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Il sonno dell’Europa La Georgia, l’Ucraina e la fuga degli intellettuali

Quello che succede oggi a Tbilisi è la replica di quanto successo dieci anni fa nella piazza principale, Maidan, di Kyjiv. L’imperialismo russo stringe le maglie, ma il mondo libero pensa ad altro, e i giornali tacciono

Le straordinarie immagini della folla pacifica ed europea di Tbilisi, in Georgia, incredibilmente ignorate dalle televisioni e dai grandi giornali, sono la prova drammatica dell’ennesimo svarione morale che l’Europa e il mondo libero continuano a commettere, non riuscendo mai a imparare dal recente e tragico passato.
L’errore ricorrente è quello di trascurare il desiderio vitale dei popoli delle ex repubbliche sovietiche e dei paesi del defunto Patto di Varsavia di liberarsi dal giogo imperialista di Mosca, e di avvicinarsi ai valori europei fondati sulla democrazia liberale e sullo stato di diritto. Eppure questa che scende in piazza Tbilisi e resiste a Kyjiv è l’Europa in purezza, la definizione esatta di Occidente libero. Sarebbe sufficiente leggere i classici della letteratura ucraina, almeno quella sopravvissuta al genocidio culturale operato dai russi, dal cantico di Lesja Ukrajnka alle riflessioni del filosofo di Volodymyr Yermolenko, all’opera di Victoria Amelina. E sul perché i georgiani vogliono liberarsi dai russi basterebbe leggere la formidabile saga storica sul secolo rosso raccontata dalla scrittrice Nino Haratischwili in L’Ottava vita, un romanzo di oltre 1200 pagine edito da Marsilio.
E invece niente, il silenzio, anzi la fuga degli intellettuali dalla battaglia di idee più importante della nostra epoca. Neanche il precedente dell’invasione dell’Ucraina ha destato le coscienze europee.
Quello che sta succedendo oggi in Georgia è la replica, per il momento ancora senza vittime, ma temo ancora per poco, di quanto successo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 nella piazza principale, Maidan, di Kyjiv. Allora gli ucraini scesero in piazza, sventolando le bandiere europee, per protestare contro il presidente Yanukovych, un fantoccio del Cremlino, che aveva rinunciato a firmare, su ordine di Mosca, gli Accordi di associazione dell’Ucraina con l’Unione europea.
Oggi, a Tbilisi, i georgiani riempiono le strade della capitale per protestare contro la cosiddetta “legge russa” imposta dal partito di governo, il cui nome orwelliano è “Sogno georgiano” mentre quello reale è “Incubo russo”, che reprimerà il dissenso interno e limiterà il raggio d’azione dell’opposizione. Putin ha ordinato il passaggio di questa legge non solo per reprimere la libertà di espressione, ma soprattutto perché sa benissimo che, adottando questa legge liberticida, la Georgia non potrà entrare in Europa, per ragioni evidenti di violazione dei diritti politici in una società democratica, da qui le proteste della popolazione civile che da settimane riempie le piazze della capitale senza riuscire a fare notizia in un’Europa che non vuole parlare di altri potenziali conflitti a un mese dal rinnovo del Parlamento europeo.
A Maidan, gli ucraini riuscirono a far dimettere il presidente fantoccio di Putin, al costo di decine e decine di vittime civili, e il Cremlino rispose occupando illegalmente la Crimea e due regioni dell’est ucraino nell’indifferenza generale del mondo libero, che poi otto anni dopo, il 24 febbraio 2022, si è stupito che la concessione territoriale alla Russia non avesse saziato gli appetiti imperialisti di Mosca.
Che tutto ciò non sia sulle prime pagine dei giornali né argomento principale della campagna elettorale europea è incredibile, ma c’è un’altra questione che su Linkiesta, da soli, abbiamo più volte sottolineato: l’assoluta apatia della popolazione russa, l’assenza di una collera di massa dei cittadini russi, limitatasi a cinque minuti di proteste contro la guerra e a mezza giornata di omaggio alla salma di Navalny.
E non raccontiamoci che fare opposizione in Russia è pericoloso, intanto perché le proteste russe non si vedono nemmeno tra la diaspora russa in Occidente (con eccezioni che si contano sulle dita di una mano, come la “russa libera” Maria Mikaelyan, che però è di origine armena, oggi candidata alle Europee con Renzi e Bonino nel nord-ovest).
Il governo georgiano non è così repressivo come quello russo, d’accordo, ma solo perché i georgiani sono sempre scesi in piazza a difendere la libertà e non hanno permesso a nessun governo di trasformarsi in quello che oggi è il Cremlino, esattamente come è successo in Ucraina con le proteste civili di Maidan. Al contrario, la passività russa ha permesso a Putin di diventare un dittatore sanguinario.
Andate a raccontare ai resistenti ucraini il pericolo che si corre a opporsi alla violenza russa, o ai commoventi georgiani che coraggiosamente sfilano per le vie di Tbilisi.

