NATALIA ASPESI.

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Arlecchino:
SPETTACOLI & CULTURA

Esilarante puntata di "Porta a porta" fra sessuologhe e showgirl

Gli ospiti in studio a dibattere sullo spinoso argomento

Se l'orgasmo femminile entra nel salotto di Vespa

di NATALIA ASPESI

 
QUANDO non si sa dove sbattere la testa, né di cosa parlare, e un settimanale femminile ha bisogno di attenzione, e un conduttore televisivo deve evitare almeno una volta i tizzoni della politica quel giorno particolarmente incandescenti, c'è un argomento classico per andare sul sicuro: l'orgasmo femminile! Evento volatile, problema insolubile, mistero insondabile, simulazione inevitabile. E attorno a cui si può chiacchierare per secoli, senza arrivare ad alcuna soluzione neppure da parte di eminenti sessuologi, che da Kinsey in poi, intervistando ma anche molestando e pasticciando gentili cavie umane, sono arrivati a questa dotta conclusione scientifica e realistica: ci sono signore che sì e signore che no; o meglio, ci sono signore che si con uno e no con l'altro; oppure, una volta si e cento no, o una volta no e cento si, con lo stesso; o ancora, ma qui sondaggi, conduttori e sessuologi sono più cauti, per non dire muti, quasi sempre sì signora con signora, addirittura sempre sì signora con se stessa.

L'altra sera a "Porta a Porta" Bruno Vespa cinguettava zuccheroso e disinvolto dell'impervio argomento, con quattro sapienti e bellissime orgasmiche, la timida Flavia Vento, showgirl, la bellicosa Alessandra Mussolini, deputato, la pacificante Alba Parietti, conduttrice, la colta Daniela Melchiorre, sottosegretario alla giustizia: cui poi si sono aggiunti la direttrice di Grazia Vera Montanari, responsabile del sondaggio clitovaginale, il docente di sessuologia medica Emanuele Jannini, e Manuel Casella, un giovanotto che non deve aver difficoltà a compiacere le sue signore dato il fisico e il garbo, le cui credenziali scientifiche sono l'aver partecipato all'Isola dei Famosi e il cui master di fascino è l'essere il compagno di Amanda Lear.

Soverchiandosi con le spinose ma disinibite chiacchiere, le quattro esperte del ramo si sono appellate con generici commenti (e nessun riferimento alla loro probabilmente ricca casistica), al poderoso sondaggio cui ben 15.394 donne si sono affannate a rispondere spiattellando i pro e i contro della loro intimità, forse, come ha fatto osservare cautamente il sessuologo, indorando, come si dice, la pillola.

Inutilmente il conduttore tentava di estrarre dal fracasso oratorio di gelido carattere meccanico e perciò erotico come un disegno dell'apparato genitale sui testi di ostetricia, qualche simpatica porcheria o gossip; per non parlare del gentile Casella, cui non è riuscito di spiaccicare parola, mentre tentava di spiegare che in Oriente, il piacere non è solo in quella cosa là ma in ogni gesto... Figuriamoci le signore, pronte a reclamare quanto loro dovuto, pur riconoscendo sia la precaria disponibilità genitale femminile, che l'inettitudine, in generale, del maschio incaricato della bisogna.

Si è persino rispolverato il famoso Punto G, propagandato da scienziati pazzi degli anni '80, che non essendo mai stato trovato neppure da esploratori tipo Livingstone, è rimasto il massimo cruccio per le signore che se ne immaginavano prive, mentre gli addetti all'impossibile ricognizione se la davano a gambe, stanchi di immeritate figuracce.

