianata, ripulita da tutte le paure. Anita si fa addirittura baldanzosa e chiede ad Alston di abbracciarla, ma lui è un gentleman d’altri tempi e non intende approfittare dello smarrimento momentaneo della sua dama. Sorride e ricusa l’invito con una battuta, premurandosi però di ribadire la sua vicinanza: «Ti ho detto di non preoccuparti. Ti proteggerò io». Fa bene al cuore scoprire che esistono ancora dei maschi così. Ma prima che le lettrici si facciano soverchie illusioni, credo sia necessario precisare che Alston ha quattro anni e Anita è la sua compagna di banco all’asilo, agitata per l’assenza della mamma. 

Guardate il video  su La Stampa

Da - http://lastampa.it/2014/07/08/cultura/opinioni/buongiorno/stai-serena-DZS4rucnfjZIqrqdtdsnzK/pagina.html
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« Risposta #621 inserito:: Luglio 16, 2014, 05:35:42 pm »

15/07/2014
Massimo GRAMELLINI

Agli albori del nuovo Reich, mezzo mondo accusa il piccolo grande sconfitto Lionel Messi di non essere colui che in fondo non è mai stato. Follie moderne, da anime deboli che elemosinano leadership forti. Messi ha sempre avuto più talento che carattere. Del fuoriclasse ha i piedi, non la personalità. Ma bisognava trovare un eroe a cui intestare i Mondiali e gli sponsor e gli appassionati hanno caricato Messi di significati maradonici che non si è mai sognato di possedere. Adesso lo si processa per non avere mantenuto le promesse, dimenticando che erano promesse fondate su un’illusione non suggerita da uno straccio di fatto. Lo stesso cortocircuito dell’assurdo si era consumato anni fa intorno a Obama, un brillante intellettuale di Chicago casualmente di colore che il desiderio collettivo trasformò nel messia destinato a condurre l’Occidente oltre le sabbie della crisi, con i bei risultati che si sono visti. 

Questo bisogno disperato di uomini soli al comando su cui scaricare aspettative e responsabilità ricorda il meccanismo di certi innamoramenti, quando l’amante impresta all’amato o all’amata una serie di qualità inesistenti e poi rimane deluso dallo scoprire che in effetti non esistono. I leader sono marchi di riconoscimento che per comodità comunicativa appiccichiamo a un evento o a un’epoca. Con buona pace di politologi e giornalisti attratti dal mito del Capo taumaturgo, ci vuole lo sforzo comune di tante persone per cambiare davvero la realtà. Al Maracanà non ha vinto un leader, ma una squadra. 

Da - http://lastampa.it/2014/07/15/cultura/opinioni/buongiorno/manomessi-x1IClbiUzu8zkOUEwfTIzH/pagina.html
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« Risposta #622 inserito:: Luglio 19, 2014, 06:11:31 pm »

18/07/2014
Massimo GRAMELLINI

Scorrono sul tavolo del giornalista le fotografie impubblicabili dell’aereo delle vacanze abbattuto da un missile in Ucraina. Su un prato di sterpaglie, distante chilometri dal luogo dell’esplosione, giacciono i corpi che ancora nessuna mano pietosa ha ricomposto. Indossano pantaloncini da spiaggia e magliette a maniche corte da cui spuntano braccia irrigidite davanti al volto, in un ultimo gesto di autoprotezione. Quel che resta di un uomo biondo è adagiato su un fianco, accanto a un libro che illustra le bellezze dello Sri Lanka. Ovunque fogli di carta: biglietti, prenotazioni, documenti fino a un attimo prima probabilmente importantissimi e all’improvviso deprivati di qualsiasi valore. Come tutta la scena. Difficile non pensare che quei fogli appartenevano a quei corpi e che quei corpi avevano storie, relazioni, sogni e rovelli svaniti per sempre assieme a loro. 

È banale rimpiangere il gigantesco capitale di futuro andato sprecato? Per il cinico forse sì. Il cinico in queste situazioni può dare il meglio di sé, sventolando le tragedie senza senso come prova di una mancanza di significato più complessiva. Ma anche chi crede che la vita non sia e non possa essere solo un miscuglio di carne e di ossa scaraventate su un prato rimane ammutolito davanti al mistero e torna ai suoi piccoli affanni quotidiani con un ritrovato senso delle proporzioni. La morte, in questo, è come l’amore: la sua contemplazione ha il potere di rendere marginale tutto il resto. 

