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121  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / Che cos'è il pensiero debole di Vattimo inserito:: Settembre 27, 2023, 12:07:25 am
Che cos'è il pensiero debole di Vattimo

Posta in arrivo
A-ICR.opinionis.

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
mar 26 set,
a me

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2023/09/che-cose-il-pensiero-debole-di-vattimo-697621af-89f9-48fc-b061-761cf9cbefed.html
 
122  Forum Pubblico / "INTESA DELL'OLIVO POLICONICO". PROGETTO DECENNALE DI SVILUPPO PER PRIORITA'. ANTE. / Un antico amico dell'ulivo, che non ho mai conosciuto di persona. Abita lontano inserito:: Settembre 23, 2023, 01:07:06 am
ARLECCHINO Euristico.
ernodoSpstmuht980a49a6lhia164ucfg5a01ftt1f6hahg9ih lt2iliim8
 
Un antico amico (dell'ulivo) che non ho mai conosciuto di persona.
Abita lontano.
Mi ha scritto una meravigliosa lettera, carta, penna e francobollo, facciamolo più spesso (cari "conoscenti" ma non amici di FB) è liberatorio.
Mi apriva, con questo abbraccio vergato, tutta la sua amarezza di vecchio protagonista, impegnato anche nella partecipazione sociopolitica.


Tutto vero ciò che mi scrive, in gran parte condivisibile anche da me, che sono stato sempre lontano dagli schizzi dei vertici di Parte.
Cosa rispondere a lui, che conosce la mia modesta ma lunghissima militanza ad una Idea, ma indipendente da sudditanze al "carro di Tespi"?

Gli risponderò da qui dopo averlo abbracciato: hai un serio e capace passato d'impegno e di partecipazione, poni tutto in una cassetta di legno, serrala ben forte e siedici sopra immaginando come vorresti il futuro dei nostri nipoti, poi alzati in piedi sopra quella cassa gloriosa e DILLO FORTE a tutti noi.

Per noi vecchi è un preciso dovere, una nuova militanza di vigore e rigore, da passare nelle mani di GIOVANI!
Ma non a tutti i giovani d'oggi, soltanto a coloro che vogliono un futuro di Serena Bellezza e di Pace.
Per gli altri esistono già purgatorio e inferno, qui in Terra.

ciaooo

123  Forum Pubblico / ESTERO dopo il 19 agosto 2022. MONDO DIVISO IN OCCIDENTE, ORIENTE E ALTRE REALTA'. / Mondo Capovolto | la newsletter del Corriere della Sera inserito:: Settembre 22, 2023, 12:41:44 am
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Perché la Finlandia è il paese più felice al mondo, da anni
«Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», dicono.
Headshot of Matteo AlbaneseDi Matteo AlbanesePubblicato: 26/08/2023
preview for Il lago Saimaa
Il lago Saimaa
di Marie Claire IT

Esiste un proverbio finlandese, onnellisuus on se paikka puuttuvaisuuden ja yltäkylläisyyden välillä, «la felicità è uno spazio tra mancanza e abbondanza». In finlandese esistono due termini traducibili con “felicità”, onnellinen e iloinen, e la differenza è presto detta. Iloinen è una contentezza breve, quando sei felice di aver incontrato una persona che non vedevi da tempo, o comunque, per intenderci, ascrivibile a piccoli ambiti della quotidianità. C’è poi onnellinen, che è il termine del proverbio e indica invece un sentimento più profondo e globale di felicità, la gratitudine. Mica per caso, in finlandese, ilo vuol dire “gioia” mentre onni“ fortuna”. È qui la differenza tra una contentezza momentanea e un’atarassia prolungata. Se l’antropologo John L. Steckley fece notare come gli Inuit avessero cinquantadue termini con cui chiamare la neve, a seconda di forma e consistenza dei fiocchi, sembra quasi una contraddizione che in Finlandia – il paese che da sei anni consecutivi è in cima alle classifiche mondiali di felicità pro capite, davanti all’Islanda e alla Danimarca – esistano due sole varianti di felicità. Com’è possibile?
Qualche mese fa, il New York Times ha intervistato una dozzina di finlandesi, dai 13 agli 88 anni, un campione di ex atleti olimpici, immigrati, un violinista e un agricoltore in pensione, della capitale Helsinki, da Turku e da altre città del paese. Si sono mostrati scettici sulla misurazione della felicità – ok, ci sono benefici nel vivere circondati dalla natura, nel praticare sport, perdipiù il welfare dei paesi della Fennoscandia è democratico, un po’ liberista e un po’ socialista, con spese importanti in protezione sociale e programmi universalistico di assistenza sanitaria e istruzione – ma concordi su un punto: «Quando capisci cosa è realmente sufficiente per vivere, sei felice». È una specie di minimalismo, dei video che forse hai visto su YouTube di Matt D’Avella, che su Netflix ha peraltro girato il documentario con Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, in arte The Minimalists. C’è di più. La CNBC chiese il segreto della felicità a un filosofo finlandese, Frank Martela, dell’Università di Aalto (a Espoo, seconda città per abitanti del paese, sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia), e lui ha risposto con un altro proverbio.
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Kell’onni on, se onnen kätkeköön, «chi è felice dovrebbe nasconderlo». È una massima del poeta Eino Leino e, se cerchi su Google, compare in due siti. Il primo è “The funny world of Finnish idioms”, sito di Cai-Göran Alexander Stubb, europarlamentare ed ex primo ministro finlandese dal giugno 2014 al maggio 2015. Si legge: «I finlandesi non sono i più sorridenti al mondo. A parte quando gli dici che la Svezia, in questa classifica, è quattro posizioni sotto». E poi c’è www.happinessinfinland.com, che in un post di qualche anno fa pone l’esempio del Bhutan, che misura la prosperità di un paese non attraverso il PIL, prodotto interno lordo, quanto il FIL, felicità interna lorda. È la media di nove fattori, dal benessere psicologico alla sanità, dall’istruzione alla vivacità culturale. Ma perché, dunque, chi è felice dovrebbe nasconderlo? Semplice: si crede che mostrando la felicità si rischi di perderla. Per questo, pare, a Helsinki non si parla dei vincitori della lotteria a meno che non abbiano dilapidato i propri soldi. Così i finlandesi odiano i paragoni, tendono a fidarsi dei connazionali e smarriscono appositamente i portafogli.
È successo davvero, nel 2022. Ogni anno, il Reader's Digest lascia cadere dodici portafogli contenenti 50$, alcune foto di famiglia e un biglietto con un numero di cellulare in sedici città del mondo. Quando li hanno volutamente abbandonati per Helsinki, undici su dodici sono stati restituiti chiamando il numero scritto nel bigliettino. «Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», commentavano gli intervistati. In un sondaggio del 2021 i finlandesi hanno descritto le fonti della loro felicità. Ci sono famiglia, salute, gli amici e l’amore, ma al primo posto (per l’87%) c’è la natura. Non c’è bisogno di praticare assiduamente il nordic walking, spiegano – basterebbe una passeggiata di un quarto d’ora al giorno – o esagerare con la sauna. Ce n’è quasi una per abitante (3,3 milioni di saune, 5,5 milioni di finlandesi). Il paese che conoscevi per la Nokia, o l’aeroporto di Helsinki, il più efficiente al mondo, è anche il paese di sisu e dei Mökki – i tipici cottage sui laghi –, di Vaasa e di Tampere, la città nordica più popolosa tra quelle prive di sbocco sul mare. Eppure, sono i più felici al mondo.