Da – l’Inchiesta


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 inserito:: Maggio 13, 2024, 11:56:45 pm 
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Sinestesie letterarie  ·

Roberto Daprà  · sonSpdeorta9a1 ra298u rmte:4410l05m91zt7g2h8m7lha o81o a4afe  ·

“Un tempo sarebbe stato facile amarmi. Ero dolce. Credevo nelle promesse, nelle parole. Giustificavo tutto, anche il male che sentivo e non ammettevo. Mi prendevo la colpa, anche se non la capivo. Pur di non perdere chi amavo, sopportavo ogni mancanza, anche quando mancavo io e non sapevo più ritrovarmi. Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio. Ero indifesa. Da proteggere. Da distruggere. Oggi è difficile amarmi, restarmi accanto. Rispettare i miei spazi, comprendere i miei silenzi, la mia indipendenza, il mio bisogno di vivere e di costruire usando solo le mie forze. Io che del mio equilibrio cercato, sofferto e trovato ne faccio un vanto da gridare al presente ogni giorno. Io che credo nell’Amore molto più di ieri. Amore che non ha nulla a che fare con le briciole, con l’arroganza, con l’assenza, con l’infedeltà. Oggi è difficile amare la donna che sono diventata. Dopo i sogni sfumati, le ali spezzate, le labbra spaccate. Sicura delle mani da stringere che vorrei e degli occhi che non vorrò più incrociare. È difficile. Forse è impossibile. Sicuramente è raro incontrare un’anima che ci ami oltre noi stessi, dove fingiamo di essere forti mentre imploriamo gli abbracci di chi possa amarci sapendoci fragili e imperfetti. Io dell’amore non so molto, forse. Non posso insegnarlo. Ma so che ha a che fare con il rispetto. E con le scelte che non s’impongono, ma si costruiscono. Insieme. Quando si diventa l’unica scelta e mai un’opzione tra tante. Alla persona che sono stata devo tanto, soprattutto scuse. Alla persona che sono, un promemoria: ricordati delle tue ali, ricordati di te.”

Gabriel Garcià Marquéz
 da “L’amore ai tempi del colera”
ph web

DA FB 8 APRILE 2024

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 inserito:: Maggio 13, 2024, 04:53:16 pm 
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Liberi Oltre incoraggia e favorisce la costituzione di gruppi locali (capitoli) al fine di diffondere i principi dell’associazione, di sviluppare il dibattito intellettuale, di promuovere il metodo scientifico e tutti gli altri scopi sanciti dallo Statuto.

