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Autore Discussione: Andrea CAMILLERI -  (Letto 24661 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Aprile 01, 2009, 12:44:52 pm »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Gran venditore quel Silvio. In una luccicante scatola ci rifila un discorso scaduto


Camilleri, è forte l’Italia! Dopo 14 anni, Berlusconi è costretto a fondare il nuovo partito nuovo e presentarlo come fosse sempre verde. Un politologo stupisce, perché la Thatcher e Kohl, dopo avere rivoltato i loro paesi, furono pensionati. Già. Forse la spiegazione è che, da noi, la «novità promessa» non arriva mai, e Berlusconi, ogni quinquennio, deve far la cerimonia del varo della nuova arca, con nuove madrine, nuovi padrini. Uno spot tv di acqua minerale mostra «lo zio», «la zia», «il parroco», «il nipotino» e «la nonna», ormai ottuagenari, ma con faccia da ragazzini. I registi sembrano quelli che hanno allestito il congresso Pdl alla Fiera di Roma.

Cro Lodato, ma lei ha trovato un motivo di novità nel congresso Pdl? Berlusconi, strepitoso venditore, non ha fatto altro che mettere in una diversa, sfavillante confezione, un prodotto scaduto, con la certezza che nuovi sprovveduti clienti si lasceranno incantare e l’acquisteranno fiduciosi. Non si è divertito alla sfilata dei Caldoro, Rotondi, De Gregorio, Mussolini, Baccini, Bonardi, Bonocore, che chiudevano le loro piccole bancarelle per confluire nell’ iper mercato berlusconiano? E dato che mi parla di vecchiaia, devo ricordarle che Scapagnini afferma d’aver reso immortale Berlusconi dandogli a bere - parole sue - la stessa pozione che bevono i centenari abitanti a sud di Urumpi, fra il deserto di Taklamakhan e il Gobi. Parola di sciamano, sotto mentite spoglie di dottore in medicina. Premesso che Berlusconi avrebbe il dovere morale di regalare un sorso del decotto miracoloso almeno al fedelissimo Bondi, che sembra tenere l’anima coi denti, può darsi che l’intruglio mantenga l’aspetto giovanile, ma blocchi lo sviluppo cerebrale? Se no come spiega che Berlusconi ha rifatto sostanzialmente lo stesso discorso di 14 anni fa?

da unita.it
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« Risposta #16 inserito:: Aprile 03, 2009, 05:10:26 pm »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Se non ora, quando? Domani tutti al Circo Massimo


Camilleri, domani, in centinaia di migliaia andranno al Circo Massimo, su invito di Guglielmo Epifani e della Cgil. Saranno un milione o di più? Lo capiranno solo i fortunati presenti. I Tg faranno riprese raso terra, non superando il ginocchio dei manifestanti. Vedute aeree e dirette tv, per questo governo, sono un lusso. La Questura, con il bilancino d’ordinanza, ridurrà le cifre di tre quarti. Seguiranno Sacconi, Brunetta, Quagliarello: ecco i «fannulloni». Consiglio agli italiani? Andate al Circo Massimo a 4 a 4, se volete che almeno uno di voi sia registrato dal pallottoliere di Palazzo Chigi.

Non ho alcun dubbio che questa volta questure e Tg opereranno non la solita diminuzione del numero dei partecipanti, ma passeranno direttamente alla decimazione. Bisognerà dimostrare, a tutti i costi, che solo pochi pazzi possono dichiararsi scontenti di tutto quello che il governo Berlusconi sta facendo contro la crisi. Tremonti, infastidito, replica dicendo: «Abbiamo già dato». Ma chi ricorda più le elemosine prenatalizie e di pochi spiccioli? E mentre i soldi per le banche si trovano, non si trovano per i disoccupati che crescono esponenzialmente, per gli ammortizzatori sociali, per intervenire sulle famiglie in povertà. Il nostro paese rischia una catastrofe, e lorsignori fan finta di niente e insultano chi non accetta il loro demenziale ottimismo.

Per il comico Brunetta i manifestanti, naturalmente, non saranno che mascalzoni venuti a Roma per una gitarella. E Sacconi è troppo occupato a pensare a come farli morire cattolicamente, piuttosto che a come farli sopravvivere.

Ci sono i benpensanti che dicono che una manifestazione così ora non è opportuna.