Headshot of Matteo Albanese
Matteo Albanese
Classe 1997, genovese e genoano (pure non in quest'ordine), ha studiato a Savona spaziando tra il giornalismo e la SEO. Ha scritto e scrive tra gli altri per La Gazzetta dello Sport, Rivista Undici, PianetaGenoa1893.net e Cronache di Spogliatoio. Nel 2018 ha pubblicato 'Narrami, o Dellas', un libro sulla Grecia vincitrice dell'Europeo di calcio 2004. Fin qui solo calcio, ma c'è altro: playlist di musica elettronica, biografie, una genuina ossessione per l'IKEA e le storie scandinave.   
Read full bio

da - https://www.esquire.com/it/lifestyle/viaggi/a44787561/finlandia-paese-piu-felice-mondo/?utm_source=pocket-newtab-it-it

124  Forum Pubblico / LA CULTURA, I GIOVANI, La SOCIETA', L'AMBIENTE, LA COMUNICAZIONE ETICA, IL MONDO del LAVORO. / Morti e incidenti sul lavoro, tutti i numeri del disastro italiano inserito:: Settembre 19, 2023, 06:28:08 pm
Morti e incidenti sul lavoro, tutti i numeri del disastro italiano

di Valentina Magri
1° settembre 2023 17:17

L’incidente di Brandizzo (Torino), in cui 5 operai al lavoro sulla ferrovia sono stati travolti e uccisi da un treno regionale, ha riportato in auge l’annoso dibattito sul tema della sicurezza sul lavoro in Italia. Dalle prime indagini degli inquirenti, sono infatti emerse gravi violazioni alla procedura di sicurezza al momento dell’incidente. La discussione sulla sicurezza sul lavoro in Italia si rinnova periodicamente, ogni qualvolta una persona perde la vita in Italia sul suo posto di lavoro. Vediamo tutti i numeri su un problema mai risolto nel nostro paese.

Indice
    I dati su morti e incidenti sul lavoro in Italia del 2022
    I dati del 2023

I dati su morti e incidenti sul lavoro in Italia del 2022
Secondo i dati dell’Inail (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro), le denunce di infortunio (mortale e non) nel 2022 sono salite del 25,67% rispetto all’anno precedente, con incrementi sia per le donne (+42,86%), sia per gli uomini (+15,95%). In calo gli infortuni mortali del 10,73%, in particolare per la componente maschile (-11,42%).

Fonte: Inail
A livello regionale, il numero delle denunce è salito in tutte le regioni rispetto al 2021. Incrementi maggiori si sono rilevati in Lombardia, con 27.869 denunce in più, nel Lazio
(+16.737), in Veneto (+14.458), in Campania (+13.495), in Piemonte (+12.830).

I dati del 2023
Per quanto riguarda il primo semestre 2023, l’Inail certifica che i morti sul lavoro sono stati 450: 13 in meno rispetto alle 463 registrate nel periodo gennaio-giugno 2022; 88 in meno rispetto al 2021; 120 in meno rispetto al 2020 e 32 in meno rispetto al 2019. Sono scesi tuttavia solo i casi mortali in itinere (da 121 a 104), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono saliti leggermente da 342 a 346. Il calo ha riguardato il settore dell’agricoltura (da 57 a 47 casi) e il conto Stato (da 18 a 15), mentre nell’industria e servizi i decessi sono stati 388 in entrambi i periodi.
A livello territoriale, i maggiori aumenti si sono registrati in Lombardia (+11 casi mortali), Friuli Venezia Giulia (+9), Liguria e Campania (+8 ciascuna), Abruzzo (+7), Umbria (+6) e  Lazio (+2), mentre i cali più evidenti si sono registrati in Toscana (-12), Piemonte (-7), Calabria e Puglia (-6 ciascuna).

