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Autore Discussione: Molti si dicono AntiAmericani e AntiEuropei, ma per essere "COSA"?  (Letto 498 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Febbraio 12, 2024, 11:24:43 pm »

Elio Truzzolillo
SOTTOSCRIVO AL 90%
Direi che sottoscrivo al 90% questo testo.  Con la specificazione che la cosa che mi dà più fastidio non sono gli artisti che fanno appelli che spesso sono di una genericità e di un’approssimazione disarmante, spesso figli di bias personali che contrabbandano per verità universali. La cosa che mi dà più fastidio sono gli intellettuali e i giornalisti che li deificano per il loro straordinario coraggio e la loro eccezionale sensibilità e da cui noi tutti, che non essendo artisti non avremo mai la loro sensibilità, dovremmo prendere esempio (caro Telese mi spieghi dove sarebbe il coraggio?). Solo per due frasette in croce. Per il resto hanno il diritto di dire ciò che vogliono, ci mancherebbe altro.

Pubblicato da Giuseppe Ranieri
Da “Il Cavaliere Nero” di Virgin Radio - Intervento di Antonello Piroso

Sto facendo, giuro, training autogeno da stamattina per rimanere calmo, perchè poi con la memoria sono ritornato al clima che si respirava nei famigerati anni 70, quando andava di moda l'impegno e il concerto politico, quando gli artisti dovevano prendere posizione. E se c'erano artisti che non s'inchinavano al politicamente corretto dell'epoca, erano guai seri.
Ricordo le molotov al concerto di Carlos Santana, il processo sul palco a Francesco De Gregori, non lo fecero cantare, lui andò in camerino, lo andarono a prendere (pare che qualcuno avesse pure una pistola) perché si sottoponesse al tribunale del popolo, per cosa? Boh.
Perché non era abbastanza "compagno", faceva pagare il biglietto, o vai a ricordare e a capire per cosa. Una follia. Follia pura. Per fortuna anni archiviati. Stiamo parlando del passato. Però posso confessarvi in tutta sincerità e onestà, e dal profondo del cuore, il fastidio, e dire fastidio è ancora poco, che ho provato ancora stamattina nel leggere una frase imbecille, loffia, intellettualmente scadente: per fortuna che a Sanremo ci sono stati artisti che hanno ricordato i drammi del mondo che ci circonda, che hanno riportato il Festival alla realtà.
Ma che, davero? Cioè: sul serio dite? C'era bisogno che a Sanremo ci ricordassero la realtà come se giornali, tv, talk show, tg, gli stramaledetti social non fossero pieni tutti i giorni di dibattiti e di contrapposizioni sui trattori, l'ucraina, il medioriente, i vaccini, l'emergenza climatica, l'inflazione...Ma scusate, con tutto il rispetto per l'artista, ma chissenefrega di cosa pensa Dargen D'Amico, chissenefrega di Ghali, con quella parolina buttata lì, "genocidio", così, perché il mood è che bisogna schierarsi, e bisogna stare dalla parte giusta -qualunque sia la parte giusta- buttata lì senza contestualizzare, senza approfondire, ragionando per slogan e frasi fatte, che "chiama" e acchiappa un facile applauso.
Ma poi, scusate, gli altri 28 artisti che a Sanremo si sono limitati a cantare senza il comizietto, cosa sono? Delle me...nte umane? Sono cinici trafficanti di morte? Sono indifferenti alle sciagure e ai mali del mondo?
Macchisenefrega perfino di Teresa Mannino, ottima comica, che si è infilata nella diatriba su John Travolta e il ballo del quaqua, e ha tirato in ballo il fatto che siamo una colonia americana, "lo sappiamo tutti -ha detto- non possiamo parlare perchè siamo sudditi degli Stati Uniti", che se io fossi stato in sala stampa avrei alzato il ditino e avrei detto, scusi dottoressa Mannino, sono d'accordo con lei, ma per capire: lei alla fine della seconda guerra mondiale avrebbe preferito che l'Italia finisse sotto l'influenza sovietica, nell'orbita della dittatura comunista, come la Germania orientale, la polonia, la Cecoslovacchia dove Jan Palach si diede fuoco davanti ai carri armati del Patto di Varsavia, come la rivolta ungherese soppressa nel sangue?
Così, per capire. Perché se tu ti infili su quel terreno lì, poi provochi una reazione uguale e contraria...Allora per l'anno prossimo facciamo così, siccome è doveroso impegnarsi, lottizziamo il Festival e prevediamo le quote: ci deve essere un cantante vegano, quello che fa l'appello per il fine vita, quello che si batte per il salario minimo, quello preoccupato dalle disfunzioni erettili, o dalla menopausa...e via elencando. Il tutto ovviamente in nome dell'articolo 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di espressione.
Quindi, artisti, fate un po' quello che vi pare, ma se possibile limitatevi a cantare, e risparmiateci i pipponi. Perché il problema non è che in Italia c'è poca libertà d'espressione, che c'è la censura, che c'è il bavaglio. Il problema è che ce n'è troppa, di libertà d'espressione. Soprattutto quando è fatta fuori contesto, e -tappate le orecchie ai vostri bambini- a cazzo di cane.

da FB
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