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Autore Discussione: JOSÉ MANUEL BARROSO. Il compito dei leader europei  (Letto 2280 volte)
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« inserito:: Ottobre 02, 2008, 01:45:20 pm »

ECONOMIA    L'INTERVENTO

Il compito dei leader europei

di JOSÉ MANUEL BARROSO


La crisi finanziaria, iniziata poco più di un anno fa negli Stati Uniti, ha avuto ripercussioni mondiali in quanto a velocità ed entità. Nessuno può ritenersi al riparo. Abbiamo assistito al crollo improvviso di alcuni dei giganti del mondo finanziario.

Di colpo il futuro di molte famiglie e di molte imprese è diventato meno roseo. Ci sarà tempo per analizzare i come e i perché. Ciò che conta in questo momento è che i leader politici forniscano le risposte adeguate per far fronte alla crisi nell'immediato, proteggendo i risparmi dei cittadini e mettendo a disposizione delle imprese il credito di cui necessitano, e che si provveda quindi ad istituire un sistema che garantisca un miglior governo della finanza nel futuro.

Negli ultimi anni, l'Unione europea ha dispiegato un'azione diversificata volta ad affrontare i problemi del sistema finanziario tramite i governi nazionali, la Banca centrale europea e la Commissione europea. In Europa migliora la trasparenza, la vigilanza e gli standard, anche se la risposta europea rimane essenzialmente di natura nazionale. Sebbene l'Ue conti oltre 8.000 banche, i due terzi degli attivi bancari totali dell'Unione appartengono ad appena 44 banche transfrontaliere, molte delle quali operanti almeno in sei Stati membri diversi. E' il funzionamento del mercato unico, anche se poi le banche transfrontaliere sono soggette a diversi sistemi di vigilanza nei diversi Stati membri.

In questi ultimi giorni gli attori centrali hanno dimostrato di essere in grado di unire le proprie forze per fronteggiare prontamente i problemi. La capacità dell'Ue di intervenire a caldo deve ora trasformarsi in un sistema più solido - più europeo - nel medio termine. Una cooperazione più strutturata implicherebbe scelte rivelatesi troppo difficili in passato. E' tuttavia giusto colmare il divario tra un mercato che opera su scala continentale e sistemi di vigilanza nazionali. Quando una banca transfrontaliera si trova sotto pressione, trovare una soluzione con diverse autorità di vigilanza nazionali che operano in parallelo è un'operazione possibile ma non certo agevole. Sarebbe preferibile optare per la cooperazione e concordare così in precedenza le possibili reazioni.

I leader politici, i ministeri delle finanze, le banche centrali e le autorità di vigilanza dell'Unione hanno enormi conoscenze ed esperienza in materia. E' nostro dovere garantire ai cittadini europei che esse siano messe a frutto nel modo migliore. La Commissione europea è intenzionata ad operare a tal fine e nel modo più adeguato. Le norme europee nel settore della concorrenza e degli aiuti di Stato sono già di supporto. Negli interventi decisivi degli ultimi giorni, esse si sono rivelate in grado di svolgere il proprio ruolo in modo rapido, flessibile e pronto; queste norme sono la garanzia che le decisioni in materia di salvataggio e ristrutturazione non avvantaggino in modo indebito alcuni attori o alcuni paesi.

Il nostro obiettivo principale deve essere quello di ripristinare la piena fiducia all'interno del settore finanziario e di riscattare il sistema finanziario agli occhi del pubblico. E' difficile immaginare di raggiungere questo obiettivo senza aumentare la sorveglianza e la cooperazione a livello dell'Unione.
Occorrerà un profondo impegno per individuare i sistemi adeguati a gestire i mercati finanziari odierni. In questa settimana, la Commissione europea ha formulato proposte per migliorare la qualità del capitale detenuto dalle banche e per sottoporre le banche transfrontaliere dell'Unione ad autorità di vigilanza riunite in collegi. Nelle prossime settimane, sarà la volta di un nuovo sistema di regolamentazione per le agenzie di rating del credito. Queste proposte saranno tanto più efficaci a ripristinare la fiducia quanto più rapida sarà la loro adozione da parte degli Stati membri e del Parlamento europeo.

Oltre alla vasta scaletta di misure convenute dai ministri delle finanze e alle suddette proposte della Commissione, spero si possa fare di più:
- adottare provvedimenti concertati e di rapida attuazione ad esempio in materia di vigilanza a livello dell'Ue per le banche transfrontaliere;
- assicurare sistemi più coerenti di garanzia dei depositi in tutti gli Stati membri;
- approntare nuovi meccanismi per valutare le "attività complesse", evitare la volatilità dei prezzi sui mercati turbolenti e garantire che le banche dell'Unione operino in condizioni di parità rispetto alle proprie controparti in merito a questioni quali l'applicazione delle regole contabili.

