LA-U dell'OLIVO
Maggio 05, 2024, 09:59:47 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Pasquale Buono, Tre sacchi di lettere e regali per l’uomo malato di solitudine  (Letto 2212 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Maggio 18, 2013, 04:46:34 pm »

Cronache
18/05/2013 - Caserta

Tre sacchi di lettere e regali per l’uomo malato di solitudine


Pasquale Buono, 63 anni, vive in un appartamento di due stanze nel centro storico di Santa Maria in Vico (Caserta)

Quindici anni fa è stato colpito da un ictus e oggi passa le sue giornate davanti alla tv

Dopo il Buongiorno di Gramellini l’Italia si mobilita per Pasquale

Maria Corbi

Inviata a Santa Maria a Vico (Caserta)

Il 14 maggio il «Buongiorno» di Massimo Gramellini era dedicato alla vicenda di Pasquale Buono. (eccolo) 

«Il postino urlava…». È soddisfatto Pasquale Buono mentre racconta con gli occhi, a gesti, con un linguaggio ferito dall’ictus che lo ha colpito 15 anni fa, dei biglietti, dei pacchi che stanno arrivando a casa sua da quando Massimo Gramellini su «La Stampa» ha pubblicato la sua lettera dove chiedeva un po’ di attenzione. 

Niente soldi, ma opere di bene: «Sarà il mio onomastico e mi piacerebbe ricevere tanti biglietti d’auguri da inondare la casella postale. Almeno quel giorno vorrei sentirmi coccolato, respirare il profumo della vita. Grazie al buon cuore di quanti vorranno scrivermi. La autorizzo a pubblicare il mio recapito: Pasquale Buono, via Appia 319. 81028 S. Maria a Vico (Ce)». 

Ed eccola, la sua casa, in un vicolo del centro antico, un piano ammezzato, camera, cucina e bagno. Accanto alla sua poltrona posizionata in un corridoio che funge da salotto ci sono tre enormi sacchi pieni di biglietti di auguri. «Il postino urlava…». Sembra felice Pasquale oggi, in questo onomastico speciale. Ride e non si vuole fare fotografare con la maglietta della salute, senza camicia, ma poi si distrae. C’è la figlia Marcella, travolta da questa storia. «Perché non è vero che lo abbiamo abbandonato; io e i miei due fratelli che vivono al Nord ci occupiamo di lui». Pasquale ascolta e alza le spalle. Ma con la testa dice «è vero». Non parla da quel maledetto giorno di 15 anni fa in cui l’ictus gli ha paralizzato la parte destra del corpo, ma si fa capire e per esprimersi usa il cellulare con cui manda freneticamente messaggi. 

Arriva di nuovo un postino e porta un pacco, di polistirolo. Dentro c’è una torta di mele, regalo di un raviolificio piemontese, accompagnata da una lettera con la foto della famiglia. «Non posso mangiarla», spiega Pasquale che soffre di diabete e che l’anno scorso è stato ricoverato due mesi. Adesso la figlia vorrebbe fargli fare un check up ma lui dice «no, non se ne parla». Sul piccolo divanetto c’è la maglia azzurra con il numero 10, regalo della Nazionale di calcio, sul tavolo della cucina una pianta grassa, regalo della chiesa. Pasquale ride, come un bambino che ha fatto una marachella. La figlia spiega che a lei non «importa di quello che pensa adesso, dopo la lettera, la gente», «sono in pace con la coscienza». Marcella lavora, ha marito e due figli, e appena può viene dal padre. «È vero che hai cacciato la donna delle pulizie papà?». Pasquale annuisce. «È vero che hai cacciato anche la donna che ti portava il pranzo?». Pasquale annuisce e spiega che lui vuole «cucinare da solo». 

È certamente solo, Pasquale, ma non abbandonato. È orgoglioso dei due figli che sono emigrati per lavorare. Uno fa il dentista, l’altro è in Marina. Da questi sprazzi di passato, dalle parole di Marcella, dagli sguardi di Pasquale, e dalle foto appese alle pareti, si può immaginare una vita non facile, una famiglia che ne ha vissute tante, caratteri complicati. Dinamiche in cui è impossibile entrare nel breve tempo di una visita. «Mio padre nella vita non ha mai pensato al futuro, né al suo né al nostro, ma ha un cuore d’oro», racconta Marcella.

Alle pareti il congedo dalla polizia di Stato, datato 1971. «Me ne andai perché feci la fuitina con la mia fidanzata e allora non ci si poteva sposare quando si voleva se eri in polizia». Nuova vita, nuovo lavoro: rappresentante di scarpe. E un grande dolore quando la moglie 1986 lo abbandonò insieme ai figli. Pasquale e i tre ragazzi si trasferirono da sua madre che per tutti è stata un punto di riferimento. Poi se ne è andata anche lei. I figli al Nord, la figlia sposata, e tutte quelle fidanzate, negli anni della ricerca di una nuova compagna di vita, che adesso sorridono dalle cornici in casa, per sempre lontane. 

Pasquale ha 63 anni, non sono tanti, ma ne dimostra molti di più. La malattia lo ha sfregiato e solo negli occhi riesci a ritrovare quell’uomo
dall’aspetto gioviale che sorride nella foto del matrimonio della figlia Marcella. Ma oggi Pasquale sorride guardando i sacchi con le lettere: «L’Italia mi ama».

DA - http://www.lastampa.it/2013/05/18/italia/cronache/tre-sacchi-di-lettere-e-regali-per-l-uomo-malato-di-solitudine-jWFKWpkLlLk6r4E6aldPtJ/pagina.html
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!