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Autore Discussione: Ruggiero Corcella. Farmaci introvabili, sotto accusa l'esportazione parallela...  (Letto 1736 volte)
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« inserito:: Luglio 06, 2013, 07:40:40 pm »

Esposto di Federfarma Roma

Farmaci introvabili, sotto accusa l'esportazione parallela in Europa

Carenza di medicinali, anche salva-vita, sugli scaffali a causa del commercio, legale, dall'Italia verso i Paesi del Nord


MILANO - Medicinali introvabili sugli scaffali delle farmacie. E non medicinali qualunque: si va da quello utilizzato per trattare il dolore neuropatico e il disturbo d’ansia generalizzata, ad alcuni antidepressivi, antiepilettici fino a medicinali fondamentali per la cura di malattie degenerative, come il morbo di Parkinson. La loro carenza costringe i farmacisti a penose quanto inutili "cacce al tesoro". E lo stesso vale per i malati, che poi ovviamente riversano la loro (giusta) ira sui professionisti. Un problema ben noto a tutti i livelli della sanità italiana, ma finora rimasto senza soluzioni. La situazione è diventata però insostenibile a tal punto da spingere questa mattina Federfarma Roma a presentare un esposto alla. Procura della Repubblica proprio per denunciare «le gravi carenze sul territorio», se non addirittura «l'irreperibilità per lunghi periodi (più di 20 giorni) di alcuni farmaci», in particolar modo quelli innovativi, ad elevato valore terapeutico, ad alto costo e senza un equivalente alternativo.

LA LETTERA DEL FARMACISTA - Lasciamo spiegare quanto sta accadendo a Paolo Borasi, titolare di una farmacia a Milano, che si è rivolto al Corriere della Sera: «Da un po' di tempo assisto, umiliato come professionista, a questo grave fenomeno: farmaci anche essenziali che sono assenti ("la ditta non consegna") o "contingentati", cioè ne consegnano un pezzo ogni tanto. Così farmaci antitrombotici o antiparkinsoniani, "salvavita" e così via non possono aiutare i pazienti, che affrontano un vero calvario per reperire quanto prescritto. Indagando, salta fuori la verità: i farmaci suddetti, dal momento che all'estero costano molto di più, vengono dalle ditte, dai grossisti o da farmacisti stessi, "accaparrati", ceduti al miglior acquirente. La politica dei prezzi in Italia è sbagliata (una scatola di un cortisonico costa meno di un caffè, per esempio), ma uno scandalo del genere sulla pelle della gente non va passato sotto silenzio. Oltretutto pare che alle grandi catene di farmacie questi farmaci arrivino con una certa regolarità. E allora la capillarità? Le piccole farmacie devono farsi un autodafè?».

ESPORTAZIONE PARALLELA - Il nodo della questione sembra avere un nome preciso dunque: parallel trade, commercio parallelo o, in linguaggio tecnico, arbitraggio. «ll vantaggio per chi opera nel mercato parallelo - spiega il presidente di Federfarma Roma, Franco Caprino - è solamente economico e dettato dalla plusvalenza, visto che l'esportazione avverrà solo per quei farmaci che in Italia hanno un prezzo al pubblico/farmacia inferiore rispetto a quello di altri Paesi». Tanto per fare un esempio, un farmaco molto utilizzato per la malattia del Parkinson, costa alla farmacia in Italia 53,10 euro contro gli oltre 270 della farmacia in Germania. Evidente il tornaconto economico. «Di fronte a tale situazione le aziende produttrici contingentano i farmaci distribuiti, inviandone solo il quantitativo ritenuto sufficiente a soddisfare le richieste di mercato, ma considerata la difficoltà di individuare chi esporta, molti di questi farmaci vengono "distratti" e destinati all’esportazione parallela, causando così gravi carenze sul territorio», specifica Caprino. E «anche i servizi di urgenza attivati dalle aziende, che consentono di consegnare 1 o 2 pezzi a farmacia per richiesta, sono assolutamente insufficienti per coprire il fabbisogno dei cittadini». Un fenomeno «sicuramente allarmante», dunque, come confermato anche dalla stessa Agenzia italiana del farmaco. «Devono essere presi urgenti provvedimenti - conclude Caprino -, il fenomeno non riguarda solo Roma ma tutta Italia e il nostro governo non può permettere che nel nostro Paese vengano a mancare i farmaci necessari per la cura dei cittadini, mettendo a serio rischio la loro salute».