In discesa le morti di lavoratrici (da 55 a 34) e in salita quelle dei lavoratori (da 408 a 416). Per quanto concerne la nazionalità, sono In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 378 a 371) e dei comunitari (da 25 a 15), in aumento quelle degli extracomunitari (da 60 a 64). A livello di classi di età, si registrano incrementi di incidenti mortali tra gli under 25 (da 22 a 31 casi), tra i 50-54enni (da 67 a 70) e tra gli over 59 (da 99 a 110); riduzioni invece nella fascia 25-49 anni (da 186 a 151) e 55-59 anni (da 89 a 88).

da - https://www.wallstreetitalia.com/morti-sul-lavoro-i-numeri-del-disastro-italiano/?utm_source=browser&utm_medium=rss_notification&utm_id=81837.06882486264
125  Forum Pubblico / ESTERO dopo il 19 agosto 2022. MONDO DIVISO IN OCCIDENTE, ORIENTE E ALTRE REALTA'. / ... offrì notevoli guadagni garantiti senza controlli alle casse di Big Pharma. inserito:: Settembre 15, 2023, 07:31:47 pm
1° settembre 2023
   
Il primogenito di Joe Biden, Beau, morì di cancro al cervello nel 2015 all’età di 46 anni.
Biden era allora al suo settimo anno di vicepresidente di Barack Obama e versava in condizioni economiche modeste e per pagare le spese del figlio stava considerando vendere la propria casa. Obama, che aveva fatto notevoli guadagni con la pubblicazione dei suoi libri, gli disse di non vendere la casa, promettendogli di aiutarlo finanziariamente. Alla fine, la situazione fu risolta senza problemi finanziari per l’allora vicepresidente.

Biden, dunque, sa qualcosa al livello personale sul grave problema delle spese mediche. L’approvazione della legge sull’inflazione dell’anno scorso, Inflation Reduction Act (IRA), include una misura che permette a Medicare, il sistema sanitario degli anziani, di negoziare il prezzo delle medicine. Il suo recente annuncio sull’eventuale riduzione dei costi dei farmaci mediante la negoziazione con Big Pharma avrà sicuramente toccato l’attuale inquilino alla Casa Bianca. Il 46esimo presidente ha dichiarato che “le aziende farmaceutiche” in America triplicano i prezzi in comparazione a quelli in Paesi esteri, etichettando la situazione come “vergognosa”.

Le negoziazioni sui prezzi dei farmaci occorrono all’estero ma per Medicare ciò era illegale perché la legge che aveva creato la componente del beneficio ai farmaci lo proibiva. La legge approvata nel 2003 durante l’amministrazione di George W. Bush intendeva fornire medicine a costi moderati agli anziani ma durante le negoziazioni al Congresso Big Pharma era contraria. Poi quando fu inclusa la clausola che il Medicare non avrebbe il diritto di negoziare i prezzi delle medicine Big Pharma smise di opporsi, rendendosi conto che ci avrebbero guadagnato notevolmente. In effetti, una parte delle medicine viene pagata dai consumatori e il resto, stabilito dalle aziende a prezzi stratosferici, lo paga il governo. In sintesi, la legge offrì notevoli guadagni garantiti senza controlli alle casse di Big Pharma.

Si tratta di spese ingenti e costi insostenibili specialmente quando si fa una panoramica comparativa con altri Paesi.

Il costo di una medicina prodotta dall’azienda Merck per il diabete in Francia è di soli 16 dollari al mese mentre negli Usa raggiunge 547 dollari. Al livello nazionale gli Usa spendono 600 miliardi di dollari in medicine che vengono anche incoraggiate da annunci pubblicitari delle aziende farmaceutiche. Ovviamente queste spese per annunci incoraggiano i telespettatori a chiedere ai loro medici di considerare queste medicine, mettendo i professionisti nell’imbarazzo di prescriverle o no.

L’annuncio di Biden non risolve tutti i problemi ma è considerato un passo storico. All’inizio le negoziazioni si concentreranno su 10 medicine molto care usate per curare il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari. Nove milioni di americani ne beneficeranno e si prevedono risparmi di 100 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. La misura di Biden include anche un massimo di 2 mila dollari di ticket per i beneficiari di farmaci con Medicare. Sappiamo già che le negoziazioni con Big Pharma producono risparmi. La Veterans Administration che si occupa delle cure sanitarie dei veterani negozia e crea risparmi del 50 percento per le 340 medicine più usate, secondo uno studio di Bernie Sanders, senatore liberal del Vermont. Inoltre, altre 106 medicine costano 75 percento meno di quello che paga Medicare. I risparmi emergono anche per i consumatori all’estero che comprano queste medicine.

Gli americani sono favorevoli alle negoziazioni dei farmaci (83 percento sì, secondo un sondaggio dell’agenzia Gallup). Le aziende farmaceutiche controbattono che dover negoziare con Medicare avrà un effetto negativo per le ricerche necessarie alla produzione di nuovi medicinali. Difficile capire perché solo Medicare dovrebbe sovvenzionare questi costi delle ricerche. In realtà il governo americano sovvenziona già queste ricerche in altri modi mediante contributi alle università che spesso fanno tante ricerche i cui risultati sono poi usati dalle aziende farmaceutiche. Lo si è visto nella produzione dei vaccini anti-Covid pochi anni fa.

Il piano di Biden consiste di usare gli indici di sei Paesi internazionali che includono l’Australia, il Canada, la Francia, la Germania, il Giappone e il Regno Unito come punto di partenza per le negoziazioni. Big Pharma non ci sta però e già ci sono state 8 denunce per cercare di bloccare le negoziazioni. Sembra improbabile che il governo perderà le cause che impediranno una graduale riduzione dei costi dei farmaci per gli americani come avviene all’estero. C’è sempre però la possibile azione politica. Va ricordato che i repubblicani al potere con Donald Trump cercarono di abrogare Obamacare, la riforma sanitaria approvata dal 44esimo presidente nel 2010. Nel 2017 dopo l’abrogazione alla Camera i repubblicani persero al Senato di un solo voto (51 no, 49 sì) perché il senatore John McCain decise di votare contro il suo partito. Anche adesso l’abrogazione della legge che permetterà di negoziare i farmaci è già oggetto di discussione. Il parlamentare repubblicano del Texas Kevin Brady, commentando il piano di Biden, ha dichiarato che “le misure sulle medicine sono pericolose perché scoraggiano gli investimenti per la ricerca di altri farmaci che salverebbero vite umane.” Le elezioni hanno conseguenze. Votare per i repubblicani si traduce spesso con benefici alle corporation a scapito della gente comune. Di questi giorni non pochi anziani devono scegliere fra cibo e medicine. Se Big Pharma guadagna fior di quattrini negoziando con gruppi negli Usa e all’estero perché non dovrebbe farlo anche con Medicare?
 
da - https://www.glistatigenerali.com/america-mondo/il-braccio-di-ferro-di-biden-con-big-pharma-scendera-il-costo-delle-medicine/
126  Forum Pubblico / L'ITALIA NON FATELA RIDURRE ad ARCIPELAGO di ISOLE REGIONALI E FEUDALI. / La partitocrazia é un tumore sociale che si annida tra i partiti, ... inserito:: Settembre 15, 2023, 07:20:36 pm
A Paolo G.