E se non ora, quando? Mi associo con tutto il cuore al suo invito, caro Lodato: domani tutti al circo Massimo.

da unita.it
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« Risposta #17 inserito:: Aprile 12, 2009, 03:51:23 pm »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


I rischi che tutto il Paese corre con questo terremoto


Camilleri, ci voleva Giorgio Napolitano per diradare la melassa dell’efficientismo, ricordare che la tragedia rimanda a responsabilità anche umane, rifuggire dai fotografi. Notte del 15 gennaio 1968, terremoto del Belice: 370 i morti. Leonardo Sciascia scrisse su “L’Ora”: “E al presidente della Repubblica che oggi è qui sentiamo di dover dire che egli rappresenta un paese tremendo. Dilacerato da contrasti e ingiustizie che sotto quiete apparenze non sono meno gravi di quelli che in altri paesi del mondo sanguinosamente si dispiegano. E’ che la Sicilia è stanca, che muore ogni giorno anche senza l’aiuto delle calamità naturali.” I terremoti non cambiano e in Italia continuano a trovare terreno fertile.

Il terremoto del Belice, come Lei ha ricordato, successe nel gennaio 1968. Le sensibilissime antenne di Sciascia captarono le sotterranee vibrazioni di un altro terremoto che di lì a poco si sarebbe scatenato: quello dei movimenti del ’68. La differenza, fra allora e oggi, è data dal fatto che non solo non esistono più gli Sciascia, i Moravia, i Pasolini, e se esistessero non sarebbero ascoltati, ma che gli odierni politici e i sedicenti giornalisti, anche se con tessera dell’ordine, si servono di questo terremoto per coprire gli inquietanti segnali di un altro devastante sisma. Che la cig sia aumentata del 925 per cento, rispetto allo stesso mese dell’ anno scorso, è un segnale che dovrebbe sconvolgere i nostri governanti, invece stanno lì a litigare sulle ronde. E se qualcuno domanda cosa stiano facendo rispondono spacciando fragili castelli di sabbia come solidi provvedimenti. Nel terremoto del Belice, Sciascia avvertì che la Sicilia poteva restarne travolta. Nel terremoto dell’ Aquila è l’Italia intera a correre il rischio. Solo che tutti fanno finta di non accorgersene.

da unita.it
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« Risposta #18 inserito:: Aprile 14, 2009, 03:01:09 pm »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Com'è fashion sfilare in Abruzzo.

Unico assente è Maroni, per le ronde


Camilleri, mi ha colpito, in questi giorni di Tv Terremoto, il cappello, nero e molto chic, di un’inviata di Rai1.
Un modello che si ispira a quello degli alpini, senza penna, però. Scelto con raziocinio estetico.

Mi ha colpito il casco, da terremotato fra terremotati, di Berlusconi che per ogni location calza un copricapo acconcio. Tutti hanno il medesimo casco, ma si vede subito che con Lui è anche una collezione che si sta arricchendo.

Mi ha colpito il colore delle tende: un bellissimo blu cobalto. Nel Belice e in Irpinia, ho il ricordo di tende da guerra, verde militare.
Insomma, questo è il primo terremoto davvero fashion, molto chic.

Ovvero, come si trasforma un’immane tragedia in passerella elettorale.

A L’Aquila è andato mezzo governo, portando grande fastidio ai soccorritori per l’imponente corteo di segretari, portaborse, portavoci e uomini di scorta che i ministri si trascinano dietro.

L’unico a non esserci andato subito è proprio chi aveva il dovere di andarci per primo, il ministro dell’interno, Maroni.
Non perché gli abruzzesi non facciano parte della Padania, ma perché arrabbiato con Berlusconi che gli avrebbe mandato in vacca le ronde.

Essendo una passerella, ognuno sfila con il look che ritiene più appropriato.
Berlusconi non poteva perdere l’occasione di mostrarsi con un diverso copricapo, dopo essere apparso con uno sfavillante cappello di capostazione.
E neanche quella di fare qualche gaffe da padrone delle ferriere: «andate tutti al mare, paghiamo noi!». Che dirle, caro Lodato? Lei ha notato il blu cobalto delle tende, io no. Non guardo più le immagini delle rovine e degli attentati trasmesse dai Tg.

