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Autore Discussione: Marco Imarisio. - E Casaleggio cambia strategia: «Dobbiamo sorridere di più»  (Letto 2058 volte)
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« inserito:: Maggio 28, 2014, 12:24:08 pm »

DOPO LA SCONFITTA ALLE EUROPEE
E Casaleggio cambia strategia: «Dobbiamo sorridere di più»
L’autocritica con Grillo: troppa aggressività provoca assuefazione

di Marco Imarisio

MILANO - Il piano B non esiste. E al mattino presto la colpa è degli italiani. Beppe Grillo esce dall’hotel in pieno centro, a due passi dalla sede della Casaleggio e Associati. La faccia suggerisce che non è giornata. Appare stanco, provato, reduce da un sonno pieno di cattivi pensieri. L’approccio è rabbioso. «Se mi aspettavo di più? Voi guardate sempre a noi, alle nostre speranze. Ma sono gli italiani ad avere aspettative allucinanti nei nostri confronti. La gente che ci vota deve capire che non si può cambiare il Paese in un tempo così breve».

La porta della Kia bianca si chiude con un botto. Le premesse della giornata sono plumbee, in linea con risultati elettorali da doccia fredda. Grillo riappare solo dopo otto ore in compagnia di Casaleggio e del suo staff, trascorse ad analizzare gli errori commessi in una campagna elettorale che doveva essere trionfale, basata com’era sul voto di protesta, e si è rivelata invece una specie di Waterloo a Cinque stelle. A fare da spartiacque c’è però il video registrato poco prima dell’ora di pranzo, sfondo blu e il faccione dell’ex comico genovese che appare rilassato, una cosa rara, persino autoironico, una primizia assoluta, nella sua analisi di una sconfitta riconosciuta, questo va detto, con sincerità.

Quei cinque minuti così diversi dai sermoni sempre più lividi degli ultimi tempi richiamano alla mente il Grillo dei primi anni Novanta, i bei tempi quando la denuncia sociale si sposava ancora alla leggerezza. E costituiscono la prima prova palpabile di una inversione di rotta, caldamente consigliata da Casaleggio, il primo a prendere atto del paradosso di un movimento così forte nella comunicazione da averla sbagliata in modo grave. «Dobbiamo abbassare i toni» ha detto lo stratega di M5S. All’amico ha affidato un consiglio di buon senso. «Devi sforzarti di sorridere, dobbiamo sorridere di più».

La sessione di autocoscienza verteva soprattutto sulla percezione che gli italiani hanno di M5S. L’emorragia di voti è lì a dimostrare come la consueta maratona di piazza, condotta in solitaria, non abbia portato vantaggi, anzi. Il premio di consolazione che avrebbe potuto addolcire un bilancio complessivo amaro come il fiele è evaporato all’ora di pranzo. I vertici di M5S avevano buone sensazioni e sondaggi ancora migliori sull’esito delle elezioni regionali, soprattutto quelle abruzzesi, dove il vento sembrava spirare a favore del movimento e della sua candidata. Anche Grillo, dopo il comizio di cinque giorni fa a Pescara, era tornato a casa convinto del colpaccio. La carta segreta era quella. Non è andata male, è andata peggio. Casaleggio si è detto sicuro che il problema non risieda nei contenuti, ma dei toni con cui vengono declinati. Troppa rabbia, troppa aggressività, producono reazione indesiderate, come l’assuefazione, e la fuga di massa verso lidi più rassicuranti. «Io sono così» ha detto Grillo. «Non posso parlare in modo diverso».

Il video del Maalox, così verrà ricordato, forse rappresenta anche una parziale ammissione di colpa. Perché se è stata sbagliata una strategia comunicativa che si basa su un sol uomo, le responsabilità non vanno cercate molto lontano. E questo pone Grillo in una posizione inedita. La mite e lealista senatrice Elena Fattori lo dice chiaro e tondo, una primizia assoluta. «La mia non vuole essere una critica a nessuno. Ma dobbiamo riuscire a far emergere maggiormente la nostra figura di parlamentari. Siamo noi la vera spinta di M5S. Gli slogan non bastano, quelli vanno bene per gli applausi in piazza, ma con la gente dobbiamo essere più chiari sulle cose che facciamo e che vogliamo fare». Nonostante l’avvertenza iniziale, dalle sue parole mai così esplicite emerge un chiaro convitato di pietra.

Le sconfitte non scorrono come acqua sulla roccia. Lasciano sempre dei segni, producono scorie. Grillo ha sbagliato. Ne consegue che il mito della sua infallibilità non è più tale. Qualcosa sta cambiando, se anche un fedelissimo come il deputato palermitano Manlio Di Stefano, noto ai più per il gesto delle manette con il quale ha festeggiato il voto alla Camera sull’arresto del collega democratico Fracantonio Genovese, lascia intravedere una certa perplessità sulla campagna elettorale appena conclusa. «I toni di Beppe sono i toni di Beppe. Ma noi parlamentari siamo più moderati. Forse dovevamo parlarne prima tutti insieme, di sicuro avremmo dovuto trovare una via di mezzo». La ricerca comincia ora. Ma tenere insieme contenuti che resteranno radicali e la richiesta di toni più soffici a un uomo ancora convinto che là fuori ci sia un’Italia incapace di capire il suo messaggio non sarà facile. All’uscita dallo studio Casaleggio, comunque, Grillo ha abbozzato un sorriso. Almeno così sembrava.

27 maggio 2014 | 07:48
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http://www.corriere.it/politica/14_maggio_27/casaleggio-cambia-strategia-dobbiamo-sorridere-piu-233e63aa-e561-11e3-8e3e-8f5de4ddd12f.shtml
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