La partitocrazia non é affatto un concetto legato alle dittature (che in genere non hanno molteplicità di partiti) loro hanno altro per Predare i sottomessi.
La partitocrazia é un tumore sociale che si annida tra i partiti, come si legge bene anche sulla Treccani, ed é l'infiltrarsi dei partiti (tutti) in ogni campo della vita di una collettività, per predarne le risorse e per condizionarla per scopi egoistici di parte.

Questo è sempre accaduto, ma è aumentata e sviluppata subdolamente nella società, in misura spropositata da quando, una ventina d'anni fa, l'Odio, le Falsità, la Cattiveria e l'Offesa personale, sono diventati le armi e gli strumenti utilizzati nelle campagne elettorali, di ben identificati movimenti e partiti, caratterizzati, tra l’altro, da colori ideologici sbiaditi sostituiti dal loro fine ultimo, derubare la ricchezza e i beni economici delle famiglie italiane. Che da sempre giudicano eccessiva.

ciaooo

IO su FB settembre 2023
127  Forum Pubblico / ESTERO dopo il 19 agosto 2022. MONDO DIVISO IN OCCIDENTE, ORIENTE E ALTRE REALTA'. / Crollo della diga in Libia è la catastrofe del decennio Più di 10mila dispersi.. inserito:: Settembre 15, 2023, 07:10:18 pm
Il crollo della diga in Libia è la catastrofe del decennio
Più di 10mila dispersi solo a Derna. L’uragano Daniel ha dimostrato cosa accade quando al Climate Change si unisce l’instabilità politica ed economica.

Di Davide Piacenza Pubblicato: 13/09/2023

 Derna, in Libia, 250 chilometri a est di Bengasi, è una città costiera ricca di storia, ex capitale dell’antica Cirenaica ed ex capoluogo di provincia durante l’occupazione italiana; negli ultimi anni ha avuto diverse sfortune, a volerle chiamare così, prima soccombendo alla violenza fondamentalista dell’Isis, che l’ha resa per qualche tempo la capitale del suo califfato libico, e poi arrendendosi, per ultima fra le città della regione, alle bombe della campagna bellica del generale Haftar. Quello che le è successo nelle ultime ore, però, è persino peggio: i suoi 100mila abitanti sono stati travolti da alluvioni e inondazioni, dopo che le piogge torrenziali dell’uragano Daniel arrivate domenica hanno fatto cedere due dighe sul fiume Wadi Derna, e Hisham Chkiouat, tra i primi emissari dell’esecutivo detto di stabilità nazionale che governa nell’est della Libia, ha dichiarato di essere rimasto «scioccato» da ciò che ha visto: «È come se la città fosse stata colpita da uno tsunami».
A Derna sono crollati quattro ponti e almeno 10mila persone, secondo i comunicati della Mezzaluna Rossa, sono attualmente disperse: le vittime accertate, per il momento, sono tra le 5mila e le 6mila, ma il bilancio dell’ecatombe è destinato a gonfiarsi di ora in ora. Hisham Abdullah Abushekiwat, ministro dell'Aviazione nel governo di Tobruk, ha dichiarato che un quarto della città è «scomparso» sott’acqua o è stato trascinato verso il mare. La Libia è uno dei luoghi peggiori che sarebbero potuti essere colpiti da una disgrazia del genere: la coabitazione di due governi in lotta fra loro sul suo territorio rende complicata e disagevole l’organizzazione dei soccorsi, e le sue infrastrutture e la sua edilizia sono fiaccati da decenni di occupazioni e guerre. In aggiunta, molte strade risultano inaccessibili, impedendo l’arrivo dei soccorsi, e le comunicazioni risultano impossibili da giorni.
L’uragano Daniel nei giorni scorsi aveva già causato ingenti danni in Grecia, Bulgaria e Turchia, facendo anche alcune vittime, ma il governo della Libia non ha preparato piani di evacuazione per i residenti di Derna, che sono stati colpiti dall’inondazione senza avere tempo e modo di ripararsi.
Tragicamente, la città della Cirenaica ha incontrato la tempesta perfetta, risultato dell’unione fra instabilità politica, economia in declino e impreparazione ambientale e ai cambiamenti climatici. In tre giorni, sulla costa di Derna sono caduti 227 millimetri di pioggia, in una zona che in media riceve meno di un millimetro al giorno. La foga del ciclone Daniel viene dalla temperatura eccezionalmente elevata del Mediterraneo: si tratta di un ciclone tropicale, una depressione alimentata dal mare molto caldo. Un nuovo, terribile saggio di ciò che il climate change può significare, specie per i Paesi con le infrastrutture più impreparate e le popolazioni più povere. Il New York Times riporta che alcuni profughi hanno lasciato Derna senza nulla in mano, «come se fossimo nati oggi»: anche stavolta, a pagare sono sempre gli stessi.