REGOLAMENTO DEI CAPITOLI
     I capitoli sono organizzati su base spontanea per iniziativa di uno o più iscritti all’Associazione e la partecipazione agli incontri organizzati è libera a tutti. Possono essere creati su base regionale, provinciale o cittadina. È consentita, oltre che raccomandata, la creazione di capitoli su base interzonale
    Perché un capitolo possa essere riconosciuto è previsto che
    i) Sia composto da almeno dieci iscritti a LO
    ii) Si doti dello statuto rilasciato dall’Associazione; eventuali modifiche devono essere approvate da direttivo
    iii) Indichi un referente locale
    iv) Il referente locale indicato dal Capitolo deve essere comunicato ed approvato dal Consiglio Direttivo dell’Associazione
    v) Rinnovi le cariche con cadenza almeno pari a quella prevista per gli organi direttivi di LO
     Il Capitolo può utilizzare per la comunicazione con gli iscritti e i simpatizzanti qualunque piattaforma social; tuttavia, la raccomandazione è quella di uniformarsi alle prassi seguite dai capitolo principali per numero di iscritti e dai canali ufficiali utilizzati dall’associazione (es. Telegram)
     Il Capitolo può organizzare eventi locali, dibattiti culturali, incontri sia formali che informali. Per gli incontri formali è raccomandato che riporti le decisioni al Direttivo dell’Associazione in modo che si possa, qualora ce ne siano le possibilità, coinvolgere esponenti del direttivo stesso o esperti individuati di comune accordo
     È consentita la raccolta di fondi. I fondi raccolti per mezzo di eventi vanno versati su un conto corrente e devono essere rendicontati al tesoriere dell’Associazione. Non è consentita la raccolta di contanti né attività di commerciale. In caso di organizzazione di eventi dove è prevista la raccolta di fondi e donazioni, il capitolo è tenuto ad informare il direttivo e a versare quanto raccolto in un conto corrente
     Su richiesta del referente, il Capitolo può far ospitare sulla newsletter di LO e sul sito la pubblicità dell’evento organizzato.
     È fatto divieto di utilizzare il marchio Liberi Oltre se non sono rispettati i punti 2. e 5. L’utilizzo del marchio può essere revocato con decisione del direttivo presa a maggioranza semplice dei componenti qualora il capitolo metta in atto comportamenti non conformi ai principi elencati nello statuto, qualora intenda partecipare a competizioni politiche, qualora determini un danno reputazionale per l’associazione
     La partecipazione agli eventi in qualità di ospiti di politici locali e nazionali va concordata con il Direttivo dell’associazione. Il Direttivo è obbligato ad esprimere un parere motivato in caso di diniego dell’autorizzazione
     
    I referenti locali eletti o nominati possono far richiesta di partecipazione alle riunioni di direttivo se all’ordine del giorno c’è la discussione sulle iniziative intraprese dal capitolo, o possono chiedere al presidente dell’associazione la convocazione di un consiglio direttivo straordinario per questioni che riguardino il Capitolo stesso
   Il referente del capitolo può chiedere che venga fornito l’elenco degli iscritti alla regione o alla zona per cui è competente. Può altresì organizzare la comunicazione agli iscritti della relativa zona dandone preavviso al Direttivo o all’organo da questi designato e può fare inviti all’iscrizione e alla partecipazione al capitolo di zona. Non è consentita l’iscrizione al capitolo di zona a titolo oneroso.
    È fatto divieto al referente locale di presentarsi a cariche elettive politiche; qualora intenda candidarsi a cariche politiche decade dalla carica di referente e il capitolo elegge o nomina un nuovo referente

GRUPPI TELEGRAM GIA’ COSTITUITI
Liberi Oltre - Canale Ufficiale   Liberi Oltre (link gruppi)
Liberi Oltre - Estero   Liberi Oltre - Piemonte
Liberi Oltre - Lazio   Liberi Oltre - Bergamo
Liberi Oltre - Campania   Liberi Oltre - Abruzzo
Liberi Oltre - Basilicata   Liberi Oltre - Puglia
Liberi Oltre - Emilia Romagna   Liberi Oltre - Calabria
Liberi Oltre - Friuli Venezia Giulia   Liberi Oltre - Liguria
Liberi Oltre - Lombardia   Liberi Oltre - Veneto
Liberi Oltre - Sardegna   Liberi Oltre - Sicilia
Liberi Oltre - Toscana   Liberi Oltre - Trentino Alto Adige
Liberi Oltre - Umbria   Liberi Oltre - Valle d’Aosta
Liberi Oltre - Marche   Liberi Oltre - Molise