Provvederemo inoltre ad approfondire la questione delle retribuzioni manageriali, sulla base delle raccomandazioni già formulate dalla Commissione nel 2004 (se avessero avuto un più ampio seguito, alcuni problemi avrebbero potuto essere forse evitati).

E' arrivato il momento di prescindere dalla prospettiva nazionale: uno degli insegnamenti della crisi in corso è che il livello di integrazione dei mercati finanziari internazionali presuppone il superamento delle frontiere nazionali. In presenza di banche e organismi finanziari internazionali, anche i regolatori e le istanze di tutela degli interessi dei depositanti devono poter agire rapidamente superando le frontiere.

Avendo constatato la capacità dell'Unione di rispondere alle sfide in molte circostanze diverse, sono fiducioso che saremo in grado di fare altrettanto in questa occasione, se ne avremo la volontà politica. Grazie all'esperienza maturata nel combinare competenze tecniche e supervisione politica, ritengo che l'Ue abbia molto da offrire, tanto all'Europa quanto ad un mondo che anela ad un sistema migliore per regolare in futuro i mercati finanziari. E' ottima la proposta del presidente Sarkozy di convocare una conferenza internazionale: abbiamo vissuto con il sistema attuale per oltre 50 anni ma è nostro dovere ora assicurare a coloro colpiti dalla crisi che faremo del nostro meglio per garantire stabilità e prosperità in futuro.

L'autore è presidente della Commissione europea

(2 ottobre 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 02, 2008, 04:13:27 pm »

STRATEGIE ANTICRISI

Ubs torna a fare la banca tradizionale

Il colosso svizzero taglia 2000 posti nell'investment banking e cambia metà del consiglio di amministrazione



BASILEA (SVIZZERA) - Ubs cambia strada. Il colosso svizzero del credito, il primo e il più gravemente colpito tra gli istituti europei dalla crisi americana dei mutui subprime, taglia l’investment banking e torna a fare la banca tradizionale. Nei numeri la decisione si riflette sul taglio di circa 2 mila dei 19 mila addetti del settore investment banking, circa il 10% dunque rimarrà a casa. Un colpo duro, ma inevitabile visto il cambiamento di rotta.

L'ASSEMBLEA - La terza assemblea dei soci nel corso dell’anno, in corso alla St. Jacobshalle di Basilea, si è aperta con un filo di speranza. Qui, dove l’uragano statunitense si è abbattuto con maggior forza, otto mesi dopo la drammatica assemblea del 27 febbraio che richiamò più di 6 mila piccoli azionisti inferociti, si intravede la possibile uscita dal tunnel della crisi più nera dal 1929. Peter Kurer, il presidente eletto il 23 aprile scorso, lo ha detto senza mezzi termini: «Si è rotto il modello di investment banking che Wall Street aveva creato e Ubs si è adeguata. Siamo probabilmente coloro che hanno percorso più strada per uscire dalla crisi, ma questo perché siamo stati colpiti tra i primi in Europa e non abbiamo perso tempo. Siamo intervenuti sia negli equilibri interni sia nelle strategie. Abbiamo cambiato quasi metà del nostro consiglio di amministrazione. Ora dobbiamo partire dal presupposto che queste condizioni avverse perdureranno fino al 2009 influenzando la ripresa dell’industria finanziaria e di Ubs in particolare. Ma sono convinto che Ubs riuscirà a realizzare di nuovo degli utili nel 2009, anno che nel complesso si rivelerà redditizio, con un ritorno alla distribuzione di un dividendo nel 2010. Abbiamo un solo obiettivo che ci guida nel nostro operare, ridare credibilità e fiducia a Ubs».

MANCANZA DI FIDUCIA - Fiducia che i mercati stentano a concedere, perché nel Vecchio continente la crisi è attualissima. Ubs, che un anno fa valeva in Borsa oltre 80 franchi ha toccato la scorsa settimana quota 15 franchi ed è rimbalzata mercoledì, guadagnando oltre il 2%, sull’annuncio dei massicci licenziamenti nell’investiment banking. Resta però sotto quota 20 franchi, a meno di un quarto di quanto valeva un anno fa. Kurer però è ottimista e i 2.372 soci presenti oggi sulle gradinate del palazzo dello sport di Basilea hanno un atteggiamento molto più conciliante rispetto allo scorso febbraio. Gli interventi sono in corso ma tutto lascia presupporre che il cambio dei quattro amministratori (Sally Bott, Rainer-Marc Frey, Bruno Gehrig e William Parrett al posto dei dimissionari Stephan Haering, Rolf A. Meyer , Peter Spulher e Larry Weinbach), avverrà senza particolari resistenze. In prima fila l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, che di Ubs è vicepresidente non esecutivo.

Stefano Righi
02 ottobre 2008

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