Davide Piacenza
Scrive di attualità e cultura sui giornali italiani da un decennio. Ha lavorato nelle redazioni di Rivista Studio, Forbes e Wired. La sua newsletter Culture Wars racconta ogni settimana i casi in cui i nuovi codici e i discorsi intorno al “politicamente corretto” riplasmano il mondo in cui viviamo.   
 
da - https://www.esquire.com/it/news/attualita/a45115692/inondazione-libia-diga-morti/?utm_source=pocket-newtab-it-it
128  Forum Pubblico / ESTERO dopo il 19 agosto 2022. MONDO DIVISO IN OCCIDENTE, ORIENTE E ALTRE REALTA'. / ... «la felicità è uno spazio tra mancanza e abbondanza». inserito:: Settembre 14, 2023, 12:57:10 am
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Perché la Finlandia è il paese più felice al mondo, da anni
«Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», dicono.
Headshot of Matteo AlbaneseDi Matteo AlbanesePubblicato: 26/08/2023
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Il lago Saimaa
di Marie Claire IT

Esiste un proverbio finlandese, onnellisuus on se paikka puuttuvaisuuden ja yltäkylläisyyden välillä, «la felicità è uno spazio tra mancanza e abbondanza». In finlandese esistono due termini traducibili con “felicità”, onnellinen e iloinen, e la differenza è presto detta. Iloinen è una contentezza breve, quando sei felice di aver incontrato una persona che non vedevi da tempo, o comunque, per intenderci, ascrivibile a piccoli ambiti della quotidianità. C’è poi onnellinen, che è il termine del proverbio e indica invece un sentimento più profondo e globale di felicità, la gratitudine. Mica per caso, in finlandese, ilo vuol dire “gioia” mentre onni“ fortuna”. È qui la differenza tra una contentezza momentanea e un’atarassia prolungata. Se l’antropologo John L. Steckley fece notare come gli Inuit avessero cinquantadue termini con cui chiamare la neve, a seconda di forma e consistenza dei fiocchi, sembra quasi una contraddizione che in Finlandia – il paese che da sei anni consecutivi è in cima alle classifiche mondiali di felicità pro capite, davanti all’Islanda e alla Danimarca – esistano due sole varianti di felicità.
Com’è possibile?

Qualche mese fa, il New York Times ha intervistato una dozzina di finlandesi, dai 13 agli 88 anni, un campione di ex atleti olimpici, immigrati, un violinista e un agricoltore in pensione, della capitale Helsinki, da Turku e da altre città del paese. Si sono mostrati scettici sulla misurazione della felicità – ok, ci sono benefici nel vivere circondati dalla natura, nel praticare sport, perdipiù il welfare dei paesi della Fennoscandia è democratico, un po’ liberista e un po’ socialista, con spese importanti in protezione sociale e programmi universalistico di assistenza sanitaria e istruzione – ma concordi su un punto: «Quando capisci cosa è realmente sufficiente per vivere, sei felice». È una specie di minimalismo, dei video che forse hai visto su YouTube di Matt D’Avella, che su Netflix ha peraltro girato il documentario con Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, in arte The Minimalists. C’è di più. La CNBC chiese il segreto della felicità a un filosofo finlandese, Frank Martela, dell’Università di Aalto (a Espoo, seconda città per abitanti del paese, sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia), e lui ha risposto con un altro proverbio.
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Kell’onni on, se onnen kätkeköön, «chi è felice dovrebbe nasconderlo». È una massima del poeta Eino Leino e, se cerchi su Google, compare in due siti. Il primo è “The funny world of Finnish idioms”, sito di Cai-Göran Alexander Stubb, europarlamentare ed ex primo ministro finlandese dal giugno 2014 al maggio 2015. Si legge: «I finlandesi non sono i più sorridenti al mondo. A parte quando gli dici che la Svezia, in questa classifica, è quattro posizioni sotto». E poi c’è www.happinessinfinland.com, che in un post di qualche anno fa pone l’esempio del Bhutan, che misura la prosperità di un paese non attraverso il PIL, prodotto interno lordo, quanto il FIL, felicità interna lorda. È la media di nove fattori, dal benessere psicologico alla sanità, dall’istruzione alla vivacità culturale. Ma perché, dunque, chi è felice dovrebbe nasconderlo? Semplice: si crede che mostrando la felicità si rischi di perderla. Per questo, pare, a Helsinki non si parla dei vincitori della lotteria a meno che non abbiano dilapidato i propri soldi. Così i finlandesi odiano i paragoni, tendono a fidarsi dei connazionali e smarriscono appositamente i portafogli.
È successo davvero, nel 2022. Ogni anno, il Reader's Digest lascia cadere dodici portafogli contenenti 50$, alcune foto di famiglia e un biglietto con un numero di cellulare in sedici città del mondo. Quando li hanno volutamente abbandonati per Helsinki, undici su dodici sono stati restituiti chiamando il numero scritto nel bigliettino. «Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», commentavano gli intervistati. In un sondaggio del 2021 i finlandesi hanno descritto le fonti della loro felicità. Ci sono famiglia, salute, gli amici e l’amore, ma al primo posto (per l’87%) c’è la natura. Non c’è bisogno di praticare assiduamente il nordic walking, spiegano – basterebbe una passeggiata di un quarto d’ora al giorno – o esagerare con la sauna. Ce n’è quasi una per abitante (3,3 milioni di saune, 5,5 milioni di finlandesi). Il paese che conoscevi per la Nokia, o l’aeroporto di Helsinki, il più efficiente al mondo, è anche il paese di sisu e dei Mökki – i tipici cottage sui laghi –, di Vaasa e di Tampere, la città nordica più popolosa tra quelle prive di sbocco sul mare. Eppure, sono i più felici al mondo.

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Matteo Albanese
Classe 1997, genovese e genoano (pure non in quest'ordine), ha studiato a Savona spaziando tra il giornalismo e la SEO. Ha scritto e scrive tra gli altri per La Gazzetta dello Sport, Rivista Undici, PianetaGenoa1893.net e Cronache di Spogliatoio. Nel 2018 ha pubblicato 'Narrami, o Dellas', un libro sulla Grecia vincitrice dell'Europeo di calcio 2004. Fin qui solo calcio, ma c'è altro: playlist di musica elettronica, biografie, una genuina ossessione per l'IKEA e le storie scandinave.   
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129  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO, Nickname che "INVITA ALLA PARTECIPAZIONE", Attraverso gli Scritti. / Sostenete Cappato perché rappresenta l’aria nuova - la Repubblica inserito:: Settembre 06, 2023, 11:25:03 pm
Sostenete Cappato perché rappresenta l’aria nuova - la Repubblica

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130  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO, Nickname che "INVITA ALLA PARTECIPAZIONE", Attraverso gli Scritti. / Perché la Finlandia è il paese più felice al mondo, da anni inserito:: Settembre 03, 2023, 07:08:25 pm
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Perché la Finlandia è il paese più felice al mondo, da anni
«Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», dicono.