Ho paura, veramente, di veder comparire un intrattenitore da villaggio vacanze che dica: «allegria!» e inizi a presentare uno show.

da unita.it
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« Risposta #19 inserito:: Aprile 19, 2009, 04:47:21 pm »

SPETTACOLI & CULTURA     

"Vi racconto la vera faccia del mio Montalbano"

di ANDREA CAMILLERI


Ogni tanto qualche lettore mi domanda: ma com'è fatto il vero Montalbano? La domanda non sottintende che ci sia in circolazione un Montalbano falso: quel "vero" vuole riferirsi al personaggio dei miei romanzi, diversificandolo da quello, ormai famoso in quasi tutto il mondo, egregiamente codificato in tv da Luca Zingaretti. Io lo so com'è fatto il mio Montalbano, non perché ne abbia disegnato i tratti scrivendolo, ma perché mi è capitato d'incontrarlo in carne e ossa. Naturalmente non si chiamava Montalbano e non faceva il poliziotto. Un giorno della primavera del 1998, mi pare, mi scrisse dall'Università di Cagliari il professor Giuseppe Marci invitandomi a un incontro con gli studenti che avevano seguito un corso dedicato al mio Birraio di Preston. Gli risposi accettando. Dopo qualche giorno mi telefonò per stabilire la data dell'incontro. Concludemmo i dettagli e lui mi disse che sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto. "Come faremo a riconoscerci?", gli domandai. E il professore mi rispose che avrebbe tenuto in mano una copia del "Birraio".

Fu così che incontrai Salvo Montalbano all'aeroporto di Cagliari con un mio romanzo sottobraccio. Era veramente impressionante la sua somiglianza col mio personaggio. Dirò di più: la vista del professore unificò in me l'immagine del commissario che fino a quel momento era ancora come un puzzle mancante di alcuni pezzi di sfondo.

Qualche tempo dopo, Carlo Degli Esposti, il produttore, cominciò a pensare alla serie televisiva e mi domandò delucidazioni sull'aspetto fisico di Montalbano. E io me la cavai pregando il professor Marci di mandargli alcune sue fotografie. Ma non si trovò un attore che gli somigliasse e allora decisero di prescindere. Infatti il bravissimo Luca Zingaretti non ha nulla a che fare col Montalbano dei miei romanzi, basta pensare che il mio commissario ha capelli e baffi.

Assai divertente è vedere come immaginano Montalbano all'estero. Alcune traduzioni recano, in copertina, un disegno che raffigura il commissario. Negli Stati Uniti compare con un volto, duro e deciso, che appartiene più agli investigatori privati americani dell'hard-boiled che a un commissario della Polizia di Stato, per di più siciliano e gran mangiatore. In Giappone il disegno di copertina raffigura un signore con cappello e valigetta in mano, barbetta alla Cavour e occhiali! Sembra un alto funzionario del fisco. Ma come può venire in mente di mettere gli occhiali a Montalbano che li odia e addirittura rimprovera Augello perché li porta!

Una volta, quando già era apparsa in tv la prima serie di Montalbano, venne indetto un concorso tra cartonisti per "tradurre" in fumetti alcune novelle con protagonista il commissario. Quando alla fine mi mandarono i tre finalisti, ebbi sì la soddisfazione di vedere che nessuno di loro si era lasciato suggestionare da Zingaretti, ma nello stesso tempo rimasi alquanto deluso perché non erano riusciti a centrare l'immagine. Tra questi disegnatori ce n'è uno, di Genova, che ha ormai "fumettato" una gran quantità di racconti per divertimento personale: ebbene, anche lui si è lasciato sopraffare dai tratti somatici di Zingaretti.

Meglio è andata con i tre giochi interattivi editi da Sellerio e dovuti a un gruppo di disegnatori palermitani. Essi si sono ispirati alla figura del commissario Ciccio Ingravallo di Gadda, cinematograficamente interpretato da Pietro Germi. E qui devo confessare che, quando ho cominciato a immaginare il mio Montalbano, l'immagine di Germi-Ingravallo mi è stata molto presente. Solo che il mio commissario non è così alto e ha la faccia un po' più larga, da contadino.