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 inserito:: Maggio 13, 2024, 04:45:18 pm 
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Opinióne pùbblica  Enciclopedia on line

Opinióne pùbblica Giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini, o anche questa maggioranza stessa. Il concetto di opinione pubblica, intesa anche come sistema di credenze sulla cosa pubblica, nasce con l'idea moderna di democrazia rappresentativa, definita da J. Locke come governo dell'opinione. L'opinione pubblica è tale non solo perché del pubblico (diffusa fra i molti o fra i più), ma anche perché tendenzialmente indirizzata al pubblico: in quanto, cioè, costituisce un’intelaiatura di valori, un sistema di credenze sulla cosa pubblica. A partire dall’inizio del Novecento fiorì tutta una serie di studi sui rapporti fra opinone pubblica e società di massa in campo specialmente sociologico e psicologico (G. Le Bon, G. Tarde, F. Tonnies, C.H. Cooley, W. Lipmann), che diedero impulso a una grande varietà di ricerche empiriche e di programmi applicativi basati sulle tecniche della propaganda, del sondaggio e del marketing, intese ad analizzare o a manipolare gli stati dell’opinone pubblica nelle diverse arene, economiche o politiche, in cui si manifestano. Con lo sviluppo degli strumenti di comunicazione di massa, il problema dell’opinone pubblica diventa essenzialmente quello di capire le modalità (critiche o passive, cognitive o emotive) attraverso cui i diversi ‘pubblici specializzati’ interagiscono con i flussi d’informazione, nonché gli esiti di questa interazione sulla struttura della società.

Approfondimento di Luciana Giacheri Fossati
Il concetto di opinione pubblica può essere utilizzato sia per indicare l'insieme delle idee che un determinato agglomerato umano (città, nazione, gruppo di nazioni) ritiene giusto e vero in un determinato momento, sia l'insieme delle persone che costituiscono la collettività che giudica, in base ai riferimenti culturali, sociali, religiosi ed economici, i fatti che accadono. Si tratta di un'espressione che si riferisce, dunque, a un concetto complesso e ambivalente che, a seconda dei contesti, può variare e assumere significato e senso diverso.

LA FORMAZIONE DEL CONCETTO
Il concetto di opinione pubblica cominciò a prendere forma in Europa in seguito alla crisi dei regimi assoluti e alla formazione dei moderni Stati nazionali (tra il 17° e il 18° sec.), dotati di strutture centralizzate, di solidi apparati burocratici, amministrativi e militari. La formazione dell'opinione pubblica è infatti strettamente collegata all'organizzazione di una società moderna, complessa e articolata nella quale gli individui possano esprimere, in quanto collettività, giudizi sia sulla politica del governo che su tutti gli altri temi culturali, religiosi e sociali. Il processo si è sviluppato nel tempo in seguito alle profonde trasformazioni economiche e sociali, all'aumento dell'alfabetizzazione, alla formazione di circoli politici e culturali e alla diffusione della stampa, con modalità e tempi diversi nei vari paesi. Con l'affermazione della borghesia, all'inizio del Settecento, si era aperto un dibattito teorico sui limiti dei poteri dello Stato e sui diritti degli individui. Il tema del rapporto tra sfera pubblica e privata, con tutte le sue implicazioni come il nodo del rapporto tra morale e politica, comincia da quel momento ad assumere un ruolo centrale. Una delle prime riflessioni risale al filosofo inglese J. Locke che, nel Saggio sulla intelligenza umana, attribuì all'opinione pubblica una funzione di controllo nella società, stabilendo una distinzione precisa tra la legge morale, espressa appunto dall'opinione pubblica, e la legge civile, emanazione del potere politico, distinzione poi ripresa da I. Kant, che pose l'accento sull'"uso pubblico della ragione in tutti i campi". Si cominciava ad affermare l'importanza della 'pubblicità', cioè del coinvolgimento politico e della funzione di controllo dei cittadini nei confronti del potere costituito. Questo tema fu poi ripreso e approfondito nei primi decenni dell'Ottocento dalle correnti liberali inglese e francese, con i filosofi E. Burke, J. Bentham, B. Constant e F.-P.-G. Guizot attenti a sottolineare il rapporto tra opinione pubblica e potere costituito, tra informazione e libertà di stampa. Nella seconda metà dell'Ottocento il pensiero liberale cominciò a evidenziare come l'opinione pubblica, conseguenza dello sviluppo dello Stato democratico, potesse avere anche risvolti negativi. Già studiosi, come A. de Tocqueville nella Democrazia in America o J.S. Mill nel saggio Sulla libertà, avevano notato come l'opinione pubblica potesse condizionare il grado di autonomia degli individui.