Le cifre dei sondaggi si sa sono ballerine, le donne poi, per quieto vivere, simpaticamente mentitrici, tant'è che ben il 44% ha detto di non aver mai simulato l'orgasmo (Parietti educatamente spernacchia), mentre, mitomani, il 74% assicura di essere brava a letto, ma non si specifica in quale, ricevendo la posta del cuore molte lettere di mariti che si lamentano dell'abitudine alla paralisi notturna delle loro signore. O viceversa, peraltro. Vento, angelica: "A me piace se c'è amore". Melchiorre, pratica: "Il 36% lo fa due o tre volte la settimana, ma forse agli inizi, poi dopo una giornata di lavoro..." Mussolini, mussoliniana: "La simulazione è cosa gravissima, l'uomo va educato!" Parietti, saggia: "Ma l'uomo è narcisista, devi farlo sentire appagato, se no si avvilisce".

Come sempre da Vespa o negli altri salottini televisivi abitati da altri famelici conduttori, si parla si parla e non si conclude niente. Del resto su quell'argomento lì, c'è poco da concludere. Verrebbe da dire, vale più la pratica della grammatica, se non fosse che con la grammatica ancora oggi uomini e donne sono spesso dei veri somari, mentre per la pratica, non se ne esce, misteriosamente, e si sa già che il prossimo sondaggio anche fra cent'anni, indicherà gli stessi risultati orgasmici.

(22 settembre 2007)
da repubblica.it

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SPETTACOLI & CULTURA

Da venerdì in sala "Riprendimi" di Anna Negri il film prodotto da Francesca Neri

Generazione 30, amore e sesso dalla parte delle ragazze

Quando lui se ne va per "ripensare a se stesso" frase che molte donne hanno ascoltato...

di NATALIA ASPESI

 

MOLTE trentenni si specchieranno in questa storia da cui forse sono passate o che temono le aspetti: giovane coppia con piccino apparentemente felice si sfascia all'improvviso perché lui ha bisogno di "ripensare a se stesso". Frase antichissima, che milioni di donne nel passato hanno dovuto ascoltare, stupefatte, da un uomo in fuga verso libertà, disimpegno e sua felicità (rappresentata da eventuale altra donna).

Ma Riprendimi (che esce venerdì nelle sale) è una storia di oggi perché i trentenni che rappresenta sono labili e fragili, impazienti e soli, senza radici e costretti a non crescere da quella precarietà del lavoro che consente di vivere, inquieti, solo il presente: troppe le aspettative inculcate da pubblicità e fiction, così spesso la coppia subito si disincanta, non regge, perché mai come adesso i sogni di lei, i desideri di lui, sotto il peso della realtà, divergono, prendono altre strade.

Come capita nel film a Lucia (Alba Rohrwacher) e Giovanni (Marco Foschi), giovani sposi con un figlio piccolo e la felicità già franata via, senza che lei se ne sia accorta. Da innamorata Lucia pretende uguale amore e uguali carinerie da Giovanni, che invece si è disamorato perché non era quella, domestica, familiare, modesta, la vita che le sue ambizioni pretendevano. E perché spesso i figli, oggi, con le loro necessità inderogabili, completano la famiglia ma desertificano il letto.

Lui è un attore, precario, di fiction televisive, che sognava quella celebrità che forse non avrà mai; anche lei, che lavora come montatrice, è precaria, ma si sa, per le donne, per le mamme, il lavoro non deve essere così importante. Sarà quindi soprattutto lei a doversi arrangiare tra lavoro e figlio, con il cuore pieno di rabbia per l'abbandono che le appare ingiusto e le amiche con cui confidarsi, anche loro pasticcione in amore.

Il film è un'opera soprattutto femminile, prodotto da Francesca Neri, a cui hanno lavorato molte donne, dalla regista Anna Negri, figlia di Toni Negri, che è autrice del soggetto in parte autobiografico, e cosceneggiatrice con Giovanna Mori, alle responsabili del casting, del montaggio, del suono, del costumi. Girato in digitale, ha avuto pure un budget femminile, cioè molto basso, 700 mila euro. Il titolo del film, Riprendimi, segnala il consenso, anzi il bisogno contemporaneo di diventare immagine e documento, di vedere la propria storia filmata da altri perché diventi fiction, quindi realtà, di tanti ragazzi di oggi, anche se per età Giovanni e Lucia non appartengono più alla YouTube Generation.

