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Autore Discussione: Scontri di Venaus, la rivolta dei poliziotti  (Letto 2794 volte)
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« inserito:: Luglio 13, 2007, 03:28:21 pm »

13/7/2007 - LA PROTESTA

Scontri di Venaus, la rivolta dei poliziotti
 
Gli scontri tra la polizia e i manifestanti a Venaus, nel dicembre 2005

Polemica per la richiesta di pagare i danni gli agenti schierati contro i dimostranti in Valsusa

MASSIMO NUMA
TORINO


«Quando un procuratore generale della Corte dei Conti accusa la polizia di aver “danneggiato” l’immagine dell’Italia per aver compiuto il suo dovere disperdendo i manifestanti No Tav in seguito ad un legittimo ordine di sgombero emesso dal precedente governo, vuol dire che la politica dell’ordine pubblico in Italia non esiste più». Lo afferma in una dichiarazione il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto. E ancora: «Capiamo bene la solerzia dell’alto magistrato, evidentemente attento a non scatenare le ire della sinistra estrema e contigua a no global e anti-Tav ma fare affermazioni di questo tipo in un provvedimento giudiziario, questo sì rovina l’immagine, ma della magistratura contabile. Quanto alla sicurezza, essa è già stata messa a repentaglio da questo governo, così sensibile alle ragioni dei Disobbedienti che distruggono le città e invece ostile nei confronti di chi l’ordine pubblico è chiamato a difenderlo e garantirlo.

L’indagine al centro della polemica è quella promossa, nel dicembre 2005, ora prossima alla conclusione, dal procuratore generale del Piemonte, Ermete Bogetti, contro i dirigenti della polizia responsabili dell’ordine la notte in cui furono sgomberati strade e cantieri Ltf dai manifestanti della Val Susa, compresi anarchici e autonomi dei Centri Sociali. Dopo Cicchitto, Rifondazione Comunista. Dice il consigliere regionale Juri Bossuto: «Non si può che concordare con il procuratore generale.

Egli giustamente rimarca che il danno vada considerato come provocato da pubblici dipendenti». Poi: «Sia ben chiaro che questa osservazione non deve ricadere sui lavoratori delle forze di polizia, spesso nervosi e “caricati” fino al limite delle loro possibilità, ma su coloro da cui provengono gli ordini di repressione delle piazze che manifestano o dei momenti di corteo. Coloro che ordinano una carica, tra l’altro frequenti quando riguardano alcune forze politiche e meno in altri casi, hanno il dovere di valutare che il manganello colpisce la testa di cittadini e contribuenti, ossia i datori di lavoro sia di noi politici che di tutti gli operatori pubblici... Condividere questi semplici concetti è atto che fa del bene alle forze dell’ordine, ai cittadini, alle istituzioni e soprattutto alla democrazia».

Durissimo Silverio Sabino, dell’esecutivo nazionale del Sap, il sindacato di polizia: «Lo Stato non può mettere sotto processo se stesso. Perché la magistratura contabile non ha avuto lo stesso zelo negli anni di Tangentopoli? Tuteleremo i colleghi e saremo al loro fianco. Negli scontri, i poliziotti furono letteralmente sequestrati dai manifestanti all’interno dei cantieri dell’alta velocità, senza mangiare, dormire o ricevere il cambio per 12-18 ore. A noi chi ci ripaga del danno subito?». Infine: «... E’ troppo facile, evidentemente, mettere sotto processo agenti che guadagnano 1100 euro al mese, piuttosto che il potere politico». Eugenio Bravo, sostituto commissario e dirigente nazionale del Siulp: «Le risorse che sono state spese indebitamente sono soprattutto quelle derivate dagli straordinari dei poliziotti, isolati per oltre 24 ore dai contestatori... Erano andati a Venaus per difendere la legalità e lo Stato. Il linciaggio pubblico e morale dei funzionari e dei poliziotti provoca davvero un danno all’immagine della polizia. E’ una pagina triste. E va chiusa al più presto».
 
da la stampa.it
 
 
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