 L'EVOLUZIONE NEL NOVECENTO
Nel corso del Novecento il concetto di opinione pubblica si è evoluto e modificato in rapporto alle trasformazioni economiche e politiche, ai conflitti bellici che hanno coinvolto tutti i paesi imponendo la partecipazione delle masse, nonché all'influenza sempre più organica e massiccia dei mezzi di comunicazione sulla società. Nel 1922 il sociologo americano W. Lippmann pubblicò il saggio L'opinione pubblica, in cui esaminava il rapporto stabilitosi nelle società avanzate tra un pubblico diventato sempre più diversificato e i mezzi di comunicazione. A questo proposito egli osservava che necessariamente "ciò che l'individuo fa si fonda non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli forma o che gli vengono date". I mezzi di comunicazione - all'epoca soprattutto i giornali - potevano svolgere un ruolo preponderante nella formazione ma anche nella manipolazione della collettività. Emergeva qui chiaramente la consapevolezza del ruolo preminente che i mezzi di comunicazione, in quanto emanazioni di forze economiche, politiche, religiose ecc., erano in grado di esercitare all'interno della società di massa.
Lo studio pionieristico di Lippmann fu poi ripreso negli anni Sessanta, in un contesto fortemente caratterizzato dalla concorrenza sempre più dinamica tra i mezzi di comunicazione, dal filosofo tedesco J. Habermas, esponente della scuola di Francoforte. Nella sua opera Storia e critica dell'opinione pubblica (1962), Habermas analizza la trasformazione della sfera pubblica, dal punto di vista dello Stato sociale e dei mutamenti delle strutture della comunicazione, sotto l'influenza dei media (stampa, radio, cinema e televisione). Secondo Habermas nelle società industriali avanzate il confine tra sfera pubblica e privata tende sempre più ad assottigliarsi, e l'opinione pubblica perde in misura crescente il suo valore democratico a causa della martellante influenza dei mezzi di comunicazione.

IL MONDO 'IN RETE'
La rivoluzione telematica all'inizio del 21° sec. ha impresso una svolta nel mondo della comunicazione e nel rapporto con il pubblico. Un processo complesso, non privo di forti squilibri e di contraddizioni, nel quale l'antagonismo sempre più frenetico tra i media va di pari passo con il formarsi continuo di canali paralleli e con la rapidità eccezionale dei mezzi informatici. Le analisi sul mondo giovanile, per es., evidenziano una disaffezione sempre più marcata nei confronti dell'informazione giornalistica ufficiale e una crescita esponenziale della ricerca individuale di aggiornamento in tempo 'reale' in ambiti diversificati. Internet può rappresentare un importante percorso alternativo nel mondo della comunicazione offrendo ai lettori nuove opportunità di controllo nei confronti dei media. In questa fase il richiamo all'opinione pubblica tende a essere utilizzato a fini più pratici e mirati, come nei sondaggi politici, sociali e pubblicitari.