IL RUOLO DI AIFA - Federfarma Roma ha segnalato il problema all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) «che ha risposto confermando l'esistenza del fenomeno e la rarefazione di medicinali importanti – dice il presidente Franco Caprino -. Mercoledì l'associazione ha inviato un fax a numerosissime farmacie per sapere se mancavano i prodotti considerati carenti ricevendo centinaia di risposte, tutte allarmate». Segnalazioni sono arrivate anche da Federfarma Salerno, Federfarma Veneto e Federfarma Napoli che per voce del presidente Michele Di Iorio, che ha chiesto all’Aifa una maggiore attenzione a un tema per ora troppo trascurato, un’informativa più aggiornata sull’elenco dei farmaci carenti e un intervento più incisivo sull’esportazione parallela su tali farmaci. Dal canto suo, l’Aifa replica chiamando in causa il parallel trade: «L’ipotesi - si legge in una lettera dell’Agenzia a Federfarma nazionale - è che nel fenomeno della carenza dei medicinali possa avere un peso determinante l'esportazione parallela, come anche dichiarato da alcune delle ditte interpellate in merito alle criticità segnalate». Difficile dunque mettere in campo contromisure, «perché la normativa comunitaria consente l'esportazione parallela e finora non sono stati individuati accorgimenti tecnici a livello internazionale che possano impedire il fenomeno». In ogni caso, ricorda ancora l’Aifa, tutte le volte in cui «si sono verificate segnalazioni precise di contingentamento o mancanza dì fornitura da parte dei titolari di Aic (Autorizzazione all’immissione in commercio, necessaria per la commercializzazione di un farmaco, ndr), l’Agenzia è sempre intervenuta, anche con diffide formali, per garantire il corretto approvvigionamento». L’Ufficio qualità dei prodotti dell’Aifa in effetti prende in carico e verifica tutte le segnalazioni di carenza, pubblicando sul sito istituzionale web dell’Agenzia, alla pagina dedicata, un "Elenco dei medicinali attualmente carenti" che riporta tutte le carenze accertate e che è tenuto regolarmente».

UNA PROCEDURA LEGALE - Insomma alla base di tutto c’è un paradosso: lo stesso medicinale, grazie alla capacità virtuosa della nostra Agenzia del farmaco, riesce ad essere venduto in Italia a prezzi decisamente più contenuti. La normativa europea sul libero scambio, però, consente la creazione di un "doppio binario" sul quale quei farmaci corrono poi da noi verso il Nord Europa dove sono rivenduti anche al quintuplo. Ma è tutto nella norma? «Assolutamente sì - risponde Fabrizio Gianfrate, docente di Economia sanitaria alla Luiss di Roma e studioso del fenomeno parallel trade -. L’importazione parallela di un medicinale in Europa è una forma di scambio in seno al mercato interno fondata sull’articolo 28 del trattato CE del 1957. Il mercato delle importazioni parallele dei farmaci è stimato rappresentare circa il 7% del mercato farmaceutico europeo, pari a circa 14 miliardi di euro. Non solo. All’interno dell’Unione molti governi incentivano la pratica dell’importazione parallela, perché vedono in essa la prospettiva di una riduzione consistente della spesa farmaceutica». Secondo l’esperto, tuttavia, la causa principale del fenomeno non va ricercata nell’esportazione parallela in sé, quanto piuttosto nell’effetto distorsivo causato dal contingentamento dei farmaci più costosi da parte delle aziende produttrici. «In realtà - aggiunge Gianfrate -, il paradosso è ancora più marcato: si vogliono cioè applicare le leggi del libero mercato a un settore, quello farmaceutico, che è tra i più regolamentati e rigidi in Europa. Un po’ come trovare la quadratura del cerchio».

COME USCIRNE? - Secondo Aifa, il fenomeno delle carenze di farmaci nel circuito distributivo può essere risolto solo con «il coinvolgimento delle istituzioni e di tutti gli operatori coinvolti nella filiera». Nel frattempo, i titolari che dovessero fronteggiare episodi di irreperibilità hanno sempre dalla loro l’articolo 105, comma 4, del d.lgs 219/06, che «obbliga i titolari di Aic a evadere direttamente gli ordinativi alle farmacie richiedenti senza nessuna specifica restrizione». Così l’Agenzia scrive in una lettera di risposta a Federfarma. Da parte sua Federfarma ha avviato da tempo una serie di azioni. «Abbiamo provveduto a sensibilizzare le Regioni perché facessero verifiche sulle Autorizzazioni all’immissione in commercio - racconta Annalisa Racca, presidente di Federfarma -. A giugno, abbiamo costituito con Aifa un tavolo di lavoro allargato a tutta la filiera per cercare di risolvere la questione che non riguarda solo l’Italia ma tutta l’Europa. Infatti l’argomento è stato al centro della riunione del Comitato Ue per i farmaci (GPUE, ndr)». Le soluzioni? «I farmaci dovrebbero avere lo stesso prezzo in tutta Europa - risponde -; occorre un maggiore controllo sulle Aic e attuare quella che chiamiamo "tolleranza zero": in Italia sono i cittadini italiani a dovere avere i farmaci per primi». Federfarma ha anche proposto il doppio prezzo per contrastare le esportazioni parallele. «È una buona idea - commenta Fabrizio Gianfrate -. Penso a un doppio prezzo applicato non direttamente ma sotto forma di pay-back: le aziende farmaceutiche vendono a prezzo pieno sul mercato nazionale e su quello estero, poi sui medicinali acquistati dal Servizio sanitario nazionale praticano uno sconto che corrisponde alla differenza tra prezzo pieno e prezzo d’acquisto concertato con le autorità sanitarie».

Ruggiero Corcella

4 luglio 2013 | 18:02© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/salute/13_luglio_04/esportazione-parallela-farmaci_b8b391c6-e4b8-11e2-8ffb-29023a5ee012.shtml
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