Così i due sfigati documentaristi, Eros (Alessandro Averone) e Giorgio (Stefano Fresi), dal documentario sociale e politico sul precariato nel mondo dello spettacolo che volevano girare, si ritrovano a filmare melodramma e sentimento nella crisi di una coppia, a cui si appassionano, diventando i testimoni della fuga di Giovanni e del suo nuovo innamoramento per un'altra bella precaria, l'otorinolaringoiatra Michela (Valentina Lodovini), del dolore e della solitudine di Lucia e dei suoi tentativi di riprendersi il marito e il padre di suo figlio.

È questa smania giovane di farsi immagine a rendere plausibile che Giovanni e Michela si lascino riprendere mentre fanno l'amore, s'immagina scomodamente soprattutto per lei, distesi sui gradini di casa, o che Lucia consenta al documentarista Giorgio di filmarla in camera da letto mentre si addormenta.

Non si sa se è esaltante, oppure scoraggiante, che un film ci ricordi come l'amore, o meglio un uomo, quell'uomo, sia assolutamente centrale per la vita delle donne (c'è pure un suicidio d'amore, episodio non indispensabile). Mentre per un uomo l'innamoramento è soprattutto sesso, e nel momento stesso in cui l'amore comporta responsabilità, un figlio, sopravviene a gelarlo la paura. Il fatto è che la storia, il film, l'ha scritta, l'ha girata una donna. Dalla parte di lei, ovviamente, oggi generalmente sperduta ma anche, e non si trova altra espressione pertinente, molto incazzata.

(8 aprile 2008)

da repubblica.it

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POLITICA

Antonella, Evelina, Elena, Eleonora, Camilla: storia di seduzione e intercettazioni

Tra una telefonata e una raccomandazione inseguendo l'agognata facile celebrità

Le favorite ai tempi del Cavaliere

Le richieste per entrare in paradiso

di NATALIA ASPESI

 

IL POTERE delle donne è sempre passato attraverso quello degli uomini, che ne sono tuttora i veri e soli detentori. Le favorite dei re, le 'grandes horizontales' fine '800, le cinedive di Hollywood che per essere tali dovevano attardarsi sul classico sofà dei produttori, sapevano che la sola forza femminile rispetto alla sola debolezza maschile era quella del sesso: o comunque non c'erano strade diverse dell'autorevole appoggio, dalla condiscendenza, protezione, attenzione, interessamento, intervento di un uomo importante per diventare loro stesse importanti.

Nel tempo le richieste di favori si sono banalizzate: dal titolo nobiliare e dal diritto di mettere il naso negli affari di stato, a gioielli, carrozze e ville, da un ferreo contratto da star per grandi film con registi celebri a, adesso, una comparsata nel luogo più buio della televisione italiana, la fiction casereccia, l'ultimo angoscioso paradiso dell'agognata facile celebrità.

Dalle intercettazioni delle telefonate negli ultimi mesi del 2007 tra i protagonisti di questa storia umiliante, appare per prima cosa stupefacente che sia stato così facile, in questo caso per non poche giovani donne, mettersi direttamente in contatto con un uomo di massimo potere politico e mediatico, in quel periodo non a capo del governo ma che comunque si poteva immaginare superindaffarato sia col business che con gli avvocati che con la potente macchina per vincere le vicine elezioni (che comprendeva anche un gran lavoro per l'ingaggio di alcuni esponenti avversari).