Da - http://lastampa.it/2014/07/18/cultura/opinioni/buongiorno/fotografie-JroMoB2LCjTQj6sxx6f1xJ/pagina.html
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« Risposta #623 inserito:: Luglio 19, 2014, 06:12:56 pm »

19/07/2014

BUNGABURLA
Massimo GRAMELLINI

Dunque non era un reato, ma solo una gigantesca figura di m. Prima che, sull’onda della sentenza di assoluzione, l’isteria superficiale dei media trasformi il fu reprobo Silvio in un martire, ci si consenta (direbbe lui) di ricordare che il bunga bunga potrà anche essere legale, ma rimane politicamente incompatibile con un ruolo istituzionale quale quello che il sant’uomo rivestiva all’epoca dei fatti. 

Tocca ricorrere al solito esempio stucchevole, ma non c’è purtroppo altro modo per fare intendere a certe crape giulive il nocciolo della questione. Se il capo di qualsiasi governo occidentale, poniamo Obama, avesse telefonato dalla Casa Bianca a un funzionario della polizia di New York per informarlo che la giovane prostituta da lui fermata per furto era la nipote del presidente messicano e andava subito consegnata a Paris Hilton invece che ai servizi sociali – e si fosse poi scoperto che Obama medesimo nella sua casa privata di Chicago si intratteneva in dopocena eleganti con la medesima prostituta e una fitta schiera di «obamine» – forse il presidente americano sarebbe stato costretto a dimettersi l’indomani, ma più probabilmente la sera stessa. E allora quell’erotomane di John Kennedy che si intratteneva con due donne al giorno? Intanto è morto prima che lo si scoprisse, ma soprattutto agiva con discrezione, appunto, presidenziale. Non è moralismo. E’ la consapevolezza di rappresentare un Paese senza mettersi nelle condizioni di sputtanarlo a livello planetario. E’ senso dello Stato. Qualcosa che Berlusconi e i suoi seguaci non comprenderanno mai.

Da - http://lastampa.it/2014/07/19/cultura/opinioni/buongiorno/bungaburla-whcLF1fHjXhalDYAsyNw6M/pagina.html
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« Risposta #624 inserito:: Agosto 21, 2014, 07:13:54 pm »

Puma Libre

15/08/2014
Massimo Gramellini

Lo stipendio del prossimo commissario tecnico della Nazionale sarà pagato al sessanta per cento da una multinazionale di scarpette. I puristi si metteranno le mani nei capelli (sempre che ne abbiano in abbondanza come lui). Ma chi purista non è, e nemmeno capellone purtroppo, accoglie con curiosità la privatizzazione dell’incarico più pubblico che esista. Non prima di avere esaminato le alternative.

L’abbattimento del sistema capitalistico, di difficile realizzazione nell’immediato. O l’affidamento della panchina azzurra a un allenatore di seconda fila che si accontenti di quanto può corrispondergli uno Stato in bancarotta: briciole, rispetto alle fettone di torta che si spartiscono i migliori.

Una volta deciso di puntare su un professionista dalla bravura inversamente proporzionale alla simpatia, bisogna capire se è più saggio che a Conte i milioni li dia la Puma o il contribuente italiano. Non sfugge il rischio che l’azienda tedesca possa esercitare pressioni sulla madonnina piangente di Lecce affinché convochi in Nazionale qualche fotomodello dal talento dubbio e balotello. Ciò nonostante, l’influenza della Puma resta preferibile a quella di Buana Tavecchio e del sor Lotito, che di Conte sarebbero gli interlocutori se il suo stipendio fosse interamente in conto allo Stato. 

Con buona pace dei difensori del Bene Comune, l’Italia non è la Scandinavia: qui ciò che è pubblico è pagato da tutti, ma appartiene soltanto ai partiti e ai loro analfabeti di riferimento. Per questo è meglio, o comunque meno peggio, avere dei padroni che dei padrini. Se non altro, ci costano meno. 

Da - http://lastampa.it/2014/08/15/cultura/opinioni/buongiorno/puma-libre-5BXxL8QrkWeWDJFMkYXx8K/pagina.html
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« Risposta #625 inserito:: Agosto 21, 2014, 07:25:39 pm »

Su la testa

21/08/2014
Massimo Gramellini

Una parte di me condivide la decisione di non diffondere la sequenza del macellaio vestito di nero che sgozza il giornalista americano nel deserto. Un’immersione dentro l’orrore atavico, da cui si esce stremati nel morale e nauseati nell’animo, oltre che preoccupati per l’effetto che potrebbe avere su menti instabili e caratteri impressionabili. Ma un’altra parte di me si domanda se la visione dell’orrore non aiuterebbe i pavidi e i dubbiosi a prendere coscienza della realtà: che con i macellai d’uomini non si tratta perché essi non cercano la convivenza, sia pure da posizioni di forza, ma la sopraffazione. La forza brutale delle immagini potrebbe convincere anche gli occidentali specialisti nei distinguo sociologici alla Di Battista che di fronte alla brutalità dei fanatici le democrazie hanno il diritto e forse il dovere di reagire. 

