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Autore Discussione: Al premier non piace il film su Bush il Festival di Roma rinuncia a Stone  (Letto 2874 volte)
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« inserito:: Settembre 13, 2008, 11:38:09 am »

SPETTACOLI & CULTURA   

L'agenzia del regista: "Gli organizzatori ci hanno detto che è amico dell'America"

La replica del presidente Rondi: "Non è vero, lo avevamo invitato noi"

Al premier non piace il film su Bush il Festival di Roma rinuncia a Stone

di SILVIA BIZIO e FRANCO MONTINI

 

ROMA - No ad Oliver Stone e al suo film su George W. Bush. No, perché quella ricostruzione così "apocrifa" della vita politica del Presidente degli Stati Uniti non piace a Berlusconi, amico fraterno dell'America. Eccola qui in sintesi la "vera" storia del perché l'attesissimo, nuovo lavoro del regista americano non sarà al Festival di Roma, come invece più volte era stato anticipato dai giornali fino a poche settimane fa.

"Eravamo in trattativa con la manifestazione di Roma, ma la cosa è stata un po' strana - è la ricostruzione che fa Cristelle Dupont, dell'agenzia inglese Dda che si occupa della promozione del film di Stone - A un certo punto gli organizzatori ci hanno detto che il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi è un gran sostenitore del Presidente Bush e quindi non avrebbe gradito che un film come quello di Stone aprisse il festival".

Dennis Davidson, il capo di Londra dell'agenzia, che fino a quel momento aveva tenuto le trattative con il festival di Roma, è dunque tornato sui suoi passi e ha offerto il film al London Film Festival dove infatti il 23 farà la sua grande premiere. "Tuttavia a un certo punto da Roma devono aver cambiato idea", aggiunge Christelle Dupont, "ci hanno nuovamente richiesto il film, ma ormai era troppo tardi, Londra se l'era già accaparrato. Peccato perché noi al Festival di Roma ci tenevamo, era una ribalta importante, anche perché non c'era ancora il distributore italiano. Ma ormai con Londra era cosa fatta".

Di tutt'altro tenore la versione che ne dà Gianluigi Rondi, il presidente della Fondazione alla guida del Festival, designato quest'anno dal sindaco Alemanno al posto di Goffredo Bettini dimissionario quando cambiò il colore della giunta capitolina. "Il festival di Roma non ha mai interrotto i contatti con la produzione di 'W' - dice Rondi - Anzi io stesso, poco prima dell'inizio della Mostra di Venezia, ho firmato una lettera ufficiale di invito per il film. La produzione ha cortesemente risposto di non poter accettare il nostro invito, senza per altro fornire spiegazioni. Come ho potuto poi constare, "W" ha evidentemente preferito partecipare Festival di Londra".

La rinuncia romana al film di Bush, porterà certamente nuove discussioni anche perché arriva proprio nel giorno di altre polemiche accese attorno al festival sulla presenza nel cartellone del film "Il sangue dei vinti", tratto dal libro di Giampaolo Pansa che racconta i delitti perpetrati dai partigiani dopo la fine della Resistenza. In questo caso a gettare benzina sul fuoco è stato ieri l'assessore alla Cultura del Comune di Roma Umberto Croppi, il quale, commentando la decisione di selezionare Soavi, ha affermato: "Chi ora gestisce in ogni sua articolazione il Festival deve avere ben chiara in mente la maggioranza politica che governa Roma", salvo poi smentirsi e dire che era stato male interpretato dai giornalisti.

Un'uscita che ha suscitato l'immediata reazione di Giulia Rodano, assessore alla Cultura della Regione Lazio ("Un frasario da Minculpop"), e dei presidenti degli altri due organismi pubblici, Regione e Provincia, che col Comune, partecipano alla Fondazione Cinema per Roma promotrice del Festival. "Le dichiarazioni di Croppi - hanno voluto affermare in una nota congiunta Piero Marrazzo e Nicola Zingaretti - che alludono ad una sottomissione del Festival ai voleri di una maggioranza politica, sono gravissime. La cultura e le istituzioni non devono mai rispondere a nessuna maggioranza politica. Il Comune non è l'unica istituzione che promuove l'iniziativa. La Regione e la Provincia di Roma si fanno garanti dell'assoluta autonomia e libertà del consiglio d'amministrazione presieduto in forma autorevole da Gian Luigi Rondi.