Antonella, Evelina, Elena, Eleonora, Camilla e certamente altre, sapevano di avere tutto il diritto di abusare della sua generosità e di intasargli i cellulari tempestandolo di telefonate ad ogni ora del giorno e della notte, di pretendere favori e raccomandazioni, di comportarsi da 'pazza pericolosa' o da 'frustrata assoluta', di spaventarlo con le minacce, di obbligarlo a chiedere per loro, a suoi dipendenti o a persone ansiose di compiacerlo, particine nel mare di fiction che intasano la televisione; non solo in quelle Mediaset di cui Berlusconi è direttamente padrone, ma anche in quelle della cosiddetta concorrenza, attraverso i premurosi servigi del povero Agostino Saccà, allora direttore di Rai Fiction.

Ognuna di queste questuanti, come tante altre raccomandate da centinaia di altri potenti, non avevano, non hanno, almeno per ora, delle carriere folgoranti. Elena ha un suo sito ufficiale bilingue in cui racconta di essere venuta a Roma da Napoli nel 1993 e di aver partecipato al film 'Baciami Piccinà di Ciampanelli, Camilla ha un blog e ha iniziato come tronista a 'Uomini e donne', Evelina è apparsa un secondo in 'Alessandro Magnò di Oliver Stone, su una copertina di Panorama e in un 'Padre Piò televisivo; Antonella non ha lasciato grandi tracce in 'Casomaì di D'Alatri, né alcun dizionario del cinema segnala 'Balcancan' del macedone Mitrevski in cui ha iniziato la sua carriera: finalmente Saccà ottiene qualcosa e per lei si inventa un apposita particina nella superfiction Rai 'Capri'.

Ma non sempre Agostino ce la fa: per quanto potente sia lui e soprattutto chi gli chiede questi modesti favori, capita che i provini delle ragazze pur raccomandate si dimostrino un tale sfacelo che registi e produttori eroicamente si ribellino all'imposizione. E tuttavia si capisce perché spesso una parte della nostra fiction pur amata dal pubblico, sia così desolata.

C'è questa folla sempre più inquieta di ragazze che sarebbero belle se non fossero tutte uguali, con le stesse pettinature e le stesse boccone e gli stessi reggipetti e lo stesso sorriso privo di seduzione; per uscire dalla palude dell'intercambialità non viene loro in mente magari di studiare, la via più facile è sempre quella, l'aiutino del potente, forse con uno scambio di cortesie. Tanto capita che nessuno chieda a queste 'attrici' non si dice di saper recitare, ma neppure di essere in grado di scandire l'italiano e di esprimere anche a caso una qualsiasi emozione.

(28 giugno 2008)

da repubblica.it

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SPETTACOLI & CULTURA     

L'attrice è a Londra sul set di "Nine", tratto da Fellini insieme a Marion Cotillard, Penélope Cruz e Nicole Kidman

Il ritorno di Sophia Loren gli scatti segreti dell'ultima diva

di NATALIA ASPESI

 
E' A LONDRA a lavorare, e lavorare per lei vuole dire essere se stessa: liberarsi recitando dalla eterna, piccola, indimenticata Scicolone, per essere la Loren; Sofia, anzi Sophia, la grande attrice, la diva internazionale, la donna segreta, la madre orgogliosa di due figli di successo, lontani, Carlo jr. ed Edoardo, la nonna dei piccoli Vittorio, un anno, e Lucia, poco più di due. Sul set di Nine, il film tratto dal musical ispirato a Otto e mezzo di Federico Fellini, andato in scena con grande successo nel 1982, sta vivendo "un'esperienza bellissima, il cinema è fatto così, ti ritrovi ad ogni film in una nuova famiglia, e questa mi pare particolarmente armoniosa. Il regista Rob Marshall è adorabile e poi per noi italiani partecipare a un musical è un'esperienza nuova, coinvolgente. La cosa bella è che canto, tra l'altro una canzone che mi piace molto, intitolata Guarda la luna".