A dirimere il conflitto interiore subentra però una considerazione decisiva. Gli sgozzatori dell’agnello americano non sono dei beduini dilettanti. Chi organizza certe mattanze e ne manda i filmati in giro per il mondo lo fa con un obiettivo preciso: speculare sulle nostre emozioni primarie, la rabbia e la paura. Vogliono farci perdere la testa per poi tagliarcela meglio. Ma io la soddisfazione di odiarli e di temerli non gliela voglio dare. Quindi rinuncio volentieri ad ammirare le loro prodezze. Vivo in una democrazia: tarlata, certo, ma pur sempre più evoluta di una comunità tribale. E le democrazie non agiscono sulla spinta delle emozioni, ma con la forza lenta e profonda dei sentimenti. Per questo sembra sempre che perdano e poi alla fine vincono, sempre.

Da - http://lastampa.it/2014/08/21/cultura/opinioni/buongiorno/su-la-testa-EVyYtrRtxIM5TzOBZGMLZO/pagina.html
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« Risposta #626 inserito:: Agosto 23, 2014, 06:00:11 pm »

Il turista immobile
22/08/2014

Massimo Gramellini

Da quarantacinque anni il signor Marco da Pistoia e il signor Davide da Como trascorrono le vacanze in un albergo a tre stelle di Rimini, che ieri ha giustamente premiato la loro mancanza di inquietudine o di originalità. I due mattacchioni frequentano lo stesso chilometro quadrato di Romagna fin dall’infanzia. Senza mai desiderarne altri. Senza mai farselo venire a noia. Può darsi che durante l’inverno conducano vite spericolate da cui trasgrediscono in estate con una resa totale all’abitudinarietà. Ma è più probabile che la costanza delle loro predilezioni estive sia il riflesso di uno stato d’animo esistenziale. Che il signor Marco e il signor Davide si alzino ogni giorno alla stessa ora e ogni giorno inzuppino nel caffelatte lo stesso numero di fette biscottate: possibilmente dispari. Che si rechino senza fretta, ma anche senza angoscia al lavoro e, sbrigate le incombenze mattutine con piglio affidabile, si concedano una pausa pranzo sempre nello stesso bar, dove naturalmente ordineranno «il solito». Che la sera rientrino a casa sempre alla stessa ora, si siedano a tavola con la famiglia in tempo per rispondere alle domande del quiz che precede il telegiornale e, dopo aver sfogliato qualche pagina di libro o videata di computer fantasticando su luoghi e personaggi che non hanno alcun desiderio di conoscere dal vivo, si rechino a letto non prima di essersi sorbiti una tisana non caldissima, però neanche troppo tiepida. 

Ma se fosse questa la felicità? Guardo gli habitué dell’albergo riminese come dei missionari: con rispetto e ammirazione, ma senza avere la forza di imitarli. E neppure la voglia. 

Da - http://lastampa.it/2014/08/22/cultura/opinioni/buongiorno/il-turista-immobile-v319Cv0f5Bh6sFipwa73nL/pagina.html
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« Risposta #627 inserito:: Agosto 31, 2014, 09:10:29 am »

I giardini di Renzi
30/08/2014

Massimo Gramellini

Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati. Quell’uomo è il presidente del Consiglio. Il quale - nonostante l’Italia sia sull’orlo del baratro e la nuova parola d’ordine «passo dopo passo» prometta di fargliene fare uno in avanti - ha trovato il tempo di rispondere alla copertina dell’Economist che lo ritrae con un gelato in mano a bordo di una nave che affonda. Nella politica a fumetti, dove immagini e slogan rimpiazzano i pensieri, il nostro vanta predecessori illustri, ma non conosce rivali. Ieri ha fatto installare nel cortile di Palazzo Chigi il carretto di un noto marchio artigianale, che ringrazierà per la pubblicità gratuita, e ha passeggiato a favore di telecamera con un cono che ha tentato di sbolognare a qualche cronista, invano: siamo gente dallo stomaco dritto, noi. Il siparietto, tristissimo, si è concluso con la consegna del manufatto sgocciolante a una funzionaria, imbarazzata come tutti. 

