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Autore Discussione: Paola PICA. I manager italiani vedono nero. - (perchè molti sono incapaci?)  (Letto 1686 volte)
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« inserito:: Gennaio 24, 2013, 05:24:46 pm »

DAVOS

I manager italiani vedono nero, troppe tasse e manca il credito

Ricerca Pwc: cala la fiducia degli a.d. del mondo.

In Italia è ai minimi. Colpa di banche, pressione fiscale, costi dell'energia


Fiducia&credito: il più classico dei binomi dell'economia rovina il sonno ai manager italiani che da qualche tempo vedono nero come mai negli ultimi quattro anni. Lo dice una ricerca di PricewaterhouseCoopers diffusa martedì a Davos, alla vigilia dell'apertura ufficiale del Global Forum. Lo studio condotto tra 1.330 amministratori delegati provenienti da 68 Paesi offre uno spaccato della realtà italiana.

LE MINACCE ALLA CRESCITA - La fiducia dei nostri capitani d'industria sulla prospettiva di crescita dei ricavi delle imprese è ridotta al minimo dal 2009. E tra le principali minacce all'orizzonte nei prossimi mesi, gli stessi amministratori delegati indicano l'incapacità di finanziare la crescita «in relazione alle difficili condizioni del credito (52%), il costo dell'energia e delle materie prime (57%) e il rischio di un ulteriore aumento del carico fiscale (86%).

STABILITÀ E RIFORME - La stabilità dei mercati finanziari viene considerata un requisito essenziale per nuovi investimenti di sviluppo dal 74% degli a.d. italiani che giudicano «efficaci le azioni intraprese dal governo Monti negli ultimi mesi ma trovano insoddisfacenti le politiche di supporto all'innovazione e alla riduzione della complessità normativa».
Le principali opportunità di sviluppo percepite riguardano sia l'innovazione attraverso la creazione di nuovi prodotti e servizi (38%) sia lo sviluppo della presenza internazionale (21%) anche attraverso operazioni di natura straordinaria. Mentre c'è scarso ottimismo, come si è visto, sulle prospettive di crescita del mercato domestico. Tra le principali minacce nei prossimi mesi l'incapacità di finanziare la crescita in relazione alle difficili condizioni del credito (52%), il costo dell'energia e delle materie prime (57%) e il rischio di un ulteriore aumento del carico fiscale (86%).

CAMBIO STRATEGIE - Stando alla ricerca, le imprese italiane sembrano alle prese con un cambio di passo impegnativo. Circa l’80% degli intervistati prevede cambiamenti nella strategia della propria società nei prossimi mesi, con un focus selettivo su poche ma ben analizzate priorità di cambiamento: miglioramento dell'efficienza operativa (60%), nuovi investimenti in tecnologia (43%), sforzo d'innovazione attraverso più mirate attività di Ricerca e Sviluppo (48%) e accrescimento della base clienti (45%) anche attraverso nuovi strumenti di marketing digitale.

IL MANIFATTURIERO E I TAGLI ORIZZONTALI - «Si evidenzia dalle risposte degli a.d. italiani - si legge nella ricerca - la necessità sia di crescita del settore manufatturiero italiano quale fonte primaria di investimenti in Ricerca e Sviluppo, sia la focalizzazione su nuovi progetti di crescita "intensiva" incentrati su innovazione di prodotto, processo e strumenti manageriali». In Italia le attività di ristrutturazione condotte nell’ultimo anno e previste nei prossimi 12 mesi riguardano soprattutto attività di riduzione dei costi (circa 80%). Mentre dall'indagine emerge la possibile costruzione di «un'agenda manageriale» che dia tra le altre cose supporto ad una «nuova cultura etica di business, all'analisi dell'impatto ambientale delle scelte strategiche, a nuovi investimenti per la gestione della reputazione aziendale».

NEL RESTO DEL MONDO - – Soltanto il 36% degli a.d. nel mondo è «molto fiducioso» sulla crescita della propria società nei prossimi 12 mesi, rivela la ricerca. Il dato è in calo rispetto al 40% dell’anno scorso e al 48% del 2011. Considerando l’economia globale, il 28% degli a.d. ritiene che calerà ulteriormente nel 2013 e solo il 18% prevede un miglioramento contro un 52% che prevede resterà invariata. Anche se le previsioni restano negative, rappresentano comunque un miglioramento rispetto all’anno passato, quando il 48% prevedeva un declino dell’economia nel 2012. I meno fiduciosi nella crescita del proprio fatturato nel breve periodo sono i manager dell’Europa occidentale. Con una recessione in corso, soltanto il 22% si dichiara fiducioso sulle prospettive di crescita, in calo rispetto al 27% dell’anno scorso e il 39% del 2011. Anche nel Nord America la fiducia nella crescita nel breve periodo è in calo al 33% (era il 42% nel 2012) e nell’Asia–Pacifico al 36% (42% nel 2012). In controtendenza, invece, i gli a.d. dell’America Latina. Il livello di fiducia di breve periodo è cresciuto lievemente rispetto all'anno passato raggiungendo il 53%.

Paola Pica

@paolapica
22 gennaio 2013 | 18:47© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/economia/13_gennaio_22/ricerca-Ceo-italiani-manca-il-credito_8f86dd58-64a2-11e2-8ba8-1b7b190862db.shtml
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