Il regista in crisi creativa, che nel capolavoro di Fellini era Marcello Mastroianni, qui è Daniel Day-Lewis, fascinoso attore appena uscito dal ruolo aspro e desolato de Il petroliere. Sophia è la mamma dei suoi ricordi adolescenti, la donna bellissima e insostituibile evocata con nostalgia e di cui nessun altra è all'altezza: la moglie, l'amante, la musa, l'attrice preferita, l'avventura, le donne che circondano il personaggio Guido Contini, giovani e meno giovani, belle e meno belle, non riescono a cancellare quella figura incombente, quell'ombra di materna, ineguagliata femminilità.

Ma anche nella realtà, Marion Cotillard, Oscar alla miglior attrice per La vie en rose, e Penélope Cruz, e Nicole Kidman, interpreti del film e tutte e tre all'apice di una carriera fortunata, brave, giovani e molto belle, non eguagliano Sophia; non sono, non saranno mai un mito senza tramonto come da sempre è lei, che ha attraversato la vita in assoluta discrezione, immutabile e intangibile, star riconosciuta in tutto il mondo, quasi sessant'anni di cinema, una settantina di film, eppure persona sconosciuta, donna senza segreti da nascondere, eppure del tutto segreta.

"La parola "azione" mi libera, ridivento naturale, le mie inibizioni svaniscono, dimentico tutto", ha detto una volta Sophia. E questa è una delle sue frasi riportate nel libro fotografico Sophia Loren, Immagini di una vita, pubblicato da Tea: una vita raccontata dall'obbiettivo, quindi esteriore, che non intacca il suo geloso ritegno, la difesa dei suoi sentimenti, il suo mistero, che nessuna intervista, nessuna biografia è riuscita a rivelare.

Eppure Sophia è continuamente alla ribalta: solo due anni fa, nell'aprile 2006, una grande mostra a Roma al Vittoriano, Scicolone, Lazzaro, Loren, l'ha celebrata con la sua entusiasta collaborazione. Ricorda: "Per tre mesi ho frugato in tutta la casa, navigando in un fiume di ricordi, belli e brutti, e ho raccolto di tutto, vestiti, fotografie, copertine di giornali, premi. Che vita ho vissuto, una vita pienamente realizzata, ho avuto tutto".

Alla festa veltroniana del cinema, sempre a Roma, nell'ottobre 2007, ha ricevuto uno dei tanti premi tributati alla sua carriera, e mentre risaliva sola il grande tappeto rosso, dietro le transenne c'era una grande folla entusiasta ad applaudirla, a chiederle l'autografo, oggi come sempre, ai tempi della Ciociara e degli Oscar, della nascita dei suoi figli e di Una giornata particolare, della prigione di Caserta e dei trionfi a Hollywood, del calendario Pirelli nel 2007 e di oggi, ovunque vada e lavori.

La storia della sua vita, della sua carriera, dei suoi film, della sua bellezza, continua a incuriosire, e infatti escono adesso, contemporaneamente, due libri: uno di Rizzoli con le belle foto di Tazio Secchiaroli, tra cui quelle più rare, di lei col marito Carlo e i loro due bambini piccoli, immagini di intima felicità domestica, o quelle dei principeschi interni di dimore eccessive, da diva internazionale, che ha lasciato da tempo per il quieto, elegante appartamento di Ginevra.

L'altro volume è quello di Tea, che seleziona nei milioni di fotografie della star, quelle più significative per il curatore Yann-Brice Dherbier, che di lei scrive: "Anche all'apice della sua carriera non si è mai sentita intoccabile, forse a causa della sua educazione, certo per l'impronta del passato, è rimasta vigile, consapevole che tutto sarebbe potuto crollare da un momento all'altro: uno stato d'animo che spiega l'energia e la tenacia che hanno animato ogni tappa della sua vita". Dice Sophia: "Il libro mi è piaciuto, ci sono persino fotografie che non ricordavo. Però nessuno mi ha avvertito che stavano facendo questo libro, nessuno mi ha interpellato, non è la prima volta che mi trattano come un fagotto, ma pazienza, il risultato è buono".
A Londra lavora quattro giorni alla settimana, poi subito torna a Ginevra, in quella casa che per lei è come un fortino che quasi nessuno può espugnare, in mezzo alle sue foto, alle centinaia di premi, e ai quadri d'autore. E in quel vuoto, in quel silenzio che occupa ogni stanza da quando Carlo Ponti, suo marito, si è spento nel gennaio del 2007 e dove lei invece lo ritrova nei ricordi solo suoi, nei pensieri che nessuno conosce: un matrimonio durato più di quarant'anni, una fedeltà coniugale che nessuno dei tanti celebri innamorati né l'informazione più curiosa sono mai riusciti a scalfire.