Ora a Montalbano il mio paese, Porto Empedocle, dedica una statua. Autore ne è lo stesso scultore che ha già fatto il monumento a Sciascia a Racalmuto. E, come quello di Sciascia, anche quello di Montalbano troverà la sua collocazione in mezzo alla strada. Sciascia passeggia fumando una sigaretta, Montalbano se ne sta appoggiato a un lampione. So già che molti diranno che non somiglia a Montalbano. E che altrettanti diranno invece che gli somiglia. È inevitabile: ogni lettore si crea un suo Montalbano.
Come ogni personaggio romanzesco, Montalbano è, pirandellianamente, uno, nessuno e centomila.

(19 aprile 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #20 inserito:: Aprile 27, 2009, 11:42:53 pm »

Lo chef consiglia

di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Gli entusiasti collaboratori dei nazisti sempre concordi nel perseguitare gli ebrei

Camilleri, facile dire che con un poco di zucchero la pillola va giù la pillola… Per Silvio Berlusconi, Resistenza, 25 aprile, Costituzione, non sono il frutto di un movimento di popolo che ci liberò dal nazifascismo. Ma solo la faccia di una medaglia. L’altra faccia, e lo ha detto ieri dopo aver reso omaggio all’ Altare della Patria, è rappresentata dai repubblichini di Salò: «Coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa che era persa». Una causa «persa», non una causa «sbagliata». Le parole sono pietre, diceva Carlo Levi.


Berlusconi, con il 25 aprile, ci sta come i cavoli a merenda, ha scritto Michele Serra. E continua a darne prova con la frase da Lei citata, caro Lodato. Combattere per una causa che si sa persa, può anche essere sacrosanto, come ci ha spesso dimostrato la Storia. Combattere per una causa non solo sbagliata, ma che va contro i principi dell’umanità, è comunque disonorante. Cade a taglio un articolo di “Repubblica” che recensisce uno studio di Monica Fioravanzo la quale, documenti alla mano, racconta che, durante il periodo repubblichino, Mussolini e i suoi non furono semplici marionette azionate dai nazisti, come spesso si è voluto far credere; esecutori d’ordini privi di volontà propria. Al contrario, essi ebbero posizioni non allineate sui dettagli, e mai si dimostrarono «feriti» o «languenti», secondo la definizione di La Russa e soci, ma entusiasti e fedeli collaboratori. Tedeschi e repubblichini si trovarono sempre d’accordo, senza se e senza ma, su un punto preciso: l’implacabile persecuzione contro gli ebrei. Basta questa concordia da carnefici a qualificare la repubblica di Salò. Pietà è una parola, assoluzione un’altra.

da unita.it
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« Risposta #21 inserito:: Aprile 28, 2009, 06:04:03 pm »

Lo chef consiglia

di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Io non credo alle aperture del premier


Camilleri, sarà mossa mediatica. Sarà il bicchiere di cicuta che va trangugiato pur di restare in sella in vista della candidatura a capo dello Stato. Sarà una delle dichiarazioni di quel milione di dichiarazioni che ha smentito il giorno dopo prendendosela con giornalisti e telegiornali che l’avevano travisato.

Ma se le parole del 25 aprile sono pietre, lo sono anche quelle dell’indomani. E il 26 aprile, Silvio Berlusconi ha annunciato solennemente: “il disegno di legge sull’equiparazione di partigiani e repubblichini di Salò” sarà ritirato.


Ma Lei davvero intende cascarci come stanno facendo in tanti del centrosinistra?
Lei crede che Berlusconi bloccherà davvero il disegno di legge che equipara partigiani e repubblichini? Guardi che ha esordito dicendo che lui della faccenda non sapeva nulla e quando dice che non sa niente di una cosa viene a dire che sa benissimo tutto. Esordì così anche per la Englaro e andò a finire come sappiamo. Equiparare i repubblichini ai partigiani non è concedere una pensioncina a degli ultraottantenni, come sostiene il furbo Storace, ma significa l’implicito riconoscimento giuridico di Salò.