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 inserito:: Maggio 13, 2024, 04:38:26 pm 
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Centro Casa Severino - Associazione Studi Emanuele Severino
Si è sempre abituati a vedere marxismo, comunismo, socialismo da una parte e, dall’altra, il capitalismo.
Severino, però, sia ne “La tendenza fondamentale del nostro tempo”, che ne "Gli abitatori del tempo”, ma anche in altre opere come “Téchne. Le radici della violenza” (1979) dimostra come entrambe le parti non siano poi così diverse.
La contraddittorietà del marxismo non è solamente la sua incapacità di critica radicale al capitalismo, perché, in fondo, condividono gli stessi presupposti (entrambi sono espressioni del nichilismo occidentale), ma è anche il fatto che nasca in un orizzonte in cui viene meno la possibilità di un epistéme. Il marxismo si pone come scienza, e, in quanto tale, è ipotetico, ma, allo stesso tempo, pretende che la propria analisi della società sia vera, volendo porla, quindi, come una verità indiscutibile. L’oscillazione del marxismo tra sapere filosofico e sapere scientifico implica un’altra contraddizione: da un lato rifiuta qualsiasi immutabile o verità assoluta ma, al contempo, si edifica proprio su un immutabile, cioè l’esistenza della lotta tra capitale e proletariato. Se il terreno in cui cammina il marxismo è la caduta dell’idea di un sapere epistemico, questo comporta un ulteriore problema: se non si ha un punto fermo a cui far riferimento, come è possibile distinguere la verità dall’errore? Come può la filosofia giudicare la nostra società? E, soprattutto, la filosofia si deve porre necessariamente o dalla parte della borghesia o da quella del proletariato? Il marxismo è solo una delle forme del nichilismo occidentale, la fede che l’ente è niente, e che quindi appartiene a quello che Severino chiama “terra isolata", cioè la terra isolata dal destino della verità.
Ma non per questo la filosofia deve tacere, anzi, per Severino l’ultima parola spetta proprio alla filosofia stessa testimoniando il destino: la filosofia che, smascherando la follia del divenir altro e della volontà di potenza, indica quel contenuto (l’incontrovertibile destino della necessità) che, mantenendosi al di fuori della terra isolata, circondandola, si mantiene al di fuori della volontà di potenza e quindi anche dell’opposizione marxismo-capitalismo.

Da -  Fb del 30 aprile 2024

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 inserito:: Maggio 13, 2024, 04:07:55 pm 
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Ruth Eismann
Verissimo. Lo penso e ci rifletto da un po'. Non possiamo sentirci in colpa di tutto e per tutto, l' Europa si sta sentendo in colpa per ogni cosa. Non andiamo da nessuna parte

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 inserito:: Maggio 13, 2024, 03:58:06 pm 
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L'Opinione Pubblica é un universo di pensieri, di pareri, di opinioni campate per aria e altri troppo piantati, con i piedi per terra.
Confusione e Caos?


No, la realtà di una NON comunità di Diversi e Differenti che coabitano in apparente libertà e che chiamano Democrazia.

In questa realtà di Democrazia illusoria la Partitocrazia, figliastra degenere del rapporto tra Partiti e la cosiddetta Politica, ha fatto il brutto tempo in mille modi come faceva loro comodo.
Costosissima illusione, delusa, per gli Italiani.
Ho pensato ad un Progetto con radici antiche (l'Olivo Policonico e l'Opinione Pubblica Organizzata Nazionale OPON) che tracci un percorso decennale di sviluppo compatibile, e crei un contraltare allo Sfasciare l'esistente in questa Democrazia "bucherellata", prima minacciato da cominci ben sistemati e rivoluzionari in "scarp de tennis", adesso approvato dal Governo: il Premierato.
E se non ci svegliamo non é finita qui.
ciaooo

seguirà Seconda Parte.
OPON - OPINIONE PUBBLICA ORGANIZZATA NAZIONALE.
Perché? - - A chi giova?

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 inserito:: Maggio 12, 2024, 07:18:20 pm 
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M. grazie.