Per Natale arriveranno tutti, i figli, le nuore, i nipotini. Dice nonna Sophia: "È bello che la vita continui, sapere che una parte di te non si spegnerà mai. E poi, con i nipoti mi diverto molto, fare la nonna forse è ancora più appagante che essere madre perché senti meno il peso delle responsabilità". Il tempo cancella ciò che è effimero, la fama, il successo, la bellezza dei divi, ma non tocca Sophia. Come ha detto una volta Gianfranco Ferrè, quando come direttore creativo di Dior l'aveva vestita sontuosamente, esageratamente, per il film Prêt-à-porter di Altman: "Lei è l'ultima grande diva; non è amata perché è bella, ma perché è vera".

(30 novembre 2008)
da repubblica.it

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Veronica e le donne al tempo del Cavaliere

di NATALIA ASPESI


Lui un buon uomo addolorato, un marito ferito, un padre che, pur oberato dai suoi impegni internazionali, passa le serate col figlio e spera solo in una riconciliazione, in nome dell'amore e della famiglia: lei una povera donna che è caduta in una trappola mediatica, una moglie che si è fatta plagiare, una persona fragile, incapace di autonomia, forse addirittura disturbata, per non dire matta.

La vera trappola mediatica è invece la "rotocalchizzazione", quella che il potente sbarramento di quotidiani, settimanali, mensili, televisioni, siti al servizio del premier, ogni giorno si spalanca su Veronica Lario, per macchiarla, denigrarla, distruggerla. Per fare di lei non una moglie che non sopportando più le umiliazioni e le stranezze del marito, chiede come è suo diritto la separazione, ma una creatura suggestionabile, instabile, irragionevole, soggetta a incubi, forse addirittura pericolosa a sé e agli altri. É come se all'impero della comunicazione di cui il premier è padrone, fosse stato ordinato non tanto di far rilucere le sante ragioni di un marito sofferente per le folli accuse di una moglie, contemporaneamente sottolineando la sventatezza e i torti di lei: ma piuttosto di rendere questa moglie da subito inaffidabile, incapace di intendere e volere, nel caso decidesse prima o poi di dire la sua: perché nessuno conosce, oltre alle virtù di un marito, i suoi segreti, gli errori, le debolezze, i peccati, gli abissi, più di una compagna di trent'anni di vita.

Ma la signora Lario tace, non reagisce a nessuna provocazione, ha scelto, con grande intelligenza e fermezza, il silenzio, l'ombra, l'invisibilità. E nella volgare ragnatela di pettegolezzi, pareri, offese, diagnosi, barzellette, sondaggi, supposizioni, invettive, sghignazzi, ragazzette e ministre e vecchie foto, che stanno macchiando la sempre più servizievole e provinciale informazione italiana, quel silenzio, quell'ombra, quell'invisibilità, mettono a disagio i lanzichenecchi dell'insulto, li fanno sentire impotenti, nell'incapacità di creare un vero e proprio scontro che consenta loro aggressioni sempre più violente e infamanti.

