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Autore Discussione: Giuliano VASSALLI.  (Letto 3573 volte)
Admin
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« inserito:: Ottobre 23, 2009, 04:03:09 pm »

E' morto Giuliano Vassalli

E' stato ministro di Grazia e Giustizia e Presidente della Corte Costituzionale, aveva 94 anni

23 ottobre, 10:48


ROMA  - E' morto a Roma il Professor Giuliano Vassalli, già ministro di Grazia e Giustizia e Presidente della Corte Costituzionale.

La morte è avvenuta il 21 ottobre e la notizia è stata diffusa, per espressa volontà della famiglia, solo ad esequie avvenute. Vassalli aveva 94 anni.

La notizia della morte è stata data ai giornalisti da Emilio Albertario, allievo di Vassalli e più volte capo ufficio stampa.
 

Vassalli era nato Perugia il 25 aprile 1915. Figlio del civilista Filippo Vassalli, ha compiuto gli studi universitari negli anni del fascismo, laureandosi a Roma a 'La Sapienza' nel 1936. E' solo durante gli anni della seconda guerra mondiale che matura la sua scelta antifascista ed entra, l'8 settembre 1943, nella Resistenza romana e dall'ottobre 1943 alla fine di gennaio del 1944 fa parte della Giunta militare centrale del CLN. Nel gennaio del 1944 organizzò l'evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu fatto prigioniero a Roma dai nazisti nell'aprile 1944.

Viene recluso nel carcere di via Tasso dove è anche sottoposto a pesanti torture da parte delle SS. liberato per intercessione di Pio XII la vigilia dell'arrivo a Roma delle forze armate angloamericane il 4 giugno 1944. Avvocato e docente universitario, ordinario di diritto e procedura penale, ha insegnato nelle università di Urbino, Pavia, Padova, Genova, Napoli e infine Roma, dove ha concluso la la sua carriera accademica nel 1990. Durante la sua attività politica è stato consigliere comunale e capogruppo del Partito Socialista Italiano (Psi) a Roma dal 1962 al 1966; deputato dal 1968 al 1972; senatore e capogruppo parlamentare dal 1983 al 1987.

E' stato ministro di Grazia e Giustizia nel governo Goria dal 28 luglio 1987 al 13 aprile 1988, nel governo De Mita dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989, nel governo Andreotti VI dal 22 luglio 1989 al 31 gennaio 1991. E' stato anche candidato del Psi alla presidenza della Repubblica nel 1992, quando però venne eletto Oscar Luigi Scalfaro. E' stato nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Cossiga il 4 febbraio 1991, e ha giurato il 13 febbraio 1991. E' stato eletto presidente l'11 novembre 1999.

Cessa dalla carica di presidente e di giudice il 13 febbraio 2000. Vassalli, autore peraltro di diversi testi di diritto, ha fatto parte di tutte le commissioni insediate dal 1946 al 1968 e dal 1972 al 1978 per la revisione del codice penale e di quello di procedura penale. Nel 1987, come ministro di Grazia e Giustizia, ha presenta una riforma del codice di procedura penale, approvata nel 1988 ed entrata in vigore l'anno successivo. Sempre nel 1987 ha presentato un disegno di legge di riforma parziale del codice di procedura civile, approvato, con numerose integrazioni, nel 1990. Su Fb è presente un gruppo di discussione che chiedeva da tempo che Vassalli fosse nominato senatore a vita.

da ansa.it
« Ultima modifica: Novembre 01, 2009, 10:33:57 pm da Admin » Registrato
Admin
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 25, 2009, 07:13:58 am »

24/10/2009

L'uomo delle sfide eroiche
   
GIORGIO NAPOLITANO


La lettura degli scritti di Giuliano Vassalli consente, pur presentando un ben preciso profilo, di cogliere la triplice dimensione - se così posso dire - di una personalità fra le maggiori della nostra vita democratica. Quella del grande giurista, impegnato a offrire il contributo della sua dottrina all’azione di governo e alla riflessione su esperienze ed evoluzioni altamente significative della nostra epoca nel campo del diritto. Quella di coerente e coraggioso antifascista e combattente della libertà. Quella di appassionato militante politico, sempre fedele agli ideali e alla storia del socialismo italiano. Appare chiaro lo strettissimo nesso tra questi tre aspetti della straordinaria figura di Giuliano Vassalli.

Io l’ho potuto - pur appartenendo ad una generazione un po’ più giovane - seguire e ammirare per lunghi anni nel corso della mia attività parlamentare, al di là delle rispettive collocazioni partitiche. E in tempi recenti ho avuto occasione di ascoltare suoi splendidi discorsi, come quello, che molto mi colpì, dedicato a Giacomo Matteotti.

Nella commemorazione di Aldo Moro ho ritrovato in felice sintesi il punto di vista dello studioso vicino al pensiero giuridico del collega democristiano, l’ammirazione - da giurista e da politico - per l’ispirazione morale dell’impegno di Aldo Moro e il convinto richiamo, da parte di Vassalli, alle posizioni da lui sostenute nel tormentato periodo della prigionia che avrebbe avuto per epilogo l’assassinio del presidente della Dc.

