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Autore Discussione: Cgia di Mestre - "La pressione fiscale reale è al 52%"  (Letto 1938 volte)
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« inserito:: Giugno 13, 2010, 08:58:00 am »

12/6/2010 (14:37)  - IL CASO

"La pressione fiscale reale è al 52%"

L'Istat certifica una pressione fiscale del 43,2%
   
Denuncia della Cgia di Mestre: al netto dell'evasione si arriva a un dato superiore a quello Istat

VENEZIA

Gli italiani pagano tante tasse? Certamente sì. Ma secondo la Cgia di Mestre ne pagano addirittura più di quante si accorgano, perchè la reale pressione del fisco nel 2009 è stata vicina al 52%, e non al 43,2% certificato dall’Istat.

La «prova verità» sulle tasse l’ha fatta l’Ufficio studi degli artigiani mestrini con un calcolo semplice: togliendo dal rapporto entrate fiscali-Pil, che determina la pressione dell’erario, l’economia sommersa. In base a norme dettate da Eurostat, l’economia «non osservata» deve essere comunque inclusa nei sistemi di contabilità dei Paesi europei per conteggiare la ricchezza prodotta. Stornando quindi dal Pil 2009 (1.520,8 miliardi di euro) il peso del ’nerò - stimabile per la Cgia tra 231,9 miliardi e 255,9 miliardi - il Pil diminuisce, si contrae di conseguenza il denominatore e aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Ovvero, la pressione fiscale.

La Cgia ha scoperto così che gli italiani fiscalmente «fedeli» pagano un surplus di circa 100 miliardi di euro l’anno. «La pressione fiscale reale sui contribuenti italiani - denuncia così il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - sfiora il 52% del Pil. Un dato che supera di quasi 9 punti percentuali quello ufficiale che, nel 2009, l’Istat ha certificato essere pari al 43,2%». L’Istat, però, non sbaglia i conti. «L’Istituto nazionale di statistica - prosegue Bortolussi - non fa altro che applicare le disposizioni previste dall’Eurostat, il quale stabilisce che i sistemi di contabilità nazionale di tutti i Paesi europei devono includere nel conteggio del Pil anche l’economia non osservata. Ovvero, il sommerso economico che, in Italia, ipotizziamo essere stato nel 2009 tra i 231,9 e i 255,9 miliardi di euro».

In buona sostanza, ribadisce la Cgia, il Pil italiano - nel 2009 pari a 1.520,8 miliardi di euro - include anche la cifra imputabile all’economia sommersa stimata annualmente dall’Istat. Così la la pressione fiscale «reale» che ha pesato sui contribuenti è oscillata tra un’ipotesi minima del 51% e un’ipotesi massima del 51,9%. «Una ulteriore dimostrazione - conclude Bortolussi - che chi in Italia è conosciuto dal fisco subisce un prelievo ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta conto il lavoro nero e l’evasione fiscale di chi è completamente sconosciuto all’Erario. Aumentando la platea dei contribuenti potremmo ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto».

http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201006articoli/55873girata.asp
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