Che il premier abbia perso «il tocco»? Forse è il peso della realtà che sovrasta persino chi cerca di imbellettarla con trovate goliardiche e incitamenti da allenatore di provincia. Questo governo di mediani con un solo fantasista ancora a caccia del primo gol, più che dell’incipit di «Giardini di marzo» farebbe meglio a occuparsi del secondo verso: al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti. 

Da - http://lastampa.it/2014/08/30/cultura/opinioni/buongiorno/i-giardini-di-renzi-g9P1yqips8pYpTupeS3w6J/pagina.html
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« Risposta #628 inserito:: Settembre 07, 2014, 05:17:32 pm »

Nel posto sbagliato
06/09/2014

Massimo Gramellini

Il ragazzo ammazzato a Napoli aveva sedici anni. Il carabiniere che lo ha ucciso, ventidue. Meno di quarant’anni in due. Cosa ci facevano su una strada della periferia di Napoli alle tre del mattino? Il ragazzo ammazzato era fino a prova contraria un bravo ragazzo, ma girava in compagnia di un ladruncolo con precedenti penali e di un latitante evaso dai domiciliari: in tre su uno scooter senza assicurazione né patentino. Prima di accusarlo di cattive frequentazioni, bisogna domandarsi se il contesto in cui era cresciuto gli avesse offerto la possibilità di scegliersene di migliori. Di bravate a sedici anni ne abbiamo combinate tutti: ma nelle nostre cattive compagnie era statisticamente più difficile incontrare latitanti che accelerassero ai posti di blocco. 

Anche il carabiniere omicida è fino a prova contraria un ragazzo perbene, ma lo hanno spedito a presidiare un quartiere che ogni notte ospita regolamenti di conti tra bande rivali. È probabile che davanti allo scooter in fuga abbia perso il controllo di sé: la paura e l’inesperienza gli hanno armato la mano provvista di pistola da cui al termine dell’inseguimento è partito il colpo: «accidentale» quanto chirurgico nel colpire al cuore. Dovrà pagare per ciò che ha fatto. Però dovrà riflettere anche chi lo ha mandato allo sbaraglio, a un’età in cui non si ha ancora l’equilibrio per gestire un simile carico di tensione. Da sempre in prima linea vanno i più giovani e inadeguati. Ma il fatto che accada da sempre non significa che debba accadere per sempre. Che un ragazzo possa uccidere, e un altro possa morire, solo perché si trovano in un posto dove non dovrebbero stare.

Da - http://lastampa.it/2014/09/06/cultura/opinioni/buongiorno/nel-posto-sbagliato-cVK116C30EpRcJRvXQkXYL/pagina.html
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« Risposta #629 inserito:: Settembre 20, 2014, 03:35:58 pm »

Cannibali
18/09/2014
Massimo Gramellini

Un killer della camorra ha revocato il mandato al suo difensore di fiducia per affidarlo a Lucia Annibali, l’avvocato sfregiata con l’acido dai sicari dell’ex fidanzato, assurta a manifesto vivente della resistenza contro la possessività maschilista. Una mossa perfidamente geniale e dagli evidenti contenuti simbolici: l’uomo più cattivo del mondo che chiede aiuto alla donna più buona del mondo. Se lei avesse accettato, quel processo sarebbe diventato un film o, peggio, un argomento di dibattito: e non le sarebbero mancate lodi da parte degli anticonformisti da baraccone. Invece la signora ha rifiutato l’incarico con motivazioni convenzionali: ha detto di non sentirsi ancora in grado di tornare al lavoro e di non essere una penalista. Ha risposto, cioè, come avrebbe fatto un avvocato normale e non come ci si aspetterebbe da un simbolo del bene, quale ormai è condannata a essere. 

Se mi avesse chiesto di scriverle i testi, le avrei suggerito qualcosa del genere: «Esimio killer e grandissimo furbacchione, lei non mi ha certo scelto per le capacità professionali, ma per ciò che il mio nome evoca negli altri, giurati compresi. Vorrebbe cannibalizzare la mia icona alla stessa stregua con cui i suoi compari appendono un quadro della Madonna alla parete della stanza nella quale pianificano le prossime stragi. Come avvocato ho il dovere professionale di difendere i delinquenti: penali, civili o incivili che siano. Ma come simbolo del bene sopravvissuto alle offese del male ho il dovere umano di tenere comportamenti coerenti al mio nuovo status. Quello che sei conta più del lavoro che fai».

Da - http://www.lastampa.it/2014/09/18/cultura/opinioni/buongiorno/cannibali-BZgPd0VAypc91K13IfMrAJ/pagina.html
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