Ma quel che nella lettura degli interventi e degli scritti raccolti in questo libro suscita uno speciale interesse è la trama di vicende personali e collettive che unifica i ritratti di uomini di primo piano del movimento socialista e dell’antifascismo (compresi gli ardimentosi che accorsero in Spagna a difendere la Repubblica e caddero, come Mario Angeloni).

Si sente qui quanto profonda sia stata la identificazione di Giuliano Vassalli con momenti cruciali di una storia da lui vissuta direttamente o assunta come retaggio di generazioni precedenti la sua come quella di Matteotti e di Di Vagno. Una profonda identificazione, ideale, politica e - aggiungo e sottolineo - umana e morale, perché nell’antifascismo, socialista e di ogni altra radice, si espressero un patrimonio di valori e di esempi, una carica di intelligenza, di cultura e di generosità, che esercitano ancora oggi una suggestione senza uguali per chi voglia esplorare le radici della nostra democrazia repubblicana.

E colpisce l’affetto, quasi filiale, con cui Giuliano Vassalli si avvicina alle figure di Pertini, di Saragat, di Nenni; la modestia con cui si colloca accanto a loro nel ricordo del rapporto di collaborazione che stabilì con ciascuno di essi.

Così come colpisce il pudore di Vassalli nell’accennare alla parte che personalmente ebbe nella Resistenza e in sfide eroiche - si può ben dirlo, al di fuori di ogni retorica - contro il fascismo e contro l’occupazione e l’oppressione nazista.

Sono onorato e lieto di poter dare, con la presentazione di questo libro, un piccolo segno della riconoscenza che la Repubblica fondata sulla Costituzione deve a Giuliano Vassalli come rigoroso «giudice delle leggi», come strenuo combattente per la libertà e la dignità della patria e come sapiente servitore dello Stato democratico.

*Il ricordo di Giuliano Vassalli del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tratto dal libro Frammenti di storia, dello stesso Vassalli. Il volume, edito da Palomar e a cura di Matteo Lo Presti, sarà a giorni in libreria.

da lastampa.it
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« Risposta #2 inserito:: Ottobre 31, 2009, 11:08:20 am »

31/10/2009

Vassalli, il pianto del partigiano
   
IGOR MAN


I necrologi sul Messaggero sono una Spoon River casalinga. Molti li leggono col caffè, sono oggetto di riflessione, vanno scrutati fra le righe siccome radiografie. Questo nella normalità quotidiana: fra dispiacere e sorpresa, poiché la morte arriva quando vuole. Così è stato per chi ha appreso - due giorni dopo - che Giuliano Vassalli aveva staccato un biglietto di sola andata. Aveva 94 anni ma non era un vecchietto «buono pei cimiteri». Lucido sino all’ultimo, se n’è andato con l’understatement del suo aristocratico sorriso. Con lui svanisce una biblioteca copiosa e ordinata - ci conforta una lunga lezione di procedura, di diritto, di generosa, e rigorosa, applicazione della Legge. Nell’estate del 1960 il vecchio cronista (allora giovanissimo) venne ad abitare in via del Conservatorio, a un passo dal Lungotevere dei Vailati, dove Villa Vassalli è tuffata nel glicine. Prima che si allettasse (con sereno distacco, va detto) ebbi modo di fargli leggere una asciutta lettera di Bobbio (ora, chissà, sfioreranno con lieve passo i pascoli del cielo).

I necrologi (invero straripanti e sinceri) esaltano il giurista sapiente; pochi accennano alla sua giovinezza partigiana, quando Roma era sotto il tallone nazista. Alto, elegante, gli occhi chiari, sfidava quotidianamente la sorte, audace pedina d’una scacchiera chiamata Resistenza. La nostra scuola (nei testi d’obbligo) è frettolosa sulla Resistenza. «Non ci sono testi validi», ti dicono e allora ecco il vecchio cronista suggerire subito due libri, due soli: Roma 1943 di Paolo Monelli e Roma clandestina di Fulvia Ripa di Meana. Il primo è, in fatto, un bestseller, il secondo una scheggia di inedita luce nell’oceano della Storia.

Giuliano Vassalli era della stessa tempra del mitico colonnello Montezemolo: un eroe da romanzo destinato alla Storia. Anch’egli, Vassalli, venne arrestato dalle SS e subito messo sotto tortura a via Tasso. «Per me funzionò la baraka», mi disse una volta amaramente ironico. Per Giuliano Vassalli la vita, la morte coniugandosi nella Resistenza hanno costituito un capitale irripetibile. Pure Vassalli venne orribilmente torturato. Rimase a lungo cieco per via delle percosse (sofisticate) degli sgherri di Kappler.

Montezemolo, Beppo per parenti ed amici, è stato trucidato alle Ardeatine: gridò, da antico soldato, «Viva l’Italia». Vassalli riuscì ad evadere da via Tasso proprio nelle ore (fatali) che videro i crucchi fuggire da Roma.

Radio-carcere aveva dato la notizia dell’avvenuta strage delle Ardeatine, ma sino all’ultimo parenti e amici vollero illudersi. Quando capì e seppe che Beppo l’avevano ammazzato, lui, Giuliano Vassalli, uomo gagliardo e temerario, pianse. «Sa, io li sogno spesso i nostri compagni», mi disse una volta.

La gente ha sete di autenticità. Crede più ai testimoni che ai maestri. E se crede ai maestri è perché sono testimoni.

da lastampa.it
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