Questa è una legge che Berlusconi farà ritirare nella forma attuale, ma che di sicuro riproporrà in mondo diverso alla prima occasione, magari infilandola fra una norma per la coltivazione del ficodindia e una per l’incremento per la fabbricazione dei lacci per scarpe. Farà come per la legge salva manager che metterebbe in sicurezza personaggi come quelli della Tyssen: nessuno la vuole, tutti proclamano che sarebbe una vergogna, Tremonti ha addirittura minacciato le dimissioni, eppure, com’è, come non è , un abile manina, ultima quella del ministro Sacconi, la fa ricomparire dove uno meno se l’aspetta. Questi, più che politici, sono maestri nel gioco delle tre carte

da unita.it
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« Risposta #22 inserito:: Aprile 30, 2009, 05:01:58 pm »

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di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Il cumenda dei cumenda da Colpo Grosso alle liste europee


Camilleri, Fini prende le distanze dalla scelta di Silvio Berlusconi di rimpolpare le liste Pdl per le europee con letterine e letteronze. Ma molti non sanno che Berlusconi fu l’autore principale di «Colpo grosso», con le celebri ragazze Cin Cin che, su Italia 7, mostravano seno e lato B. Sarà anche per questo che centri di bellezza, centri massaggi e palestre, stanno diventando le nuove sezioni del Pdl che, più che partito leggero o pesante, sembra ispirarsi a un modello di partito adamitico.
E qualche politologo proporrà un partito delle «ragazze coccodè», le altrettanto celebri ragazze di Renzo Arbore, per fare vera opposizione in Italia.


Era antica tradizione meneghina quella del cumenda che, dopo essersi sbracciato ad applaudire le girls che sfilavano in passerella con la Osiris o con Macario, ne eleggeva una a compagna di notti o, più raramente, di vita. Ma mai il cumenda si sarebbe sognato di farla partecipare ai suoi affari. Una cosa è il letto, un’altra i danè. La mutazione è avvenuta col cumenda dei cumenda, ossia il nostro cavaliere che pensa di utilizzare queste bellezze, ora provenienti dalle tv, a scopo elettorale. Si fosse limitato a farle comparire sui cartelloni, poco male. Il grave è che le mandi nel Parlamento, nostrano o europeo che sia, dopo un breve, ma indispensabile, corso di educazione politica, in modo che queste creature sappiano almeno distinguere il presidente del Senato da un vigile urbano. E questo conferma quale altissimo concetto Berlusconi abbia delle istituzioni e del Parlamento. D’altra parte, i finiani che protestano sono quanto mai patetici: non hanno ancora capito chi è il padrone del vapore. Comunque, caro Lodato, è meglio pescare onorevoli nei sottoboschi tv che nei grandi vivai mafiosi, camorristi e piduisti.

da unita.it

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« Risposta #23 inserito:: Maggio 04, 2009, 06:34:02 pm »

04/05/2009

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Quella norma voluta dagli imprenditori siciliani e annullata da Alfano


Camilleri, i Maroni e i Mantovano, che vorrebbero far la voce grossa con i mafiosi pretendendo l’obbligo per l’imprenditore di denunciare le estorsioni del racket, hanno il candore dei boy scouts. Ispirano quasi tenerezza perché poi è arrivato il ministro della giustizia, Angelino Alfano, che ha detto papale papale che di un simile obbligo non se ne parla proprio. E la norma che imponeva all’imprenditore di informare la giustizia, è stata colpita e affondata. Maroni si accontenti se i medici denunciano i clandestini. Che i mafiosi, invece, votano e tornano sempre utili.

Nella cancellazione della norma che avrebbe dovuto costringere gli imprenditori di appalti pubblici a denunciare le eventuali estorsioni mafiose, c’è un retroscena. La norma venne inserita da Maroni e da Mantovano su insistente richiesta di Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, e di Cristina Coppola, dell’ antiracket campano: Lo Bello era riuscito, già dall’anno scorso, a far sì che gli imprenditori siciliani che non denunciavano il pizzo venissero espulsi dalla Confindustria. Posizione inedita, coraggiosa e rischiosa, che stava cominciando a dare buoni risultati. Quindi la cancellazione voluta da Alfano, che si è consultato con chi di dovere a palazzo Chigi, in realtà serve a vanificare il coraggioso atteggiamento degli imprenditori siciliani onesti e segna un bel punto a favore della mafia. D’accordo con lei, caro Lodato, che la norma avrebbe irritato mafia e camorra che si sarebbero vendicate dirottando altrove la loro riserva di voto. Ma non si tratta solo di voto. Ci sono il ponte sullo stretto, la ricostruzione dell’ Abruzzo, la fiera di Milano… Torte grandiose e succulente che fanno gola ai mafiosi, agli amici dei mafiosi, agli amici degli amici dei mafiosi.