Io sono convinto che Ognuno di Noi "ha addosso da solo la responsabilità di un futuro possibilmente migliore".
Il problema é che spesso neppure tra i "tanti noi", vogliamo o possiamo ipotizzarlo con "altri noi".
O non ti ascoltano, o non abbiamo noi voglia di parlarne, o siamo occupati a fare altro "tra noi" di più piacevole.


Oppure come accaduto a me, parti con il culo per terra e ti devi impegnare a sollevarti da una posizione che non ti va di mantenere oltre i tuoi 14/15 anni.
Allora ti alzi, guardi più lontano quello che ti lasciano vedere, vai all’oratorio, servi messa da chierichetto, scopri che non sopporti le regole, le disobbedisci come imposizioni da catechismo.
Ti allontani in silenzio, senza rompere nulla e dopo aver cantato al meglio di sempre e a voce alta nella messa per il funerale di Ezio, un amico morto di non sai cosa a scuola, forse perché era sempre pallido.
E te ne vai, salutando i preti.
Passi al Circolo/Sezione comunista.
È di fronte a casa ma non ci sei mai andato prima.
Incontri o rivedi tre quattro ragazzi, fai gruppo con loro, si beve la Spuma, si gioca al calcio balilla o a boccette senza stecche per non fare danni, si guardano i nonni che giocano a bocce oppure a carte, fumano sigari non sigarette.
Verso sera si chiudono in una stanza, con la porta a vetri, che si riempie del loro discutere, ma mai con toni alti e capisci da fuori che c’è chi parla e chi ascolta soltanto.
Poi arriva il 56 (1956) dopo i fatti d’Ungheria mi compro una spilla, distintivo dell’Ungheria Libera, la metto in bella vista sul petto della camicia e continuo ad andare al circolo comunista.
Non mi succede nulla!
Soltanto, una sera E. un gigante nemmeno tanto buono, mi ferma e mi “consiglia” di toglierla, quella spilla.
Gli rispondo di NO!
Ne parlo con il gestore del bar ma senza farne un problema, … continuo a frequentarlo quel Circolo/sezione e a non succedermi più nulla.
Dopo, però, l’Ungheria non fu più libera, messa sotto dai carri armati russi.
Qualcosa cambiò nell’animo di molti di noi.
Bisognava cercare un altro impegno, ben OLTRE IL COMUNISMO FEDIFRAGO.
ggg

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 inserito:: Maggio 12, 2024, 07:14:23 pm 
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Cybersicurezza, il voto europeo è sotto attacco?
    
di Paolo Decrestina
    
Fakenews, deepfake, AI. A un mese esatto dal voto europeo si alza il livello di attenzione della cybersicurezza. L’ultimo attacco  oggi stesso: nel mirino degli hacker filorussi Noname057(16) sono finite di nuovo le istituzioni italiane. Colpiti il sito personale della premier Giorgia Meloni, quello del ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini  e quello dello Sviluppo economico di Adolfo Urso. L’agenzia per la cybersicurezza nazionale è intervenuta immediatamente tamponando i disservizi e bloccando il pericolo.
Ma quanto sono a rischio influenze e “contaminazioni” le prossime elezioni? Che impatto possono avere azioni di questo tipo in vista di una campagna in cui la parte “digitale” giocherà il ruolo di protagonista assoluto?
Secondo gli analisti, il pericolo è concreto e le istituzioni dovranno difendersi da attacchi diversificati e multidirezionali. L’ultimo report di Mandiant, il colosso americano della sicurezza informatica, sussidiaria di Google, rivela che il rischio più grave per questa campagna sono le attività informatiche portate avanti da gruppi legati ai governi del continente. La minaccia arriverà da Mosca e Teheran. In particolare, secondo l’analista Jamie Collier,  le operazioni russe si svolgeranno “in tutta Europa e tenteranno di minare il sostegno all’Ucraina, alla Nato e all’Ue”.
La tensione, come detto, resta altissima. E proprio la gestione della strategia contro cyberattacchi ha messo in crisi sistema di difesa di  Bruxelles. Nel mirino delle istituzioni europee è finito il Chief Information Security Officer del Parlamento a Strasburgo, Pascal Paridans, sottoposto a incessanti critiche da parte dell’assemblea per le scelte in materia di cybersicurezza.
Un mese di campagna e sarà voto. Il sistema di protezione dovrà reggere l’urto.
 