Questa autonomia del Festival è stata uno degli elementi di forza di un evento culturale, che, in soli due anni, ha conquistato attenzione prestigio in tutto il mondo". Marrazzo e Zingaretti concludono affermando che, in mancanza di un chiarimento, Regione e Provincia possano decidere di interrompere la loro collaborazione con il Festival. Una posizione molta forte che ha in qualche modo costretto l'assessore Croppi ad una sorta di retromarcia, così espressa: "Avevo detto che la maggioranza capitolina ha una certa sensibilità sul tema affrontato dal film di Soavi, ma ciò non comporta alcuna influenza, tanto più che il commento era stato fatto dopo la scelta di inserire nel cartellone del Festival 'Il sangue dei vinti e non prima'".

Tutto chiarito, dunque? La pensa in questo modo Gian Luigi Rondi che nella sua veste di presidente tende a smorzare le polemiche, "né d'altra parte - aggiunge - né io, né i miei direttori abbiamo mai ricevuto pressioni o indicazioni per scegliere questo o quel film. Stiamo lavorando con molta serenità e continueremo a farlo".

(13 settembre 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 13, 2008, 05:57:58 pm »

Croppi: «Chi lo gestisce ha capito chi governa».

Marrazzo e Zingaretti: «Parole gravi»


ROMA (13 settembre) - Il Festival del cinema di Roma è di destra o di sinistra? «E’ di tutti, perchè la cultura non deve rispondere a nessuna maggioranza elettorale», assicurano il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti e il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, per replicare alle «gravissime dichiarazioni» dell’assessore alla Cultura capitolino, Umberto Croppi, sull’opportunità di proiettare durante il festival, ”Il sangue dei vinti”, il film di Michele Soavi, tratto dal libro di Giampaolo Pansa, che racconta gli eccessi del dopoguerra contro i fascisti.

«Chi ora gestisce in ogni sua articolazione il Festival ha ben chiara in mente la maggioranza politica che governa Roma», osservava Croppi, facendo ben intendere che la proiezione sarebbe stata cosa molto gradita all’amministrazione guidata da Gianni Alemanno.

Ma, dopo l’infelice giudizio del sindaco di Roma sul fascismo, definito «male assoluto» solo quando emanò le leggi razziali contro gli ebrei, la polemica è inevitabile. Anche perchè coinvolge un evento, il Festival del cinema, già preso più volte di mira dalla giunta di centrodestra. Dopo la sostituzione del presidente della Fondazione, Goffredo Bettini, con Gian Luigi Rondi, la manifestazione pareva avesse ritrovato serenità. Ma le parole di Croppi hanno risvegliato gli attriti. Marrazzo e Zingaretti tengono a «ricordare all'assessore, e non è la prima volta, che il Festival del Cinema è un evento promosso da diverse istituzioni, Regione, Provincia, Comune e Camera di Commercio di Roma» E assicurano che «la Regione e la Provincia di Roma si faranno garanti dell'assoluta autonomia e libertà del Consiglio d'amministrazione, presieduto in forma autorevole da Rondi. Questa autonomia del Festival è stata una degli elementi di forza di un evento culturale che, in soli due anni, ha conquistato attenzione e prestigio in tutto il mondo. Continueremo a batterci affinché il Festival possa anche nelle prossime edizioni lavorare in assoluta autonomia, ma a questo punto, se si vuole continuare la collaborazione istituzionale, è assolutamente opportuno che l'assessore Croppi chiarisca la sua posizione».

E Croppi chiarisce, ribadendo che «ovviamente, l’amministrazoone capitolina ha una certa sensibilità sul tema, ma ciò non comporta alcuna influenza. E, riguardo alle modalità di selezione delle pellicole, ripeto che gli organi della Fondazione agiscono in totale autonomia». Cosa che viene ribadita dal presidente della Fondazione, Rondi. Comunque, il film di Soavi verrà proiettato, ma in una serata speciale «perchè mi è sembrato più di taglio televisivo che cinematografico», spiega la presidente dei selezionatori, Piera Detassis. E si sussurra che l’evento sia stato programmato grazie a un autorevole intervento del ministro della Cultura, Bondi. Non è però contento l’autore del libro a cui è ispirato il film, Giampaolo Pansa, che accusa la sinistra di «codardia».
C.Ter.

da ilmessaggero.it
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