Headshot of Matteo AlbaneseDi Matteo AlbanesePubblicato: 26/08/2023
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Esiste un proverbio finlandese, onnellisuus on se paikka puuttuvaisuuden ja yltäkylläisyyden välillä, «la felicità è uno spazio tra mancanza e abbondanza». In finlandese esistono due termini traducibili con “felicità”, onnellinen e iloinen, e la differenza è presto detta. Iloinen è una contentezza breve, quando sei felice di aver incontrato una persona che non vedevi da tempo, o comunque, per intenderci, ascrivibile a piccoli ambiti della quotidianità. C’è poi onnellinen, che è il termine del proverbio e indica invece un sentimento più profondo e globale di felicità, la gratitudine. Mica per caso, in finlandese, ilo vuol dire “gioia” mentre onni“ fortuna”. È qui la differenza tra una contentezza momentanea e un’atarassia prolungata. Se l’antropologo John L. Steckley fece notare come gli Inuit avessero cinquantadue termini con cui chiamare la neve, a seconda di forma e consistenza dei fiocchi, sembra quasi una contraddizione che in Finlandia – il paese che da sei anni consecutivi è in cima alle classifiche mondiali di felicità pro capite, davanti all’Islanda e alla Danimarca – esistano due sole varianti di felicità.

Com’è possibile?
Qualche mese fa, il New York Times ha intervistato una dozzina di finlandesi, dai 13 agli 88 anni, un campione di ex atleti olimpici, immigrati, un violinista e un agricoltore in pensione, della capitale Helsinki, da Turku e da altre città del paese. Si sono mostrati scettici sulla misurazione della felicità – ok, ci sono benefici nel vivere circondati dalla natura, nel praticare sport, perdipiù il welfare dei paesi della Fennoscandia è democratico, un po’ liberista e un po’ socialista, con spese importanti in protezione sociale e programmi universalistico di assistenza sanitaria e istruzione – ma concordi su un punto: «Quando capisci cosa è realmente sufficiente per vivere, sei felice». È una specie di minimalismo, dei video che forse hai visto su YouTube di Matt D’Avella, che su Netflix ha peraltro girato il documentario con Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, in arte The Minimalists. C’è di più. La CNBC chiese il segreto della felicità a un filosofo finlandese, Frank Martela, dell’Università di Aalto (a Espoo, seconda città per abitanti del paese, sulla sponda settentrionale del Golfo di Finlandia), e lui ha risposto con un altro proverbio.
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Kell’onni on, se onnen kätkeköön, «chi è felice dovrebbe nasconderlo». È una massima del poeta Eino Leino e, se cerchi su Google, compare in due siti. Il primo è “The funny world of Finnish idioms”, sito di Cai-Göran Alexander Stubb, europarlamentare ed ex primo ministro finlandese dal giugno 2014 al maggio 2015. Si legge: «I finlandesi non sono i più sorridenti al mondo. A parte quando gli dici che la Svezia, in questa classifica, è quattro posizioni sotto». E poi c’è www.happinessinfinland.com, che in un post di qualche anno fa pone l’esempio del Bhutan, che misura la prosperità di un paese non attraverso il PIL, prodotto interno lordo, quanto il FIL, felicità interna lorda. È la media di nove fattori, dal benessere psicologico alla sanità, dall’istruzione alla vivacità culturale. Ma perché, dunque, chi è felice dovrebbe nasconderlo? Semplice: si crede che mostrando la felicità si rischi di perderla. Per questo, pare, a Helsinki non si parla dei vincitori della lotteria a meno che non abbiano dilapidato i propri soldi. Così i finlandesi odiano i paragoni, tendono a fidarsi dei connazionali e smarriscono appositamente i portafogli.
È successo davvero, nel 2022. Ogni anno, il Reader's Digest lascia cadere dodici portafogli contenenti 50$, alcune foto di famiglia e un biglietto con un numero di cellulare in sedici città del mondo. Quando li hanno volutamente abbandonati per Helsinki, undici su dodici sono stati restituiti chiamando il numero scritto nel bigliettino. «Siamo un paese piccolo, con poca corruzione, e non passiamo mai col semaforo rosso», commentavano gli intervistati. In un sondaggio del 2021 i finlandesi hanno descritto le fonti della loro felicità. Ci sono famiglia, salute, gli amici e l’amore, ma al primo posto (per l’87%) c’è la natura. Non c’è bisogno di praticare assiduamente il nordic walking, spiegano – basterebbe una passeggiata di un quarto d’ora al giorno – o esagerare con la sauna. Ce n’è quasi una per abitante (3,3 milioni di saune, 5,5 milioni di finlandesi). Il paese che conoscevi per la Nokia, o l’aeroporto di Helsinki, il più efficiente al mondo, è anche il paese di sisu e dei Mökki – i tipici cottage sui laghi –, di Vaasa e di Tampere, la città nordica più popolosa tra quelle prive di sbocco sul mare. Eppure, sono i più felici al mondo.

