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Autore Discussione: FRANZO GRANDE STEVENS Vaticano alla sbarra? Il diritto dice di no  (Letto 1720 volte)
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« inserito:: Aprile 13, 2010, 06:17:57 pm »

13/4/2010

Vaticano alla sbarra?

Il diritto dice di no

FRANZO GRANDE STEVENS

Caro Direttore,
Maurizio Molinari ha scritto in un recente interessante articolo che c’è un «Perry Mason che vuole portare il Papa alla sbarra»: si tratta di un avvocato – Jeff Anderson - che negli Usa si è specializzato in difese di persone danneggiate da preti pedofili. Questo avvocato ha ottenuto da alcune diocesi locali milioni di dollari per danni ed ora ne chiederebbe altri in giudizio alla Santa Sede, dicendo anche: «Farei causa a chiunque pur di togliergli un po’ di danaro».

Le diocesi (circa 3 mila nel mondo) sono strutture autonome indipendenti l’una dall’altra e ciascuna diocesi sovraintende ad un certo numero di parrocchie. Ad ogni parrocchia sovraintende un prete, ad ogni diocesi un vescovo.

Sembra opportuno rilevare che il Vaticano-Santa Sede invece è uno Stato ed è principio di diritto internazionale che uno Stato sovrano non abbia giurisdizione su di un altro Stato sovrano (par in parem non habet iurisdictionem) com’è confermato negli Usa dal Foreign Sovereign Immunities Act (Fsia) del 1976 salvo casi particolari (ad esempio controversie per attività commerciali negli Usa, per proprietà immobiliari negli Usa ecc.)

Inoltre per agire “in tort” e cioè far valere una responsabilità non contrattuale della Santa Sede per fatto illecito di un terzo (sacerdote) occorrerebbe dimostrare che il terzo sia un “dipendente” (employee o agent) e la Santa Sede il suo datore di lavoro (employer o principal) con la conseguenza che il datore del lavoro può essere ritenuto responsabile di illeciti compiuti da un suo dipendente ma soltanto nel corso e nell’esecuzione del suo incarico di lavoro.

Che il Vaticano sia uno Stato sovrano non è seriamente contestabile: scambia ambasciatori con gli altri Stati, ha un suo territorio, la sua lingua (latino), le sue leggi, suoi Tribunali, sua polizia ecc. Una chiamata in giudizio dalla Santa Sede, infatti va fatta nella lingua dello Stato convenuto e cioè in latino.

Con gli Usa lo scambio del riconoscimento reciproco avvenne nel 1984. Né si può seriamente sostenere che le centinaia di migliaia di sacerdoti sparsi nel mondo siano dipendenti del Vaticano, legati a questo da un contratto di lavoro con quel che ne consegue. Qualora poi si adducesse la responsabilità di un ente centrale del Vaticano, si ricadrebbe pur sempre in un’attività dello Stato Vaticano che perciò, in quanto tale, godrebbe come tutti gli Stati dell’immunità giurisdizionale.

La responsabilità accertata in alcuni casi di diocesi statunitensi conferma sia che un rapporto – se c’è – è con la diocesi e sia che la diocesi non è un organo dello Stato Vaticano.

La conclusione quindi è che il Vaticano-Santa Sede non può avere alcuna responsabilità giuridica e le dispute in corso riguardano e possono riguardare nei confronti della Santa Sede soltanto rapporti etico-religiosi.

da lastampa.it
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