Diamo loro un aiutino

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« Risposta #24 inserito:: Maggio 05, 2009, 05:44:24 pm »

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Signora Veronica vittima del torvo rancore di Piccolo Cesare


Camilleri, pioggia di fango in arrivo. Camerieri, schiavi e schiavetti dell’ informazione daranno il meglio: come si permette la «signora Veronica» di dire che non può stare con un marito, il “papi nazionale”, perché «frequenta le minorenni»? E poiché un divorzio si porta dietro una scia di contenziosi, al fango seguirà la valanga di «lodi» in materia di diritto di famiglia: il primo a far capolino è stato l’avvocato Ghedini; il resto del circo sta già affilando gli argomenti in difesa di “papi”.
Bruno Vespa se ne occuperà con un “Porta a porta” a base di Dna?


Due considerazioni, fra le tante che la signora Veronica fa sulle ragioni che l’hanno costretta a chiedere il divorzio, vanno oltre la vicenda familiare.«Mi domando in che paese viviamo» - si chiede - e «come sia possibile accettare un metodo politico come quello che si è cercato di utilizzare per la composizione delle liste elettorali».

Cara signora Veronica,
molti di noi ci chiediamo da tempo in che paese stiamo vivendo, e non solo per la formazione delle liste elettorali.

Un vecchio detto si domanda se sia più imbecille Carnevale o chi gli va appresso. Dalle sue parole, comincia a trapelare una risposta. Oltretutto credo che Lei stia sperimentando sulla sua pelle il torvo rancore di Piccolo Cesare, uso ad aizzare contro le sue vittime i suoi indecenti giornalisti, i suoi ringhianti adoratori, i suoi boia, i suoi deliranti servi.

E tutto l’esercito di coloro che lo votano ad occhi chiusi, non sai più se colpevoli o infelici.

Lei afferma di avere pregato invano i sedicenti amici di suo marito di stargli vicino «come si farebbe con un persona che non sta bene».

Perché Le è venuto in mente questo paragone? Sarebbe importante per tutti noi sapere come la pensa sulle reali condizioni del futuro Imperatore d’Italia.

da unita.it
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« Risposta #25 inserito:: Maggio 12, 2009, 03:40:50 pm »

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Berlusconi ha gettato la maschera e si è «pontidizzato»


Camilleri, l’Italia non applica più l’articolo 5 del regolamento del penitenziario di Alcatraz: «Avete diritto a vitto, alloggio, indumenti e assistenza. Tutto il resto consideratelo un privilegio». E ricaccia i Bongo Bongo, direbbe Bossi, nei lager dai quali scappano. Posti in tram solo per «milanesi». Il ghigno di Maroni. Noemi al Times: «Berlusconi lo chiamo papi, ma non è il mio papà». I finlandesi: Berlusconi non è mai stato in visita ufficiale nel nostro paese. Lui dice il contrario. Ed esulta: «Ho il 75 per cento». Vero è che per noi: «il fine giustifica i mezzi» e che è sempre arduo far capire agli stranieri chi sono gli italiani. Ma di questo passo, sarà arduo spiegare l’Italia agli italiani.


Ma che bisogno c’è di spiegare l’Italia agli italiani? Quelli che hanno votato e votano Berlusconi, sanno benissimo cos’è l’Italia. E se la godono alla grande, fra un’evasione fiscale e l’altra, un falso in bilancio e l’altro, un condono e l’altro, un rigurgito razziale e l’altro, un papi e l’altro. Parlo di quelli che l’hanno votato sapendo ciò che facevano, non dei poveracci illusi. La minoranza lo sa anch’essa e soffre la sua diversità. D’altra parte ha ragione Lei, caro Lodato. Come spiegare ai non milanesi l’incommensurabile imbecillità della proposta dei posti in tram riservati ai meneghini? Come si fa a spiegare quanta disumana crudeltà ci sia dietro l’intercettazione e la deportazione in Libia degli extracomunitari? Berlusconi ha gettato la maschera schierandosi coi leghisti, tanto che Calderoli ha affermato che Berlusconi è stato “ pontidatizzato”. Infatti non vuole un’Italia multietnica, il che dimostra quanto egli sempre più si allontani dalla realtà. Mentre noi, costretti tra ignominia e stupidità, questa orrenda realtà italiana la dobbiamo ogni giorno vedere e patire».

da unita.it
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« Risposta #26 inserito:: Maggio 13, 2009, 10:20:00 am »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 

Delinquenti, dentisti e Pm.

