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Autore Discussione: Berlusconi sorpreso Tremonti soddisfatto  (Letto 1818 volte)
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« inserito:: Aprile 07, 2011, 04:45:14 pm »

Politica

07/04/2011 - FINANZA E POTERE LE REAZIONI DEI PALAZZI

Berlusconi sorpreso Tremonti soddisfatto

Il ministro dell'Economia: Giulio Tremonti su quanto accaduto in Generali si è limitato a dire:"E' una società quotata e a borsa aperta mi sembra di non poter dire nulla

Dietro la rottura le tensioni personali e il ruolo dei francesi nella compagnia

ALESSANDRO BARBERA
ROMA

«In generale? Che succede in generale? Ah, intendete Generali! Prego, la parola a lei dottor Mussari...» Quando Giulio Tremonti si trova faccia a faccia con la fatidica domanda, Cesare Geronzi è già ex da qualche ora. La storia talvolta è scritta da strane coincidenze: nel giorno del grande ribaltone nella finanza italiana il ministro dell’Economia convoca al Tesoro una riunione con Abi e Fondazioni bancarie. All’ordine del giorno c’è un tema delicato, i necessari aumenti di capitale conseguenti l’introduzione delle regole di Basilea III. Ci sono Giuseppe Mussari, il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. L’incontro, a porte chiuse, dura un paio d’ore. Inutile, durante la conferenza stampa, tentare di cavargli un giudizio su quanto accaduto a due chilometri di distanza nella sede romana delle Generali. «La borsa è aperta, non posso dire nulla». Tutto sembra Tremonti tranne che dispiaciuto.

Dissimulare, dissimulare e ancora dissimulare. Per il ministro dell’Economia ogni commento potrebbe essere interpretato male. Nei giorni in cui c’è chi lo addita come il protagonista di una nuova stagione della politica nelle banche, dire la sua su Cesare Geronzi equivarrebbe ad ammettere la regìa di una grande partita di potere. Una regìa che in effetti, stando alle ricostruzioni, non c’è stata. E però la partita Tremonti l’ha seguita da vicino, e quando nei contatti informali è stata l’ora di dire la sua per far pendere la bilancia in un senso - a sfavore di Geronzi - l’ha fatto eccome. Giampiero Cantoni, presidente della Fiera di Milano, senatore Pdl e vecchio amico di Geronzi la spiega così: «Non c’è dubbio che questa sia stata una resa dei conti personale consumata anzitutto all’interno delle Generali. La politica è arrivata dopo».

Eppure, nonostante i mal di pancia del management, proprio la sua vocazione come banchiere «di sistema», un anno fa, era stata la ragione dell’ascesa di Geronzi. Ed era stato proprio il ministro dell’Economia, con il suo inevitabile peso specifico, a risultare fra i grandi sponsor dell’operazione. Secondo alcuni la fine del rapporto fra Tremonti e Geronzi sarebbe anzitutto di natura personale: negli ultimi mesi il ministro non avrebbe apprezzato le prese di posizione del banchiere a favore del premier nei momenti di tensione con quest’ultimo. I fatti però bastano a spiegare l’accaduto: gli insanabili conflitti di Geronzi prima con i due amministratori delegati - Perissinotto e Balbinot - quindi con la maggioranza degli azionisti. E così, quando è arrivato il momento del redde rationem, una decina di giorni fa, Tremonti ha deciso di non spendere alcuna parola a favore del presidente. Le forti tensioni fra Italia e Francia - sul caso Parmalat e non solo - hanno giocato un peso decisivo: attorno a Geronzi si era saldato un asse che, agli occhi del ministro, era troppo spostato a favore degli interessi dei soci transalpini e di Vincent Bolloré.

Da Palazzo Chigi, almeno per il momento, risuona un rumoroso silenzio. Perché se quello di Geronzi con Tremonti è stato un legame durato alcune stagioni successive alle dimissioni di Antonio Fazio (legatissimo a Geronzi), il sodalizio con Silvio Berlusconi viene da lontano. Proprio il premier, stando a quanto raccontano i suoi, sarebbe rimasto «molto sorpreso» dall’esito del consiglio delle Generali. Né lui, né la figlia Marina, consigliere del socio forte del Leone - Mediobanca - avrebbero avuto sentore di ciò che stava per accadere con il voto decisivo dei due consiglieri della banca d’affari, per di più nel giorno in cui a Milano si apriva il processo a carico di Berlusconi. Un esponente del Pdl che chiede di non essere citato sospira: «Temo sia distratto da altre questioni e non si sia accorto della portata di quanto stava accadendo...». Quale che sia la verità, la scelta del successore di Geronzi sarà il primo banco di prova dei nuovi equilibri.

da - lastampa.it/politica/
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