    
ALTRE NOTIZIE DI POLITICA (da approfondire a parte).
 
Jobs act, a furia di svolte il Pd è sempre lo stesso: solo gli elettori sono molti meno di allora
Arresto di Toti, le reazioni. Lollobrigida e Rocca: «Tre anni di indagini chiuse a 25 giorni dalle Europee, perché?». Sansa: «Il governatore si deve dimettere»
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 inserito:: Maggio 12, 2024, 07:09:33 pm 
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Massimiliano Bondanini
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Lorenzo Zunino
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SUPERBONUS, SUPERDEBITO E SUPERMARIO

Per Mario Draghi Bonino, Renzi, tutta la lista SUE – e Zunino - auspicano un ruolo di vertice nel futuro dell’Unione Europea. Con l’occasione oggi facciamo un breve ripasso su Mario Draghi e il superbonus, dedicato a quegli elettori che pensano di votare Movimento 5 Stelle e Conte, perché quello sì che fa l’interesse del popolo.
Non so se è chiaro a tutti che, per i conti pubblici – tradotto: per i debiti che stiamo facendo in giro -, gli effetti negativi del superbonus attualmente superano, e di parecchio, la montagna di soldi riversatasi sull’Italia col PNRR. Inoltre, non so se è chiaro a tutti che tali effetti negativi il Governo italiano - e con esso la Commissione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e tutte le istituzioni pubbliche e private del mondo – li scopre man mano che si manifestano. Al momento le previsioni fatte solo alcuni mesi fa dalla Ragioneria Generale dello Stato e Ministero dell’Economia risultano sbagliate di – appena - il 500 % (cinquecento percento)
All’inizio di luglio del 2022 Mario Draghi, al tempo Presidente del Consiglio, stava per dimettersi, ma ancora non lo sapeva. Il Movimento 5 Stelle aveva posto sul tavolo tre condizioni “irrinunciabili”: due di queste erano: mantenere il reddito di cittadinanza e non fare l’inceneritore a Roma; ricorderete poi che Conte e compagni si mettevano regolarmente di traverso rispetto all’invio di armi all’Ucraina (sostenuti naturalmente da tutta la combriccola del Fatto Quotidiano e da Sua Eminenza il papista Marco Tarquinio, che ora i poverini del Partito Democratico dovranno pure votarselo). Qual era la terza condizione irrinunciabile dei pentastellati ? Maddai, è facile ! Avanti tutta col superbonus !
Quando Mario Draghi disse del superbonus: “Una legge scritta male, fatta per avere pochi controlli” Conte e i suoi si offesero, mortalmente. Dopo poco, il 21 luglio, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega – ripetete insieme a me: Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega – sfiduciarono tutti insieme Mario Draghi, spalancando le porte al Governo Meloni-Lollobrigida.
Non so se è chiaro, a quelli che “Conte fa l’interesse del popolo”, come questa gran pensata del superbonus, la pervicacia nel difenderlo e a occhio pure l’ottusità nel non capirlo tanto bene, falcidia, sottrae, deruba, amputa, recide, mozza, prosciuga, assorbe risorse che, sia pure nelle sbrodolose mani del Governo Meloni, sarebbero potuto essere assai meglio investite, persino nella difesa dei deboli.
Infine, non so se è chiaro a tutti che un Paese superindebitato come l’Italia, il cui Governo sovranistissimo sbaglia, dall’autunno alla primavera, di 40 o 50 miliardi i conti sulle proprie entrate, di essere dentro l’Unione Europea e di essere dentro l’Euro deve ringraziare tutti i giorni, a pranzo, cena e alzata per la pipì notturna

Da FB del 24 aprile 2024

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