Headshot of Matteo Albanese
Matteo Albanese
Classe 1997, genovese e genoano (pure non in quest'ordine), ha studiato a Savona spaziando tra il giornalismo e la SEO. Ha scritto e scrive tra gli altri per La Gazzetta dello Sport, Rivista Undici, PianetaGenoa1893.net e Cronache di Spogliatoio. Nel 2018 ha pubblicato 'Narrami, o Dellas', un libro sulla Grecia vincitrice dell'Europeo di calcio 2004. Fin qui solo calcio, ma c'è altro: playlist di musica elettronica, biografie, una genuina ossessione per l'IKEA e le storie scandinave.   
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da - https://www.esquire.com/it/lifestyle/viaggi/a44787561/finlandia-paese-piu-felice-mondo/?utm_source=pocket-newtab-it-it
131  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO, Nickname che "INVITA ALLA PARTECIPAZIONE", Attraverso gli Scritti. / "Non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra missione. LAICA inserito:: Settembre 03, 2023, 06:56:15 pm
"Non ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a destra o a sinistra"

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132  Forum Pubblico / ARLECCHINO EURISTICO, Nickname che "INVITA ALLA PARTECIPAZIONE", Attraverso gli Scritti. / I GPTBot non possono “strisciare” nei siti di news senza permesso. Un problema inserito:: Settembre 03, 2023, 06:53:23 pm
I GPTBot non possono “strisciare” nei siti di news senza permesso. Un problema

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Arlecchino Euristico
   
17:48 (1 ora fa)
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https://www.ilfoglio.it/tecnologia/2023/09/02/news/i-gptbot-non-possono-strisciare-nei-siti-di-news-senza-permesso-un-problema-5630211/

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133  Forum Pubblico / "OLIVO POLICONICO". IDEE DAL TERRITORIO A CONFRONTO. / L'ultimatum di Amazon ai suoi dipendenti: «Se non volete tornare in ufficio ... inserito:: Settembre 02, 2023, 12:13:27 am
L'ultimatum di Amazon ai suoi dipendenti:
«Se non volete tornare in ufficio per tre giorni a settimana, cercatevi un altro lavoro"

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ggiannig <ggianni41@gmail.com>
   mer 30 ago, 07:34 (1 giorno fa)      
 
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https://www.open.online/2023/08/29/ceo-amazon-vs-dipendenti-smartworking/
 
134  Forum Pubblico / LA COSTITUZIONE, la DEMOCRAZIA, la REPUBBLICA, vanno Difese! Anche da Noi Stessi. / La via Dem sull’autonomia di Roggiani. Il documento inserito:: Settembre 02, 2023, 12:07:58 am
La via Dem sull’autonomia di Roggiani. Il documento - Affaritaliani.it

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135  Forum Pubblico / DOMANESIMO E' IL FUTURO, come lo disegniamo per i nostri nipoti? / MANIFESTO CONTRO L’EDITORIA – E GLI EDITORI, I LIBRAI, GLI SCRITTORI, etc etc inserito:: Agosto 31, 2023, 11:28:53 pm
18 luglio 2023
MANIFESTO CONTRO L’EDITORIA – E GLI EDITORI, I LIBRAI, GLI SCRITTORI, I DISTRIBUTORI ………. – GOG EDIZIONI

Ho comprato questo libro incuriosito dal titolo e dal catalogo dell’Editore: GOG Edizioni. Non lo conoscevo. Capita spesso di incontrare editori che non conosco, sia chiaro. Se nell’ambito della poesia bene o male ci conosciamo tutti, gli altri comparti sono spesso oscuri, labirintici. Faccio un esempio: per rispondere a una richiesta che mi è stata fatta qualche sera fa ho cercato Esculapio Editore. Tratta di materie scientifiche. Zambon dice di aver studiato su alcuni loro libri, il che equivale a una garanzia. Mi sono sentito giustamente molto ignorante.

Questo Manifesto contro l’editoria (che ha un sottotitolo lunghissimo: e gli editori, i librai, gli scrittori, i distributori, i promotori, gli agenti e i critici letterari, i direttori delle terze pagine culturali e quelli dei festival, contro i premi, contro gli ISBN, le scuole di scrittura creativa) mi è sembrata subito una bella edizione, curata, dalla copertina semplice ma splendida.

In questi giorni sono un po’ alla ricerca di Editori particolari, di nicchia. Grazie a Rocio ad esempio ho appena scoperto Albaccara Editore. Fa delle copertine credo serigrafate, molto curate. Per non parlare di Ianieri Edizione, più esattamente la loro collana ri-nascente L’angiolo (curata da Fabio Barone, ne abbiamo parlato su Laboratori Poesia QUI).

Ma torniamo a GOG Edizioni. Il libro devo dire si presenta bene, curato (non sono molto convinto della carta bianca per l’interno… ma può essere un limite mio). Rimango un po’ sorpreso dal tono molto personale dell’opera che restituisce quello che promette: un piccolo trattato contro il sistema editoriale attuale. Non certo contro l’editoria, anzi la salva, ma non come è gestita oggi.

Piano piano devo ammettere mi lascio rapire da un discorso diretto che, in questa tregua piovosa dall’afa di luglio, in un umidissimo Friuli, trovo convincente e mi fa venir voglia di parlarne col mio amico Antonio Lillo, Pietre Vive Editore (tra l’altro ha da poco aggiornato il sito, è bellissimo). Per GOG Edizioni lui è decisamente troppo social, ma nei contenuti sono molto simili.