Così Berlusconi offende la memoria di suo padre


Camilleri, per molto tempo avevamo pensato che Silvio Berlusconi sfuggisse alla regola, simile agli dei di cui parla Sallustio: «Ogni dio è imperituro e ingenerato». Invece anche lui ebbe un papà, non un papi, che è altro tipo di parentela. Dal quale papà, come tutti noi, ricevette perle di saggezza e scampoli di educazione. Berlusconi, un po’ di tempo fa: «Papà mi insegnò che se vuoi far male al prossimo o fai il delinquente, o il dentista o il Pm». Forse, il papà si era fermato ai «delinquenti». E il bambino prodigio ci ha messo del suo.


Se di mamma ce n’è una sola, anche di padre dovrebbe, almeno in teoria, essercene uno solo.

Quindi Berlusconi parla di quello stesso padre che l’avrebbe, in tenera età, condotto in un cimitero di guerra americano per fargli giurare eterna amicizia agli Usa difensori della libertà. Sembra una scena da libro Cuore, ma passi. Però che il padre gli abbia detto la frase che Lei, caro Lodato, riporta, mi suona falso. Come del resto anche Lei sospetta. A quell’epoca i Pm non esistevano, si chiamavano giudici istruttori. E non erano né le toghe rosse, né i Torquemada, né i malati di mente che Berlusconi descrive ai suoi affascinati elettori. Quelli semmai vennero dopo, quando misero gli occhi su alcuni affarucci non tanto limpidi del cavaliere, ma allora il papà del nostro Silvietto mi pare che non ci fosse più.

Con questa battutaccia, Berlusconi ha offeso, a parte Pm e dentisti che non fanno più male, la memoria di suo padre.

Perché o quella frase non fu detta , o se lo fu significa che anche suo padre aveva avuto da temere dalla giustizia. No, sono sicuro che si tratta di una bugia.

E mi permetta di lasciar perdere Sallustio e citare Marziale: «Non sei un mentitore abituale, sei la Menzogna stessa fatta persona».

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« Risposta #27 inserito:: Giugno 07, 2009, 07:42:49 pm »

Lo chef consiglia

di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Il passaggio da gran seduttore a gran cornuto potrebbe risultare rovinoso al Sud


Camilleri, li ho visti palliducci e tiratelli. Cicchitto appare con la testa insaccata, più del solito. Gasparri, il 2 giugno, sembrava si fosse messo il vestitino della comunione per condividere le parole di Giorgio Napolitano che aveva invitato alla moderazione. Cota e Bricolo hanno parlato solo di quanto è brava la Lega, altro che squadra di governo. Vittorio Feltri, direttore sedicente direttore indipendente, qualche settimana fa titolava: «Noemi? E chi se ne frega». Poi ci ha preso gusto: «Veronica ha un compagno». Bocchino e Lupis latitano. Capezzone no; Capezzone è, e Capezzone resta.

E oggi si vota.

Spero che tra un po’ di anni il comportamento dei giornalisti e dei politici berlusconiani, durante quella che passerà alla storia come «la crisi di Casoria», venga studiato da chi si occupa della psicologia del servilismo, prezzolato o volontario. Mi lasci mettere da parte i Cicchitto, i Capezzone, i Gasparri, ormai vecchi dischi da bancarella, usurati e inascoltabili. Lei mi porta un lampante esempio ricordando il fascistico «chi se ne frega» di “Libero” nei riguardi di Noemi e il successivo «ha un compagno» nei riguardi della signora Veronica. Su quest’ultima, Berlusconi ha evidentemente impartito precisi ordini di distruzione della sua immagine, anche a costo di apparire cornuto davanti a tutti. Però faccio notare che il passaggio da gran seduttore a comune cornuto può risultare ai fini elettorali, soprattutto nel meridione, semplicemente rovinoso. Sempre a proposito di “Libero”, ha notato il violento attacco che la fondazione vicina a Fini “Fare Futuro”, evidentemente insufflata dalla sinistra, ha rivolto al quotidiano? Fu proprio “FareFuturo” a sollevare per prima la questione delle veline candidate. Che intenda aprire un secondo, spinoso, fronte contro la stampa berlusconiana?