Il silenzio, per ora, è la lama più affilata che la signora Lario, una moglie come tante, come tante offesa, che ha con sé solo il potere delle sue ragioni e della sua ragione, può opporre non a un marito come tanti, ma a un premier che si crede invincibile e immortale, ricchissimo e certo che tutto sia in vendita, che ha con sé un governo che mai dissente, una maggioranza parlamentare ubbidiente, una moltitudine di avvocati sapienti, una folla di cortigiani disposti a tutto, un muro compatto di giornali e televisioni di massimo cinismo, una parte rilevante degli italiani, uomini e donne, intrappolati da una specie di incantamento che nulla scalfisce. Forse le ultime avventure familiari ed extrafamiliari? Dipende: un sondaggio Swg dice che il 67% degli italiani si schiera con Veronica, mentre dai focus group di parte risulta che stanno con Silvio l'85% delle donne italiane.

Delle donne, italiane! Di sicuro una balla, o una macroesagerazione, ma è vero che le ultime vicende personali di cui è stato protagonista il presidente del consiglio, hanno esasperato una nuova mutazione, un ripiegamento, una perdita di equilibrio del costume italiano, segnando la fine del politicamente corretto di genere, del rispetto verso le donne; di quelle fantomatiche pari opportunità che dopo aver prodotto una deliziosa ministra carica di sue invidiabili opportunità e quindi antifemminista, servono solo a privilegiare ragazze giovani e carine, di cui si decantano le lauree plurime, come se bastassero a sostituire esperienza, passione, sacrificio, competenza.

Le donne sono tornate a essere il bersaglio del maschilismo più fascistoide, con giornali che delle signore che danno fastidio pubblicano subito foto discinte e rastrellamento di ex amanti, perché la donna torna ad essere solo corpo, solo sesso, da disprezzare, irridere, additare al pubblico ludibrio, oppure, se servizievole, da esaltare e promuovere, soprattutto nella freschezza e stupidaggine della minore età. Bastava vedere nell'ormai celebre puntata di Annozero, con che disprezzo virilista l'avvocato Ghedini al servizio del premier e quindi promosso parlamentare, trattava Emma Bonino, la cui fermezza, e intelligenza, e preparazione, e storia, meritano sempre ascolto; ma non per Ghedini, cresciuto alla scuola che se irridi e parli sulle parole dell'altro, quelle parole preziose vengono cancellate. E nella stessa trasmissione si ha avuto la conferma che anche le donne hanno perso la testa: dopo che Noemi Letizia è stata paragonata a Cenerentola, la direttrice di un settimanale rosa, graziosa anche se non minorenne, ha spiegato il suo appoggio al presidente del consiglio in veste di marito perché "è bellissimo" e pure molto galante. Il boato del pubblico l'ha molto stupita, e amareggiata. Tutti i settimanali di gossip, non solo quelli di proprietà berlusconiana, con qualche distinguo, hanno elogiato, in questa occasione di prezioso pettegolezzo, oltre al politico, il tombeur des femmes, dando vita al nuovo Principe Azzurro che fa impazzire le donne: ultrasettantenne, sempre truccato, con cinque figli e due mogli, simpaticamente donnaiolo, e con un patrimonio e un potere immenso che nessun principe azzurro tradizionale si è mai sognato di possedere. Il colpo finale lo ha dato la piccola massima diva del momento, la diciottenne Noemi che con la sua grazia gentile è un clone indistinguibile delle sue coetanee, tutte con capelli biondi e lisci, corpicino stretto, sorriso fisso, pazze per lo shopping, meta Il Grande Fratello, per lei oltre a papi, si capisce.

E' stata lei, in totale incoscienza, a sfoderare una parola che era uscita dal vocabolario di uomini e donne persino in confessionale, che non era più comparsa tra i problemi, le angustie e le indispensabili virtù femminili: proprio lei ci ha ricordato che "la verginità è un valore importante" e chissà come si dispereranno i suoi cloni, che se ne erano dimenticate e potrebbero da adesso sentirsi fuori moda.

(13 maggio 2009)
da repubblica.it

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