Il libro alla fine mi è piaciuto perché parla dal di dentro dei problemi che abbiamo come editori, suggerendone con sarcasmo soluzione ma sapendo che non è possibile risolvere nulla. A volte appare un po’ estremo arrivando, ad esempio, a negare anche il codice Isbn, ma sono molte più le cose che mi trovano d’accordo che quelle che vorrei discutere. Senza contare le parti che tutti abbiamo vissuto in questo settore come la fiera Più Libri Più Liberi, o la polemica sul Premio Strega (senza contare lo Strega Poesia…), o la tremendamente vera suddivisione dei tipi da fiera in l’entusiasta cronico (che “invece di comprare tutto lo stand con una valigetta piena di banconote da 500 euro (sarebbe il minimo) cosa fa lui? Ci chiede un segnalibro, perché lui colleziona segnalibri “bellissimi”. A quel punto testata diretta sul setto nasale, rapido occultamento del moribondo sotto il tavolo dello stand, incatenamento e imbavagliamento. Per ogni libro venduto gli tiriamo un calcio. Fateci sognare, signori” – e considerate che con Pordenonelegge alle porte…), il voyeur (che “dopo un’ora si dissolve e il libro è tornato al suo posto. Ce lo immaginiamo rientrare a casa, spogliarsi completamente e poi sedersi su uno sgabello al centro di un salotto vuoto, di fronte a una enorme libreria desolata e piena di polvere. Si masturba pensando ad Anna Karenina“), e l’eterna stagista (che “tira fuori il suo curriculum, la lapide di tutti i fallimenti, il monumento di carta eretto alla memoria di una vita mal spesa. Ce lo porge, la ringraziamo, pensando a tutti i debiti che abbiamo con la tipografia e quindi alla nostra di vita mal spesa. Le faremo sapere, diciamo, con tono ministeriale. L’eterna stagista non vuole comprare un libro ma solo pagarsi il diritto di continuare a sperare. Soldi spesi bene, dopotutto”).

Ho trovato inoltre molto curioso un passo:

Noi preferiamo chi il Nobel per la Letteratura non se l’è meritato: gli impubblicabili, gli imperdonabili, gli infrequentabili della letteratura.

Quegli imperdonabili non sono certo gli stessi che, un paio di anni fa con a capo Milani di Transeuropa, cercavano un’opposizione agguerritissima in un certo qual modo per gli stessi motivi di GOG Edizioni, salvo poi credo arenarsi l’anno scorso (o almeno io non li vedo più attivi – Milani penso si sia lanciato in altri progetti/azioni – lo ricorderete ad esempio per l’eclatante gesto a Conte – qui – o per il blitz delle Brigate di Cittadinanza di Massa – qui -).

Ad ogni modo metto un paio di estratti (Lillo leggili anche tu) di questo libro GOG Edizioni lasciando al termine il link dove acquistarlo.

Un editore che voglia fare questo mestiere sa che l’unico modo per avere un briciolo di visibilità e vendere qualche copia, è quello di riuscire ad arrivare in libreria. Per farlo, quindi, deve avvalersi del famigerato distributore, un’azienda di logistica che non ha nulla a che vedere con l’editoria. Quando si è dei piccoli editori, il contratto che Messaggerie propone (non tanto diverso da quello di A.L.I.) è raccapricciante. Il distributore chiede all’editore di lasciargli il 60% sul prezzo di copertina. A questo si aggiunge la percentuale che va al promotore, un intermediario senza il quale non è possibile stipulare accordi con Meli, che a sua volta trattiene l’8% sul venduto (+Iva).

[…]

Un editore, per potersi compiacere a cena con gli amici e dire che i suoi libri sono sugli scaffali della Feltrinelli, quando gli va bene e i librai si accorgono del suo catalogo, deve cedere il 68% del venduto a questi signori qui. Questo vuol dire che, se si aggiunge un prezzo di stampa (tra i costi tipografici e di spedizione) del 20%, all’editore rimane il 12%. Se consideriamo che l’8% in genere viene corrisposto all’autore, l’editore vede solo il 4%. Praticamente è un patto con la morte, è eutanasia, suicidio assistito, anzi indotto. Senza considerare che il distributore paga il venduto a 6 mesi. 6 mesi. 182 giorni. E quello che non vende? Te lo rispedisce indietro. Senza pagarlo. Si chiama “reso”. Una marea di editori hanno dichiarato bancarotta a causa del reso.

[…]

Come se il proprietario di un bar a fine giornata tornasse dal panettiere a riportargli il pane dei tramezzini che gli sono rimasti in frigo chiedendo un risarcimento. A grandi linee è questo il modo in cui funziona il nostro mercato editoriale.

(da Il ricatto della distribuzione)

[…]

Lasciamo che la nostra libreria abbia vita propria, che diventi l’abisso in cui specchiarsi. Lasciamo che a presiedere siano solo il caos, l’indolenza, la casualità. Nasceranno disordini inaspettati, accostamenti incerti, amicizie inattese. Un libro letto anni fa e poi scomparso riapparirà all’improvviso per dirci cose nuove. Affidiamoci all’imprevisto. E poi diversi studi scientifici dimostrano che una libreria ordinata è indizio di una vita sessuale bassissima.

(da Disordinare la libreria in Un’altra idea di Editoria)

[…]

Riunione redazionale. Ordine del giorno: uscite dell’estate. È il turno di M. Si alza in piedi e con un tono solenne dice: è ora di aprire una collana di poesia. I tempi sono maturi. Nessuna casa editrice può dirsi tale finché non fa i conti con la poesia. Ci sorbiamo ventisette minuti di arringa sul potere dei versi, sulle forze invisibili che muovono il mondo, ma tutti sappiamo che sono mesi che sta cercando di portarsi a letto una giovane poetessa in cerca di editore. Interviene allora il commerciale con la sua analisi di mercato, che consiste in un sondaggio monocampione alla nonna [A no’ ma te te lo compreresti ‘sto libro?]. Non esiste, dice, è un bagno di sangue, mia nonna è ferma al Carducci.

(da I poeti morti in Racconti dell’orrore dalla redazione di una piccola casa editrice)


Il libro, se vi interessa (come spero, qui potete leggere una parte del manifesto nel loro sito), lo potete acquistare qui:

gogedizioni.it/prodotto/manifesto-contro-leditoria/

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Contrassegnato da tag Alessandro Canzian, editoria, gog edizioni
1 commento
UN PENSIERO SU “MANIFESTO CONTRO L’EDITORIA – E GLI EDITORI, I LIBRAI, GLI SCRITTORI, I DISTRIBUTORI ………. – GOG EDIZIONI”
CLARA DI STEFANO
18 luglio 2023 alle 19:39
E dunque, non ci resta che piangere in fiumi di versi … autopubblicarci e autopromuoverci recitando nelle piazzette di paese ( le città sono snob) seminando emozioni in chi ancora si commuove
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