da unita.it
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« Risposta #28 inserito:: Giugno 11, 2009, 05:35:35 pm »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


Una sconfitta bruciante che sarà spenta da un fiume di parole


Camilleri, si esprime con note scritte, si astiene dalla tv, manda giannizzeri in avanscoperta per spiegare l’accaduto. Si sa solo che Berlusconi è visibilmente contrariato e che cercano di calmarlo con brodini e pannicelli caldi: colpa dei sondaggi e dell’astensionismo. Domenico Nania, a Sky: «Berlusconi si aspettava un altro tipo di campagna elettorale». E come la voleva? Solo nella nottata delle amministrative, un primo sfogo privato. Possiamo sperare che resti tale?

No, non ci speri. L’afasia è solo momentanea. Il tempo di riprendersi, di organizzarsi mentalmente per dimostrare che la perdita di punti alle europee è colpa delle sinistre, che hanno architettato lo scandalo Noemi – vallette - viaggi di Stato, della magistratura che ha condannato Mills, della vendita di Kakà, dell’astensionismo in Sicilia e persino di sua moglie, e lo vedrà tornare a inondarci di parole. Saremo investiti da uno tsunami, da un’onda anomala di discorsi, il solito fritto misto di proclami, promesse, autocelebrazioni, ingiurie, malcelati propositi di vendetta. Vede, caro Lodato, Berlusconi è senza dubbio politicamente più intelligente di coloro che l’assecondano nel suo delirio di grandezza. E penso che i risultati delle amministrative abbiamo aggravato il suo malumore. Perché c’è da considerare un curioso fenomeno. Berlusconi era capolista in tutte le circoscrizioni per le europee. E il suo partito è pesantemente arretrato. Non si presentava in prima persona in nessuna provincia e in nessun comune, e il suo partito ha ottenuto un buon risultato. Morale della favola: avrà capito che si tratta di una sconfitta assolutamente personale. Per quanto i suoi giannizzeri si affannino a mascherare la verità con i più svariati argomenti, questa ferita resta aperta e bruciante. Perché è una brutta ferita che può fare cancrena.

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« Risposta #29 inserito:: Giugno 17, 2009, 03:03:07 pm »

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato 


La scossa di D'Alema e l'incrinatura di Berlusconi continua ad allargarsi


Camilleri, c’è Berlusconi e c’è Massimo D’Alema. Berlusconi grida al «complotto». Minaccia il ritorno al voto, perché vuole fare la fine del leone, non quella di Leone. Argomenti gravi, come l’ora che sta vivendo la Patria. Stride, però, che , andando da Obama, si sia detto «bello e abbronzato» e che voglia la testa degli 007 perché, se sull’albero c’è stato il fotografo, poteva starci il cecchino. Era meglio astenersi dai pigiama party, all’aperto, e con tanta gente in mutande. Quanto a D’Alema, prevede «scosse». Il Pd lo ascolti. Come avremmo fatto bene ad ascoltare il professore che, in Abruzzo, aveva previsto il sisma. Dopo, è troppo tardi. A quei livelli certe cose si sentono. E basta.


In questo paese di incertezze, poche le cose certe. Una l’ho detta ieri: quando capita un vero rivolgimento politico in Sicilia, poi succede qualcosa di grosso in campo nazionale. E già se ne avvertono le avvisaglie. La situazione è nota: un Berlusconi azzoppato, tenuto su dalla stampella leghista. E questo non può che preoccupare gli italiani che hanno a cuore le sorti del paese in un momento difficile. «La ricreazione è finita» ha detto Emma Marcegaglia. Ed è indubbio che Berlusconi sia, tutt’al più, buono per una brevissima ricreazione. Si ricorda, caro Lodato, della mia teoria dell’incrinatura sul parabrezza? Berlusconi continua a correre, ma l’incrinatura si allarga. Straparla di complotti. Rivolga l’accusa ai due milioni e passa di elettori che gli hanno voltato le spalle. E fa bene D’Alema a mettere in guardia l’opposizione a non farsi trovare impreparata di fronte a qualche possibile scossa. D’Alema non ha aggiunto «di terremoto» forse per rispetto verso i terremotati d’Abruzzo, già duramente colpiti dal sisma e dalle assillanti visite del premier cacciaballe, per dirla con Dario Fo.

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